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Il programma economico repubblicano è un insulto, di Paul Krugman (New York Times, 1 febbraio 2021)

Feb 1, 2021

The Republican Economic Plan Is an Insult

By Paul Krugman

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So 10 Republican senators are proposing an economic package that is supposed to be an alternative to President Biden’s American Rescue Plan. The proposal is only a third of the size of Biden’s plan and would in important ways cut the heart out of economic relief.

Republicans, however, want Biden to give in to their wishes in the name of bipartisanship. Should he?

No, no, 1.9 trillion times, no.

It’s not just that the G.O.P. proposal is grotesquely inadequate for a nation still ravaged by the coronavirus pandemic. Beyond that, by their behavior — not just over the past few months but going back a dozen years — Republicans have forfeited any right to play the bipartisanship card, or even to be afforded any presumption of good faith.

Let’s start with the substance.

By any measure, January was the worst pandemic month so far. More than 95,000 Americans died of Covid-19; hospitalizations remain far higher than they were at previous peaks.

True, the end of the nightmare is finally in sight. If all goes well, at some point this year enough people will have been vaccinated that we’ll reach herd immunity, the pandemic will fade away and normal life can resume. But that’s unlikely to happen before late summer or early fall.

And in the meantime we’re going to have to remain on partial lockdown. It would, for example, be folly to reopen full-scale indoor dining. And the continuing lockdown will impose a lot of financial hardship. Unemployment will remain very high; millions of businesses will struggle to stay afloat; state and local governments, which aren’t allowed to run deficits, will be in dire fiscal straits.

What we need, then, is disaster relief to get afflicted Americans through the harsh months ahead. And that’s what the Biden plan would do.

Republicans, however, want to rip the guts out of this plan. They are seeking to reduce extra aid to the unemployed and, more important, cut that aid off in June — long before we can possibly get back to full employment. They want to eliminate hundreds of billions in aid to state and local governments. They want to eliminate aid for children. And so on.

This isn’t an offer of compromise; it’s a demand for near-total surrender. And the consequences would be devastating if Democrats were to give in.

But what about bipartisanship? As Biden might say, “C’mon, man.”

First of all, a party doesn’t get to demand bipartisanship when many of its representatives still won’t acknowledge that Biden won legitimately, and even those who eventually acknowledged the Biden victory spent weeks humoring baseless claims of a stolen election.

Complaints that it would be “divisive” for Democrats to pass a relief bill on a party-line vote, using reconciliation to bypass the filibuster, are also pretty rich coming from a party that did exactly that in 2017, when it enacted a large tax cut — legislation that, unlike pandemic relief, wasn’t a response to any obvious crisis, but was simply part of a conservative wish list.

Oh, and that tax cut was rammed through in the face of broad public opposition: Only 29 percent of Americans approved of the bill, while 56 percent disapproved. By contrast, the main provisions of the Biden plan are very popular: 79 percent of the public approve of new stimulus checks, and 69 percent approve of both expanded unemployment benefits and aid to state and local governments.

So when one party is trying to pursue policies with overwhelming public support while the other offers lock-step opposition, who, exactly, is being divisive?

Wait, there’s more.

Everyone knew that Republicans, who abruptly stopped caring about deficits when Donald Trump took office, would suddenly rediscover the horror of debt under Joe Biden. What even I didn’t expect was to see them complain that Biden’s plan gives too much help to relatively affluent families.

Again, consider the 2017 tax cut. According to the nonpartisan Tax Policy Center, that law gave 79 percent of its benefits to people making more than $100,000 a year. It gave more to Americans with million-dollar-plus incomes, just 0.4 percent of taxpayers, than the total tax break for those living on less than $75,000 a year, that is, a majority of the population. And now Republicans claim to care about equity?

In short, everything about this Republican counteroffer reeks of bad faith — the same kind of bad faith the G.O.P. displayed in 2009 when it tried to block President Barack Obama’s efforts to rescue the economy after the 2008 financial crisis.

Obama, unfortunately, failed to grasp the nature of his opposition, and he watered down his policies in a vain attempt to win support across the aisle. This time, it seems as if Democrats understand what Lucy will do with that football and won’t be fooled again.

So it’s OK for Biden to talk with Republicans and hear them out. But should he make any substantive concessions in an attempt to win them over? Should he let negotiations with Republicans delay the passage of his rescue plan? Absolutely not. Just get it done.

 

Il programma economico repubblicano è un insulto,

di Paul Krugman

 

Dunque, dieci Senatori repubblicani stanno proponendo un pacchetto di misure economiche che si suppone sia una alternativa al Piano Americano di Salvataggio del Presidente Biden. La proposta ha le dimensioni di solo un  terzo del piano di Biden e taglierebbe in modi importanti il cuore degli aiuti economici.

Tuttavia, i repubblicani vogliono che Biden si rassegni ai loro desideri in nome della collaborazione tra i partiti. Dovrebbe farlo?

No, no, millenovecento miliardi [1] di volte no.

Non si tratta solo del fatto che la proposta del Partito Repubblicano è grottescamente inadeguata per una nazione ancora devastata dalla pandemia del coronavirus. Oltre a ciò, con la loro condotta – non solo nei pochi mesi passati ma tornando indietro di una dozzina di anni – i repubblicani hanno rinunciato ad ogni diritto di giocare la carta della collaborazione tra i partiti, o anche di potersi permettere qualsiasi pretesa di buona fede.

Partiamo dalla sostanza.

Da ogni punto di vista, gennaio è stato sino a questo punto il mese peggiore della pandemia. Sono morti più di 95.000 americani per il Covid-19; le ospedalizzazioni restano di gran lunga più elevate di quanto erano nei picchi precedenti.

È vero, la fine dell’incubo è finalmente in vista. Se tutto va bene, in un qualche momento di quest’anno avremo raggiunto l’immunità di gregge, la pandemia svanirà e si riprenderà una vita normale. Ma è improbabile che questo accada prima della tarda estate o degli inizi dell’autunno.

E nello stesso tempo siamo destinati a dover restare in un parziale lockdown. Ad esempio, sarebbe una follia riaprire su vasta scala le ristorazioni al chiuso. E il perdurante lockdown imporrà grandi difficoltà finanziarie. La disoccupazione resterà molto elevata; milioni di imprese lotteranno per restare a galla; i governi degli Stati e delle comunità locali, ai quali non è consentito di operare in deficit, saranno in tremende difficoltà finanziarie.

Dunque, quello di cui abbiamo bisogno sono gli aiuti di emergenza per fare in modo che gli americani che sono colpiti passino i prossimi duri mesi. Quello che il programma di Biden farebbe.

Tuttavia, i repubblicani vogliono sventrare questo programma. Stanno cercando di ridurre gli aiuti aggiuntivi ai disoccupati e, ancora più importante, di tagliar via quegli aiuti a giugno – molto tempo prima di quando verosimilmente torneremo alla piena occupazione. Vogliono eliminare centinaia di miliardi di aiuti ai governi degli Stati e delle comunità locali. Vogliono eliminare gli aiuti per i bambini. E così via.

Ma che dire della collaborazione tra i partiti? Come direbbe Biden: “Suvvia, signori …”

Prima di tutto, un partito non arriva a chiede la collaborazione tra i partiti quando molti dei suoi congressisti ancora non riconoscono che Biden ha vinto legittimamente, e persino coloro che alla fine hanno riconosciuto la vittoria di Biden passano settimane assecondando le pretese prive di fondamento di elezioni rubate.

Anche le lamentele secondo le quali sarebbe “divisivo” approvare una proposta di legge sugli aiuti con un voto partitico, usando lo strumento della ‘riconciliazione’ [2] per eludere l’ostruzionismo, sono piuttosto divertenti provenendo da un partito che fece esattamente quello nel 2017, quando varò un grande taglio delle tasse – una legge che, diversamente dagli aiuti nella pandemia, non era una risposta ad una qualche evidente crisi, ma semplicemente un pezzo della lista dei desideri dei conservatori.

Inoltre, quel taglio delle tasse venne imposto di fronte all’opposizione della generale opinione pubblica: soltanto il 29 per cento degli americani approvava quella proposta, mentre il 56 per cento la disapprovava. Di contro, le principali misure del piano di Biden sono molto popolari: il 79 per cento dell’opinione pubblica approva i nuovi assegni dello stimolo, e il 69 per cento approva sia la proroga dei sussidi di disoccupazione che gli aiuti ai governi degli Stati e delle comunità locali.

Quindi, quando un partito sta cercando di perseguire politiche con il sostegno schiacciante dell’opinione pubblica mentre l’altro offre una opposizione a ranghi serrati, chi è divisivo, per la precisione?

Aspettate, c’è altro.

Tutti sapevano che i repubblicani, che all’improvviso smisero di occuparsi dei deficit quando Donald Trump entrò in carica, avrebbero all’improvviso riscoperto l’orrore del debito con Joe Biden. Ma io stesso non mi sarei aspettato di vederli lamentare che il programma di Biden dà troppo aiuto a famiglie relativamente benestanti.

Si consideri ancora il taglio delle tasse del 2017. Secondo l’indipendente Tax Policy Center, quella legge diede il 79 per cento dei suoi benefici alle persone che realizzavano più di 100.000 dollari all’anno. Essa diede di più agli americani con redditi di un milione di dollari e più, solo lo 0,4 per cento dei contribuenti, del totale degli sgravi fiscali per coloro che vivono con meno di 75.000 dollari all’anno, ovvero la maggioranza della popolazione. E adesso i repubblicani pretendono di preoccuparsi dell’equità?

In breve, tutto in questa controfferta repubblicana puzza di malafede – lo stesso genere di malafede che il Partito Repubblicano mise in mostra nel 2009 quando cercò di bloccare gli sforzi del Presidente Barack Obama per salvare l’economia dopo la crisi finanziaria del 2008.

Sfortunatamente, Obama non riuscì a comprendere la natura della sua opposizione, e innacquò le sue politiche nel vano proposito di guadagnarsi il sostegno di entrambi gli schieramenti. Questa volta, sembra che i democratici capiscano cosa farà Lucy con quel pallone [3] e non saranno di nuovo presi in giro.

Dunque è giusto che Biden parli con i repubblicani e li lasci parlare. Ma dovrebbe fare qualche concessione sostanziale nel tentativo di convincerli? Dovrebbe consentire che i negoziati con i repubblicani ritardino l’approvazione del suo programma di aiuti? Assolutamente no. Solo farglielo fare.

 

 

 

 

 

[1] 1.900 miliardi di dollari è l’entità della attuale proposta di Biden.

[2] La “reconciliation” è una misura di emendamento ‘in ultima istanza’ della legislazione finanziaria, che consente alla Camera dei Rappresentanti di approvare misure a maggioranza semplice. Si tratta di uno strumento regolamentare che i democratici non utilizzarono all’epoca di Obama, con conseguenze nefaste. A quell’epoca, il problema era che i Democratici disponevano sì di una maggioranza, ma insufficiente a superare una posizione ostruzionistica messa in atto dai Repubblicani sull’obbligo di maggioranze qualificate. Se avessero deciso di approvare ‘in ultima istanza’ quelle misure nelle votazioni finali della Camera, esse sarebbero passate; ma non lo fecero per un eccesso di timidezza, mentre i repubblicani nel 2017 non hanno avuto incertezze nel farlo sugli sgravi fiscali alle imprese ed ai più ricchi.

[3] Riferimento a questa scenetta ben nota:

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