March 4, 2021
By Paul Krugman
Relieving yourself in public is illegal in every state. I assume that few readers are surprised to hear this; I also assume that many readers wonder why I feel the need to bring up this distasteful subject. But bear with me: There’s a moral here, and it’s one that has disturbing implications for our nation’s future.
Although we take these restrictions for granted, they can sometimes be inconvenient, as anyone out and about after having had too many cups of coffee can attest. But the inconvenience is trivial, and the case for such rules is compelling, both in terms of protecting public health and as a way to avoid causing public offense. And as far as I know there aren’t angry political activists, let alone armed protesters, demanding the right to do their business wherever they want.
Which brings me to my actual subject: face mask requirements in a pandemic.
Wearing a mask in public, like holding it in for a few minutes, is slightly inconvenient, but hardly a major burden. And the case for imposing that mild burden in a pandemic is overwhelming. The coronavirus variants that cause Covid-19 are spread largely by airborne droplets, and wearing masks drastically reduces the variants’ spread.
So not wearing a mask is an act of reckless endangerment, not so much of yourself — although masks appear to provide some protection to the wearer — as of other people. Covering our faces while the pandemic lasts would appear to be simple good citizenship, not to mention an act of basic human decency.
Yet Texas and Mississippi have just ended their statewide mask requirements.
President Biden has criticized these moves, accusing the states’ Republican leaders of “Neanderthal thinking.” But he’s probably being unfair — to the Neanderthals. We don’t know much about our extinct hominid relatives, but we have no reason to believe that their political scene, if they had one, was dominated by the mixture of spite and pettiness that now rules American conservatism.
Let’s start with the objective realities.
We’ve made a lot of progress against the pandemic over the past couple of months. But the danger is far from over. There are still substantially more Americans hospitalized with Covid-19 now than there were, say, last June, when many states were rushing to reopen and Mike Pence, the vice president then, was assuring us that there wouldn’t be a second wave. Roughly 400,000 deaths later, we know how that worked out.
It’s true that there is now a bright light at the end of the tunnel: The development of effective vaccines has been miraculously fast, and the actual pace of vaccinations is rapidly accelerating. But this good news should make us more willing, not less, to endure inconvenience now: At this point we’re talking about only a few more months of vigilance, not a long slog with no end in sight.
And keeping infections down over the next few months will also help rule out a potential epidemiological nightmare, in which new, vaccine-resistant variants evolve before we get the existing variants under control.
So what’s motivating the rush to unmask? It’s not economics. As I said, the costs of mask-wearing are trivial. And basic economics tells us that people should have incentives to take into account costs they impose on others; if potentially exposing those you meet to a deadly disease isn’t an “externality,” I don’t know what is.
Furthermore, a resurgent pandemic would do more to damage growth and job creation, in Texas and elsewhere, than almost anything else I can think of.
Of course, we know what’s actually going on here: politics. Refusing to wear a mask has become a badge of political identity, a barefaced declaration that you reject liberal values like civic responsibility and belief in science. (Those didn’t used to be liberal values, but that’s what they are in America 2021.)
This medical version of identity politics seems to trump everything, up to and including belief in the sacred rights of property owners. When organizers at the recent Conservative Political Action Conference asked attendees to wear masks — not as a matter of policy, but simply to abide by the rules of the hotel hosting the meeting — they were met by boos and cries of “Freedom!” Do people shriek about rights when they see a shop sign declaring, “No shoes, no shirt, no service”?
But arguably we shouldn’t be surprised. These days conservatives don’t seem to care about anything except identity politics, often expressed over the pettiest of issues. Democrats appear to be on the verge of enacting a huge relief bill that embodies many progressive policy priorities. But the Republican response has been remarkably low energy, and right-wing media are obsessed with the (falsely) alleged plot to make Mr. Potato Head gender-neutral.
Unfortunately, identity politics can do a lot of harm when it gets in the way of dealing with real problems. I don’t know how many people will die unnecessarily because the governor of Texas has decided that ignoring the science and ending the mask requirement is a good way to own the libs. But the number won’t be zero.
Niente mascherine: quando la politica identitaria diventa letale,
di Paul Krugman
In tutti gli stati è proibito fare i vostri bisogni in pubblico. Suppongo che pochi lettori siano sorpresi nel sentirlo dire; suppongo anche che molti lettori si chiederanno perché io senta il bisogno di toccare questo soggetto sgradevole. Ma abbiate pazienza: in questo c’è una morale, ed ha implicazioni inquietanti per il futuro della nostra nazione.
Sebbene consideriamo queste restrizioni scontate, esse talvolta possono essere scomode, come può confermare chiunque si sia ritrovato fuori casa dopo aver bevuto molte tazze di caffè. Ma la scomodità è di poco conto, e la ragione di tali regole è stringente, sia in termini di protezione della salute pubblica che come un modo per evitare che si provochi offesa al decoro pubblico. E per quanto ne so, non ci sono attivisti politici furiosi, per non dire manifestanti armati, che rivendicano il diritto di fare i loro affari dovunque vogliano.
Il che mi porta al mio tema di oggi: la necessità di indossare le mascherine in una pandemia.
Indossare le mascherine in pubblico, ovvero portarle per pochi minuti, è leggermente scomodo, ma non è certo una gran fatica. Inoltre, l’argomento per imporre tale leggero onere in una pandemia è assoluto. Le varianti del coronavirus che provocano il Covid-19 si diffondono largamente tramite le goccioline trasportate dall’aria, e indossare le mascherine riduce in modo drastico la diffusione delle varianti.
Dunque non indossare una mascherina è un atto che mette sconsideratamente in pericolo, non tanto voi stessi – anche se le mascherine sembra forniscano qualche protezione a chi le indossa – quanto gli altri. Coprirsi la faccia mentre la pandemia è in corso dovrebbe sembrare semplice buon senso civico, per non dire in gesto di elementare correttezza umana.
Tuttavia il Texas e il Mississippi hanno appena interrotto le loro disposizioni sulle mascherine al livello degli Stati.
Il Presidente Biden ha criticato queste scelte, accusando i dirigenti degli Stati repubblicani di “mentalità neanderthaliana”. Sennonché è probabile che egli sia stata ingiusto – verso i neanderthaliani. Non sappiamo molto dei nostri estinti congiunti ominidi, ma non c’è ragione di credere che il loro contesto politico, se ne avevano uno, fosse dominato da quel misto di ripicca e di meschinità che oggi impera tra i conservatori americani.
Fatemi cominciate dalle realtà obiettive.
Nei due mesi passati abbiamo fatto molti progressi contro la pandemia. Ma il pericolo è lungi dall’essere scomparso. C’è ancora adesso un numero di americani ospedalizzati per il Covid-19 rispetto, ad esempio, allo scorso giugno, sostanzialmente maggiore di quando molti Stati si stavano precipitando alle riaperture e Mike Spence, allora vicepresidente, ci rassicurava che non ci sarebbe stata una seconda ondata. Dopo circa 400.000 morti, sappiamo come andò a finire.
È vero che adesso appare una luce brillante alla fine del tunnel: lo sviluppo di efficaci vaccini è stato miracolosamente veloce, e il ritmo effettivo delle vaccinazioni sta rapidamente accelerando. Ma queste buone notizie ci dovrebbero rendere più disponibili, non meno, a sopportare in questo momento le cose scomode: a questo punto stiamo parlando soltanto di pochi mesi in più di vigilanza, non di una lunga sgobbata della quale non si vede la fine.
E portare sotto controllo le infezioni nei prossimi mesi aiuterà anche a rendere impossibile un potenziale incubo epidemiologico, nel quale nuove varianti resistenti ai vaccini si evolvano prima che le varianti esistenti siano messe sotto controllo.
Dunque, cosa sta motivando la corsa a togliersi le mascherine? Non si tratta dell’economia. Come ho detto, i costi dell’indossare le mascherine sono insignificanti. E un’economia elementare ci dice che le persone dovrebbe avere incentivi a mettere nel conto i costi che impongono agli altri; se non è una “esternalità” esporre potenzialmente coloro che incontrate ad una malattia letale, non so cosa sia.
Inoltre, una rinascita della pandemia farebbe più danno alla crescita ed alla creazione di posti di lavoro, nel Texas come dapperutto, di qualsiasi altra cosa che mi venga in mente.
Ovviamente, sappiamo cosa in realtà entra in ballo in questo caso: la politica. Rifiutare di indossare una mascherina è diventato un distintivo di identità politica, la sfrontata dichiarazione che si rifiutano i valori progressisti come la responsabilità civica e la fiducia nella scienza (cose che un tempo non erano valori progressisti, ma lo sono nell’America del 2021).
La versione sanitaria della politica identitaria sembra batterle tutte, sino a includere la fede nei sacri diritti della proprietà. Quando in una recente Conferenza di Iniziativa Politica Conservatrice è stato chiesto ai presenti di indossare le mascherine – non per una motivazione politica, ma semplicemente per rispettare le regole dell’albergo che ospitava l’incontro – si è andati incontro a fischi e ad urla di “Libertà!”. La gente grida ai diritti quando vede il cartello di un negozio che afferma: “Niente scarpe, niente magliette, nessun servizio”? [1]
Ma probabilmente non dovremmo sorprenderci. Di questi tempi i conservatori sembrano non curarsi d’altro che di politica identitaria, spesso espressa su tematiche le più meschine. Sembra che i democratici siano prossimi ad approvare una grande proposta di legge che incarna molte priorità politiche progressiste. Ma la risposta repubblicana è stata considerevolmente sommessa, e i media della destra sono ossessionati dal preteso (falso) complotto per rendere Mr, Potato Head [2] senza distinzioni di sesso.
Sfortunatamente, la politica identitaria può fare un gran danno quando si mette di mezzo nel trattare problemi reali. Non so quante persone moriranno inutilmente perché il Governatore del Texas ha deciso che ignorare la scienza e porre fine all’obbligo delle mascherine sia un buon modo di stendere i progressisti. Ma il numero non sarà pari a zero.
[1] Pare sia un cartello ancora in uso in alcuni negozi, che segnala che i poveri trasandati (un tempo anche gli hippie) non sono clienti ammessi e desiderati.
[2] È un giocattolino di plastica – immagine qua sotto – molto diffuso tra i bambini americani di un personaggio con una testa a patata sulla quale possono essere applicati diverse componenti ‘facciali’ (occhi, naso, bocca etc.) sino a trasformare la patata in un viso distinguibile. Di recente, se ho ben compreso, è stata annunciata l’intenzione di introdurre una nuova versione non solo maschile, e questo ha provocato l’indignazione di Fox News, per il rischio di avere un pupazzetto transgender.
By mm
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