March 29, 2021
By Paul Krugman
President Biden’s American Rescue Plan is incredibly popular, even among Republican voters. We don’t have details yet on the next big Democratic initiative, but we can expect it to poll well, because we know that it will combine major infrastructure spending with tax hikes on corporations and the rich — which are all popular things.
But like the rescue plan, the next plan probably won’t get a single Republican vote in Congress. Why are elected Republicans still so committed to right-wing economic policies that help the rich while shortchanging the working class?
Fair warning: I’m not going to offer a good answer to this question. The point of today’s article is, instead, to argue for the question’s importance.
I ask why Republicans are “still” committed to right-wing economics because in the past there wasn’t any puzzle about their position.
Like many observers, I used to have a “What’s the matter with Kansas?” model of the G.O.P. That is, like Thomas Frank, the author of the 2004 book with that title, I saw the Republican Party essentially as an enterprise run by and for plutocrats that managed to win elections by playing to the cultural grievances and racial hostility of working-class whites. Bigotry, however, was mainly a show put on for the rubes; the party would go back to its pro-rich priorities as soon as each election was over.
The classic example came when George W. Bush won re-election by posing as America’s defender against gay married terrorists, then followed his victory by announcing that he had a mandate to privatize Social Security. (He didn’t.)
But that feels like a long time ago.
Billionaires may have started the Republican Party on its march toward extremism, but they’ve clearly lost control of the forces they conjured up. The G.O.P. can no longer put intolerance back in the closet after each election so as to focus on the real business of tax cuts and deregulation. Instead, the extremists are in charge. Despite a lost election and a violent insurrection, what’s left of the old Republican establishment has abased itself on the altar of Trumpism.
But while power in the Republican Party has shifted almost completely away from the conservative establishment, the party is still committed to an economic ideology of tax and spending cuts. And it’s not obvious why.
When Donald Trump rolled over establishment candidates in 2016, it seemed possible that he would lead his party toward what some political scientists call “Herrenvolk democracy,” policies that are genuinely populist and even egalitarian — but only for members of the right racial and ethnic groups.
South Africa under apartheid worked that way. There were limited gestures toward whites-only populism in the Jim Crow U.S. South. In Europe, France’s National Front combines hostility to immigrants with calls for an expansion of the nation’s already generous welfare state.
As a candidate, Trump often sounded as if he wanted to move in that direction, promising not to cut social benefits and to begin a large infrastructure program. If he had honored those promises, if he had shown any hint of genuine populism, he might still be president. In practice, however, his tax cut and his failed attempt to repeal Obamacare were right out of the standard conservative playbook.
The exception that proves the rule was Trump’s farm policy, which involved huge subsidies to farmers hurt by his trade war, but managed to give almost all of those subsidies to whites. The point is that there was nothing like this on a broader level.
Was Trump’s continuation of unpopular economic policies simply a reflection of his personal ignorance and lack of interest in substance? Events since the election suggest not.
I’ve already mentioned lock-step Republican opposition to Biden’s relief package. Rejection of economic populism is also apparent at the state level. Consider Missouri. One of its senators, Josh Hawley, has declared that Republicans must be “a working-class party, not a Wall Street party.” Yet Republicans in the state’s legislature just blocked funding for an expansion in Medicaid that would cost the state very little and has already been approved by a majority of voters.
Or consider West Virginia, where another unfulfilled Trump promise, to revive the coal industry, resonated with voters. Coal isn’t coming back; so the state’s Republican governor is proposing to boost the economy by … eliminating income taxes. This echoes the failed Kansas tax cut experiment a few years ago. Why imagine it would work any better in Appalachia?
So what’s going on? I suspect that the absence of true populism on the right has a lot to do with the closing of the right-wing mind: the conservative establishment may have lost power, but its apparatchiks are still the only people in the G.O.P. who know anything about policy. And big money may still buy influence even in a party whose energy comes mainly from intolerance and hate.
In any case, for now Republican politicians are doing Democrats a big favor, clinging to discredited economic ideas that even their own supporters dislike.
Perché i repubblicani non riescono ad essere populisti?
Di Paul Krugman
Il Piano Americano di Salvataggio è incredibilmente popolare, persino tra gli elettori repubblicani. Non abbiamo ancora dettagli sulla prossima grande iniziativa dei democratici, ma possiamo aspettarci che abbia sondaggi favorevoli, dato che sappiamo che essa combina una importante spesa sulle infrastrutture con rialzi delle tasse sulle società e sui ricchi – che sono entrambi temi popolari.
Ma, come il piano di salvataggio, il prossimo piano probabilmente non avrà un singolo voto repubblicano nel Congresso. Perché gli eletti repubblicani sono ancora così ossequiosi verso le politiche economiche della destra che favoriscono i ricchi mentre fregano la classe lavoratrice?
Un avvertimento: non sono in procinto di offrire una risposta esauriente a questa domanda. L’oggetto dell’articolo di oggi, piuttosto, è sottolineare l’importanza di quella domanda.
Mi chiedo per quale ragione i repubblicani siano “ancora” ossequiosi verso l’economia della destra perché nel passato non c’era alcun mistero sulla loro posizione.
Come molti osservatori, avevo di solito un modello per il Partito Repubblicano, del genere “Qual è il problema col Kansas?”. Ovvero, come Thomas Frank, autore di un libro con quel titolo nel 2004, consideravo il Partito Repubblicano sostanzialmente come una impresa gestita da e a favore di plutocrati che cercavano di vincere le elezioni giocando sulla cultura delle lamentele e dell’ostilità razziale dei banchi della classe lavoratrice. L’intolleranza, tuttavia, era principalmente una sceneggiata organizzata per i creduloni; il partito sarebbe tornato alle sue priorità a favore dei ricchi appena ogni elezione fosse superata.
Il classico esempio venne quando George W. Bush ottenne la rielezione atteggiandosi come difensore dell’America contro i terroristi dei matrimoni gay e poi facendo seguire alla vittoria l’annuncio secondo il quale aveva avuto un mandato a privatizzare la Previdenza Sociale (cosa che non fece).
Può darsi che i miliardari abbiano avviato il Partito Repubblicano nella sua marcia verso l’estremismo, ma chiaramente hanno perso il controllo delle forze che avevano evocato. Il Partito Repubblicano non può più, dopo ogni elezione, rimettere l’intolleranza nell’armadio per concentrarsi sugli affari sostanziali degli sgravi fiscali e della deregolamentazione. Sono invece al comando gli estremisti. Nonostante una elezione persa e una insurrezione violenta, quello che è rimasto del vecchio gruppo dirigente repubblicano si è svilito sull’altare del trumpismo.
Ma mentre il potere nel Partito Repubblicano è quasi completamente scivolato via dal gruppo dirigente conservatore, il partito è ancora ossequioso verso una ideologia economica dei tagli sulle tasse e sulla spesa. E non è chiaro per quale ragione.
Quando Donald Trump nel 2016 rivoltò i candidati del gruppo dirigente, sembrava possibile che avrebbe guidato il partito verso quello che alcuni politologi chiamano “democrazia herrenvolk” [1], ovvero politiche che sono genuinamente populistiche e persino egualitarie – ma solo per i componenti dei giusti gruppi razziali ed etnici.
Il Sudafrica sotto l’apartheid funzionava in quel modo. Nel Sud degli Stati Uniti di Jim Crow ci furono atteggiamenti circoscritti nella direzione del populismo verso i soli bianchi [2]. In Europa, il Fronte Nazionale francese unisce alla ostilità verso gli immigrati con pronunciamenti per una espansione del già generoso stato assistenziale della nazione
Da candidato, Trump spesso sembrava che intendesse muoversi in quella direzione, promettendo di non tagliare i sussidi sociali e di avviare un ampio programma di infrastrutture. Se avesse onorato quelle promesse, se avesse mostrato un qualche cenno di genuino populismo, potrebbe ancora essere Presidente. In pratica, tuttavia, il suo taglio delle tasse e il suo tentativo fallito di abrogare la riforma sanitaria di Obama derivavano esattamente dal programma tipico dei conservatori.
L’eccezione che conferma la regola fu la politica agricola di Trump, che comprendeva ampi sussidi agli agricoltori colpiti dalla sua guerra commerciale, ma cercava di dare quasi tutti quei sussidi ai bianchi. Il punto è che non c’era, ad un livello più ampio, niente del genere.
La continuazione di politiche antipopolari di Trump era semplicemente un riflesso della sua personale ignoranza e, in sostanza, di mancanza di interesse? I fatti, a partire dalle elezioni, non lo indicano.
Ho già fatto cenno alla opposizione a ranghi serrati dei repubblicani al pacchetto di aiuti di Biden. Il rigetto del populismo economico è anche evidente al livello degli Stati. Si consideri il Missouri. Uno dei suoi Senatori, Josh Hawley, ha dichiarato che i repubblicani devono essere “una partito della classe lavoratrice, non un partito di Wall Street”. Tuttavia i repubblicani nel Parlamento dello Stato hanno appena bloccato i finanziamenti per una espansione di Medicaid, che sarebbe costata molto poco allo Stato ed è già stata approvata da una maggioranza di elettori.
Oppure si consideri la Virginia Occidentale, dove un’altra promessa non mantenuta di Trump, la rinascita dell’industria del carbone, era in sintonia con gli elettori. Il carbone non sta tornando indietro; dunque il Governatore repubblicano dello Stato sta proponendo di sostenere l’economia … eliminando le tasse sul reddito. Questo assomiglia al fallito esperimento del taglio delle tasse nel Kansas di pochi anni orsono. Come ci si può immaginare che potrebbe funzionare meglio negli Appalachi?
Cosa sta accadendo, dunque? Ho il sospetto che l’assenza di un vero populismo a destra abbia molto a che fare con le chiusure della mentalità della destra: il gruppo dirigente conservatore può aver perso il potere, ma i suoi uomini di apparato sono ancora le poche persone nel Partito Repubblicano che sanno qualcosa di politica. E i grandi capitali possono ancora acquistare influenza, persino in un partito la cui energia deriva principalmente dall’intolleranza e dall’odio.
In ogni caso, per adesso i politici repubblicani stanno facendo ai democratici un gran favore, aggrappandosi alle screditate idee economiche che non piacciono neppure ai loro sostenitori.
[1] Ovvero “democrazia della razza superiore”, dal tedesco.
[2] Le leggi Jim Crow furono delle leggi locali e dei singoli stati degli Stati Uniti d’America emanate tra il 1877 e il 1964. Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di altri gruppi razziali diversi dai bianchi. Wikipedia.
La frase è un po’ strana. “Gestures” significa “gesti, cenni, mosse”, e trattandosi di una legislazione intera e abbastanza organica di segregazione delle persone di colore parrebbe una definizione un po’ limitativa. Così come definirli “limitati” pare una attenuazione un po’ indebita. Traduco con “atteggiamenti circoscritti” alludendo ad un possibile significato; furono ‘circoscritti’ in relazione all’esempio precedente del Sudafrica, che di sicuro aveva carattere più ampio.
By mm
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