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Il complotto del Partito Repubblicano per sabotare il 2021, di Paul Krugman (New York Times, 14 settembre 2020)

Sep 14, 2020

The G.O.P. Plot to Sabotage 2021

By Paul Krugman

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Nobody knows for sure who will win in November. Joe Biden holds the advantage right now, but between the vagaries of the Electoral College and whatever October surprises the Trumpists cook up — you know they’re coming — who knows?

One thing that’s clear, however, is that Republicans — not just Donald Trump, but his whole party — are acting as if there’s no tomorrow. Or, more precisely, they’re acting as if there’s no next year.

And this means that if Biden does win, he will have to govern in the face of what amounts to nonstop policy sabotage from his political opponents.

To see what I mean about acting as if there’s no next year, consider the large (and illegal) indoor rally Trump held Sunday in Nevada.

Before the release of Bob Woodward’s new book, you might have argued that Trump doesn’t believe the science and didn’t realize that his event might well sicken and kill many people. But we now know that he’s well aware of the risks, and has been all along. He just doesn’t care.

Or consider Trump’s weeks of silence and inaction on the wildfires ravaging Western states. It’s true that he won’t win California, Oregon or Washington. But he’s supposed to be the president of America, not just red states.

Furthermore, those states account for almost 19 percent of the U.S. economy; you might think that he’d care about the damage they’re suffering, which will spill over to the rest of the country. But he clearly doesn’t.

For me, however, the most striking demonstration of Republican refusal to think ahead is the fact that nothing has been done to alleviate either the suffering of unemployed Americans — who lost much of the benefits that were sustaining them at the end of July — or the looming fiscal crisis of state and local governments.

I read a number of business newsletters that try to offer guidance on future economic and policy developments; early in the summer just about all of them predicted that the Democratic House and the Republican Senate would reach some kind of compromise on economic relief. The unemployed would keep getting enhanced benefits, although less than the $600-a-week supplement they’d been getting under the CARES Act; state and local governments would get significant help, although not as much as Democrats wanted.

But there was no deal, just Trump executive memorandums that authorized some extra payments and a gimmick that has already fizzled. What happened?

My interpretation is while Democrats passed a relief bill that was supposed to serve as a starting point for negotiations way back in May, Republicans dithered, held back both by hard-line right-wingers and by fantasies of a V-shaped economic recovery. And by the time they realized that their fantasies wouldn’t come true, it was too late to take action that would have much impact on the election. So why bother doing anything?

That is, it’s as if Republicans don’t expect to win, and they figure that if they do, they’ll deal with the mess somehow.

Now, a naïve observer might expect politicians to consider the national interest, not just the political fortunes of their own party. But not these politicians, and not this party.

All of this has ominous implications for the state of the nation in the months and perhaps years after the election.

Suppose that Biden wins (which isn’t a safe assumption) and that he does so without Trump and his supporters generating a hugely disruptive constitutional crisis (which is definitely not a safe assumption). Even so, there will still be two months during which Republicans hold both the White House and the Senate.

Traditionally, departing administrations try to smooth the path for their successors. If you think that’s going to happen this time, I have miles of new border wall, paid for by Mexico, that you might want to buy.

What’s actually going to happen, at best, is nothing: no actions to limit the spread of the coronavirus, no financial relief for families and local governments in crisis. And does anyone want to bet against the possibility of deliberate actions to make things worse?

So if Biden is inaugurated on Jan. 20, he’ll be the second Democratic president in a row to inherit a nation in crisis, but this time one much worse than the one facing Barack Obama.

And the troubles won’t end on Inauguration Day. If Republicans still hold the Senate, they’ll do everything they can to sabotage the new Biden administration.

Remember, back in 2011 House Republicans held America hostage, threatening to force a default on the national debt unless Obama gave in to their demands. And that was the pre-Trump G.O.P. — already an extremist party, but not to the degree it is now.

Things will be better if Democrats take the Senate as well as the White House. But Biden will still face constant obstruction. My guess is that whatever they say today, Democrats will eventually be forced to eliminate the filibuster, simply to make the nation governable.

The point is that while a Biden victory, if it happens, will save American democracy from immediate collapse, it won’t cure the sickness that afflicts our body politic.

 

Il complotto del Partito Repubblicano per sabotare il 2021,

di Paul Krugman

 

Nessuno sa di sicuro chi vincerà a novembre. In questo momento Joe Biden detiene un vantaggio, ma tra gli imprevisti del Collegio Elettorale e tutte le sorprese di ottobre che i trumpisti hanno escogitato – si sa che ci saranno – chi può dirlo?

Una cosa che è chiara, tuttavia, è che i repubblicani – non solo Donald Trump, ma il suo intero partito – si stanno comportando come se non ci fosse domani. O, più precisamente, si stanno comportando come se non ci fosse l’anno prossimo.

E questo comporta che se Biden vincesse, dovrebbe governare a fronte di qualcosa che corrisponde ad un continuo sabotaggio politico da parte dei suoi avversari.

Per capire cosa intendo per comportarsi come se non ci fosse il prossimo anno, si consideri l’ampio (e illegale) raduno al chiuso che Trump ha tenuto domenica in Nevada.

Prima della pubblicazione del nuovo libro di Bob Woodward, era possibile sostenere che Trump non crede nella scienza e che non aveva afferrato che la sua manifestazione avrebbe fatto ammalare e ucciso molte persone. Ma adesso sappiamo che egli è ben consapevole di rischi, e lo è stato sin dall’inizio. Soltanto non se ne preoccupa.

Oppure si considerino le settimane di silenzio e di inerzia sugli incendi boschivi che devastano gli Stati occidentali.  È vero che non è destinato a vincere in California, in Oregon o nello Stato di Washington. Ma si supponeva che fosse il Presidente dell’America, non solo degli Stati repubblicani.

Peraltro, quegli Stati realizzano quasi il 19 per cento dell’economia degli Stati Uniti; potevate immaginare che si preoccupasse del danno che stanno subendo, che si ripercuoterà sul resto del paese. Ma è chiaro che non se ne preoccupa.

Tuttavia, io ritengo che la dimostrazione più impressionante del rifiuto repubblicano a guardare in avanti è il fatto non è stato fatto niente per alleviare sia i patimenti degli americani disoccupati – che hanno perso buona parte dei sussidi che li sostenevano alla fine di luglio – o l’imminente crisi della finanza pubblica degli Stati e dei governi locali.

Ho letto un certo numero di bollettini di aziende che cercano di offrire una guida sui futuri sviluppi economci e politici; agli inizi dell’estate quasi tutti prevedevano che la Camera guidata dai democratici ed il Senato guidato dai repubblicani avrebbero raggiunto una qualche tipo di compromesso sugli aiuti economici. I disoccupati avrebbero continuato a ricevere sussidi rafforzati, sebbene inferiori al supplemento di 600 dollari alla settimana che ricevevano con la Legge CARES; gli Stati ed i governi locali avrebbero ottenuto un aiuto significativo, sebbene non tanto quanto avrebbero voluto i democratici.

Ma non c’è stato alcun accordo, soltanto i promemoria di ordinanze escutive di Trump che autorizzavano alcune spese straordinarie ed un espediente che è già venuto meno. Cosa è successo?

La mia interpretazione è che mentre i democratici avevano approvato una proposta di legge di aiuti che si pensava servisse come punto di partenza per i negoziati nel maggio passato, i repubblicani hanno tergiversato, trattenuti sia dalla linea dura dell’estrema destra che dalle fantasie su una ripresa dell’economia a forma di V. E al momento in cui hanno compreso che le loro fantasie non si sarebbero realizzate, era troppo tardi per assumere un’iniziativa tale da avere un largo impatto sulle elezioni. Perché dunque prendersi il fastidio di fare alcunché?

Ovvero, è come se i repubblicani non si aspettino di vincere, e si immaginano che se vincessero, in qualche modo faranno i conti con il disastro.

Ora, un osservatore ingenuo potrebbe aspettarsi che gli uomini politici valutino l’interesse nazionale, non solo le fortune politiche del loro partito. Ma non questi uomini politici e non questo partito.

Tutto questo ha implicazioni nefaste per le condizioni della nazione nei mesi e forse negli anni successivi alle elezioni.

Supponiamo che Biden vinca (che non è un assunto sicuro) e che lo faccia senza che Trump e i suoi sostenitori provochino una crisi costituzionale ampiamente distruttiva (che è un assunto ancora meno sicuro). Anche così, ci saranno ancora due mesi durante i quali i repubblicani manterranno il controllo sia della Camera che del Senato [1].

Tradizionalmente, le amministrazioni che se ne vanno cercano di spianare la strada ai loro successori. Se pensate che questo accadrà in questa occasione, avrei chilometri di un nuovo muro sul confine, pagati dal Messico, che potreste voler acquistare [2].

Quello che effettivamente è destinato ad accadere, nel migliore dei casi, è niente: nessuna iniziativa per limitare la diffusione del coronavirus, nessun aiuto finanziario alle famiglie ed ai governi locali in crisi. E c’è qualcuno disposto a scommettere contro iniziative deliberate per rendere le cose peggiori?

Dunque se Biden entrerà in carica il 20 gennaio, egli sarà il secondo Presidente consecutivo a ereditare una nazione in crisi, ma questa volta una crisi molto peggiore di quella cui fece fronte Barack Obama.

E i guai non finiranno il Giorno dell’Inaugurazione. Se i repubblicani manterranno ancora il controllo del Senato, faranno tutto quello che possono per sabotare la nuova Amministrazione Biden.

Si ricordi che nel passato 2011 i repubblicani della Camera tennero l’America in ostaggio, minacciando di provocare un default sul debito nazionale se Obama non avesse ceduto alle loro richieste. E quello era il Partito Repubblicano precedente a Trump – già un partito estremista, ma non nella misura in cui lo è oggi.

Le cose saranno migliori se i democratici conquisteranno il Senato oltre alla Casa Bianca. Ma Biden affronterà comunque un ostruzionismo continuo. La mia impressione è che, qualsiasi cosa dicano essi oggi, alla fine saranno costretti ad eliminare la pratica dell’ostruzionismo, solo per rendere la nazione governabile.

La sostanza è che mentre una vittoria di Biden, se accadrà, salverà la democrazia americana da un collasso immediato, essa non curerà la malattia che affligge il nostro organismo politico

 

 

 

 

 

 

[1] Come è noto, negli USA la nuova Amministrazione entra in carico due mesi dopo il risultato delle elezioni.

[2] Nel senso che chi pensasse che i repubblicani si comporterebbero da gentiluomini, deve essere talmente sciocco da credere alla favola del nuovo muro sul confine messicano pagato dal Messico, e in aggiunta da acquistarne un pezzo, come la Fontana di Trevi di Totò.

 

 

 

 

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