Oct 22,2020
By Paul Krugman
A long time ago, in an America far, far away — actually just last spring — many conservatives dismissed Covid-19 as a New York problem. It’s true that in the first few months of the pandemic, the New York area, the port of entry for many infected visitors from Europe, was hit very hard. But the focus on New York also played into right-wing “American carnage” narratives about the evils of densely populated, diverse cities. Rural white states imagined themselves immune.
But New York eventually controlled its viral surge, in large part via widespread mask-wearing, and at this point the “anarchist jurisdiction” is one of the safest places in the country. Despite a worrying uptick in some neighborhoods, especially in religious communities that have been flouting rules on social distancing, New York City’s positivity rate — the fraction of tests showing presence of the coronavirus — is only a bit over 1 percent.
Even as New York contained its pandemic, however, the coronavirus surged out of control in other parts of the country. There was a deadly summer spike in much of the Sunbelt. And right now the virus is running wild in much of the Midwest; in particular, the most dangerous places in America may be the Dakotas.
Last weekend North Dakota, which is averaging more than 700 new coronavirus cases every day, was down to only 17 available I.C.U. beds. South Dakota now has a terrifying 35 percent positivity rate. Deaths tend to lag behind infections and hospitalizations, but more people are already dying daily in the Dakotas than in New York State, which has 10 times their combined population. And there’s every reason to fear that things will get worse as cold weather forces people indoors and Covid-19 interacts with the flu season.
But why does this keep happening? Why does America keep making the same mistakes?
Donald Trump’s disastrous leadership is, of course, an important factor. But I also blame Ayn Rand — or, more generally, libertarianism gone bad, a misunderstanding of what freedom is all about.
If you look at what Republican politicians are saying as the pandemic rips through their states, you see a lot of science denial. Gov. Kristi Noem of South Dakota, has gone full Trump — questioning the usefulness of masks and encouraging potential super-spreader events. (The Sturgis motorcycle rally, which drew almost a half-million bikers to her state, may have played a key role in setting off the viral surge.)
But you also see a lot of libertarian rhetoric — a lot of talk about “freedom” and “personal responsibility.” Even politicians willing to say that people should cover their faces and avoid indoor gatherings refuse to use their power to impose rules to that effect, insisting that it should be a matter of individual choice.
Which is nonsense.
Many things should be matters of individual choice. The government has no business dictating your cultural tastes, your faith or what you decide to do with other consenting adults.
But refusing to wear a face covering during a pandemic, or insisting on mingling indoors with large groups, isn’t like following the church of your choice. It’s more like dumping raw sewage into a reservoir that supplies other people’s drinking water.
Remarkably, many prominent figures still don’t seem to understand (or aren’t willing to understand) why we should be practicing social distancing. It’s not primarily about protecting ourselves — if it were, it would indeed be a personal choice. Instead, it’s about not endangering others. Wearing a mask may provide some protection to the wearer, but mostly it limits the chance that you’ll infect other people.
Or to put it another way, irresponsible behavior right now is essentially a form of pollution. The only difference is in the level at which behavior needs to be changed. For the most part, controlling pollution involves regulating institutions — limiting sulfur dioxide emissions from power plants, requiring cars to have catalytic converters. Individual choices — paper versus plastic, walking instead of driving — aren’t completely irrelevant, but they have only a marginal effect.
Controlling a pandemic, on the other hand, mainly requires that individuals change their behavior — covering their faces, refraining from hanging out in bars. But the principle is the same.
Now, I know that some people are enraged by any suggestion that they should bear some inconvenience to protect the common good. Indeed, for reasons I don’t fully understand, the rage seems most intense when the inconvenience is trivial. Case in point: with around 5,000 Americans dying each week from Covid-19, Donald Trump seems obsessed with the problems he apparently has with low-flush toilets.
But this is no time for people to indulge their petty obsessions. Trump may complain that “all you hear is Covid, Covid, Covid.” The fact, however, is that the current path of the pandemic is terrifying. And we desperately need leadership from politicians who will take it seriously.
Quanti americani ucciderà Ayn Rand?
Di Paul Krugman
Molto tempo fa, in un’America molto, molto lontana – in realtà, appena la scorsa primavera – molti conservatori liquidavano il Covid-19 come un problema di New York. È vero che nei primi mesi della pandemia, l’area di New York, il punto di ingresso di molti visitatori infetti dall’Europa, fu colpita molto duramente. Ma la concentrazione su New York aveva anche un ruolo nei racconti della destra sulla “carneficina americana”, a proposito dei mali delle città densamente popolate, etnicamente promiscue.
Eppure alla fine New York mise sotto controllo il suo picco del virus, e a questo punto la “giurisdizione anarchica” è uno dei posti più sicuri del paese. Nonostante un preoccupante incremento in alcuni quartieri, particolarmente in comunità religiose che stanno trasgredendo le regole sul distanziamento sociale, il tasso di positività di New York City – la quota dei test che mostra una presenza del coronavirus – è solo un po’ sopra l’1 per cento.
Anche mentre New York conteneva la sua pandemia, tuttavia, il coronavirus cresceva fuori controllo in altre parti del paese. C’è stato un letale picco estivo in gran parte del Sunbelt [1]. E in questo momento il virus sta dilagando in buona parte del Midwest [2]; in particolare, i luoghi più pericolosi dell’America è possibile che siano i due Dakota.
La scorsa settimana il Nord Dakota, che conta in media più di 700 nuovi casi di coronavirus al giorno, era con soli 17 posti letto disponibili di terapia intensiva. Adesso il Sud Dakota ha un terrificante tasso di positività del 35 per cento. Le morti tendono ad essere in ritardo rispetto alle infezioni ed alla ospedalizzazioni, ma nei Dakota stanno già morendo giornalmente più persone che nello Stato di New York, che ha dieci volte la loro popolazione complessiva. E ci sono tutte le ragioni per temere che le cose peggioreranno quando il tempo freddo costringerà le persone a stare in casa e il Covid-19 interagirà con la stagione dell’influenza.
Ma perché continuano ad accadere cose del genere? Perché l’America continua a fare gli stessi sbagli?
La disastrosa leadership di Donald Trump, ovviamente, è un fattore importante. Ma io do anche la colpa ad Ayn Rand [3] – o, più in generale, al libertarianismo [4] finito su una brutta strada, un fraintendimento di ciò in cui consiste la libertà.
Se osservate quello che i repubblicani stanno dicendo mentre la pandemia lacera i loro Stati, vedete un grande rigetto della scienza. Il Governatore Kristi Noem del Sud Dakota, ha pienamente seguito Trump – mettendo in dubbio l’utilità delle mascherine e incoraggiando eventi potenzialmente super diffusori (il raduno delle moto di Sturgis [5], che attira quasi mezzo milione di motociclisti nel suo Stato, può aver giocato un ruolo fondamentale nello scatenare il picco del virus).
Ma vedete anche un grande retorica libertariana – un mucchio di chiacchiere sulla “libertà” e sulla “responsabilità individuale”. Persino i politici disponibili a dire che le persone dovrebbero coprirsi la faccia ed evitare assembramenti al chiuso rifiutano di far uso del loro potere per imporre a tal fine delle regole, insistendo che dovrebbe essere una questione di scelte individuali.
Il che è un nonsenso.
Molte cose dovrebbero essere materia di scelta individuale. Non è compito del Governo dettare le vostre preferenze culturali, la vostra fede o quello che decidete di fare con altri adulti consenzienti.
Ma rifiutare di indossare una mascherina per coprirvi durante una pandemia, o continuare a mescolarsi in ampi assembramenti al chiuso, non è la stessa cosa di seguire la religione che avete scelto. È più come scaricare liquami non trattati in una sorgente che fornisce acqua potabile ad altre persone.
È rilevante che molti personaggi importanti ancora sembrino non capire (oppure non vogliano saperne di capire) perché dovremmo praticare il distanziamento sociale. Non si tratta principalmente di difendere noi stessi – se fosse così, sarebbe in effetti una scelta personale. Indossare una mascherina può fornire qualche protezione a chi la indossa, ma principalmente limita la possibilità che infettiate altre persone.
O, per dirla in un altro modo, il comportamento irresponsabile in questo momento è principalmente una forma di inquinamento. L’unica differenza riguarda il livello nel quale tale comportamento deve essere modificato. Per la massima parte, controllare l’inquinamento riguarda istituzioni addette alle regole – come limitare le emissioni di anidride solforosa dalle centrali elettriche, o imporre che le automobili abbiano convertitori catalitici. Le scelte individuali – la carta al posto della plastica, il camminare invece dell’andare in macchina – non sono completamente irrilevanti, ma hanno effetti soltanto marginali.
Di contro, per controllare una pandemia principalmente è necessario che gli individui modifichino i loro comportamenti – si coprano le facce, si astengano dal passare il tempo ai bar. Ma il principio è lo stesso.
Ora, io so che alcune persone si irritano ad ogni suggerimento per il quale dovrebbero sopportare qualche fastidio per proteggere il bene comune. In effetti, per ragioni che non intendo completamente, sembra che la rabbia sia più intensa quando il fastidio è banale. Un esempio a proposito: con circa 5.000 americani che muoiono ogni settimana per il Covid-19, Donald Trump sembra ossessionato con i problemi che pare gli provochino gli sciacquoni con basso rilascio di acqua.
Ma non è questo il momento nel quale le persone possono essere indulgenti con le loro futili ossessioni. Trump può lamentarsi perché “non si sente altro che parlare di Covid, Covid, Covid”. Tuttavia, il fatto è che l’andamento attuale della pandemia è terribile. E abbiamo disperatamente bisogno di una guida da parte di uomini politici che la prendono sul serio.
[1] Il Sun Belt ((IT) cintura del sole) è una regione degli Stati Uniti d’America che si estende dalla costa atlantica alla costa pacifica raggruppando gli Stati meridionali del paese.
[2] Gli Stati Uniti medio occidentali (in inglese Midwestern United States o più semplicemente Midwest) sono una regione censuaria degli Stati Uniti d’America situata subito ad Est della zona centrale del paese. È composta a sua volta da due divisioni censuarie: East North Central e West North Central[1]. A livello federativo la regione è composta da otto stati che insieme raccolgono il 20% della popolazione statunitense.
[3] Ayn Rand, è lo pseudonimo di Alisa Zinov’yevna Rosenbaum O’Connor (San Pietroburgo, 2 febbraio 1905 – New York, 6 marzo 1982); scrittrice, filosofa e sceneggiatrice statunitense di origine russa. La sua filosofia e la sua narrativa insistono sui concetti di individualismo, egoismo razionale (“interesse razionale”) e ed etica del capitalismo, nonché sulla sua opposizione al comunismo ed a ogni forma di collettivismo socialista e fascista. Il pensiero cosiddetto “oggettivista” della Rand ha – come anche tutto il “libertarianism” – molteplici origini liberali, anarchiche, antitotalitarie ed anche, più singolarmente, capitalistiche; spesso con esiti irreligiosi. Ma il mito dell’industriale creativo soffocato dalla burocrazia e costretto ad una resistenza addirittura “militante” – che è il tema del suo romanzo “Atlas Shrugged” – è certamente una passione americana, nel senso almeno che sarebbe arduo immaginarlo come tema di un romanzo, altrove. Più recentemente, il libro della Rand è stato indicato come riferimento favorito da parte di molti repubblicani americani. (dalle ‘note sulla traduzione’)
[4] Il termine “libertarianismo” è praticamente intraducibile con espressioni apparentemente contigue – ad esempio: radicale, o liberista – che in realtà alludono a ben altro nel pensiero politico europeo, pur presentando occasionali somiglianze. Neanche mi pare si possa immaginare che si tratti di una ideologia organica, cresciuta nel tempo con una sua struttura di approfondimenti, di ricerca e di organizzazione interna, al pari di altre ideologie del secolo passato. Non a caso il riferimento praticamente unico è di solito ad un romanzetto di Ayn Rand scritto nel secolo scorso. Forse è più giusto concepire il fenomeno del “libertarianismo” come tipicamente americano; una sorta di attrazione che agisce in modo ‘carsico’ sul conservatorismo americano, in certi momenti storici collegando le politiche presenti ad una sensibilità antica e per qualche aspetto fondativa di una parte del pensiero politico di quel paese. L’idea di una “economia forte per una completa assenza di regole”, è il caposaldo di questa mitologia libertariana fuori del tempo. Di fatto, nel periodo recente quella attrazione è tornata a risultare evidente in movimenti come il Tea Party e in una componente oggi certamente maggioritaria del Partito Repubblicano.
[5] Cittadina di circa 7.000 abitanti nel Sud Dakota.
By mm
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