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Ci aspetta un grande ‘strappo’, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 16 marzo 2021)

 

Mar 16, 2021

We’re in for a lot of pluck

Pul Krugman

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If private-sector economists are anywhere near right, the U.S. economy is about to experience a spectacular boom. Economists surveyed by Bloomberg expect 5.5 percent growth this year; those surveyed by The Wall Street Journal expect almost 6 percent; Goldman Sachs expects 8 percent.

We haven’t seen anything like this since the Morning in America boom of 1983-1984, a boom that lives on in conservative legend as proof of the magical power of tax cuts, even though every subsequent promise of a tax-cut miracle has failed.

But Ronald Reagan’s boom wasn’t all it was cracked up to be, and the same will to some extent be true of President Biden’s. Rapid short-term growth will be a partial vindication of Keynesian economics, the notion that government spending can boost a depressed economy. But this kind of growth is only possible when the economy starts out way down, and the bigger test is what happens later.

To understand why forecasters are so optimistic, it helps to know about one of Milton Friedman’s lesser-known analyses: his “plucking” model of the business cycle (a model that was somewhat at odds with his other work, but that’s another story.)

Friedman suggested that we think of the economy’s potential growth path — the maximum amount it could produce — as a tilted board, and its actual path as a wire string attached to that board. When the economy experiences a recession, it’s as if someone pulled the string away from the board; when the recession ends, it’s as if the string has been released, and springs back to the board.

Ordinarily, the speed at which the plucked string springs back — the speed of the recovery — depends on how far it was pulled back. So you expect fast growth after a deep recession, which is what happened under Reagan — the double-dip recession of 1979-82 left the economy deeply depressed — and seems set to happen now.

This story doesn’t always work. Recovery from the 2008 financial crisis was sluggish, partly because of an overhang of excess debt, partly because Republicans in Congress slowed the recovery with destructive fiscal austerity. But this time Democrats have pushed through a very aggressive stimulus, and in combination with the fading pandemic this suggests that we’re in for a lot of pluck.

But then what? Springing back from a recession is one thing; achieving longer-run prosperity is something quite different. That is, what we really want to know is how things look after the plucking is over.

By that measure, the Reagan experience doesn’t look that great. The recession — the downward pluck that made a couple of years of rapid growth possible — began in 1979. How did performance over the next decade look, and how did it compare with the previous decade (which also, as it happens, began with a recession)? Because income inequality surged, it depended on where you sat in the income distribution:

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Morning for some americans. T. Piketty, E. Saez, and G. Zucman

 

For the bottom half of the U.S. population, the ’80s were pretty bad: income stagnated or even fell a bit. For the middle class, they were ordinary: incomes grew at about the same rate as they had the previous decade. But for the affluent, and above all for the 1 percent, it was a great time. Which, of course, helps explain why the legend of Reaganomics continues to be promoted by right-wing propagandists.

Will Bidenomics do better? The American Rescue Plan is startlingly favorable to Americans with lower incomes. But a lot depends on whether key elements like the child cash allowance and enhanced health care subsidies become permanent, and on whether this big bill is followed by another big bill — this time one that invests in the future.

 

 

Ci aspetta un grande ‘strappo’,

di Paul Krugman

 

Se gli economisti del settore privato sono in qualche modo vicini ad aver ragione, l’economia statunitense è destinata a sperimentare un boom straordinario. Gli economisti intervistati da Bloomberg si aspettano quest’anno una crescita del 5,5 per cento; quelli intervistati da The Wall Street Journal quasi il 6 per cento; Goldman Sachs si aspetta l’8 per cento.

Non vedevamo niente di simile dal boom del Morning in America del 1983-1984, un boom che nella leggenda conservatrice sopravvive come la prova del potere magico dei tagli delle tasse, anche se ogni successiva promessa di miracoli dagli sgravi fiscali è fallita.

Ma il boom di Ronald Reagan non fu tutto quella gran cosa che dicono, e in qualche misura lo stesso sarà vero per il Presidente Biden. La rapida crescita a breve termine sarà un parziale risarcimento dell’economia keynesiana, l’idea che la spesa pubblica possa incoraggiare un’economia depressa. Ma questo tipo di crescita è possibile soltanto quando l’economia comincia ad essere decisamente in calo, e la prova più importante è quello che accade dopo.

Per comprendere perché i previsori sono così ottimisti, è utile conoscere una delle analisi meno note di Milton Friedman: il suo modello degli “strappi” del ciclo economico [1] (un modello che in un certo senso è all’opposto di suoi altri lavori, ma quella è un’altra storia).

Friedman suggeriva che noi ragioniamo sull’indirizzo della crescita potenziale dell’economia – la massima quantità che essa può produrre – come una tavola inclinata, e il suo effettivo indirizzo è come il filo di una corda attaccato a quella tavola. Quando l’economia conosce una recessione, è come se qualcuno staccasse la corda dalla tavola, quando la recessione termina, è come se la corda venisse rilasciata, e saltasse nuovamente sulla tavola.

Normalmente, la velocità alla quale la corda staccata balza indietro – la velocità della ripresa – dipende da quanto è stata tirata in basso. Dunque ci si aspetta un rapida crescita dopo una recessione profonda, che è quanto accadde con Reagan – la recessione a due cifre del 1979-82 aveva lasciato l’economia profondamente depressa – e sembra destinato ad accadere adesso.

La storia non funziona sempre. La ripresa dalla crisi fianziaria del 2008 fu fiacca, in parte perché i repubblicani nel Congresso rallentarono la ripresa con una austerità distruttiva delle finanze pubbliche. Ma questa volta i democratici hanno approvato misure di stimolto molto aggressive, e in combinazione con una pandemia che svanisce questoindica che ci aspetta un grande ‘strappo’.

Ma cosa accadrà in seguito?  Rimbalzare da una recessione è una cosa; realizzare una prosperità a più lungo termine è una cosa abbastanza diversa. Ovvero, quello che veramente ci deve interessare è come le cose appariranno dopo che lo strappo sarà terminato.

Da quel punto di vista, l’esperienza di Reagan non sembra così grande. La recessione – lo strappo verso il basso che rese possibile un biennio di rapida crescita – cominciò nel 1979. Quale fu la prestazione nel decennio successivo, e come fu nel confronto con il decennio precedente (che, si dà il caso, iniziò anch’esso con un recessione)? Dato che crebbe l’ineguaglianza dei redditi, ciò dipese da dove vi collocate nella distribuzione del reddito:

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È giorno, ma solo per alcuni americani. T. Piketty, E. Saez e G. Zucman

[2]

Per la metà più in basso della popolazione statunitense, gli anni ’80 furono piuttosto negativi; i redditi stagnarono o persino diminuirono un po’. Per le classi medie essi furono ordinari: i redditi crebbero circa allo stesso tasso al quale erano cresciuti nel decennio precedente. Ma per i benestanti, e soprattutto per l’1 per cento dei più ricchi, fu un tempo straordinario. Il che, ovviamente, contribuisce a spiegare perché la leggenda della politica economica di Reagan continui ad essere promosse dai propagandisti della destra.

Andrà meglio per la politica economica di Biden? Il Piano Americano del Soccorso è inizialmente favorevole per gli americani con redditi più bassi. Ma molto dipenderà dal fatto che aspetti fondamentali come le indennità in contanti per le famiglie con figli e i sussidi potenziati per la assistenza sanitaria divengano permanenti, e dal fatto che questa grande legge sia seguita da un’altra grande legge – una legge che questa volta investa nel futuro.

 

 

 

 

 

 

[1] Rispetto alla teoria del ‘tasso naturale’ – secondo la quale la produzione fluttua attorno ad una tendenza di equilibrio – la teoria “plucking” (da ‘pluck’, spennare, strappare, tirar via etc.) suggerisce che la produzione si muove assieme ad un valore ‘tetto’, che corrisponde più o meno alla piena utilizzazione del capitale e del lavoro, oppure può subire ‘strappi’ verso il basso. Le fluttuazioni da ‘strappo’ sono shock temporanei provocati dalla domanda, mentre le fluttuazioni dello stesso ‘tetto’ sono determinate da shock dell’offerta (tecnologiche, demografiche, regolamentari etc.). Le due teorie sono espresse dalla tabella sottostante, nella quale la figura a sinistra illustra un andamento secondo la teoria del tasso naturale, quella di destra un andamento secondo la teoria di Friedman.

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“Strappo” non mi sembra una grande traduzione, ma è certamente più adatta di “spennare, spiumare …”.

[2] La Tabella indica i cambiamenti di reddito tra il decennio 1969-79 ed il decennio 1979-89, per i redditi più bassi (il 50% del totale, a sinistra), per i redditi medi (il 40% del totale, il secondo da sinistra) e i redditi più elevati (sulla destra in progressione, relativi al 10%, al 5% ed all’1% della popolazione).

Ovvero, negli anni ’80 i ricchissimi conobbero un aumento dei redditi del 60%!

 

 

 

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