Nov 5, 2020
By Paul Krugman
As I write this, it seems extremely likely that Joe Biden has won the presidency. And he clearly received millions more votes than his opponent. He can and should claim that he has been given a strong mandate to govern the nation.
But there are real questions about whether he will, in fact, be able to govern. At the moment, it seems likely that the Senate — which is wildly unrepresentative of the American people — will remain in the hands of an extremist party that will sabotage Biden in every way it can.
Before I get into the problems this confrontation is likely to cause, let’s talk about just how unrepresentative the Senate is.
Every state, of course, has two senators — which means that Wyoming’s 579,000 residents have as much weight as California’s 39 million. The overweighted states tend to be much less urbanized than the nation as a whole. And given the growing political divide between metropolitan and rural areas, this gives the Senate a strong rightward tilt.
An analysis by the website FiveThirtyEight.com found that the Senate in effect represents an electorate almost seven percentage points more Republican than the average voter. Cases like Susan Collins, who held on in a Democratic state, are exceptions; the underlying right-wing skew of the Senate is the main reason the G.O.P. will probably retain control despite a substantial Democratic victory in the presidential popular vote.
But, you may ask, why is divided control of government such a problem? After all, Republicans controlled one or both chambers of Congress for three-quarters of Barack Obama’s presidency, and we survived, didn’t we?
Yes, but.
In fact, G.O.P. obstruction did a lot of damage even during the Obama years. Republicans used hardball tactics, including threats to cause a default on the national debt, to force a premature withdrawal of fiscal support that slowed the pace of economic recovery. I’ve estimated that without this de facto sabotage, the unemployment rate in 2014 might have been about two percentage points lower than it actually was.
And the need for more spending is even more acute now than it was in 2011, when Republicans took control of the House.
Most immediately, the coronavirus is running wild, with new cases exceeding 100,000 a day and rising rapidly. This is going to hit the economy hard, even if state and local governments don’t impose new lockdowns.
We desperately need a new round of federal spending on health care, aid to the unemployed and businesses, and support for strapped state and local governments. Reasonable estimates suggest that we should spend $200 billion or more each month until a vaccine brings the pandemic to an end. I’d be shocked if a Senate still controlled by Mitch McConnell would agree to anything like this.
Even after the pandemic is over, we’re likely to face both persistent economic weakness and a desperate need for more public investment. But McConnell effectively blocked infrastructure spending even with Donald Trump in the White House. Why would he become more amenable with Biden in office?
Now, spending isn’t the only form of policy. Normally, there are many things a president can achieve for good (Obama) or evil (Trump) through executive action. In fact, during the summer a Democratic task force identified hundreds of things a President Biden could do without having to go through Congress.
But here’s where I worry about the role of a heavily partisan Supreme Court — a court shaped by McConnell’s norm-breaking behavior, including the rushed confirmation of Amy Coney Barrett just days before the election.
Six of nine justices were chosen by a party that has won the popular vote only once in the past eight elections. And I think there’s a substantial chance that this court may behave like the Supreme Court in the 1930s, which kept blocking New Deal programs until F.D.R. threatened to add seats — something Biden wouldn’t be able to do with a Republican-controlled Senate.
So we are in big trouble. Trump’s defeat would mean that we have, for the moment, avoided a plunge into authoritarianism — and yes, the stakes are that high, not just because of who Trump is, but also because the modern G.O.P. is so extremist and anti-democratic. But our skewed electoral system means that Trump’s party is still in a position to hobble, perhaps cripple, the next president’s ability to deal with the huge epidemiological, economic and environmental problems we face.
Put it this way: If we were looking at a foreign country with America’s level of political dysfunction, we would probably consider it on the edge of becoming a failed state — that is, a state whose government is no longer able to exert effective control.
Runoff elections in Georgia may yet give Democrats Senate control; barring that, Biden might be able to find a few reasonable Republicans willing to pull us back from that brink. But despite his apparent victory, the Republic remains in great danger.
L’America sta diventando uno Stato fallito?
Di Paul Krugman
Mentre scrivo, sembra assai probabile che Joe Biden si sia aggiudicato la Presidenza. Ed ha ricevuto chiaramente milioni di voti in più del suo avversario. Egli ha il diritto e dovrebbe sostenere di aver avuto un forte mandato per governare la nazione.
Ma ci sono serie domande sul fatto che sarà nelle condizioni di governare. Al momento, sembra probabile che il Senato – che è clamorosamente non rappresentativo del popolo americano – rimarrà nelle mani di un partito estremista che saboterà Biden in tutti i modi possibili.
Prima che venga ai problemi che questo scontro è probabile provochi, fatemi insistere su quanto sia precisamente non rappresentativo il Senato.
Ogni Stato, come si sa, ha due senatori – il che significa che i 579.000 residenti del Wyoming hanno lo stesso peso dei 39 milioni della California. Gli Stati che pesano di più tendono ad essere meno urbanizzati della nazione nel suo complesso. E dato il divario crescente tra aree metropolitane e rurali, questo attribuisce al Senato un forte orientamento di destra.
Una analisi del sito web FiveThirtyEight.com ha scoperto che in effetti il Senato rappresenta un elettorato di quasi sette punti percentuali più repubblicano degli elettori medi. I casi come quello di Susan Collins, che ha resistito in uno Stato democratico, sono eccezioni [1]; la implicita distorsione verso la destra del Senato è la principale ragione per la quale il Partito Repubblicano manterrà il controllo nonostante una sostanziale vittoria democratica nel voto popolare per la presidenza.
Ma, si può chiedere, perché il controllo separato del governo è un tale problema? Dopo tutto, i repubblicani hanno avuto il controllo di uno o di entrambi [2] i rami del Congresso per tre quarti della Presidenza di Obama, e siamo sopravvissuti, non è così?
Non è del tutto vero.
Di fatto, l’ostruzionismo del Partito Repubblicano ha fatto grandi danni persino durante gli anni di Obama. I repubblicani usarono tattiche della massima durezza, per costringere ad un prematuro ritiro del sostegno finanziario pubblicò che rallentò il ritmo delle ripresa economica. Ho stimato che senza questo sabotaggio di fatto, il tasso di disoccupazione nel 2014 poteva essere stato di due punti percentuali più basso di quello che fu effettivamente.
E il bisogno di una spesa pubblica maggiore è anche più acuto oggi di quanto fosse nel 2011, quando i repubblicani presero il Controllo della Camera.
In questo momento, il coronavirus sta dilagando fuori controllo, con i casi che superano i cento mila giornalieri e crescono rapidamente. Questo è destinato a dare un duro colpo all’economia, persino se gli Stati ed i governi locali non imponessero nuovi lockdown.
Abbiamo disperatamente bisogno di una nuova fase di spesa federale sulla assistenza sanitaria, di aiuti ai disoccupati e alle imprese, di sostegno ai governi degli Stati e locali che sono nelle ristrettezze. Stime ragionevoli indicano che dovremmo spendere ogni mese 200 miliardi di dollari o più, finché un vaccino non metterà fine alla pandemia. Sarei colpito se un Senato ancora controllato da Mitch McConnell concordasse con cose come queste.
Anche quando la pandemia sarà passata, probabilmente saremo di fronte sia ad una persistente debolezza economica che a un disperato bisogno di maggiori investimenti pubblici Ma McConnell ha bloccato efficacemente la spesa sulle infrastrutture anche quando Donald Trump era alla Casa Bianca. Perché dovrebbe diventare più disponibile con Biden in carica?
Ora, la spesa non è l’unica forma della politica. Normalmente, ci sono molte cose che un Presidente può realizzare atraverso l’iniziativa dell’esecutivo, nel bene (Obama) o nel male (Tump). Infatti, durante l’estate una apposita squadra di democratici ha identificato centinaia di cose che Biden come Presidente potrebbe fare senza dover passare dal Congresso.
Ma è qua dove io sono preoccupato per il ruolo di una Corte Suprama pesantemente faziosa – una Corte assuefatta al comportamento di rottura delle regole di McConnell, compresa la precipitosa conferma di Amy Coney Barret proprio nei giorni precedenti le elezioni.
Sei dei nove giudici sono stati scelti da un partito che ha vinto il voto popolare soltanto una volta nelle elezioni degli otto anni passati. Ed io penso che ci sia una sostanziale possibilità che questa Corte possa comportarsi come la Corte Suprema negli anni ’30, che continuò a bloccare i programmi del New Deal finché Roosevelt non minacciò di aggiungere seggi – una cosa che Biden non sarebbe capace di fare con un Senato controllato dai repubblicani.
Dunque, siamo in un gran guaio. La sconfitta di Trump significherebbe che, per il momento, abbiamo evitato di precipitare nell’autoritarismo – e in effetti la posta in gioco è così alta, non solo perché Trump è quello che è, ma anche perché il Partito Repubblicano odierno è talmente estremista e antidemocratico. Ma il nostro sistema elettorale distorto comporta che il partito di Trump è ancora nella condizione di intralciare, forse di paralizzare, la capacità del prossimo Presidente di misurarsi con gli enormi problemi epidemiologici, economici e ambientali che abbiamo di fronte.
Diciamo così: se stessimo osservando un paese straniero con il livello di disfunzioni politiche dell’America, probabilmente lo consideremmo sulla soglia di diventare uno ‘Stato fallito’ – ovvero, uno Stato il cui governo non è più capace di esercitare un controllo effettivo.
Lo spareggio elettorale in Georgia potrebbe ancora dare ai democratici il controllo del Senato; al di fuori di ciò, Biden potrebbe essere capace di trovare alcuni ragionevoli repubblicani disponibili ad spingerci indietro da quel ciglio. Ma nonostante la sua vittoria apparente, la repubblica resta in grande pericolo.
[1] Credo che si debba interpretare in questo modo: la Collins, Senatrice repubblicana del Maine, che ha conservato il seggio con circa il 51%, contro un 42 per cento della avversaria democratica Sara Gideon, ovvero che ha prevalso nettamente nonostante che il Maine sia uno Stato abbastanza chiaramente favorevole ai democratici, è un caso eccezionale. La possibile vittoria dei repubblicani al Senato non dipenderà da tali casi singoli di politici con un forte seguito, ma semplicemente da un sistema elettorale non proporzionale che favorisce la destra.
C’è da considerare che il risultato delle elezioni per il Senato nel Maine è dipeso anche dalla presenza di una terza candidata, Lisa Savage, una insegnante ambientalista e pacifista, che ha ottenuto un non irrilevante 5% dei voti.
[2] La storia è la seguente: anzitutto, bisogna tener presente che i Senatori durano in carica sei anni, dunque le elezioni presidenziali non coincidono con rinnovi completi dei senatori, ma solo con rinnovi parziali; così come un rinnovo parziale avviene con le elezioni di medio termine.
Quando Obama vinse, nel 2009, i democratici ottennero la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Ma nelle elezioni di medio termine del 2010 persero la maggioranza alla Camera (che ha prevalenti poteri sulle materie economiche, e dunque la sconfitta ebbe conseguenze rilevanti per il programma economico di Obama, per l’ostruzionismo successivo dei repubblicani).
Con le elezioni per un secondo mandato nel 2012, Obama vinse nuovamente; i democratici ottennero la maggioranza al Senato, ma non alla Camera, che restò repubblicana.
Quindi è corretto dire che Obama ebbe agli inizi la maggioranza in entrambi i rami del Congresso (gli anni nei quali venne approvata la legge di riforma sanitaria); poi non ebbe per lungo termine la maggioranza alla Camera, e dal 2014 non la ebbe neppure al Senato. Infatti, con le elezioni di medio termine del 2014, i democratici persero anche la maggioranza al Senato.
By mm
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