Jan 18, 2021
By Paul Krugman
Most Americans, myself included, will be deeply relieved when Joe Biden is finally sworn in as president. But almost everyone has a sense of foreboding, not just because of the specific threat of right-wing terrorism, but also because Biden will take office in a political environment polluted by lies.
Most important, of course, is the Big Lie: the claim, based on nothing whatsoever, that the election was stolen. Has there been anything in U.S. history like the demand from leading Republicans that Biden pursue “unity” when they won’t even say publicly that he won fairly? And polls showing that a large majority of rank-and-file Republicans believe that there was major election fraud are deeply scary.
But not far behind in importance is what I think of as the Slightly Smaller Lie — the almost universal insistence on the right that the mildly center-left leaders of the incoming administration and Congress are, or at least are controlled by, radical socialists. This allegation was almost the entire substance of Republican campaigning during the Georgia Senate runoffs.
One response to this bizarre claim — and it’s not a bad response — would be a Bidenesque “C’mon, man. Get real!” But I’d like to do a somewhat deeper dive by focusing on one particular issue: Biden’s call, as part of his economic recovery plan, for an increase in the minimum wage to $15 an hour.
Republicans raising objections to Biden’s plan have singled out the minimum wage hike as a prime reason for their opposition, although we all know that they would have found some excuse for objecting no matter what he proposed. What’s striking about this fight — let’s not dignify it by calling it a debate, as if both sides were making real arguments — is that it shows us who the real radicals are.
For what counts as a radical economic proposal? One possible answer would be a proposal that flies in the face of public opinion.
By that criterion, however, Republican politicians are definitely the radicals here. Raising the minimum wage is immensely popular; it’s supported by around 70 percent of voters, including a substantial majority of self-identified Republicans. Or if you don’t believe polls, look at what happened in Florida back in November: even as Trump carried the state, a referendum on raising the minimum wage to $15 won in a landslide.
So the G.O.P. is very much out of step with the public on this issue — it’s espousing what is almost a fringe position. Oh, and it’s a position that is completely at odds with the claim by many Republicans that they’re the true party of the working class.
What if we define radicalism not by opposition to public opinion but by a refusal to accept the conclusions of mainstream economics? Here, too, Democrats are the moderates and Republicans the radicals.
It’s true that once upon a time there was a near-consensus among economists that minimum wages substantially reduced employment. But that was long ago. These days only a minority of economists think raising the minimum to $15 would have large employment costs, and a strong plurality believe that a significant rise — although maybe not all the way to $15 — would be a good idea.
Why did economists change their minds? No, the profession wasn’t infiltrated by antifa; it was moved by evidence, specifically the results of “natural experiments” that take place when an individual state raises its minimum wage while neighboring states don’t. The lesson from this evidence is that unless minimum wages are raised to levels higher than anything currently being proposed, hiking the minimum won’t have major negative effects on employment — but it will have significant benefits in terms of higher earnings and a reduction in poverty.
But evidence has a well-known liberal bias. Did I mention that on Friday, just days before their eviction, Trump officials released a report claiming that the 2017 tax cut paid for itself?
Voodoo economics may be the most thoroughly debunked doctrine in the history of economic thought, refuted by decades of experience — and voters consistently say that corporations and the wealthy pay too little, not too much, in taxes. Yet tax cuts for the already privileged are central to the Republican agenda, even under a supposedly populist president.
On economic policy, then, Democrats — even though they have moved somewhat to the left in recent years — are moderates by any standard, while Republicans are wild-eyed radicals. So why does the G.O.P. think that it can get away with claiming the opposite?
Part of the answer is the power of the right-wing disinformation machine, which relentlessly portrays anyone left of center as the second coming of Pol Pot. Another part of the answer is that Republicans clearly hope that voters will judge some Democrats by the color of their skin, not the content of their policy proposals.
In any case, let’s be clear: There is indeed a radical party in America, one that, aside from hating democracy, has crazy ideas about how the world works and is at odds with the views of most voters. And it’s not the Democrats.
Chi è estremista al giorno d’oggi? Il caso dei minimi salariali,
di Paul Krugman
La maggioranza degli americani, incluso il sottoscritto, saranno profondamente sollevati quando finalmente Joe Biden avrà giurato come Presidente. Ma quasi tutti hanno un senso di inquietudine, non solo per la particolare minaccia del terrorismo di destra, ma anche perché Biden entrerà in carica in un ambiente politico inquinato da bugie.
La più importante di tutte naturalmente è la Grande Bugia: la pretesa, basata assolutamente sul nulla, che le elezioni siano state rubate. C’è stato qualcosa nella storia statunitense paragonabile alla richiesta da parte dei dirigenti repubblicani che Biden persegua “l’unità”, quando essi nemmeno dicono pubblicamente che ha vinto le elezioni correttamente? E i sondaggi che mostrano che una larga maggioranza dei repubblicani ordinari credono che ci sia stata una importante frode elettorale sono profondamente inquietanti.
Ma non molto diversa per importanza è quella che definisco la Bugia Leggermente Più Piccola – l’insistenza quasi universale a destra che i dirigenti moderatamente di centro sinistra della prossima Amministrazione siano, o almeno siano controllati, da socialisti radicali. Questa asserzione ha rappresentato quasi l’intera sostanza della campagna elettorale repubblicana durante gli spareggi per il Senato in Georgia.
Una risposta a questa bizzarra pretesa – e non sarebbe una cattiva risposta – sarebbe un bideniano “Andiamo, gente. Siate realisti!” Ma mi piacerebbe fare una immersione un po’ più profonda, concentrandomi su un tema particolare: il proposito di Biden, nell’ambito del suo programma di ripresa economica, di un aumento del salario minimo a 15 dollari all’ora.
I repubblicani che sollevano obiezioni al programma di Biden hanno scelto l’aumento del minimo salariale come ragione principale della loro opposizione, sebbene sappiamo tutti che avrebbero trovato qualche scusa per opporsi a prescindere da quanto egli avrebbe proposto. Quello che è impressionante in questa zuffa – non merita di essere definito un dibattito, come se entrambe le parti stessero avanzando reali argomenti – è che essa ci mostra chi siano i veri estremisti [1].
Perché cos’è che definisce una proposta economica estremista? Una risposta possibile sarebbe una proposta che è in contrasto completo con l’opinione pubblica.
Con un criterio del genere, tuttavia, in questo caso i politici repubblicani sono di sicuro gli estremisti. Elevare il salario minimo è immensamente popolare; è sostenuto da circa il 70 per cento degli elettori, inclusa una sostanziale maggioranza di coloro che si dichiarano repubblicani. Oppure, se non credete ai sondaggi, guardate a quello che è successo in Florida nel passato novembre: pur essendo uno Stato dove ha vinto Trump, il referendum su un aumento del salario minimo a 15 dollari ha ottenuto una vittoria schiacciante.
Dunque, su questo tema il Partito Repubblicano è davvero fuori dal seminato rispetto all’opinione pubblica – sta facendo propria una posizione di una frangia estrema. Inoltre, quella è una posizione completamente opposta alla pretesa di molti repubblicani di essere il vero partito della classe lavoratrice.
E se definissimo l’estremismo radicale non come opposizione all’opinione pubblica, ma come rifiuto di accettare le conclusioni che prevalgono tra gli economisti? Anche in questo caso i democratici sarebbero i moderati e i repubblicani gli estremisti.
È vero che un tempo c’era quasi un consenso tra gli economisti secondo il quale i minimi salariali riducevano sostanzialmente l’occupazione. Ma ciò avveniva molto tempo fa. Ai nostri giorni solo una minoranza di economisti pensa che elevare il minimo a 15 dollari abbia grandi costi occupazionali, e una forte maggioranza relativa crede che un aumento significativo – sebbene forse non proprio sino a 15 dollari – sarebbe una buona idea.
Perché gli economisti hanno cambiato idea? Non è dipeso dal fatto che la disciplina sia stata infiltrata dagli antifa; si è spostata sulla base di prove, in particolare dei risultati degli ‘esperimenti naturali’ quando un singolo Stato ha elevato il proprio minimo salariale mentre gli Stati vicini non lo facevano. La lezione di queste prove è che se i salari minimi non vengono elevati a livelli più alti di quanto attualmente viene proposto, alzare i minimi non avrà importanti effetti negativi sull’occupazione – ma provocherà significativi benefici in termini di compensi superiori e di una riduzione della povertà.
Eppure, i fatti hanno una ben nota inclinazione progressista. Ho ricordato che venerdì, proprio giorni prima del loro sfratto, i dirigenti di Trump hanno pubblicato un rapporto che sostiene che gli sgravi fiscali del 2017 si sono ripagati da soli?
L’economia vudù può essere la dottrina più sfatata nella storia del pensiero economico, confutata da decenni di esperienze – e gli elettori possono costantemente ritenere che le società e i ricchi non paghino troppo, ma troppo poco, di tasse. Tuttavia, i tagli alle tasse per coloro che sono già privilegiati sono centrali nell’agenda dei repubblicani, anche sotto un Presidente ritenuto populista.
Sulla politica economica, dunque, i democratici – anche se si sono spostati un po’ a sinistra negli anni recenti – sono da ogni punto di vista i moderati, mentre i repubblicani sono gli sfegatati estremisti. Perché dunque il Partito Repubblicano pensa di potersela cavare sostenendo l’opposto?
In parte la risposta sta nel potere della macchina della disinformazione della destra, che incessantemente ritrae chiunque sia alla sinistra del centro come una reincarnazione di Pol Pot. Per un altro verso, la risposta è che i repubblicani sperano che gli elettori giudicheranno alcuni democratici dal colore della loro pelle, non dal contenuto delle loro proposte politiche.
In ogni caso, siamo chiari: c’è in effetti un partito estremista in America, uno che ha, a parte l’odio per la democrazia, idee pazzesche su come funziona il mondo e che è all’opposto dei punti di vista della maggioranza degli elettori. E non sono i democratici.
[1] Nel linguaggio politico americano, “radical” ha prevalentemente il significato di “estremista”, che è cosa piuttosto diversa dall’uso sofisticato del termine ‘radicale’ nel linguaggio politico italiano.
By mm
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