Dec 7, 2020
By Paul Krugman
President Trump’s continuing attempts to overturn an election he lost decisively more than a month ago is, like so much of what he’s done in office, shocking but not surprising. Who imagined that he would go quietly?
What some people may not have been fully prepared for is the way Trump’s party as a whole has backed his dangerous delusions. According to a survey by The Washington Post, only 27 Republican members of Congress are willing to say that Joe Biden won. Despite the complete lack of evidence of significant fraud, two-thirds of self-identified Republicans said in a Reuters/Ipsos poll that the election was rigged.
But you really shouldn’t be surprised by this willingness to indulge malicious, democracy-endangering lies. After all, when was the last time Republicans accepted a politically inconvenient fact? It has been clear for years that the modern G.O.P. is a party that can’t handle the truth.
Most obviously, Republican refusal to accept the election results follows months of refusal to acknowledge the dangers of the coronavirus, even as Covid-19 has become the nation’s leading cause of death, and even as a startling number of people in Trump’s orbit have been infected.
Sure enough, virus denial and vote denial converged almost perfectly on Saturday, when Trump addressed a large, mostly unmasked crowd in Georgia — creating a potential superspreader event — and demanded that the governor overturn the state’s election results. The next day Rudy Giuliani, who has been directing Trump’s efforts to cling to office, was hospitalized with the virus.
The thing is, Republican rejection of reality didn’t start in 2020, or even with the Trump era. Climate change denial — including claims that global warming is a hoax perpetrated by an international cabal of scientists — has been a badge of partisan identity for many years. Crazy conspiracy theories about the Clintons were mainstream on the right through much of the 1990s.
And one half-forgotten episode in particular seems to me to have foreshadowed much of what we’re seeing right now: Republican reactions to the mostly successful introduction of Obamacare.
The Affordable Care Act went into full effect in 2014, amid dire predictions by Republicans. The act, they claimed, would drive insurance premiums sky-high, fail to reduce the number of uninsured, and have a devastating effect on employment.
None of that happened. Instead, millions of Americans gained health insurance coverage. Job creation continued, with three million jobs added in the year following the A.C.A.’s implementation. Obamacare may have fallen somewhat short of its sponsors’ hopes (although nobody expected it to yield universal coverage), but from the beginning it helped many Americans, and was nothing like the disaster opponents predicted.
As far as I can tell, however, no prominent Republican was willing to admit that the party’s apocalyptic warnings had been proved false, let alone talk about why they were wrong. Nor, of course, did Republicans make any effort to come up with a better health plan. (It has been almost 11 years since Obamacare was signed into law, and we’re still waiting.) Instead, party leaders simply pretended that the promised catastrophe had, in fact, materialized.
For example, John Boehner, the speaker of the House at the time, insisted that there had been a “net loss” of people with health insurance. After that three million-job gain, Jeb Bush (remember him?) insisted that Obamacare was “the greatest job suppressor in the so-called recovery.”
And in a move that prefigured the Trump team’s desperate attempts to find evidence for election fraud, right-wing groups went in search of health care horror stories, tales of ordinary Americans devastated by Obamacare.
To be fair, while there is no evidence of significant electoral fraud, some people really were hurt by health reform — mainly young, healthy individuals who previously had cheap policies and made too much money to be eligible for subsidies. But these weren’t the victims Republicans were looking for. Instead, they peddled tales of older, working-class Americans who supposedly had lost access to affordable insurance.
None of these tales stood up to scrutiny. But that didn’t matter to the G.O.P. As I wrote at the time, Republicans had already — pre-Trump — entered the era of post-truth politics.
Now, there’s obviously a big difference in immediate impact between refusing to accept evidence that contradicts your policy preconceptions and refusing to accept the results of an election. But the mind-set is the same.
The point is that once a party gets into the habit of rejecting facts it doesn’t want to hear, one fact it’s bound to reject sooner or later is the fact that it lost an election. In that sense there’s a straight line from, say, the Republican embrace of climate denial to the party’s willingness to go along with Trump’s attempts to retain power.
And the G.O.P.’s previous history of dealing with inconvenient reality gives us a pretty good idea about when the party will accept Joe Biden as the legitimate winner of the 2020 election — namely, never.
I repubblicani non sanno che farsene della verità,
di Paul Krugman
I continui tentativi del Presidente Trump di rovesciare elezioni che egli ha perso in modo chiaro più di un mese orsono sono, come gran parte di ciò che ha fatto nel suo mandato, impressionanti ma non sorprendenti. Chi si immaginava che sarebbe andata tranquillamente?
Quello a cui alcuni potevano non essere preparati è il modo in cui il suo partito nel complesso si è accodato alle sue pericolose illusioni. Secondo un sondaggio del Washington Post, soltanto 27 membri repubblicani del Congresso sono disponibili a riconoscere che ha vinto Joe Biden. Nonostante la assenza completa di prove su irregolarità significative, due terzi di coloro che si dichiarano repubblicani hanno affermato in un sondaggio di Reuter/Ipsos che le elezioni sono state truccate.
Ma non dovreste essere sorpresi per questa inclinazione a indulgere su menzogne calunniose che mettono in pericolo la democrazia. Dopo tutto, quando avvenne l’ultima volta che i repubblicani accettarono un fatto politicamente svantaggioso? È chiaro da anni che il Partito Repubblicano odierno non sa che farsene della verità.
Nel caso maggiormente evidente, il rifiuto repubblicano di accettare i risultati delle elezioni segue mesi di rifiuto nel riconoscere i pericoli del coronavirus, anche quando il Covid-19 è diventato le principale causa di morte della nazione, e persino quando uno stupefacente numero di persone nell’orbita di Trump ne sono state infette.
Di certo, il negazionismo del virus e il negazionismo del voto sabato si appaiavano quasi perfettamente, quando Trump si è rivolto ad una ampia folla in Georgia, in gran parte senza mascherine – determinando un potenziale evento di superdiffusione – ed ha chiesto che il Governatore ribaltasse il risultato delle elezioni nello Stato. Il giorno dopo Rudy Giuliani, che sta dirigendo gli sforzi di Trump per restare aggrappato alla carica, è andato in ospedale per il virus.
Il punto è che il rigetto repubblicano dei fatti non è cominciato nel 2020, e neanche nell’epoca di Trump. Il negazionismo del cambiamento del clima – incluse le pretese che il riscaldamento globale sia una bufala allestita da una congiura internazionale di scienziati – è da molti anni un distintivo della identità faziosa. Per gran parte degli anni ’90, pazzesche teorie cospirative sui Clinton furono comuni alla destra.
E un episodio quasi dimenticato mi pare avesse fatto presagire molto di quello a cui stiamo assistendo adesso: le reazioni repubblicane alla introduzione in gran parte di successo della riforma sanitaria di Obama.
La Legge sulla Assistenza Sostenibile (ACA) entrò in funzione nel 2014, in mezzo a previsioni tremende tra i repubblicani. Sostenevano che la legge avrebbe portato le polizze assicurative alle stelle, non avrebbe ridotto il numero dei non assicurati e avrebbe avuto effetti devastanti sull’occupazione.
Non accadde niente di simile. Invece, milioni di americani ci guadagnarono la copertura della assicurazione sanitaria. La creazione di posti di lavoro continuò, con tre milioni di posti di lavoro che si aggiunsero nell’anno seguente alla messa in atto dell’ACA. La riforma sanitaria può aver deluso alcune delle speranze dei suoi sostenitori (sebbene nessuno di aspettava che producesse una copertura universale), ma aiutò dagli inizi molti americani e non fu niente di simile al disastro che prevedevano gli avversari.
Per quanto ricordo, tuttavia, nessun eminente repubblicano fu disponibile ad ammettere che gli ammonimenti apocalittici del partito si erano dimostrati falsi, per non dire a parlare delle ragioni per le quali erano sbagliati (sono passati quasi 11 anni da quando la riforma di Obama venne tradotta in legge, e stiamo ancora aspettando). Piuttosto, il gruppo dirigente del partito semplicemente fece finta che la catastrofe promessa si fosse, nei fatti, materializzata.
Ad esempio, John Bohener, il Presidente della Camera a quei tempi, insisteva che c’era stata una “perdita netta” di persone con l’assicurazione sanitaria. Dopo un guadagno di tre milioni di posti di lavoro, Jeb Bush (ve lo ricordate?) insisteva che la riforma di Obama era stata “il più grande distruttore di posti di lavoro nella cosiddetta ripresa”. E in una mossa che prefigurava i tentativi disperati della squadra di Trump di trovare prove di frode elettorale, gruppi della destra andarono in cerca di storie dell’orrore nella assistenza sanitaria, racconti di americani comuni devastati dalla riforma di Obama.
Per la verità, mentre non c’è alcuna prova di significative frodi elettorali, alcune persone vennero davvero danneggiate dalla riforma sanitaria – singolarmente persone giovani e in salute che avevano in precedenza polizze convenienti ed avevano troppi soldi per essere idonei ai sussidi. Ma non erano queste le vittime che i repubblicani stavano cercando. Invece, mettevano in giro racconti di lavoratori americani più anziani che si supponeva avessero perso l’accesso ad una assicurazione sostenibile.
Nessuno di questi racconti rimase in piedi ad una attenta verifica. Come scrissi a quel tempo, i repubblicani erano già entrati – prima di Trump – nell’epoca della politica successiva al principio di verità.
Ora, c’è evidentemente una gran differenza di impatto immediato tra il rifiutare di accettare le prove che contraddicono i vostri preconcetti politici e il rifiutare di accettare i risultati di una elezione. Ma la mentalità è la stessa.
Il punto è che una volta che un partito prende l’abitudine di rigettare i fatti dei quali non vuol sentir parlare, un fatto che è prima o poi destinato a respingere è il fatto di aver perso le elezioni. In quel senso c’è una linea diretta tra, ad esempio, l’abbraccio repubblicano del negazionismo sul clima e la disponibilità del partito ad essere d’accordo con i tentativi di Trump di conservare il potere.
E la precedente storia del Partito Repubblicano nel misurarsi con realtà scomode ci dà un’idea abbastanza precisa di quando il partito accetterà Joe Biden come il legittimo vincitore delle elezioni del 2020 – letteralmente, mai.
By mm
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