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Perché le elezioni del 2020 rendono difficile essere ottimisti sul futuro, di Paul Krugman (New York Times, 16 novembre 2020)

Nov 16, 2020

Why the 2020 Election Makes it Hard to be Optimistic About the Future

By Paul Krugman

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The 2020 election is over. And the big winners were the coronavirus and, quite possibly, catastrophic climate change.

OK, democracy also won, at least for now. By defeating Donald Trump, Joe Biden pulled us back from the brink of authoritarian rule.

But Trump paid less of a penalty than expected for his deadly failure to deal with Covid-19, and few down-ballot Republicans seem to have paid any penalty at all. As a headline in The Washington Post put it, “With pandemic raging, Republicans say election results validate their approach.”

And their approach, in case you missed it, has been denial and a refusal to take even the most basic, low-cost precautions — like requiring that people wear masks in public.

The epidemiological consequences of this cynical irresponsibility will be ghastly. I’m not sure how many people realize just how terrible this winter is going to be.

Deaths from Covid-19 tend to run around three weeks behind new cases; given the exponential growth in cases since the early fall, which hasn’t slowed at all, this means that we may be looking at a daily death toll in the thousands by the end of the year. And remember, many of those who survive Covid-19 nonetheless suffer permanent health damage.

To be fair, the vaccine news has been very good, and it looks likely that we’ll finally bring the pandemic under control sometime next year. But we could suffer hundreds of thousands of American deaths, many of them avoidable, before the vaccine is widely distributed.

Awful as the pandemic outlook is, however, what worries me more is what our failed response says about prospects for dealing with a much bigger issue, one that poses an existential threat to civilization: climate change.

As many people have noted, climate change is an inherently difficult problem to tackle — not economically, but politically.

Right-wingers always claim that taking climate seriously would doom the economy, but the truth is that at this point the economics of climate action look remarkably benign. Spectacular progress in renewable energy technology makes it fairly easy to see how the economy can wean itself from fossil fuels. A recent analysis by the International Monetary Fund suggests that a “green infrastructure push” would, if anything, lead to faster economic growth over the next few decades.

But climate action remains very difficult politically given (a) the power of special interests and (b) the indirect link between costs and benefits.

Consider, for example, the problem posed by methane leaks from fracking wells. Better enforcement to limit these leaks would have huge benefits — but the benefits would be widely distributed across time and space. How do you get people in Texas to accept even a small rise in costs now when the payoff includes, say, a reduced probability of destructive storms a decade from now and half the world away?

This indirectness made many of us pessimistic about the prospects for climate action. But Covid-19 suggests that we weren’t pessimistic enough.

After all, the consequences of irresponsible behavior during a pandemic are vastly more obvious and immediate than the costs of climate inaction. Gather a bunch of unmasked people indoors — say, in the Trump White House — and you’re likely to see a spike in infections just a few weeks later. This spike will take place in your own neighborhood, quite possibly affecting people you know.

Furthermore, it’s a lot easier to discredit Covid deniers than it is to discredit climate-change deniers: All you have to do is point out the many, many times these deniers falsely asserted that the disease was about to go away.

So getting people to act responsibly on the coronavirus should be much easier than getting action on climate change. Yet what we see instead is widespread refusal to acknowledge the risks, accusations that cheap, common-sense rules like wearing masks constitute “tyranny,” and violent threats against public officials.

So what do you think will happen when the Biden administration tries to make climate a priority?

The one mitigating factor about the politics of climate policy I can see is that unlike fighting a pandemic, which is mainly about telling people what they can’t do, it should be possible to frame at least some climate action as carrots rather than sticks: investing in a green future and creating new jobs in the process, rather than simply requiring that people accept new limits and pay higher prices.

This is, by the way, possibly the biggest reason to hope that Democrats win those Georgia runoffs. Climate policy really needs to be sold as part of a package that also includes broader investment in infrastructure and job creation — and that just won’t happen if Mitch McConnell is still able to blockade legislation.

Obviously we need to keep trying to head off a climate apocalypse — and no, that’s not hyperbole. But even though the 2020 election wasn’t about climate, it was to some degree about the pandemic — and the results make it hard to be optimistic about the future.

 

Perché le elezioni del 2020 rendono difficile essere ottimisti sul futuro,

di Paul Krugman

 

Le elezioni del 2020 sono passate. E i grandi vincitori sono stati il coronavirus e, abbastanza probabilmente, il cambiamento catastrofico del clima.

È vero, anche la democrazia ha vinto, almeno sino a adesso. Sconfiggendo Donald Trump, Joe Biden ci ha tirato indietro dall’abisso di una guida autoritaria.

Ma Trump ha ricevuto una punizione inferiore a quella che ci si aspettava per la sua letale incapacità di misurarsi con il Covid-19, e pochi repubblicani nelle elezioni aggiuntive [1] sembra che abbiano ricevuto una qualche penalizzazione. Come di esprime un titolo su The Washington Post, “”Con la pandemia che infuria, i repubblicani dicono che le elezioni convalidano il loro approccio”.

E il loro approccio, nel caso non ve ne siate accorti, è consistito nel negare e rifiutare di prendere persino le precauzioni più elementari ed a basso costo – come richiedere che le persone indossino le mascherine in pubblico.

Le conseguenze epidemiologiche di questa cinica irresponsabilità saranno spaventose. Non sono sicuro di qunte persone si rendano conto di quanto sarà terribile l’inverno in arrivo.

Le morti per il Covid-19 tendono ad arrivare circa tre settimane dopo i nuovi casi; data la crescita esponenziale nei casi dagli inizi dell’autunno; che non è affatto rallentata, questo significa che potremmo assistere ad un bilancio giornaliero nell’ordine di migliaia di morti per la fine dell’anno. E non si dimentichi che coloro che sopravvivono al Covid-19, nondimeno patiscono danni permanenti alla salute.

Obbiettivamente, le notizie sul vaccino sono molto positive, e sembra probabile che finalmente metteremo la pandemia sotto controllo in qualche momento del prossimo anno. Ma, prima che il vaccino sia distribuito, potremmo pagare il prezzo di centinaia di migliaia di morti di americani, molte delle quali evitabili.

Tuttavia, altrettanto terribile della pandemia, quello che mi preoccupa maggiormente è quello che la nostra fallimentare risposta ci dice quanto alle prospettive di come ci misuriamo con una questione molto più grande, quella che costituisce una minaccia esistenziale alla civiltà: il cambiamento del clima.

Come hanno osservato molti, il cambiamento del clima è un problema intrinsecamente difficile da affrontare – non economicamente, ma politicamente.

Gli esponenti della destra spesso sostengono che prendere sul serio il clima sarebbe una rovina per l’economia, ma la verità è che a questo punto l’economia della iniziativa sul clima sembra considerevolmente favorevole. Il progresso spettacolare nella tecnologia delle energie rinnovabili rende abbastanza facile constatare come l’economia possa cessare la dipendenza dai combustibili fossili. Una analisi recente del Fondo Monetario Internazionale suggerisce che una “spinta di infrastrutture ambientaliste” porterebbe, semmai, ad una crescita economica più veloce nei prossimi decenni.

Ma l’iniziativa sul clima resta molto difficile politicamente, dato a) il potere degli interessi costituiti, e b) il collegamento indiretto tra costi e benefici.

Si consideri ad esempio il problema costituito dalle perdite di metano dai pozzi dove si fratturano gli scisti bituminosi. Una migliore esecuzione per limitare  queste perdite avrebbe enormi benefici – ma i benefici sarebbero ampiamente distribuiti nel tempo e nello spazio. Come far accettare alla gente del Texas anche un modesta crescita nei costi quando lo scambio riguarda, diciamo, una probabilità ridotta di tempeste distruttive tra una decina d’anni e mezzo mondo lontana?

Questo carattere indiretto ha reso molti di noi pessimisti sulle prospettive di una iniziativa sul clima. Ma il Covid-19 mostra che non eravamo abbastanza pessimisti.

Dopo tutto, le conseguenze di una condotta irresponsabile durante una pandemia sono grandemente più evidenti ed immediate dei costi dell’inerzia sul clima. Radunate un mucchio di persone senza mascherina al chiuso – diciamo, nella Casa Bianca di Trump – ed è probabile che assisterete ad un picco nelle infezioni solo poche settimane dopo. Questo picco avrà luogo nelle vostre stesse vicinanze, colpendo molto probabilmente persone di vostra conoscenza.

Inoltre, è molto più facile mettere in difficoltà i negazionisti del Covid che i negazionisti del cambiamento climatico: tutto quello che si deve fare è indicare il numero infinito di volte che i negazionisti hanno sostenuto che la malattia era prossima a scomparire.

Dunque, ottenere che le persone agiscano responsabilmente sul coronavirus dovrebbe essere molto più facile che ottenerlo sul cambiamento climatico. Tuttavia quello che si osserva è invece un rifiuto generalizzato di riconoscere i rischi, le accuse secondo le quali regole economiche di buon senso come indossare le mascherine sono una “tirannia”, e minacce violente contri i pubblici ufficiali.

Dunque, cosa pensate che accadrà quando l’Amministrazione Biden cercherà di far diventare il clima una priorità?

L’unico fattore di mitigazione sulla politica del clima che posso vedere è che, diversamente dal combattere la pandemia, che principalmente si risolve nel dire alla gente che cosa non può fare, dovrebbe essere possibile far apparire almeno alcune iniziative sul clima come carote anziché come bastoni: investire in un futuro ambientalista e creare per quella via nuovi posti di lavoro, anziché chiedere alla gente di acettare nuovi limiti e pagare prezzi più alti.

Per inciso, questa è probabilmente la ragione più grande per la quale spero che i democratici vincano quegli spareggi in Georgia. L’iniziativa sul clima deve davvero essere fatta accettare come un pacchetto che include più ampi investimenti in infrastrutture e nella creazione di posti di lavoro – cose che precisamente non accadrebbero se Mitch McConnell fosse ancora nelle condizioni di bloccare una legislazione.

Ovviamente, dobbiamo continuare a cercare di scongiurare una apocalisse del clima – che non è affatto una iperbole. Ma anche se le elezioni del 2020 non erano sul clima e vertevano in qualche misura sulla pandemia – i risultati rendono difficile essere ottimisti sul futuro.

 

 

 

 

 

 

[1] “Down-ballot” è la zona in basso della scheda elettorale, nella quale sono indicate alcune possibili preferenze di candidati locali, suppongo per i due rami del Congresso, probabilmente in aggiunta alla preferenza sul Presidente.

 

 

 

 

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