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Quando i repubblicani cominciarono a odiare i fatti? Di Paul Krugman (New York Times, 14 dicembre 2020)

Dec 14, 2020

When Did Republicans Start Hating Facts?

By Paul Krugman

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Republicans spent most of 2020 rejecting science in the face of a runaway pandemic; now they’re rejecting democracy in the face of a clear election loss.

What do these rejections have in common? In each case, one of America’s two major parties simply refused to accept facts it didn’t like.

I’m not sure it’s right to say Republicans “believe” that, say, wearing face masks is useless or that there was widespread voter fraud. Framing the issue as one of belief suggests that some kind of evidence might change party loyalists’ minds.

In reality, what Republicans say they believe flows from what they want to do, whether it’s ignore a deadly disease or stay in power despite the voters’ verdict.

In other words, the point isn’t that the G.O.P. believes untrue things. It is, rather, that the party has become hostile to the very idea that there’s an objective reality that might conflict with its political goals.

Notice, by the way, that I’m not including qualifiers, like saying “some” Republicans. We’re talking about most of the party here. The Texas lawsuit calling on the Supreme Court to overturn the election was both absurd and deeply un-American, but more than 60 percent of Republicans in the House signed a brief supporting it, and only a handful of elected Republicans denounced the suit.

At this point, you aren’t considered a proper Republican unless you hate facts.

But when and how did the G.O.P. get that way? If you think it started with Donald Trump and will end when he leaves the scene (if he ever does), you’re naïve.

Republicans have been heading in this direction for decades. I’m not sure whether we can pinpoint the moment when the party began its descent into malignant madness, but the trajectory that led to this moment probably became irreversible under Ronald Reagan.

Republicans have, of course, turned Reagan into an icon, portraying him as the savior of a desperate, declining nation. Mostly, however, this is just propaganda. You’d never know from the legend that economic growth under Reagan was only slightly faster than it had been under Jimmy Carter, and slower than it would be under Bill Clinton.

And rapidly rising income inequality meant that a disproportionate share of the benefits from economic growth went to a small elite, with only a bit trickling down to most of the population. Poverty, measured properly, was higher in 1989 than it had been a decade earlier.

Anyway, gross domestic product isn’t the same thing as well-being. Other measures suggest that we were already veering off course.

For example, in 1980 life expectancy in America was similar to that in other wealthy nations; but the Reagan years mark the beginning of the great mortality divergence of the United States from the rest of the advanced world. Today, Americans can, on average, expect to live almost four fewer years than their counterparts in comparable countries.

The main point, however, is that under Reagan, irrationality and hatred for facts began to take over the G.O.P.

There has always been a conspiracy-theorizing, science-hating, anti-democratic faction in America. Before Reagan, however, mainstream conservatives and the Republican establishment refused to make alliance with that faction, keeping it on the political fringe.

Reagan, by contrast, brought the crazies inside the tent.

Many people are, I think, aware that Reagan embraced a crank economic doctrine — belief in the magical power of tax cuts. I’m not sure how many remember that the Reagan administration was also remarkably hostile to science.

Reagan’s ability to act on this hostility was limited by Democratic control of the House and the fact that the Senate still contained a number of genuinely moderate Republicans. Still, Reagan and his officials spent years denying the threat from acid rain while insisting that evolution was just a theory and promoting the teaching of creationism in schools.

This rejection of science partly reflected deference to special interests that didn’t want science-based regulation. Even more important, however, was the influence of the religious right, which first became a major political force under Reagan, has become ever more central to the Republican coalition and is now a major driver of the party’s rejection of facts — and democracy.

For rejecting facts comes naturally to people who insist that they’re acting on behalf of God. So does refusing to accept election results that don’t go their way. After all, if liberals are servants of Satan trying to destroy America’s soul, they shouldn’t be allowed to exercise power even if they should happen to win more votes.

Sure enough, a few days ago the televangelist Pat Robertson — who first became politically influential under Reagan — pronounced the Texas lawsuit a “miracle,” an intervention by God that would keep Trump in office.

The point is that the G.O.P. rejection of facts that has been so conspicuous this year wasn’t an aberration. What we’re seeing is the culmination of a degradation that began a long time ago and is almost surely irreversible.

 

Quando i repubblicani cominciarono a odiare i fatti?

Di Paul Krugman

 

I repubblicani hanno  passato la maggior parte del 2020 a rifiutare la scienza a fronte di una pandemia fuori controllo; ora rifiutano la democrazia a fronte di una chiara sconfitta elettorale.

Cosa hanno in comune questi due rifiuti? In entrambi, uno dei due principali partiti dell’America semplicemente rifiuta di accettare i fatti che non gradisce.

Non sono sicuro che sia giusto dire, ad esempio, che i repubblicani “credono” che indossare le mascherine sia inutile o che ci sia stata una generalizzata frode elettorale. Inquadrare il tema come un fatto di convinzione indica che una prova di qualche genere potrebbe cambiare la mentalità dei seguaci del partito.

In realtà, ciò che i repubblicani dicono è di credere agli eventi sulla base di ciò che vogliono fare, anche se ne consegue di ignorare una malattia mortale o di restare al potere nonostante il verdetto degli elettori.

In altre parole, il problema non è che il Partito Repubblicano crede in cose non vere. È che quel partito è diventato ostile proprio all’idea che ci sia una realtà politica oggettiva che può configgere con i propri obbiettivi politici.

Si noti, per inciso, che io non sto utilizzando qualificazioni, come se dicessi “qualche” repubblicano. In questo caso stiamo parlando della maggioranza del partito. La causa che il Texas ha rivolto alla Corte Suprema per rovesciare le elezioni era assurda e allo stesso tempo profondamente ‘non-americana’, ma più del 60 per cento dei repubblicani della Camera hanno sottoscritto una memoria a suo sostegno, e soltanto un manciata di repubblicani eletti ha denunciato quella causa legale.

Le cose sono arrivate al punto che non si è considerati repubblicani autentici se non si odiano i fatti.

Ma quando e come il Partito Repubblicano è diventato una cosa del genere? Se pensaste che essa è cominciata con Donald Trump e finirà quando egli uscirà di scena (se mai accadrà), sareste degli ingenui.

I repubblicani stanno andando da decenni in questa direzione. Non sono sicuro che si possa indicare con precisione il momento in cui il partito ha cominciato la sua discesa in quella maligna follia, ma la traiettoria che portò a quel momento probabilmente divenne irreversibile sotto Ronald Reagan.

I repubblicani, naturalmente, hanno trasformato Reagan in una icona, ritraendolo come il salvatore di una nazione disperata, in declino. Tuttavia, questa è per la maggior parte solo propaganda. Da quella leggenda, non saprete mai che la crescita economica sotto Reagan è stata solo leggermente più veloce di quello che era stata sotto Jimmy Carter, e più lenta di quello che sarebbe stata con Bill Clinton.

E l’ineguaglianza rapidamente crescente dei redditi comportò che i benefici della crescita economica andarono solo ad una piccola elite, che soltanto un po’ ricadde sulla maggioranza della popolazione. La povertà, misurata correttamente, era più alta nel 1989 di quanto non fosse dieci anni prima.

In ogni caso il prodotto interno lordo non è la stessa cosa del benessere. Altre misure indicano che stavamo già cambiando rotta.

Ad esempio, nel 1980 l’aspettativa di vita era simile a quella nelle altre nazioni ricche; ma gli anni di Reagan segnano l’inizio della grande divergenza dal resto del mondo avanzato della mortalità negli Stati Uniti. Ai giorni nostri, in media gli americani possono aspettarsi di vivere quattro anni in meno dei loro omologhi in paesi paragonabili.

Il punto principale, tuttavia, è che sotto Reagan l’irrazionalità e l’odio per i fatti cominciò a subentrare nel Partito Repubblicano.

In America ci sono sempre state teorie cospirative, odio per la scienza e faziosità antidemocratica. Prima di Reagan, tuttavia, i conservatori che prevalevano e il gruppo dirigente repubblicano rifiutavano di fare alleanze con quella fazione, tenendola ai margini della politica.

All’opposto, Reagan portò i folli nell’accampamento.

Credo che molte persone siano consapevoli he Reagan fece propria una dottrina economica strampalata – il convincimento sul potere magico degli sgravi fiscali. Non sono sicuro di quanti ricordino che l’Amministrazione Reagan fu anche considerevolmente ostile alla scienza.

La capacità di Reagan di avvalersi di questa ostilità venne limitata dal controllo della Camera da parte dei democratici e dal fatto che il Senato conteneva un certo numero di repubblicani genuinamente moderati. Eppure, Reagan e i suoi dirigenti spesero anni a negare la minaccia delle piogge acide, mentre insistevano che l’evoluzionismo fosse solo una teoria e promuovevano l’insegnamento del creazionismo nelle scuole.

Il rifiuto della scienza in parte rifletteva l’ossequio ad interessi particolari che non volevano regolamenti basati sulla scienza. Fu anche più importante, tuttavia, l’influenza della destra religiosa, che dapprima divenne sotto Reagan una importante forza politica ed è diventata sempre più centrale nella coalizione repubblicana, sino ad essere oggi un importante elemento chiave del rigetto dei fatti e della democrazia, da parte del partito.

Perché respingere i fatti viene naturale a persone che sono convinte di agire nel nome di Dio. Nello stesso modo che rifiutare di accettare i risultati che non li aggradano. Dopo tutto, se i progressisti sono i servi di Satana che cercano di distruggere l’anima americana, non dovrebbe essere loro concesso di esercitare il potere nemmeno se dovesse accadere che ottengano più voti.

Di sicuro, pochi giorni orsono il televangelista Pat Robertson – che per la prima volta divenne politicamente influente sotto Reagan – ha definito il ricorso del Texas un “miracolo”, un intervento di Dio che avrebbe mantenuto in carica Trump.

Il punto è che il rigetto dei fatti da parte del Partito Repubblicano che è stato così evidente quest’anno, non è stato una aberrazione. Quello a cui stiamo assistendo è una degenerazione che ebbe inizio molto tempo fa e che è quasi sicuramente irreversibile.

 

 

 

 

 

 

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