Articoli sul NYT » Project Syndicate

Prossimo arrivo: la Recessione Più Grande, di Paul Krugman (New York Times, 6 agosto 2020)

Aug 6, 2020

Coming Next: The Greater Recession

By Paul Krugman

zz 898

One pretty good forecasting rule for the coronavirus era has been to take whatever Trump administration officials are saying and assume that the opposite will happen. When President Trump declared in February that the number of cases would soon go close to zero, you knew that a huge pandemic was coming. When Vice President Mike Pence insisted in mid-June that “there isn’t a coronavirus ‘second wave,’” a giant surge in new cases and deaths was clearly imminent.

And when Larry Kudlow, the administration’s chief economist, declared just last week that a “V-shaped recovery” was still on track, it was predictable that the economy would stall.

On Friday, we’ll get an official employment report for July. But a variety of private indicators, like the monthly report from the data-processing firm ADP, already suggest that the rapid employment gains of May and June were a dead-cat bounce and that job growth has at best slowed to a crawl.

ADP’s number was at least positive — some other indicators suggest that employment is actually falling. But even if the small reported job gains were right, at this rate we won’t be back to precoronavirus employment until … 2027.

Also, both ADP and the forthcoming official report will be old news — basically snapshots of the economy in the second week of July. Since then much of the country has either paused or reversed economic reopening, and there are indications that many workers rehired during the abortive recovery of May and June have been laid off again.

But things could get much worse. In fact, they probably will get much worse unless Republicans get serious about another economic relief package, and do it very soon.

I’m not sure how many people realize just how much deeper the coronavirus recession of 2020 could have been. Obviously it was terrible: Employment plunged, and real G.D.P. fell by around 10 percent. Almost all of that, however, reflected the direct effects of the pandemic, which forced much of the economy into lockdown.

What didn’t happen was a major second round of job losses driven by plunging consumer demand. Millions of workers lost their regular incomes; without federal aid, they would have been forced to slash spending, causing millions more to lose their jobs. Luckily Congress stepped up to the plate with special aid to the unemployed, which sustained consumer spending and kept the nonquarantined parts of the economy afloat.

Now that aid has expired. Democrats offered a plan months ago to maintain benefits, but Republicans can’t even agree among themselves on a counteroffer. Even if an agreement is hammered out — and there’s no sign that this is imminent — it will be weeks before the money is flowing again.

The suffering among cut-off families will be immense, but there will also be broad damage to the economy as a whole. How big will this damage be? I’ve been doing the math, and it’s terrifying.

Unlike affluent Americans, the mostly low-wage workers whose benefits have just been terminated can’t blunt the impact by drawing on savings or borrowing against assets. So their spending will fall by a lot. Evidence on the initial effects of emergency aid suggests that the end of benefits will push overall consumer spending — the main driver of the economy — down by more than 4 percent.

Furthermore, evidence from austerity policies a decade ago suggests a substantial “multiplier” effect, as spending cuts lead to falling incomes, leading to further spending cuts.

Put it all together and the expiration of emergency aid could produce a 4 percent to 5 percent fall in G.D.P. But wait, there’s more. States and cities are in dire straits and are already planning harsh spending cuts; but Republicans refuse to provide aid, with Trump insisting, falsely, that local fiscal crises have nothing to do with Covid-19.

Bear in mind that the coronavirus itself — a shock that came out of the blue, though the United States mishandled it terribly — reduced G.D.P. by “only” around 10 percent. What we’re looking at now may be another shock, a sort of economic second wave, almost as severe in monetary terms as the first. And unlike the pandemic, this shock will be entirely self-generated, brought on by the fecklessness of President Trump and — let’s give credit where it’s due — Mitch McConnell, the Senate majority leader.

The question is, how can this be happening? The 2008 financial crisis and the sluggish recovery that followed weren’t that long ago, and they taught us valuable lessons directly relevant to our current plight. Above all, experience in that slump demonstrated both that economic depressions are no time to obsess over debt and that slashing spending in the face of mass unemployment is a terrible mistake.

But nobody in the White House or on the G.O.P. side of Capitol Hill seems to have learned anything from that experience. In fact, not having learned anything from the last crisis almost seems to be a requirement for Republican economic advisers.

So at the moment we seem to be headed for a Greater Recession — a worse slump than 2007-2009, overlaid on the coronavirus slump. MAGA!

 

Prossimo arrivo: la Recessione Più Grande [1],

di Paul Krugman

 

Una regola abbastanza buona per le previsioni nell’epoca del coronavirus è stata prendere qualsiasi cosa stessero dicendo i dirigenti dell’Amministrazione Trump e considerare che sarebbe accaduto l’opposto. Quando il Presidente Trump dichiarò a  febbraio che il numero dei casi sarebbe presto finito vicino a zero, si sapeva che stava arrivando una vasta pandemia. Quando il Vice Presidente Mike Pence ribadì a meta di giugno che “non c’(era) una ‘seconda ondata’ di coronavirus”, una gigantesca crescita dei nuovi casi e delle morti era chiaramente imminente.

E quando Larry Kudlow, principale economista dell’Amministrazione, dichiarò soltanto la settimana scorsa che “una ripresa a forma di V” [2] era comunque sulla buona strada, era prevedibile che l’economia si sarebbe fermata.

Venerdì avremo un rapporto ufficiale sull’occupazione nel mese di luglio. Ma una molteplicità di indicatori privati, come il rapporto mensile della società di elaborazione dati ADP, già indicano che i rapidi incrementi di occupazione di maggio e giugno erano come il ‘rimbalzo di un gatto morto’ [3] e che la crescita dei posti di lavoro nel migliore dei casi è diventata un lento arrancare.

I dati dell’ADP erano almeno positivi – alcuni altri indicatori indicano che l’occupazione è attualmente in caduta. Ma persino se gli incrementi nei posti di lavoro fossero giusti, a questo ritmo saremo tornati all’occupazione precedente al coronavirus nel … 2027.

Inoltre, sia il rapporto dell’ADP che l’imminente rapporto ufficiale saranno notizie superate – fondamentalmente istantanee dell’economia nella seconda settimana di luglio. Da allora una gran parte del paese ha o interrotto o invertito le riaperture economiche, e ci sono indicazioni secondo le quali molti lavoratori riassunti durante la ripresa abortita di maggio e giugno sono stati nuovamente licenziati.

Ma le cose potrebbero andare molto peggio. Di fatto, probabilmente andranno molto peggio se i repubblicani non diventano seri su un altro pacchetto di aiuti economici, e non lo fanno molto presto.

Non sono sicuro che molte persone si rendano precisamente conto di quanto molto più profonda avrebbe potuto essere le recessione del 2020 per il coronavirus. È evidente che è stata gravissima: l’occupazione è crollata e il PIL reale è caduto di circa il 10 per cento. Tuttavia, quasi per intero ha riflettuto gli effetti diretti della pandemia, che hanno costretto una buona parte dell’economia al lockdown.

Quello che non è accaduto è stata una importante seconda serie di perdite di posti di lavoro provocate da un crollo della domanda dei consumatori. Milioni di lavoratori hanno perso i loro redditi regolari; senza l’aiuto federale sarebbero stati costretti a tagliare le spese, provocando per altri milioni le perdita dei loro posti di lavoro. Fortunatamente il Congresso scese in campo con un aiuto speciale per i disoccupati, che sostenne la spesa per i consumi e mantenne a galla le componenti non in quarantena dell’economia.

Ora quell’aiuto è esaurito. I democratici hanno offerto mesi fa un piano per mantenere i sussidi, ma i repubblicani non riescono neanche a trovarsi d’accordo tra loro su una contro offerta. Anche se si elaborasse un accordo – e non c’è alcun segno che ciò sia imminente – ciò avverrebbe settimane prima che il denaro riprenda a correre. La sofferenza tra le famiglie decurtate sarebbe immensa, ma ci sarebbe anche un danno all’economia nel suo complesso. Quanto sarà grande questo danno? Ho fatto alcuni conti, e sono terrificanti.

Diversamente dagli americani benestanti, la maggioranza dei lavoratori con bassi salari i cui sussidi sono appena scaduti non può mitigare l’impatto attingendo ai risparmi o indebitandosi sulla base di proprietà. Dunque la loro spesa calerà di molto. Le prove sugli effetti iniziali degli aiuti di emergenza indicano che la fine dei sussidi spingerà in basso la spesa complessiva dei consumi – il principale motore dell’economia – per più del 4 per cento.

Inoltre, le prove derivanti dalle politiche di austerità dello scorso decennio indicano un sostanziale effetto “moltiplicatore”, quando i tagli alla spesa portano ad una caduta dei redditi, che provocherebbe ulteriori tagli alla spesa.

Mettete tutto assieme e la scadenza degli aiuti di emergenza potrebbe produrre un caduta dal 4 al 5 per cento nel PIL. Ma aspettate, c’è di più. Gli Stati e le città sono in gravi difficoltà e stanno già programmando bruschi tagli alla spesa; ma i repubblicani rifiutano di fornire aiuti, con Trump che insiste, falsamente, a dire che le crisi della finanza publbica locale non hanno niente a che vedere con il Covid-19.

Si tenga a mente che lo stesso coronavirus – un trauma che è sbucato dal nulla, sebbene gli Stati Uniti l’abbiano mal gestito in modo terribile – ha ridotto il PIL “soltanto” di circa il 10 per cento. Ciò a cui stiamo assistendo in questo momento può essere un altro trauma, una sorta di seconda ondata economica, quasi altrettanto grave in termini monetari della prima. E diversamente dalla pandemia, questo trauma sarà interamente auto provocato, prodotto dalla inettitudine del Presidente Trump e – diamo il merito a chi è dovuto – di Mitch McConnell, il leader della maggioranza al Senato.

La domanda è: come è possibile che stia avvenendo tutto questo? La crisi finanziaria del 2008 e la lenta ripresa che seguì non avvenero tanto tempo fa, e ci impartirono lezioni apprezzabili direttamente attinenti alle nostre difficoltà attuali. Soprattutto, l’esperienza di quella recessione dimostrò sia che le depressioni economiche non sono il momento per ossessionarsi per il debito, che tagliare la spesa a fronte della disoccupazione di massa è un errore terribile.

Ma nessuno alla Casa Bianca o nella componente del Partito Repubblicano el Congresso sembra aver imparato niente da quella esperienza. In sostanza, non aver imparato niente dall’ultima crisi sembra quasi un requisito per i consiglieri economici repubblicani.

Dunque al momento pare che siamo indirizzati verso una Recessione Più Grande – un crollo peggiore che nel 2007-2009, rivestito dal crollo del coronavirus. MAGA! [4]

 

 

 

 

 

[1] Come abbiamo imparato, gli economisti creano dei nomi che attribuiscono alle peggiori crisi dell’economia e le distinguono l’una dall’altra. La crisi degli anni ’30 è chiamata la Grande Depressione, quella derivante dalla crisi finanziaria del 2008 è stata chiamata la Grande Recessione. Quella che si annuncia sarebbe la Recessione Più Grande, termine che in parte è stato coniato per primo da Nouriel Roubini, in un articolo qua tradotto del mese di marzo (Una Più Grande Depressione? Di Nouriel Roubini (da Project Syndicate, 24 marzo 2020). Ma il pronostico di Roubini era peggiore ancora, perché indicava la possibilità di una depressione, e non solo di una recessione: nella tecnica economica una depressione è un fenomeno più acuto e più lungo.

[2] Ovvero un crollo seguito da una netta ripresa, come nella lettera “V”. Se invece il crollo è seguito da una ripresa più lenta, si parla di un fenomeno con la forma della lettera “U”.

[3] L’espressione quasi idiomatica nella lingua inglese è un po’ sgradevole, come ammetteva giorni orsono Krugman su Twitter, aggiungendo una buffa foto del suo gatto contrariato.

zzz 23

 

 

 

 

 

 

 

 

[4] MAGA è lo slogan magico di Trump: Make America Great Again (“fare nuovamente grande l’America”).

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"