Articoli sul NYT

Il complotto per aiutare i bambini americani, di Paul Krugman (New York Times, 15 febbraio 2021)

Feb 15, 2021

The Plot to Help America’s Children

By Paul Krugman

zz 898

Democrats seem ready to enact major economic relief legislation. The package will be big, with a price tag probably close to the Biden administration’s proposed $1.9 trillion. But the bulk of this spending will clearly be temporary. Americans won’t be getting $1,400 checks every year, unemployment benefits won’t always be this generous, we won’t constantly be mobilizing for emergency vaccination programs (or at least we hope not).

There is, however, one piece of the package many progressives hope will become permanent: enhanced aid to families with children. Indeed, there’s an overwhelming economic and social case for providing such aid, in addition to the moral case.

Yet most conservatives seem to be opposed, even though they’re having a notably hard time explaining why. And the fact that they’re against helping children despite their lack of good arguments tells you a lot about why they really oppose aid to those in need.

Some background: The current U.S. tax system already gives parents a credit of up to $2,000 for each child. However, families can claim the full amount only if they have a sufficiently large taxable income. This is a major limitation: An estimated 27 million children live in families with incomes too low to get the full $2,000.

The legislation in process seems set to increase the size of the credit to $3,000, and $3,600 for children under age 6. It would also make the credit fully refundable — that is, even low-income parents would receive the full amount. The result would be a major improvement in the financial condition of many struggling parents, and hence in the lives of millions of children.

You might think, then, that simple compassion would be reason enough for a large increase in aid to families with children — aid that many other wealthy countries already provide, and is one main reason they have so much less child poverty than we do.

Yet conservatives and even some centrists have long argued that compassion can be counterproductive — that attempts to help the less well-off can create perverse incentives that undermine self-reliance and trap people in poverty. So it’s important to understand why these arguments don’t apply to the proposed child credit — why this policy, far from creating a trap, would offer an escape route.

The usual argument against anti-poverty programs is that any form of aid that is tied to income reduces incentives for self-improvement, because households that manage to earn more money end up losing some of that aid. For example, Medicaid is available only to families with low enough income, so taking a job that pushes one’s income above that threshold leads to a loss of health benefits.

When House Republicans released a report on the 50th anniversary of the War on Poverty, they essentially argued that these perverse incentives are the main reason we haven’t made more progress in reducing poverty, that anti-poverty programs “penalize families for getting ahead.”

There are good reasons to be skeptical about such arguments in general: Relatively few people actually face the extreme disincentives to work that conservatives like to emphasize. In any case, however, these arguments don’t apply at all to child tax credits, which wouldn’t be withdrawn as families’ incomes rose, even if they made it well into the middle class and beyond. To be a bit sarcastic, should we be worried about reducing children’s incentive to choose more affluent parents?

Furthermore, there’s extensive evidence that the real source of the “poverty trap” isn’t lack of incentives, it’s lack of the resources needed for adequate nutrition, health care, housing and more. As a result, helping poor children doesn’t just improve their lives in the short run, it helps them escape poverty.

As one recent survey of research put it, there are “positive long-run benefits of having access to safety net programs in childhood, leading to improvements to both health and economic productivity in adulthood.”

So there’s a compelling case for expanded child benefits — compelling enough that Mitt Romney has proposed a similar plan, although he wants to pay for it by cutting other safety net programs.

But in this as in other things, Romney seems to have little support within his party.

It may come as no surprise that the ever-shrinking Marco Rubio, who has in the past called for more aid to children, immediately lashed out at the Romney proposal, calling it “welfare assistance.”

More surprising, perhaps, is the opposition of many (though not all) right-wing policy intellectuals. For example, the American Enterprise Institute’s director of poverty studies warned that giving families additional income would “take us back to the bad old days,” by allowing some adults to work less. Aside from the fact that this effect would probably be minuscule, why is letting parents spend more time with their children a self-evidently bad thing?

What seems clear is that the real reason many on the right oppose helping children is that they fear that such help might make low-income families less desperate. And the very reason they hate this proposal is the reason the rest of us should love it.

 

Il complotto per aiutare i bambini americani,

di Paul Krugman

 

I democratici sembrano pronti ad approvare una legge importante sugli aiuti economici. Il complesso delle misure sarà grande, con un costo probabilmente vicino ai 1.900 miliardi di dollari proposti dalla Amministrazione Biden. Ma il grosso di questa spesa sarà chiaramente temporaneo. Gli americani non avranno assegni da 1.400 dollari tutti gli anni, i sussidi di disoccupazione non saranno sempre così generosi, non dovremo costantemente mobilitarci per programmi di emergenza di vaccinazione (almeno si spera).

C’è tuttavia una parte del pacchetto che molti progressisti sperano divenga permanente: l’aiuto rafforzato alle famiglie con figli. In effetti, oltre all’argomento morale, c’è un fortissimo argomento economico e sociale per fornire tale aiuto.

Tuttavia sembra che molti conservatori si oppongano, anche se hanno considerevoli difficoltà a spiegarne la ragione. E il fatto che siano contrari ad aiutare i bambini nonostante manchino di buoni argomenti dice molto sulla ragione per la quale in realtà di oppongono agli aiuti a coloro che ne hanno bisogno.

Un passo indietro: l’attuale sistema fiscale statunitense già da ai genitori un credito sino a 2.000 dollari per ogni figlio. Tuttavia, le famiglie possono richiedere l’importo pieno solo se hanno un reddito tassabile sufficientemente ampio. Questa è una limitazione importante: circa 27 milioni di bambini vivono il famiglie con redditi troppo bassi per ottenere per intero 2000 dollari.

La legge in via di approvazione sembra accresca la dimensione del credito a 3000 dollari, e a 3600 per i bambini sotto i 6 anni. Essa renderebbe peraltro il credito pienamente rimborsabile – cioè, persino i genitori con basso reddito riceverebbero l’importo pieno. Il risultato sarebbe un importante miglioramento nelle condizioni finanziarie di molti genitori in difficoltà, e di conseguenza nelle esistenze di milioni di bambini.

Potreste dunque pensare che che un semplice sentimento di carità umana sia una ragione sufficiente per un ampio aumento nell’aiuto alle famiglie con figli – aiuto che molti altri paesi ricchi già forniscono, e questa è una ragione fondamentale per la quale hanno una povertà infantile molto minore della nostra.

Tuttavia i conservatori e persino alcuni centristi sostengono da molto tempo che la carità umana può essere controproducente – che i tentativi di aiutare i meno benestanti possono creare incentivi perversi che minano la fiducia nelle proprie possibilità e mettono le persone in una trappola di povertà. Dunque è importante comprendere perché questi argomenti non si applicano al proposto credito per i figli – perché questa politica, lungi dal creare una trappola, offrirebbe una via di fuga.

L’argomento consueto contro i programmi anti povertà è che ogni forma di aiuto che è collegata al reddito riduce gli incentivi a migliorare le proprie condizioni, giacché le famiglie che cercano di guadagnare più soldi finiscono col perdere una parte di quell’aiuto. Ad esempio, Medicaid è disponibile solo per le famiglie con un reddito sufficientemente basso, dunque ottenere un posto di lavoro che spinge il reddito oltre quella soglia porta ad una perdita dei sussidi sanitari.

Quando i repubblicani della Camera pubblicarono un rapporto sul cinquantesimo anniversario della Guerra contro la Povertà [1], essi sostanzialmente sostennero che questi perversi incentivi sono la ragione principale per la quale non abbiamo fatto progressi nel ridurre la povertà, che i programmi contro la povertà “impediscono alle famiglie di progredire”.

In generale, ci sono buone ragioni per essere scettici su tali argomenti: sono relativamente poche le persone che effettivamente sperimentano aperti disincentivi a lavorare che ai conservatori fa piacere esagerare. Tuttavia, in ogni caso questi argomenti non valgono per tutti i crediti di imposta sui figli, che non sarebbero tolti con la crescita dei redditi familiari, persino se essa li portasse agevolmente nella classe media ed oltre. Per essere un po’ sarcastico, dovremmo preoccuparci della riduzione dell’incentivo ai figli di scegliere genitori più benestanti?

Inoltre, ci sono ampie prove che la reale origine della “trappola della povertà” non è una mancanza di incentivi, ma la mancanza di risorse necessarie per una adeguata nutrizione, assistenza sanitaria, per adeguati alloggi e così via. Di conseguenza, aiutare i bambini poveri non solo migliora le loro esistenze nel breve periodo, li aiuta a sfuggire alla povertà.

Come si esprime un saggio recente di ricerca, ci sono “benefici positivi a lungo termine nell’avere accesso alla rete dei programmi della sicurezza nell’infanzia, che nell’età adulta portano a miglioramenti sia sanitari che di produttività economica”.

Dunque c’è un argomento stringente per ampliare i sussidi all’infanzia – talmente persuasivo che Mitt Romney ha proposto una piano simile, sebbene egli voglia finanziarlo tagliando altri programmi della rete della sicurezza.

Ma, in questa come in altre cose, sembra che Romney abbia poco sostegno nel suo partito.

Non è sorprendente che il sempre pronto alle riduzioni come Marco Rubio, al quale nel passato si attribuiva l’intenzione di una maggiore aiuto ai bambini, abbia immediatamente attaccato la proposta di Romney, definendola “assistenza da stato del benessere”.

Forse più sorprendente è l’opposizione di molti (sebbene non di tutti) intellettuali politici della destra. Ad esempio, il direttore degli studi sulla povertà dell’American Enteprise Institute ha messo in guardia che dare un reddito aggiuntivo alle famiglie “ci riporterebbe ad una passato negativo”, consentendo ad alcuni adulti di lavorare di meno. A parte il fatto che questo risultato sarebbe probabilmente minuscolo, perché consentire ai genitori di passare più tempo con i loro sarebbe di per sé una cosa negativa?

Quello che sembra chiaro è che la ragione vera per la quale molti a destra si oppongono ad aiutare i bambini è che temono che tale aiuto possa rendere le famiglie a basso reddito meno disperate. E proprio la ragione per la quale essi odiano questa proposta è la ragione per la quale tutti gli altri  dovrebbero amarla.

 

 

 

 

 

 

[1] Il termine si riferisce all’ambizioso programma del Presidente Lyndon Johnson del 1964.

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"