novembre 2020 Archive

Il multilateralismo moderato di Biden, di Jefrrey Frankel (da Project Syndicate, 27 novembre 2020)

[1] Ovvero, una doppia recessione; diversamente da una ripresa a forma di V, che indica uan effettiva ripresa rapida. [2] Si intende con “Asia del ...

Un racconto su due città cinesi, di Zhang Jun (da Project Syndicate, 23 novembre 2020)

[1] Questa è l’area del delta del Fiune delle Perle. La piccola isola in basso è Hong Kong, la più grande isola retrostante sono i ...

In elogio di Janet Yellen, economista, di Paul Krugman (New York Times, 26 novembre 2020)

L'annuncio di Biden della scelta di Janet Yellen come Segretaria al Tesoro provoca soddisfazione in molti economisti. Il suo 'cursus honorum' è eccezionale: ha presieduto un Consiglio dei Consulenti Economici della Presidenza, ha presieduto la Federal Reserve e adesso si accinge ad essere la prima donna Segretaria al Tesoro. Eppure la sua autorevolezza si forgiò prima ancora, nel corso degli anni '80, nelle sue ricerche accademiche. Che, con un ruolo centrale nel movimento neokeynesiano, la collocarono in una posizione preminente nella battaglia per vincere la battaglia delle idee per una "macroeconomia utile".

Sì, siamo diventati una repubblica delle banane, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 24 novembre 2020)

[1] “Ambulance-chaser” è un termine abbastanza usato in inglese, ma difficile da rendere in italiano. Di solito si riferisce ad un avvocato che è alla ...

Gli Stati disuniti d’America, di Michael Spence e David W. Brady (da Project Syndicate, 23 novembre 2020)

[1] Poiché non mi sarebbe possibile tradurre le parti scritte all’interno delle tabelle che seguono, che posso semplicemente riprodurre, penso sia sufficiente fornire alcuni chiarimenti ...

Le Guerre di Trump II: il Perdente colpisce ancora, di Paul Krugman (New York Times, 23 novembre 2020)

Nell'articolo, che ha un titolo da saga di 'Guerre Stellari', si forniscono alcune notizie, rimaste abbastanza in ombra nelle informazioni su questa fase post elettorale convulsa: che l'America, nella scorsa primavera, fu sulla soglia di una crisi finanziaria che venne sventata dalla Fed; e che il Segretario al Tesoro Mnuchin adesso ha pensato bene di interrompere i programmi che mesi orsono impedirono il disastro. Il rischio di una crisi finanziaria derivava dal panico per la pandemia; gli strumenti erano nuovi programmi di acquisto di obbligazioni di società e di istituzioni municipali. Oggi le ospedalizzazioni sono superiori ad allora, quindi i rischi in teoria ci sarebbero ancora. L'iniziativa di Mnuchin non si spiega in altro modo che come un gesto vandalico.

Il canto della sirena dell’austerità, di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 19 novembre 2020)

[1] Spettacolo teatrale popolare giapponese noto nel 1600, prediletto dai chonin, ovvero dalla emergente classe borghese cittadina composta di commercianti, professionisti, artigiani. La sua caratteristica ...

Usare bene la prossima espansione di Biden, di Paul Krugman (New York Times, 19 novembre 2020)

I prossimi mesi saranno cupi per l'America, per gli effetti del Covid e per l'economia. Ma in qualche momento del prossimo anno è probabile che la pandemia finisca sotto controllo per effetto di una ampia distribuzione del vaccino. A quel punto l'economia dovrebbe riprendersi velocemente - secondo Krugman, assai più velocemente che dopo la crisi finanziaria del 2008, quando le famiglie erano assai indebitate dallo scoppio della bolla immobiliare e non c'era una disponibilità a spendere latente come c'è oggi. In quel caso i democratici dovrebbero sfruttare la ripresa con intelligenza, cogliendo quell'occasione per presentarsi più forti alle elezioni di medio termine del 2022, e puntando ad una riforma profonda della società americana.

Perché le elezioni del 2020 rendono difficile essere ottimisti sul futuro, di Paul Krugman (New York Times, 16 novembre 2020)

Dunque, nelle le elezioni americane Trump ha perso, ma non ha perso quanto sarebbe stato giustificato dalla sua catastrofica gestione della pandemia, e meno ancora sono stati penalizzati vari personaggi repubblicani. Questo non promette bene per l'iniziativa necessaria sul cambiamento del clima. Il problema con il clima è che il rapporto di causa e di effetto tra quello che si decide oggi e il futuro non è facilmente riconoscibile: le conseguenze di diverse tecniche nella estrazione di combustibile dagli scisti del Texas, si vedranno in un ridotto numero di tempeste disastrose tra un decennio, in posti mezzo mondo lontani. E' vero che l'iniziativa sul clima può permettere una migliore economia e maggiori posti di lavoro. Ma se una parte delle persone considera una "tirannia" anche indossare una mascherina, inutile illudersi che sarà un processo facile.

Quello che dobbiamo a Donald Trump, di Branko Milanovic (dal blog di Milanovic, 7 novembre 2020)

     

Un Senato repubblicano sarebbe negativo per le imprese, di Paul Krugman (New York Times 12 novembre 2020)

Agli inizi di gennaio, con i due "spareggi" in Georgia, si deciderà se il Senato sarà controllato dai democratici o dai repubblicani. Pare che il grande capitale sia favorevole alla seconda ipotesi, ovvero che preferisca che il Presidente Biden sia condizionato da un Senato a maggioranza repubblicana. Ma sbagliano anche da punto di vista dei loro stretti interessi. Non considerano le prospettive terribili della pandemia (ad oggi si registrano mille morti al giorno, ma tra poche settimane probabilmente raggiungeranno i due mila, e poco dopo si arriverà a morti giornaliere pari a quelle degli attentati del 2001). E non considerano che l'America ha bisogno di essere governata a lungo termine, per risolvere le sue contraddizione strutturali più evidenti.

Una tregua di quattro anni per i democratici, di Dani Rodrik (da Project Syndicate, 9 novembre 2020)

     

Il pericoloso interregno dell’America, di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 9 novembre 2020)

[1] Perché, per effetto della sua paralisi parziale, agli inizi spesso si presentava su una poltrona con una coperta sulle gambe. Poi come Presidente, durante ...

Quale non è il problema con la Georgia? Di Paul Krugman

Nel 2017 Stacey Abrams, una combattente democratica per i diritti civili, perse le elezioni per il Governatorato della Georgia per 55 mila voti. Nel periodo precedente il suo avversario, il repubblicano Kemp, che era anche stato nominato Segretario di Stato ed aveva dunque il potere del controllo delle elezioni in Georgia, aveva 'derubricato' il diritto di voto a circa 700 mila cittadini, il 70 per cento dei quali di colore (in Georgia e persone di colore sono il 32 per cento della popolazione). La battaglia per recuperare quei voti soppressi ha portato - nelle elezioni recenti - 800 milia cittadini in più nelle liste elettorali. Un messaggio duplice: di quello che una lotta tenace può ottenere, e del crinale sul quale la democrazia americana continua ad essere in pericolo.

L’America sta diventando uno Stato fallito? Di Paul Krugman (New York Times, 5 novembre 2020)

La quasi certa vittoria di Biden - alcuni milioni di voti popolari in più di Trump - non è certo insignificante: impedisce uno sbocco autoritario alla crisi americana. Ma restano domande pesanti sulla sua possibilità di governare, in particolare se viene confermata la maggioranza ai repubblicani del seggi del Senato (che è un ramo del Congresso con regole elettorali speciali: due senatori per ogni Stato, a prescindere dalla relativa consistenza. Ovvero: il Wyoming con poco più di mezzo milione di elettori ha gli stessi Senatori della California, con 39 milioni di elettori). In più, il possibile ruolo di una Corte Suprema a grande maggioranza di destra.

Pagina successiva »