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La molta scelta sta facendo male all’America, di Paul Krugman (New York Times, 1 marzo 2021)

March 1, 2021

Too Much Choice Is Hurting America

By Paul Krugman

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Dan Patrick, the lieutenant governor of Texas, is clearly what my father would have called a piece of work.

Early in the pandemic he made headlines by saying that older Americans should be willing to risk death so that younger people could “get back to work.” More recently, he suggested that Texans who found themselves with $17,000 electricity bills after the February freeze had only themselves to blame, because they didn’t “read the fine print.”

Funny, isn’t it, how politicians who denounce liberal elitists sneer when ordinary Americans get into trouble?

But something else struck me about Patrick’s take on supersize power bills: How did we become a country where families can face ruin unless they carefully study something as mundane, as normally routine, as their electricity contract?

And electricity isn’t a unique example.

As The Times’s Margot Sanger-Katz has documented, many people end up with heavy financial burdens because they chose the wrong health insurance plan — yet even experts have a very hard time figuring out which plan is best. Using an out-of-network health care provider can also lead to huge medical bills.

Wait, there’s more. One cause of the 2008 financial crisis was the proliferation of novel financial arrangements, like interest-only loans, that looked like good deals but exposed borrowers to huge risks.

What these stories have in common is that they’re snapshots of a country in which many of us are actually offered too many choices, in ways that can do a lot of harm.

It’s true that both Economics 101 and conservative ideology say that more choice is always a good thing. Milton Friedman’s famous and influential 1980 TV series extolling the wonders of capitalism was titled “Free to Choose.”

The spread of this ideology has turned America into a land where many aspects of life that used to be just part of the background now require potentially fateful decisions. You don’t get a company pension, you have to decide how to invest your 401(k). When you turn 65, you don’t just get put on Medicare, you also decide which of many Medicare Advantage plans to sign up for. You don’t just get power and phone service, you also have to choose from a wide variety of options.

Some, maybe even most, of this expansion of choice was good. I don’t miss the days when all home phones were owned by AT&T and customers weren’t allowed to substitute their own handsets.

But the argument that more choice is always good rests on the assumption that people have more or less unlimited capacity to do due diligence on every aspect of their lives — and the real world isn’t like that. People have children to raise, jobs to do, lives to live and limited ability to process information.

And in the real world, too much choice can be a big problem.

The lesson of subprime mortgages, health insurance and now Texas electricity is that sometimes people offered too much choice will make bigger mistakes than they imagined possible. But that’s not all. Too much choice creates space for predators who exploit our all-too-human limitations.

Before the subprime mortgage crisis, Edward Gramlich, a Federal Reserve official who warned in vain about the potential for disaster, asked, “Why are the most risky loan products sold to the least sophisticated borrowers?” The question, he suggested, “answers itself — the least sophisticated borrowers are probably duped into taking these products.”

Similarly, there’s clearly a lot of profiteering in medical billing, with the victims disproportionately those least able to understand what’s happening.

Beyond all that, I’d suggest that an excess of choice is taking a psychological toll on many Americans, even when they don’t end up experiencing disaster.

There’s a growing body of research suggesting that the costs of poverty go beyond the trouble low-income families have in affording necessities. The poor also face a heavy “cognitive burden” — the constant need to make difficult choices that the affluent don’t confront, like whether to buy food or pay the rent. Because people have limited “bandwidth” for processing complex issues, the financial burdens placed on the poor all too often degrade their ability to make good decisions on other issues, sometimes leading to self-destructive life choices.

What I’m suggesting is that a society that turns what should be routine concerns into make-or-break decisions — a society in which you can ruin your life by choosing the wrong electric company or health insurer — imposes poverty-like cognitive burdens even on the middle class.

And it’s all unnecessary. We’re a rich country — and citizens of other rich countries don’t worry about being bankrupted by medical expenses. It wouldn’t take much to protect Americans against being scammed by mortgage lenders or losing their life savings to fluctuations in the wholesale price of electricity.

So the next time some politician tries to sell a new policy — typically deregulation — by claiming that it will increase choice, be skeptical. Having more options isn’t automatically good, and in America we probably have more choices than we should.

 

La molta scelta sta facendo male all’America,

di Paul Krugman

 

Dan Patrick, il Vice Governatore del Texas, è chiaramente quello che mio padre chiamava un bell’elemento.

Agli inizi della pandemia provocò grandi titoli dicendo che gli americani più anziani dovevano essere disponibili  rischiare la vita in modo che i più giovani potessero “tornare al lavoro”. Più di recente, ha suggerito che i texani che si sono ritrovati con bollette dell’elettricità da 17.000 dollari dopo la gelata di febbraio dovevano solo dar la colpa a se stessi, perché non avevano “letto le clausole di dettaglio”.

Non è buffo come i politici che denunciano i progressisti snob, poi scherniscono gli americani comuni quando finiscono nei guai?

Ma a me ha colpito qualcos’altro delle presa di posizione di Patrick sulle gigantesche bollette elettriche: com’è successo che siamo diventati un paese nel quale le famiglie vanno in rovina senza studiare con attenzione cose così banali, così normalmente quotidiane, come il loro contratto sull’elettricità?

E l’elettricità non è l’unico esempio.

Come ha documentato Margot Sanger-Katz sul Times, molte persone si ritrovano con pesanti oneri finanziari perché hanno scelto il programma di assicurazione sanitaria sbagliato  – ancorché persino gli esperti abbiano difficoltà a immaginarsi quale programma sia il migliore. Anche utilizzare un fornitore di assistenza sanitaria ‘fuori rete’ può portare a bollette sanitarie esose.

Poi c’è dell’altro. Una causa della crisi finanziaria del 2008 fu la proliferazione dei nuovi strumenti finanziari, come i prestiti solo-interessi [1], che sembravano buoni contratti ma esponevano i debitori a grandi rischi.

Ciò che hanno in comune queste storie è che esse fotografano un paese nel quale a molti di noi vengono effettivamente offerte troppe scelte, in modi che possono provocare grandi danni.

È vero che sia i libri di testo dell’economia che l’ideologia conservatrice dicono che la maggiore scelta è sempre una cosa positiva. La famosa e influente serie televisiva del 1980 di Milton Friedman che magnificava le meraviglie del capitalismo era intitolata “Liberi di scegliere”.

La diffusione di questa ideologia ha trasformato l’America in una terra nella quale molti aspetti della vita che consideravamo appena di secondo piano, adesso richiedono decisioni potenzialmente disastrose. Non avete una pensione aziendale, dovete decidere come investire il vostro 401(K) [2]. Quando arrivate a 65 anni, non siete soltanto inseriti su Medicare, decidete anche quali dei molti programmi di Medicare Advantage sottoscrivete. Non acquistate soltanto l’elettricità e il servizio telefonico, dovete anche scegliere da una vasta gamma di opzioni.

Una parte, forse persino la maggior parte, di questa espansione della scelta è stata positiva. Non mi mancano i tempi nei quali i nostri telefoni erano di proprietà della AT&T e ai clienti non veniva permesso di sostituire le loro cornette del telefono.

Ma la tesi per la quale una maggiore scelta è sempre positiva si basa sull’assunto che le persone abbiano una capacità più o meno illimitata di adeguata valutazione di ogni aspetto della loro esistenza – e il mondo reale non funziona così. Le persone hanno figli da allevare, lavori da fare, vite da vivere e una capacità limitata di elaborare le informazioni.

E nel mondo reale una troppo grande possibilità di scelta può essere un grande problema.

La lezione dei mutui subprime [3], delle assicurazioni sanitarie e adesso dell’elettricità nel Texas è che la troppa scelta che talvolta viene offerta alle persone farà fare sbagli più grandi di quello che neppure si immaginavano. Né si tratta solo di questo. Anche troppe scelte aprono spazi per i profittatori che sfruttano i nostri limiti del tutto umani.

Prima della crisi dei mutui subprime, Edward Gramlich, un dirigente della Federal Reserve che invano aveva messo in guardia sul potenziale di disastro, si chiedeva: “Perché i prodotti finanziari più rischiosi vengono venduti ai debitori meno sofisticati?” La domanda, suggeriva, “trova da sola la risposta – i debitori meno sofisticati sono probabilmente tratti in inganno nell’aderire a questi prodotti”.

In modo simile, c’è chiaramente un grande abuso nelle bollette sanitarie, che in modo sproporzionato hanno come vittime coloro che sono meno capaci di capire cosa sta succedendo.

Oltre a ciò, direi che un eccesso di scelta sta avendo un costo psicologico su molti americani, anche quando non finiscono col ritrovarsi in disastri.

C’è un complesso crescente di ricerche che indicano che i costi della povertà vanno oltre la difficoltà che le famiglie a basso reddito hanno nel permettersi le cose necessarie. I poveri sono anche di fronte ad un pesante “onere cognitivo” – il bisogno sempre più grande di fare scelte difficili con le quali i benestanti non si misurano, come l’alternativa tra il comprare cibo e pagare l’affitto. Dato che le persone hanno una “banda” limitata nell’elaborare questioni complicate, gli oneri finanziari collocati sui poveri anche troppo spesso degradano la loro capacità di prendere le decisioni giuste su altre questioni, talvolta portando a scelte di vita auto distruttive.

Quello che sto suggerendo è che una società che trasforma quelle che dovrebbero essere preoccupazioni normali in decisioni cruciali – una società nella quale potete mandare in malora la vostra esistenza scegliendo la società elettrica o l’assicurazione sanitaria sbagliata – costringe ad oneri cognitivi simili a quelli della povertà anche sulle classi medie.

E questo non è affatto indispensabile. Siamo un paese ricco – e i cittadini di altri paesi ricchi non si preoccupano di andare falliti per le spese sanitarie. Non ci vorrebbe molto per proteggere gli americani dall’essere truffati da coloro che prestano i mutui o dal perdere i loro risparmi nelle fluttuazioni del prezzo all’ingrosso dell’elettricità [4].

Dunque, la prossima volta che qualche politico cerca di rivendervi una nuova politica – di norma una deregolamentazione – sostenendo che essa aumenterà la vostra possibilità di scelta, siate scettici. Avere più opzioni non è automaticamente una buona cosa, e in America probabilmente abbiamo più scelte di quelle che dovremmo avere.

 

 

 

 

 

[1] Il prestito solo-interessi sono prestiti per i quali per un certo periodo si restituiscono solo gli interessi, restando in un certo senso congelata la componente della restituzione del capitale. Ovviamente, dopo un certo periodo si comincia a restituire tutto. In pratica si può avere – come spiega la pubblicità degli “interest-only loan” su Internet – un prestito di 100.000 dollari pagando circa 410 dollari al mese. Finché dura …

[2] È un modulo del sistema delle entrate americano.

[3] Ovvero “scadenti, di seconda mano”.

[4] Questo secondo esempio deriva proprio dalla recente esperienza del Texas, nella quale vari utenti si sono ritrovati con bollette da migliaia di dollari perché avevano sottoscritto contratti che adottavano i prezzi all’ingrosso dell’elettricità, la qualcosa provocava qualche vantaggio finché nella crisi recente i prezzi all’ingrosso sono saliti alle stelle.

 

 

 

 

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