Aug 31, 2020
By Paul Krugman
For the most part, America under Donald Trump’s leadership has offered an object lesson in how not to handle a pandemic. Delay and denial deprived us of any chance of containing the coronavirus’s early spread; impatience and further denial led to a huge second wave of infections.
As I pointed out in a previous column, a great majority of U.S. Covid-19 deaths have taken place since April 17, the day Trump tweeted out his support for demonstrators demanding that states end restrictions on high-risk activities.
And in America, uniquely among advanced nations, common-sense precautions like wearing face coverings and avoiding large indoor gatherings have become battlefields in the culture war.
Yet in one area — economic policy — America did a surprisingly good job, containing the hardship and collateral damage from the pandemic much more effectively than cynics, myself included, expected.
It’s true that employment and G.D.P. plunged, which was inevitable given the need to shutter activities that were spreading the virus. But the employment decline was concentrated in sectors like leisure and entertainment; it didn’t spread to the economy as a whole. And despite huge wage losses, poverty didn’t soar — some estimates suggest that it may even have declined slightly.
But notice the past tense. The Republican National Convention may have pretended that the pandemic was over, but the virus doesn’t agree. That effective economic response, on the other hand, is over. Trump, you might say, did one good thing this year — but now he’s stopped doing it.
And it was Trump’s own party, responding to his leadership or lack thereof, that killed the only praiseworthy aspect of his coronavirus policy.
What was unexpectedly good about the U.S. response? The Federal Reserve helped avert a financial meltdown, but that wasn’t a surprise: The Fed is a highly competent institution, and it remembers the lessons of the last economic crisis.
On the other hand, “competent” isn’t a word that comes to mind when you think about Trump officials, and the Republican belief that tax cuts for the rich solve all problems hasn’t wavered for decades.
Yet in late March Congress passed, and Trump signed, the CARES Act, a huge spending bill that in important ways was just what America needed.
Now, the act was a “Christmas tree” bill, with something for almost everyone. Small businesses got loans that they could convert into grants if they used the money to maintain payrolls. Big businesses got loans, too. Most adults got stimulus checks, typically $1,200, in the hope that they would spend the money and hence support consumer demand.
But the really crucial element of the CARES Act was expanded aid to the unemployed. Benefits were expanded to people like gig workers who had previously fallen through the cracks, and everyone receiving benefits got an extra $600 a week.
This expansion of aid to the unemployed did double duty. It alleviated hardship, letting laid-off workers continue to pay rent and put food on the table. And it supported overall spending much more effectively than those stimulus checks, most of which were probably just saved.
Who deserves credit for this very good policy? A recent Times article describes Steven Mnuchin, the Treasury secretary, as the “architect” of the CARES Act and the bill as a “victory” for Trump. Actually, however, the crucial unemployment provisions were devised largely by Senator Ron Wyden, Democrat of Oregon, and the most you can say about Mnuchin and Trump is that they didn’t reject Democratic demands that these provisions be included.
That’s something, I guess.
But Republicans hated that $600 supplement, insisting — with no evidence — that it discouraged workers from taking jobs. Trump appeared to agree, and — perhaps buoyed by rising stocks — encouraged Senate Republicans to take a hard line as key provisions of the CARES Act expired. And because Republicans refused to extend crisis aid, or make a good-faith counteroffer, the supplement expired a month ago, even though we’re still down 13 million jobs from where we were in February.
And no, $300 for some workers for a few weeks doesn’t fill the hole.
It may take some time before we see the full effects of this abandonment of American workers, but it’s a good bet that we’ll see slowing growth, a surge in evictions and, in general, the kind of mass suffering we managed to avoid in the first round of the Covid-19 crisis.
In retrospect, then, the one praiseworthy feature of U.S. policy in this pandemic year appears to have been a lucky accident. Back in March, the economy and the markets were falling apart. Democrats had some good ideas about what to do, while Republicans had no ideas at all. And a panicked Trump let himself be rushed into doing something good.
If we had brought Covid-19 under control, so that we could safely reopen more of the economy, that moment of accidental good sense might have been enough. But we didn’t, and it wasn’t. Trump did one good thing in response to the pandemic — and then he and his party killed it.
Trump ebbe un’unica buona risposta al Covid-19. Il suo partito l’ha affossata.
Di Paul Krugman
L’America sotto la guida di Donald Trump, ha soprattutto offerto una dimostrazione pratica di come non gestire una pandemia. Rinviare e negare ci ha privato di ogni possibilità di contenere l’iniziale diffusione del virus; l’impazienza e l’ulteriore negazionismo ci ha portato ad una grande seconda ondata di infezioni.
Come ho messo in evidenza in un articolo precedente, una grande maggioranza delle morti da Covid-19 negli Stati Uniti hanno avuto luogo a partire dal 17 aprile, il giorno in cui Trump twittò il suo sostegno ai dimostranti che chiedevano che gli Stati ponessero fine alle restrizioni sulle attività ad alto rischio.
E in America, l’unica tra le nazioni avanzate, le precauzioni di buon senso come indossare le mascherine ed evitare ampi assembramenti al chiuso sono diventati campo di battaglia di una guerra ideologica.
Tuttavia, in un’area – la politica economica – l’America ha fatto un lavoro sorprendentemente buono, contenendo le difficoltà ed i danni collaterali della pandemia molto più efficacemente di quanto i pessimisti, incluso il sottoscritto, si aspettavano.
È vero che l’occupazione e il PIL sono crollati, ma era inevitabile data la necessità di chiudere le attività che diffondevano il virus. Ma il declino dell’occupazione è stato concentrato in settori come le attività ricreative e lo spettacolo; non ha interessato l’economia nel suo complesso. E nonostante vaste perdite salariali, la povertà non è salita alle stelle – alcune stime indicano che potrebbe persino essere leggermente calata.
Ma si tenga presente il verbo al passato. La Convenzione Nazionale Repubblicana può aver fatto finta che la pandemia fosse passata, ma il virus non è d’accordo. Quella efficace risposta economica, d’altronde, è alle nostre spalle. Si potrebbe dire che Trump ha fatto un’unica cosa buona quest’anno – ma adesso ha smesso di farla.
Ed è stato lo stesso partito di Trump, che risponde alla sua guida quando c’è, che ha affossato l’unico aspetto meritevole di elogio della sua politica sul coronavirus.
Cosa c’è stato di inaspettatamente positivo nella risposta degli Stati Uniti? La Federal Reserve ha contribuito ad evitare un collasso finanziario, ma questa non è stata una sorpresa: la Fed è un’istituzione di elevata competenza e si ricorda delle lezioni dell’ultima crisi economica.
D’altra parte “competente” non è certo il termine che viene a mente quando si pensa ai dirigenti di Trump, e la convinzione repubblicana che gli sgravi fiscali sui ricchi risolvano tutti i problemi da decenni non mostra alcuna esitazione.
Tuttavia il marzo scorso il Congresso ha approvato, e Trump ha firmato, la Legge CARES [1], un grande provvedimento di spesa che in molti sensi era proprio quello di cui l’America aveva bisogno.
Va detto che la legge era come un “albero di Natale”, conteneva qualcosa quasi per ognuno. Le piccole imprese hanno avuto prestiti che potevano convertire in sussidi se avessero usato i soldi per mantenere gli organici. Anche le grandi imprese hanno avuto prestiti. La maggioranza delle persone adulte ha ricevuto assegni di sostegno, normalmente 1.200 dollari, nella speranza che avrebbero speso quei soldi e quindi sostenuto la domanda di consumi.
Ma l’aspetto davvero fondamentale della Legge CARES è stata l’estensione dell’aiuto ai disoccupati. I sussidi sono stati estesi alle persone come i lavoratori precari che nel passato erano rimasti invisibili, e tutti quelli che hanno ricevuto i sussidi hanno avuto una aggiunta di 600 dollari a settimana.
L’espansione dell’aiuto ai disoccupati ha realizzato un doppio servizio. Ha attenuato le difficoltà, consentendo ai lavoratori disoccupati di continuare a pagare gli affitti e di mettere il cibo sul tavolo. Ed ha sostenuto la spesa complessiva molto più efficacemente di quei contributi di sostegno, la maggioranza dei quali probabilmente sono solo finiti in risparmi.
A chi deve essere attribuita questa ottima politica? Un recente articolo del Times descrive Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro, come l’ “architetto” della Legge CARES e il provvedimento come una “vittoria” di Trump. Tuttavia, in realtà, le fondamentali misure sulla disoccupazione sono state in gran pare concepite dal Senatore Ron Wyden, un democratico dell’Oregon, e il massimo che si può dire su Mnuchin e Trump è che non hanno rigettato le richieste dei democratici per una inclusione di queste misure.
Suppongo che questo rappresenti qualcosa.
Sennonché i repubblicani odiavano quel supplemento di 600 dollari, insistendo – senza alcuna prova – che esso scoraggiava i lavoratori dall’accettare posti di lavoro. Trump è parso essere d’accordo, e – forse rinfrancato dalle azioni in crescita – ha incoraggiato i repubblicani del Senato a tenere una linea dura al momento in cui le misure fondamentali della Legge CARES venivano a scadenza. E poiché i repubblicani si sono rifiutati di estendere gli aiuti nella crisi, o di fare una contro offerta in buona fede, il contributo aggiuntivo è scaduto il mese scorso, anche se siamo ancora sotto di 13 milioni di posti di lavoro rispetto a quelli che avevamo a febbraio.
Infine, 300 dollari per alcuni lavoratori per poche settimane, non coprono certamente quel buco.
Può volerci del tempo prima che si vedano gli effetti completi di questo abbandono a se stessi dei lavoratori americani, ma si può esser certi che assisteremo ad un rallentamento della crescita, ad una crescita degli sfratti e, in generale, a quella sofferenza di massa che eravamo riusciti ad evitare al primo giro della crisi del Covid-19.
Retrospettivamente, dunque, l’unico aspetto meritevole di elogio nella politica statunitense in questo anno pandemico sembra essere stato un colpo di fortuna. Nel marzo passato, l’economia ed i mercati stavano andando a pezzi. I democratici ebbero alcune buone idee su cosa fare, mentre i repubblicani non ne avevano nessuna. E un Trump nel panico si permise di farsi trascinare a fare qualcosa di positivo.
Se avessimo messo il Covid-19 sotto controllo, in modo da poter riaprire con sicurezza una buona parte dell’economia, quel momento di casuale buon senso poteva essere sufficiente. Trump fece un’unica cosa buona in risposta alla pandemia – poi lui e il suo partito l’hanno affossata.
[1] CARES Act sta per Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act (Legge di sostegno e di aiuto per il coronavirus e per la sicurezza dell’economia). È stata approvata il 27 marzo per un complesso di 2.330 miliardi di dollari, pari all’11% del PIL statunitense.
By mm
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