Oct 19, 2020
By Paul Krugman
What should Joe Biden’s economic policy be if he wins (and Democrats take the Senate, so that he can actually pass legislation)? I’m pretty sure I know what his economists think he should do, but I’m not equally sure that everyone on his political team fully gets it, and I’m worried that the news media will experience sticker shock — that is, they may not be ready for the price tag on what he should and probably will propose.
So here’s what everyone should understand: Given the current and likely future state of the U.S. economy, it’s time to (a) spend a lot of money on the future and (b) not worry about where the money is coming from. For now, and for at least the next few years, large-scale deficit spending isn’t just OK, it’s the only responsible thing to do.
Today’s column will be about the economics; I’ll talk about the politics another day.
First things first: If Biden is inaugurated in January, he will inherit a nation still devastated by the coronavirus. Trump keeps saying that we’re “rounding the corner,” but the reality is that cases and hospitalizations are surging (and anyone expecting a lame-duck Trump administration to take effective action against the surge is living in a dream world.) And we won’t be able to have a full economic recovery as long as the pandemic is still raging.
What this means is that it will be crucial to provide another round of large-scale fiscal relief, especially aid to the unemployed and to cash-strapped state and local governments. The main purpose of this relief will be humanitarian — helping families pay the rent and keep food on the table, helping cities and towns avoid devastating cuts in essential services. But it will also help avoid a downward economic spiral, by heading off a potential collapse in consumer and local government spending.
The need for big spending will not, however, end with the pandemic. We also need to invest in our future. After years of public underspending, America desperately needs to upgrade its infrastructure. In particular, we should be investing heavily in the transition to an environmentally sustainable economy. And we should also do much more to help children grow up to be healthy, productive adults; America spends shamefully little on aid to families compared with other wealthy countries.
But how can we pay for all this investment? Bad question.
You sometimes hear people saying that the government should be run like a business. That’s a poor analogy in many ways. But for what it’s worth, think of what smart businesses do when they face great investment opportunities and have access to cheap capital: they raise a lot of money.
We’ve just seen that the U.S. government needs to invest large sums in the future. What about access to capital? The answer is that there’s a global savings glut — the sums individuals want to save persistently exceed the sums businesses are willing to invest. And this situation — private savings all dressed up with nowhere to go — translates into extremely low government borrowing costs. In February, before the coronavirus sent us into recession, the average interest rate on long-term inflation-protected U.S. bonds was minus 0.12 percent. Yes, it was less than zero.
Under these conditions it would actually be irresponsible for the federal government not to engage in large-scale borrowing to invest in the future.
But shouldn’t we be worrying about running up more government debt? No.
When a government can borrow at low interest rates, and in particular when the interest rate on debt is well below the economy’s long-run growth rate, debt just isn’t a major problem. It doesn’t pose any threat to the government’s solvency; it doesn’t in any meaningful way compete with private investment.
And just to be clear, I’m not pushing a radical, heterodox view here. At this point arguing for large-scale deficit spending and a relaxed attitude toward debt is entirely mainstream. You hear arguments along these lines from the former chief economist of the International Monetary Fund, centrist top economists from the Obama administration, and (discreetly) Jerome Powell, the chairman of the Federal Reserve.
Nonpartisan private-sector analysts are also remarkably high on the economics of Biden’s spending proposals. Moody’s Analytics predicts that real G.D.P. would be 4.5 percent higher under Biden’s plan than under a continuation of Trump policies; Goldman Sachs says 3.7 percent. Neither is worried about the effects on debt.
So there’s an overwhelming economic case for Biden — if he wins! — to go big on spending, first to get us through the pandemic he’ll inherit, then to build a better future. But will politics get in the way?
It’s a given that Republicans, who turned silent on deficits under Trump, will suddenly declare debt an existential threat with a Democrat in the White House. The real questions are whether centrists and the news media will buy into deficit hysteria, the way they did in the Obama years, and whether members of the Biden team will lose their nerve.
More on those risks in a future column.
Perché Biden avrà bisogno di una grande spesa pubblica,
di Paul Krugman
Quale dovrebbe essere la politica economica di Joe Biden se vince (e se i democratici conquistano il Senato, in modo tale da poter effettivamente far approvare le sue proposte di legge)? Sono abbastanza certo di conoscere cosa gli economisti pensino che dovrebbe fare, ma non sono altrettanto sicuro che tutti nella sua squadra politica lo capiscano pienamente, e sono preoccupato che i media dell’informazione si faranno impressionare dal costo – ovvero, essi potrebbero non esser pronti al prezzo che egli dovrebbe proporre e probabilmente proporrà.
Dunque, ecco quello che tutti dovrebbero capire: data la condizione attuale e futura dell’economia degli Stati Uniti, è il momento: a) di spendere una gran quantità di denaro sul futuro, e b) di non preoccuparsi sulla provenienza di quel denaro. Per adesso, e almeno per i prossimi anni, una spesa in deficit su larga scala non è solo giusta, è la sola cosa responsabile da fare.
L’articolo di oggi sarà sull’economia; di politica parlerò un altro giorno.
Partiamo dall’inizio: se Biden si insedierà in gennaio, erediterà una nazione ancora devastata dal coronavirus. Trump continua a dire che “stiamo uscendo dall’angolo”, ma la verità è che i casi e le ospedalizzazioni stanno crescendo (e chi si aspettasse che una Amministrazione di un Trump “anatra zoppa” assuma una iniziativa efficace contro tale crescita vive in un mondo di fantasie). E non saremo nelle condizioni di avere una piena ripresa economica finché la pandemia sta infuriando.
Questo comporta che sarà fondamentale fornire un’altra serie di aiuti finanziari pubblici su larga scala, particolarmente il sostegno ai disoccupati e ai governi degli Stati e delle comunità locali rimasti senza un soldo. Lo scopo principale di questo sostegno sarebbe umanitario – aiutare le famiglie a pagare gli affitti e a mettere il cibo in tavola, aiutare le città grandi e piccole ad evitare tagli devastanti nei servizi essenziali. Ma contribuirebbe anche ad evitare una spirale economica verso il basso, scongiurando un collasso potenziale nei consumi e nelle spese dei governi locali.
Tuttavia, il bisogno di una grande spesa pubblica non terminerà con la pandemia. Abbiamo anche bisogno di investire nel nostro futuro. Dopo anni di spesa pubblica ridotta, l’America ha disperatamente bisogno di aggiornare le proprie infrastrutture. In particolare dovremmo investire pesantemente nella transizione ad un’economia ambientalmente sostenibile. E dovremmo fare molto di più per aiutare i bambini a crescere per diventare adulti in salute e produttivi; l’America spende vergognosamente poco negli aiuti alle famiglie al confronto con altri paesi ricchi.
Ma come possiamo pagare tutti questi investimenti? Domanda malposta.
Qualche volta si sente dire che il Governo dovrebbe essere amministrato come un’impresa. È in molti sensi un paragone scadente. Ma per quello che vale, si pensi a cosa fanno le imprese intelligenti quando sono dinanzi a grandi opportunità di investimento ed hanno un accesso conveniente ai capitali; raccolgono molti soldi.
Abbiamo appena detto che il Governo statunitense ha bisogno di investire ampie somme nel futuro. Che dire dell’accesso ai capitali? La risposta è che c’è un eccesso globale di risparmi – le somme che i singoli intendono risparmiare eccedono persistentemente le somme che le imprese sono disponibili ad investire. E questa situazione – i risparmi privati vestiti a festa senza alcun posto dove andare – si traduce in costi estremamente bassi di indebitamento per il Governo. In febbraio, prima che il coronavirus ci spedisse in recessione, il tasso di interesse medio sui bond statunitensi a lungo termine protetti dall’inflazione era uno 0,12 per cento negativo. Proprio così, era meno di zero.
In queste condizioni sarebbe effettivamente irresponsabile per il Governo federale non impegnarsi nell’indebitarsi su larga scala per investire nel futuro.
Ma non dovremmo essere preoccupati di innalzare maggiormente il debito pubblico? Niente affatto.
Quando un governo può indebitarsi a tassi di interesse bassi, e in particolare quando il tasso di interesse è ben al di sotto del tasso di crescita a lungo termine dell’economia, il debito non è un problema importante. Non costituisce alcuna minaccia sulla solvibilità del governo; non è in nessun ragionevole senso in competizione con l’investimento privato.
E, solo per chiarezza, in questo caso non sto sostenendo un punto di vista radicale ed eterodosso. A questo punto sostenere una spesa in deficit su larga scala e un atteggiamento rilassato verso il debito è del tutto convenzionale. Potete ascoltare argomenti di questo genere da parte del passato capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, dei principali economisti centristi della Amministrazione Obama e (senza dare nell’occhio) di Jerome Powell, il Presidente della Federal Reserve.
Da notare che anche analisti indipendenti del settore privato sono eccitati sull’economia delle proposte di spesa di Biden. Moody’d Analitics prevede che il PIL reale sarebbe del 4,5 per cento più elevato con il programma di Biden rispetto ad una continuazione delle politiche di Trump; Goldman Sachs prevede un 3,7 per cento superiore. Nessuno dei due è preoccupato degli effetti sul debito.
Dunque c’è un argomento economico schiacciante a favore di Biden – se vince! – per fare le cose in grande sulla spesa, anzitutto per sopravvivere alla pandemia che erediterà, poi per costruire un futuro migliore. Ma si metterà di mezzo la politica?
È un dato di fatto che i repubblicani, che sotto Trump si erano convertiti al silenzio sui deficit, all’improvviso dichiarino il debito come un problema vitale con un democratico alla Casa Bianca. Le domande vere sono se i centristi e i media dell’informazione abboccheranno all’isteria sul deficit, come fecero negli anni di Obama, e se i componenti della squadra di Biden si scoraggeranno.
Su questi rischi scriverò di più in un prossimo articolo.
By mm
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