Nov 23, 2020
By Paul Krugman
We all knew that Donald Trump would react badly to defeat. But his refusal to concede, the destructiveness of his temper tantrum and the willingness of almost the entire Republican Party to indulge him have surpassed even pessimists’ expectations.
Even so, it’s very unlikely that Trump will manage to overturn the election results. But he’s doing all he can to wreck America on his way out, in ways large and small. Among other things, his officials are already trying to sabotage the economy, setting the stage for a possible financial crisis on Joe Biden’s watch.
To the uninitiated, the sudden announcement by Steven Mnuchin, the Treasury secretary, that he’s terminating support for several emergency lending programs created back in March might not seem like that big a deal. After all, the financial markets aren’t currently in crisis. In fact, defying Trump’s prediction that “your 401(k)s will go to hell” if he were to lose, stocks have risen substantially since Biden’s win.
Furthermore, much of the money allocated to those programs was never actually used. So what’s the problem?
Well, the Federal Reserve, which administers the programs, has objected strenuously — for good reason. You see, the Fed knows a lot about financial crises and what it takes to stop them — and Mnuchin is depriving the nation of tools that could be crucial in the months or years ahead.
In the old days, what we now call financial crises were generally referred to as “panics” — like the Panic of 1907, which was the event that led to the Fed’s creation. The causes of panics vary widely; some have no visible cause at all. Nonetheless, they have a lot in common. They all involve a loss of confidence that freezes the flow of money through the economy, often with dire effects on growth and jobs.
Why do such things happen? Panics don’t necessarily reflect mob psychology, although that sometimes plays a role. More often we’re talking about self-fulfilling prophecy, in which individually rational actions produce a collectively disastrous result.
In a classic bank run, for example, depositors rush to get their money out, even if they believe that the bank is fundamentally sound, because they know that the run itself can cause the institution to collapse.
Which is where public agencies like the Fed come in. We’ve known since the 19th century that such agencies can and should lend to cash-starved players during a financial panic, stopping the death spiral.
How much lending does it take to stop a panic? Often, not much at all. In fact, panics are often ended simply by the promise that cash will be provided if needed, with no need to actually write any checks.
Back in 2012 there was a runaway financial crisis in much of southern Europe. Countries like Spain saw their ability to borrow collapse and the interest rates on their debt soar. Yet these countries weren’t actually insolvent; Spain’s fiscal position was no worse than that of Britain, which was able to borrow at very low interest rates.
But Spain, which doesn’t have its own currency — it uses the euro — was the subject of a self-fulfilling panic attack, as investors fearing that it would run out of cash threatened to provoke the very outcome they feared. Britain, which can print its own money, was immune to such a crisis.
In July 2012, however, Mario Draghi, president of the European Central Bank — the Fed’s counterpart — promised to do “whatever it takes” to save the euro, which everyone interpreted as a commitment to lend money to crisis countries if necessary. And suddenly the crisis was over, even though the bank never did end up doing any lending.
Something similar happened here this past spring. For a few weeks in March and April, as investors panicked over the pandemic, America teetered on the edge of a major financial crisis. But the Fed, backstopped by the Treasury, stepped up with new programs offering to buy assets like corporate bonds and municipal debt. In the end, not much of the money was used — but the assurance that the money was there if needed stabilized the markets, and the crisis faded away.
So far, so good. But in case you haven’t noticed, the pandemic is back with a vengeance; hospitalizations are already much higher than they were in the spring, and rising fast.
Maybe the new coronavirus surge won’t provoke a second financial crisis — after all, we now know that a vaccine is on the way. But the risk of crisis hasn’t gone away, and it’s just foolish to take away the tools we might need to fight such a crisis.
Mnuchin’s claim that the money is no longer needed makes no sense, and it’s not clear whether his successor will be easily able to undo his actions. Given everything else that’s happening, it’s hard to see Mnuchin’s move as anything but an act of vandalism, an attempt to increase the odds of disaster under Trump’s successor.
The thing is, until this latest move, it looked as if Mnuchin might be one of the few officials who managed to emerge from their service under Trump without completely destroying their reputations. Well, scratch that: He’s joined the ranks of Trump loyalists determined to trash the nation on their way out the door.
Le Guerre di Trump II: il Perdente colpisce ancora,
di Paul Krugman
Sapevamo tutti che Trump avrebbe reagito malamente alla sconfitta. Ma il suo rifiuto di ammetterla, il carattere distruttivo dei suoi scatti d’ira e la disponibilità di quasi tutto il Partito Repubblicano a permetterglielo, hanno superato persino le aspettative pessimistiche.
Anche così, è molto improbabile che Trump riuscirà a sovvertire i risultati elettorali. Ma sta facendo tutto quello che può per sfasciare l’America mentre esce di scena, sulle grandi e sulle piccole cose. Tra l’altro, i suoi dirigenti stanno già sabotando l’economia, preparando la scena per una possibile crisi finanziaria durante il mandato di Joe Biden.
Per i non iniziati, l’improvviso annuncio da parte di Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro, che sta ponendo fine al sostegno di vari programmi di prestiti creati nel marzo passato può non sembrare una faccenda tanto grande. Dopo tutto, i mercati finanziari non sono attualmente in crisi. Di fatto, sfidando la previsione di Trump secondo la quale, nel caso di una sua sconfitta, “i vostri piani pensionistici [1] andranno in malora”, dal momento della vittoria di Biden le azioni sono salite sostanzialmente.
Inoltre, una gran parte dei soldi allocati in quei programmi non sono mai stati utilizzati. Dunque, dov’è il problema?
Ebbene, la Federal Reserve, che amministra quei programmi, si è opposta strenuamente e per una buona ragione. Come vi immaginate, la Fed ha molta esperienza di crisi finanziarie e di quello che serve a fermarle – e Mnuchin sta privando la nazione di strumenti che potrebbero essere cruciali nei mesi o negli anni avvenire.
Nei tempi andati, quelle che ora chiamiamo crisi finanziarie venivano generalmente definite crisi di “panico” – come il Panico del 1907, che fu l’evento che portò alla creazione della Fed. Le cause delle crisi di panico sono assai varie; alcune non hanno affatto alcuna causa visibile. Riguardano tutte una perdita di fiducia che congela i flussi di denaro nell’economia, spesso con effetti terribili sulla crescita e sui posti di lavoro.
Perché accadono cose del genere? Le crisi di panico non riflettono necessariamente la psicologia delle masse, sebbene essa talvolta giochi un ruolo. Più spesso si parla di profezie che si autoavverano, nelle quali iniziative singolarmente razionali provocano collettivamente un risultato disastroso.
In una classica corsa agli sportelli delle banche, ad esempio, i depositanti si precipitano a ritirare i loro soldi, persino quando credono che la banca sia fondamentalmente sana, perché sanno che quello stesso precipitarsi può provocare il collasso dell’istituto.
Ed è in quel momento che intervengono le agenzie pubbliche come la Fed. Abbiamo saputo sin dal 19° secolo che tali agenzie possono e dovrebbero, durante una crisi di panico finanziaria, dare soldi in prestito ai soggetti affamati di liquidità, interrompendo la spirale letale.
Quanto prestito è necessario per fermare una crisi di panico? Spesso, molto poco. Di fatto, le crisi di panico si sono spesso concluse semplicemente con la promessa che il contante sarà, se necessario, fornito, senza alcun bisogno di sottoscrivere effettivamente alcun assegno.
Nel passato 2012 ci fu una crisi finanziaria fuori controllo in gran parte dell’Europa meridionale. Paesi come la Sagna videro collassare la loro capacità di indebitarsi e i tassi di interesse sul loro debito salire alle stelle. Tuttavia, questi paesi non erano effettivamente insolventi; la condizione della finanza pubblica spagnola non era peggiore di quella dell’Inghilterra, che era capace di indebitarsi a tassi di interesse molto bassi.
Ma la Spagna, che non ha una propria valuta – essa utilizza l’euro – era sottoposta ad una attacco di una crisi di panico che si autoavvera, dato che gli investitori che temevano che essa sarebbe finita senza contante, minacciavano di provocare proprio il risultato che temevano. L’Inghilterra, che può stampare il suo proprio denaro, era immune da una crisi del genere.
Nel luglio del 2012, tuttavia, Mario Draghi – il Presidente della Banca Centrale Europea – promise di fare “tutto ciò che occorre” per salvare l’euro, la qualcosa fu da tutti interpretata come un impegno a prestare, se necessario, denaro ai paesi in crisi. E d’un tratto la crisi venne superata, anche se la banca alla fine non fece alcun prestito.
Qualcosa di simile è accaduta la primavera scorsa. Per poche settimane, in marzo ed aprile, quando gli investitori entrarono in panico per la pandemia, l’America vacillò sull’orlo di una importante crisi finanziaria. Ma la Fed, sorretta dal Tesoro, si fece avanti con nuovi programmi offrendo di acquistare asset come le obbligazioni delle società e le obbligazioni sul debito municipale. Alla fine non venne utilizzato molto denaro – ma l’assicurazione che, se necessario, il denaro c’era stabilizzò i mercati, e la crisi svanì.
Sin qua, tutto bene. Ma, nel caso non l’abbiate notato, la pandemia è tornata con intensità; le ospedalizzazioni sono già molto più elevate di quello che erano in primavera, e crescono velocemente.
Forse la nuova crescita del coronavirus non provocherà una seconda crisi finanziaria – dopo tutto, sappiamo che un vaccino è in arrivo. Ma il rischio di una crisi non è scomparso, ed è proprio sciocco metter via gli strumenti dei quali potremmo aver bisogno per combattere una crisi del genere.
La pretesa di Mnuchin che il denaro non è più necessario è priva di senso, e non è chiaro se il suo successore potrà facilmente disfare le sue iniziative. Considerato tutto il resto che sta accadendo, è difficile considerare la mossa di Mnuchin come niente altro che un atto di vandalismo, un tentativo per aumentare le probabilità di un disastro sotto il successore di Trump.
Il punto è che sino a quest’ultima mossa, sembrava che Mnuchin potesse essere uno dei pochi dirigenti che cercava di emergere dal loro servizio sotto Trump semza distruggere completamente la loro reputazione. Ebbene, come non detto: si è unito alle fila dei fedelissimi di Trump, determinati a distruggere la nazione al momento di andarsene.
[1] 401(K) è il codice con il quale la Agenzia delle Entrate americana definisce i programmi pensionistici che si basano sia sui risparmi sui salari dei lavoratori che su contributi parziali dei datori di lavoro. In alcuni casi le trattenute sui salari possono essere esenti da tasse; inoltre qui fondi possono essere utilizzati per investimenti in azioni. E queste probabilmente sono le ragioni per le quali quei fondi hanno un codice che li distingue dal punto di vista fiscale.
By mm
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