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Quattro regole che dovrebbero guidare la politica economica di Biden, di Paul Krugman (New York Times, 14 gennaio 2021)

Jan 14, 2021

Four Rules That Should Guide Bidenomics

By Paul Krugman

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Here we go again. For the second time in 12 years a newly elected Democratic president is inheriting an economy in deep distress. And while it’s hard to focus on such things after last week’s Trumpist putsch, a lot depends on whether Joe Biden’s plan to deal with our economic woes is effective.

The narrow Democratic margin in Congress means that the most ambitious progressive goals will have to be put on hold. But the rescue package Biden unveiled Thursday already indicates he won’t exhibit the excessive caution that inhibited President Barack Obama’s response to economic crisis.

Still, in case anyone on the Biden team is feeling cautious, let me offer four rules, based on hard experience, that should encourage them to be bold in dealing with the mess we’re in.

Rule #1: Don’t doubt the power of government to help. The last time Democrats took the White House, they were still in something of a reflexive cringe, halfway accepting the conservative dogma that government always does more harm than good. But everything that has happened since 2009 says that government spending can be hugely beneficial.

Remember how Republicans denounced Obamacare, with some of them comparing it to slavery? As it turned out, despite its flaws, the Affordable Care Act led to a drastic decline in the number of Americans without health insurance, and it gave many people a new sense of security in the knowledge that they couldn’t be cut off because of pre-existing conditions. Republican attempts to repeal the A.C.A. were a major reason Democrats now control Congress.

More recently, the CARES Act, which provided aid to businesses, expanded unemployment benefits, gave out checks and more, greatly alleviated the damage from the pandemic — poverty may even have gone down while the act was in full effect.

Biden is seeking another major relief package, including a new effort to reduce child poverty, and he may soon move to make the A.C.A. more generous and cover more people. He should push hard on both fronts: Recent experience shows that smart government spending can do a lot to improve Americans’ lives.

Rule #2: Don’t obsess about debt. Constant warnings about the dangers of government borrowing hobbled the Obama agenda almost from the start. Biden shouldn’t let that happen again.

The fact is that the dire predictions of deficit scolds never came true, and there is now widespread agreement among economists that debt is far less of a problem than conventional wisdom asserted. Among other things, while the level of federal debt may seem high, low interest rates mean that the burden of servicing that debt is actually very low by historical standards.

Oh, and no credence at all should be given to what we all know is coming: fake deficit hawkery from Republicans who screeched about debt under Obama, then rammed through a huge, unfunded tax cut under Donald Trump.

Rule #3: Don’t worry about inflation. Constant warnings about soaring prices, combined with false claims that the government was hiding the true rate of inflation (no, this sort of thing didn’t begin with Trump) also marked the Obama years; but inflation never took off. Nonetheless, the usual suspects are ramping up to try it again.

So this is a good time to emphasize one key lesson from the Trump years: We can run a “hot” economy, with low unemployment and large budget deficits, without runaway inflation. And Biden should do everything he can to make the American economy hot again.

But he shouldn’t expect any help from the opposition party.

Rule #4: Don’t count on Republicans to help govern. The original sin of Obama economic policy was the underpowered stimulus of 2009. The American Recovery and Reinvestment Act helped stabilize the economy, but it was much too small given the depths of the crisis. This isn’t hindsight; some of us were very publicly tearing our hair out in real time.

One reason the plan was too small was that Obama was trying to gain bipartisan support, rather than using reconciliation to push it through with Democratic votes (which is how Republicans passed the 2017 tax cut). But that support never came; instead, a sluggish recovery helped the G.O.P. take the House in 2010, setting the stage for years of policy sabotage.

Biden must not make the same mistake. It’s OK for him to spend a few days giving some Republicans a chance to get on board, but he can’t let the pursuit of cross-party support lead to watered-down policies.

The sad fact is that Biden can’t expect any significant help in governing from the modern Republican Party — a party that for the most part spent two months refusing to accept clear-cut election results, with many members of Congress still voting to reject electoral votes even after a mob sacked the Capitol. And he shouldn’t let the lack of bipartisanship derail his agenda. Voters don’t care about process; they care about results.

Putting all of this together, the message is “damn the torpedoes, full speed ahead.” Neither defunct ideology, nor bogus economic concerns, nor the vain hope of comity should be allowed to stand in the way of delivering the policies America needs.

 

Quattro regole che dovrebbero guidare la politica economica di Biden,

di Paul Krugman

 

Ci risiamo. Per la seconda volta in 12 anni un nuovo Presidente eletto democratico sta ereditando un’economia in profonda emergenza. E mentre è difficile concentrarsi su cose simili ad una settimana dall’assalto trumpista, molto dipenderà dal fatto che il programma di Joe Biden per misurarsi con i guai della nostra economia sarà efficace.

Il margine ristretto dei democratici nel Congresso comporta che gli obbiettivi progressisti più ambiziosi dovranno essere messi in attesa. Ma il pacchetto di salvataggio che Biden ha svelato martedì già indica che egli non si atterrà alla eccessiva cautela che condizionò la risposta di Barack Obama alla crisi economica.

Eppure, nel caso che nella squadra di Biden qualcuno sia portato alla cautela, consentitemi di offrire quattro regole, basate su una profonda esperienza, che dovrebbero incoraggiarli ad essere coraggiosi nel misurarsi con il disastro nel quale ci troviamo.

Regola n° 1: non dubitare del potere del Governo di portare aiuto. L’ultima volta che i democratici conquistarono la Casa Bianca, erano ancora in una condizione di riflessiva sottomissione, a mezza strada dall’accettare il dogma conservatore che i Governo fa sempre più male che bene. Ma tutto quello che è accaduto dal 2009 dice che la spesa pubblica può essere ampiamente benefica.

Ricordate come il repubblicani denunciarono la riforma sanitaria di Obama, quando alcuni di loro la paragonavano alla schiavitù? Come si scoprì, nonostante i suoi difetti, la Legge sulla Assistenza Sostenibile provocò un drastico calo del numero degli americani sprovvisti di assicurazione sanitaria, e diede a molte persone un nuovo senso di sicurezza sapendo che non sarebbero stati tagliati fuori a causa di patologie preesistenti. I tentativi repubblicani di abrogare la legge di riforma sanitaria sono stati una importante ragione dell’attuale controllo del Congresso da parte dei democratici.

Più di recente la Legge Cares [1], che fornisce aiuti alle imprese, estende sussidi per la disoccupazione, distribuisce assegni ed altro, ha alleviato grandemente il danno della pandemia – la povertà può persino essere calata mentre la legge era pianamente in funzione.

Biden sta cercando un altro importante pacchetto di aiuti, che comprendono un nuovo sforzo per ridurre la povertà infantile, e può presto indirizzarsi a rendere la riforma sanitaria più generosa e a interessare più persone. Egli dovrebbe spingere con determinazione su entrambi i fronti: l’esperienza recente dimostra che una intelligente spesa pubblica può fare molto per migliorare le vite degli americani.

Regola n° 2: non avere l’ossessione del debito. I continui ammonimenti sui pericoli dell’indebitamento del Governo azzopparono quasi dagli inizi il programma di Obama. Biden non dovrebbe consentire che avvenga di nuovo.

Il fatto è che le terribili previsioni delle Cassandre del deficit non si sono mai avverate, è c’è adesso un accordo generale tra gli economisti secondo il quale il debito è un problema assai minore di quanto asseriva il consenso convenzionale. Tra le altre cose, mentre il livello del debito federale può sembrare elevato, i bassi tassi di interesse comportano che il peso del servizio del debito è effettivamente molto basso per i livelli storici.

Inoltre, non dovremmo dare alcuna credibilità a quello che sappiamo essere in arrivo: la falsa posizione di falchi del deficit da parte dei repubblicani che con Obama strillavano sul debito, e poi imposero vasti sgravi fiscali senza coperture sotto Donald Trump.

Regola n° 3: non preoccuparsi dell’inflazione. Anche i continui ammonimenti sui rialzi dei prezzi, assieme agli argomenti falsi secondo i quali il Governo nascondeva il tasso effettivo dell’inflazione (un genere di cose che non cominciarono con Trump) segnarono gli anni di Obama; ma l’inflazione non decollò mai. Ciononostante, i soliti noti stanno intensificando i tentativi di  sostenerlo nuovamente.

Dunque, questo è il momento buono per enfatizzare una lezione principale degli anni di Trump: possiamo gestire un’economia “calda”, con bassa disoccupazione e ampi deficit di bilancio, senza una inflazione galoppante. E Biden dovrebbe fare tutto quello che può per surriscaldare nuovamente l’economia americana.

Regola n° 4: non contare sull’aiuto dei repubblicani al Governo. Il peccato originale della politica economica di Obama fu la potenza ridotta delle misure di stimolo del 2009. La Legge per la ripresa americana e i reinvestimenti contribuì a stabilizzare l’economia, ma fu troppo piccola considerata la profondità della crisi. Questo non è il senno di poi; alcuni di noi si strapparono pubblicamente i capelli precisamente in quel frangente.

Una ragione per la quale il piano era troppo modesto fu che Obama stava cercando di ottenere il sostegno di entrambi i partiti, anziché utilizzare lo strumento della “riconciliazione” per farla passare con i voti dei democratici (che fu il modo in cui i repubblicani approvarono gli sgravi fiscali del 2017) [2]. Ma quel sostegno non arrivò mai; invece, una ripresa fiacca aiutò il Partito Repubblicano a conquistare la Camera nel 2010, preparando la scena per anni di sabotaggio politico.

Biden non deve fare il medesimo errore. È giusto che spenda qualche giorno per dare ad alcuni repubblicani una possibilità di salire a bordo, ma non può consentire il proposito di una guida interpartitica del sostegno che produca l’effetto di annacquare le politiche.

La circostanza triste è che Biden non può aspettarsi alcun significativo aiuto di governo dall’odierno Partito Repeubblicano – un partito che ha impiegato due mesi per la maggior parte nel rifiutare risultati elettorali lampanti, con molti membri del Congresso che hanno ancora votato per respingere i voti del Collegio Elettorale anche dopo un assalto che ha saccheggiato il Campidoglio. E non dovrebbe consentire che la mancanza di una intesa interpartitica faccia deragliare il suo programma. Gli elettori non si curano dei procedimenti; sono interessati ai risultati.

Mettendo tutto questo assieme, il messaggio è “al diavolo i sabotaggi, avanti a tutta velocità”. Non si dovrebbe permettere che né ideologie defunte, né preoccupazioni economiche fasulle, né vaghe speranze sul reciproco rispetto ostacolino le politiche di cui l’America ha bisogno.

 

 

 

 

 

 

[1] Significa: Legge per gli aiuti contro il coronavirus, il sostegno e la sicurezza dell’economia (Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act) e venne approvata il 27 marzo 2020 con il voto di entrambi i partiti.

[2] La “reconciliation” è una misura di emendamento ‘in ultima istanza’ della legislazione finanziaria, che consente alla Camera dei Rappresentanti di approvare misure a maggioranza semplice. E, all’epoca dello “stimulus”, il problema era che i Democratici disponevano sì di una maggioranza, ma insufficiente a superare una posizione ostruzionistica messa in atto dai Repubblicani sull’obbligo di maggioranze qualificate. Se avessero deciso di approvare ‘in ultima istanza’ quelle misure nelle votazioni finali della Camera, esse sarebbero passate; ma non lo fecero per un eccesso di timidezza, mentre i repubblicani nel 2017 non hanno avuto incertezze nel farlo sugli sgravi fiscali alle imprese ed ai più ricchi.

 

 

 

 

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