BERKELEY – April marked the most dramatic and, some would say, dangerous phase of the COVID-19 crisis in the United States. Deaths were spiking, bodies were piling up in refrigerated trucks outside hospitals in New York City, and ventilators and personal protective equipment were in desperately short supply. The economy was falling off the proverbial cliff, with unemployment soaring to 14.7%.
Since then, supplies of medical and protective equipment have improved. Doctors are figuring out when to put patients on ventilators and when to take them off. We have recognized the importance of protecting vulnerable populations, including the elderly. The infected are now younger on average, further reducing fatalities. With help from the Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security (CARES) Act, economic activity has stabilized, albeit at lower levels.
Or so we are being told.
In fact, the more dangerous phase of the crisis in the US may actually be now, not last spring. While death rates among the infected are declining with improved treatment and a more favorable age profile, fatalities are still running at roughly a thousand per day. This matches levels at the beginning of April, reflecting the fact that the number of new infections is half again as high.
Mortality, in any case, is only one aspect of the virus’s toll. Many surviving COVID-19 patients continue to suffer chronic cardiovascular problems and impaired mental function. If 40,000 cases a day is the new normal, then the implications for morbidity – and for human health and economic welfare – are truly dire.
And, like it or not, there is every indication that many Americans, or at least their current leaders, are willing to accept 40,000 new cases and 1,000 deaths a day. They have grown inured to the numbers. They are impatient with lockdowns. They have politicized masks.
This is also a more perilous phase for the economy. In March and April, policymakers pulled out all the stops to staunch the economic bleeding. But there will be less policy support now if the economy again goes south. Although the Federal Reserve can always devise another asset-purchase program, it has already lowered interest rates to zero and hoovered up many of the relevant assets. This is why Fed officials have been pressing the Congress and the White House to act.
Unfortunately, Congress seems incapable of replicating the bipartisanship that enabled passage of the CARES Act at the end of March. The $600 weekly supplement to unemployment benefits has been allowed to expire. Divisive rhetoric from President Donald Trump and other Republican leaders about “Democrat-led” cities implies that help for state and local governments is not in the cards.
Consequently, if the economy falters a second time, whether because of inadequate fiscal stimulus or flu season and a second COVID-19 wave, it will not receive the additional monetary and fiscal support that protected it in the spring.
The silver bullet on which everyone is counting, of course, is a vaccine. This, in fact, is the gravest danger of all.
The danger, then, is not merely side effects from a flawed vaccine, but also widespread public resistance even to a vaccine that passes its Phase 3 clinical trial and has the support of the scientific community. This is especially worrisome insofar as skepticism about the merits of vaccination tends to rise anyway in the aftermath of a pandemic that the public-health authorities, supposedly competent in such matters, failed to avert.
Studies have shown that living through a pandemic negatively affects confidence that vaccines are safe and disinclines the affected to vaccinate their children. This is specifically the case for individuals who are in their “impressionable years” (ages 18-25) at the time of exposure, because it is at this age that attitudes about public policy, including health policy, are durably formed. This heightened skepticism about vaccination, observed in a variety of times and places, persists for the balance of the individual’s lifetime.
The difference now is that Trump and his appointees, by making reckless and unreliable claims, risk aggravating the problem. Thus, if steps are not taken to reassure the public of the independence and integrity of the scientific process, we will be left only with the alternative of “herd immunity,” which, given COVID-19’s many known and suspected comorbidities, is no alternative at all.
All this serves as a warning that the most hazardous phase of the crisis in the US will most likely start next month. And that is before taking into account that October is also the beginning of flu season.
La fase più infida della pandemia,
di Barry Eichengreen
BERKELEY – Aprile ha rappresentato la fase più drammatica e, secondo alcuni, più pericolosa della crisi del Covid-19 negli Stati Uniti. Le morti avevano un picco, a New York City i cadaveri venivano accumulati fuori dagli ospedali in camion refrigerati e c’era un’offerta disperatamente insufficiente di ventilatori e di attrezzature protettive personali. L’economia stava cadendo dal proverbiale precipizio, con una disoccupazione che era salita sino al 14,7%.
Da allora, le offerte di attrezzature sanitarie e protettive sono migliorate. I medici comprendono quando mettere i pazienti nei ventilatori e quando tenerli fuori. Abbiamo riconosciuto l’importanza della protezione della popolazione vulnerabile, compresi gli anziani. In media, adesso le persone infette sono più giovani, il che riduce ulteriormente le vittime. Con l’aiuto della Legge di Aiuto Sostegno e Sicurezza Economica per il Coronavirus (CARES), l’attività economica si è stabilizzata, sebbene a livelli più bassi.
O almeno questo è quanto ci viene detto.
Di fatto, la fase più pericolosa della crisi negli Stati Uniti, in realtà, può essere adesso, non la primavera scorsa. Mentre i tassi di mortalità tra le persone infette stanno calando con il miglioramento dei trattamenti e un profilo di età più favorevole, le vittime stanno ancora procedendo ad un ritmo di circa un migliaio al giorno. Questo corrisponde ai livelli degli inizi di aprile, se si considera il fatto che le nuove infezioni sono a loro volta la metà.
In ogni caso, la mortalità è solo un aspetto del bilancio del virus. Molti pazienti che sopravvivono al Covid-19 continuano a soffrire di problemi cardiovascolari cronici e di funzioni mentali danneggiate. Se la nuova norma sono 40.000 casi al giorno, allora le implicazioni per la morbilità – nonché per la salute umana e per il benessere economico – sono davvero terribili.
E, piaccia o no, tutto sembra indicare che molti americani, o almeno i loro leader attuali, sono disponibili ad accettare 40.000 nuovi casi e mille morti al giorno. Sono diventati sempre più assuefatti ai numeri. Sono impazienti con i lockdown. Hanno politicizzato le mascherine.
Anche per l’economia si delinea una fase più pericolosa. A marzo e ad aprile, le autorità rimuovevano tutti i blocchi per arrestare il flusso di un’economia che sanguinava. Ma ci sarà minore supporto politico adesso che l’economia va nuovamente male. Sebbene la Federal Reserve possa sempre congegnare un altro programma di acquisto degli asset, essa ha già portato a zero i tassi di interesse e rastrellato molti degli asset importanti. Questa è la ragione per la quale i dirigenti della Fed stanno facendo pressioni sul Congresso e sulla Casa Bianca perché agiscano.
Sfortunatamente, il Congresso sembra incapace di ripetere l’accordo bipartisan che consentì l’approvazione della Legge CARES alla fine di marzo. È stato permesso che scadessero i sussidi di disoccupazione settimanali aggiuntivi di 600 dollari. La retorica divisiva da parte del Presidente Donald Trump e di altri leader repubblicani sulle città “a guida democratica” comporta che l’aiuto per gli Stati e per i governi locali non è nei programmi futuri.
Di conseguenza, se l’economia vacilla una seconda volta, a causa sia di un inadeguato stimolo di finanza pubblica che della influenza stagionale e di una seconda ondata di Covid-19, essa non riceverà il sostegno aggiuntivo monetario e di finanza pubblica che la protesse in primavera.
La soluzione ottimale sulla quale tutti stanno affidandosi è, ovviamente, un vaccino. Di fatto, questo è il il pericolo più serio di tutti.
C’è un’alta probabilità che un vaccino sia lanciato verso la fine di ottobre, su disposizione di Trump, che la Fase 3 degli esperimenti clinici confermi o meno la sua sicurezza ed efficacia. Questo spettro evoca i ricordi di quando il Presidente Gerald Ford si precipitò sul vaccino per la febbre suina, che produsse i casi della sindrome Guillain-Berré [1] e varie vittime. Questo episodio, assieme ad una pubblicazione scientifica fraudolenta che collegava le vaccinazioni all’autismo, contribuì molto ad incoraggiare il moderno movimento contro i vaccini.
Il pericolo non sono dunque semplicemente gli effetti collaterali di un vaccino difettoso, ma anche una generalizzata resistenza pubblica persino verso un vaccino che superasse la Fase 3 degli esperimenti clinici ed avesse il supporto della comunità scientifica. Questo è particolarmente inquietante nella misura in cui lo scetticismo sui meriti della vaccinazione tende crescere a seguito di una pandemia che le autorità sanitarie pubbliche, che in tali materie si presumono competenti, non sono riuscite ad evitare.
Gli studi hanno dimostrato che vivere in modo negativo una pandemia influenza la fiducia che i vaccini siano sicuri e disincentiva coloro che ne sono influenzati dal vaccinare i propri figli. Questo è particolarmente il caso degli individui che sono nella loro “età impressionabile” (tra i 18 ed i 25 anni) nel momento della esposizione alle informazioni, giacché questo è il periodo nel quale le attitudini verso la politica pubblica, compresa la politica sanitaria, vengono formate durevolmente. Questo rafforzato scetticismo sulle vaccinazioni, osservato in una varietà di periodi e di luoghi, persiste nella maggioranza delle esistenze delle persone.
Adesso la differenza è che Trump e i suoi addetti, con dichiarazioni incaute e inaffidabili, rischiano di aggravare il problema. Quindi, se non si fanno passi per riassicurare l’opinione pubblica sulla indipendenza e integrità del processo scientifico, ci resterà solo a’alternativa della “immunità di gregge” che, considerate le molte note e sospette comorbilità del Covid-19, non è affatto un’alternativa.
Tutto questo vale come un ammonimento che probabilmente la fase più temibile della crisi negli Stati Uniti comincerà il prossimo mese. E ciò prima ancora di mettere nel conto che ottobre è anche l’inizio della stagione dell’influenza.
[1] La sindrome di Guillain Barré è una patologia acuta associata ad astenia muscolare progressiva e paralisi. Si tratta di una malattia autoimmune, nella quale il sistema immunitario attacca il sistema nervoso dell’organismo di appartenenza con conseguente infiammazione e danno o distruzione della guaina mielinica, che ricopre ed isola le fibre nervose (assoni) e, talvolta, delle fibre nervose stesse. Il processo di demielinizzazione porta al rallentamento o all’inibizione della conduzione degli impulsi nervosi, interferendo con il controllo della motilità e causando sintomi quali formicolio ed intorpidimento, che si diffonde dagli arti inferiori verso quelli superiori fino al viso, interessando entrambi i lati del corpo. La sindrome di Guillain-Barré può portare a manifestazioni particolarmente gravi e quindi necessita di un attento monitoraggio. Le persone affette possono diventare così deboli da avere difficoltà respiratorie e battito cardiaco irregolare. (LABTestsOnline)
By mm
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