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La Cina ha ancora bisogno di una politica economica espansiva, di Yu Yongding (da Project Syndicate, 13 aprile 2021)

 

Apr 13, 2021

China Still Needs Expansionary Economic Policy

YU YONGDING

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BEIJING – The Chinese economy grew by 6.5% in the fourth quarter of 2020, providing a strong indication that it has recovered from the COVID-19 shock. The market consensus is that, due to base effects, GDP growth shot up to more than 18% year on year in the first quarter of 2021, and will fall steadily in the remaining three quarters of the year before finally stabilizing.

Addressing this year’s meeting of the National People’s Congress last month, Prime Minister Li Keqiang announced that China’s growth target for 2021 is “above 6%.” While the economy’s growth momentum looks strong at the moment, there are signs that China may risk tightening fiscal and monetary policy too soon.

According to the Ministry of Finance, general budget revenues will increase by 8.1% this year, while general budget expenditures will grow by just 1.8%. It is rare for government spending to grow so much more slowly than budget revenues. And although the government’s planned issuance in 2021 of CN¥7.2 trillion ($1.1 trillion) in bonds is still high, it is materially smaller than the CN¥8.5 trillion it issued last year. At the same time, the People’s Bank of China (PBOC, the central bank) is likely to maintain its monetary policy stance, if not tighten it.

The Chinese government’s cautious attitude toward expansionary macroeconomic policy reflects its vigilance regarding inflation and financial risks – especially the latter. Though inflation may worsen somewhat in the near future, it is unlikely to be economically destabilizing. While China should pay great attention to the problem of high leverage ratios, its financial vulnerability has been exaggerated. It is difficult to imagine how a high-saving, high-growth economy, with huge state-owned assets at its disposal and limited foreign debt, can be brought down by a systemic financial crisis resulting from high leverage ratios.

In my view, therefore, China’s macroeconomic policy in 2021 should focus on boosting growth in line with the economy’s potential growth rate, rather than on stabilizing or lowering leverage ratios. Assuming that China’s potential growth rate is 6%, back-of-the-envelope calculations show that, taking the base effect into consideration, the economy should expand by more than 8% this year.

China’s growth in 2020 was driven by fixed-asset investment and exports. This pattern is not ideal. But unless the steady increase in disposable incomes resulting from strong GDP growth has convinced Chinese consumers that sunny days are here to stay, households are not likely to spend more and deplete their savings. In fact, household spending growth, in terms of total retail sales of social consumer goods, weakened in the first two months of 2021. Moreover, exports probably will contribute less to China’s GDP growth in 2021 than they did last year, owing to the global economic recovery and base effects.

Fixed-asset investment, which comprises three main categories – real estate, manufacturing, and infrastructure – has grown strongly, but its sequential growth rate has started to fall. Real-estate investment accounted for the bulk of fixed-asset investment growth in 2020, but this is unlikely to be repeated in 2021. And it is highly uncertain whether manufacturing investment can become the mainstay of investment growth.

So, to compensate for the aggregate demand shortfall, the government has no alternative but to use expansionary fiscal and monetary policy to support infrastructure investment. In 2020, infrastructure investment grew by just 0.9%, compared to more than 40% in 2009.

Whether a government’s budgetary plan is appropriate depends on the country’s indicative or mandatory growth target. To achieve annual growth of 8% in 2021, China needs a much larger increase in infrastructure investment than last year. Furthermore, such investment should be financed directly through government budgets rather than by bank loans to subnational authorities.

In hindsight, the central government should have issued enough bonds to fund the CN¥4 trillion stimulus package in 2008-10 rather than leaving local governments to borrow from banks to finance infrastructure investment through local government financing vehicles. Doing so would have avoided the financial vulnerability created by local government debts and shadow-banking activities, and also given China’s government-bond market an ideal opportunity to develop. In 2021, the government may need to issue more bonds than planned, and the PBOC may need to lower the interest rate to facilitate this – if necessary, by going so far as to implement a variant of quantitative easing.

Needless to say, macroeconomic policy alone will not be enough. The authorities should implement many more structural reforms so that all economic actors, especially local governments, have the right incentives to respond actively and reasonably to stimulus measures. But to consolidate its post-pandemic growth momentum in 2021, China should not be in a hurry to exit from expansionary fiscal and monetary policy.

 

La Cina ha ancora bisogno di una politica economica espansiva,

di Yu Yongding [1]

 

L’economia cinese è cresciuta del 6,5% nel quarto trimestre del 2020, fornendo una indicazione chiara della sua ripresa dallo shock del Covid-19. Il mercato è unanime nel ritenere che, a seguito degli effetti della base di partenza [2] , la crescita del PIL nel primo trimestre del 2021 potrebbe fare un balzo di più del 18%, e calare regolarmente nei successivi tre trimestri prima di avere una definitiva stabilizzazione.

Parlando nel mese scorso in occasione del Congresso Nazionale del Popolo, il Primo Ministro Li Keqiang ha annunciato che l’obbiettivo di crescita della Cina per il 2021 è “sopra il 6%”. Mentre al momento lo slancio della crescita dell’economia appare forte, ci sono segni secondo i quali la Cina potrebbe rischiare da una restrizione della finanza pubblica e monetaria che avvenisse troppo presto.

Secondo il Ministro delle Finanze, le entrate generali di bilancio cresceranno quest’anno dell’8,1%, mentre le spese generali di bilancio cresceranno soltanto dell’1,8%. È insolito che la spesa pubblica cresca tanto più lentamente delle entrate di bilancio. E nonostante l’emissione programmata da parte del Governo nel 2021 di 7,2 mila miliardi di yuan cinesi di obbligazioni (1.100 miliardi di dollari) sia ancora alta, è sostanzialmente più piccola degli 8,5 mila miliardi di yuan che esso emise l’anno passato. Allo stesso tempo, la Banca del Popolo della Cina (PBOC, la banca centrale) è probabile che mantenga le sue posizioni di politica monetaria, se non le restringa.

L’atteggiamento cauto del Governo cinese verso una politica macroeconomica espansiva riflette la sua vigilanza sull’inflazione e sui rischi finanziari – in particolare su questi ultimi. Sebbene l’inflazione possa un po’ peggiorare nel prossimo futuro, è improbabile che essa sia economicamente destabilizzante. Se la Cina dovrebbe prestare grande attenzione al problema degli alti tassi nel rapporto di indebitamento [3], la sua vulnerabilità finanziaria è stata esagerata. È difficile immaginare che un paese con elevati risparmi, con una economia in forte crescita, con vasti asset di proprietà statale a sua disposizione e un limitato debito estero, possa essere abbattuto da una crisi sistemica finanziaria derivante dai suoi elevati tassi nel rapporto di indebitamento.

Secondo la mia opinione, la politica macroeconomica della Cina nel 2021 dovrebbe concentrarsi nell’incoraggiare la crescita in linea con la crescita potenziale dell’economia, piuttosto che nello stabilizzare o abbassare i tassi del rapporto di indebitamento. Considerando che il tasso di crescita potenziale della Cina sia del 6%, alcuni calcoli approssimativi mostrano che, considerando gli effetti della base di partenza, quest’anno l’economia dovrebbe espandersi di più dell’8%.

La crescita della Cina nel 2020 è stata guidata da investimenti su investimenti su immobilizzazioni ed esportazioni. Questo modello non è ideale. Ma a meno che la crescita regolare nei redditi disponibili risultante dalla forte crescita del PIL non abbia convinto i consumatori cinesi che i giorni buoni sono destinati a durare, non è probabile che le famiglie spendano di più ed esauriscano i loro risparmi Di fatto, la crescita della spesa delle famiglie, in termini di vendite totali al dettaglio o dei beni del consumoo sociale, si è indebolita nel primi due mesi del 2021. Inoltre, probabilmente le esportazioni contribuiranno meno nel 2021 alla crescita del PIL della Cina di quanto non facero l’anno passato, a seguito della ripresa economica globale e degli effetti della base di partenza.

Gli investimenti sulle immoblizzazioni, che comprendono tre categorie – settore immobiliare, manifatturiero e e infrastrutture – sono cresciuti fortemente, ma il tasso di crescita della loro sequenza ha cominciato a calare. Nel 2020 gli investimenti immobiliari hanno pesato per la buona parte degli investimenti sulle immobilizzazioni, ma questo è improbabile che si ripeta nel 2021. Ed è molto incerto che gli investimenti nel manifatturiero possano divenire il sostegno della crescita degli investimenti.

Dunque per compensare il deficit della domanda aggregata, il Governo non ha alternative se non usare la politica espansiva della finanza pubblica e monetaria per sostenere gli investimenti nelle infrastrutture. Nel 2020, l’investimento nelle infrastrutture è cresciuto soltanto dello 0,9%, a confronto con più del 40% nel 2009.

Se il piano relativo al bilancio di un governo è appropriato, dipende dall’obbiettivo di crescita del paese, orientativo o tassativo che sia. Per realizzare una crescita annuale dell’8% nel 2021, la Cina ha bisogno di un incremento molto più ampio degli investimenti in infrastrutture dell’anno passato. Inoltre tali investimenti dovrebbero essere finanziati direttamente attraverso i bilanci del Governo anziché attraverso prestiti delle banche alle autorità subnazionali.

Con il senno di poi, il Governo centrale avrebbe dovuto emettere obbligazioni per finanziare il pacchetto dei 4 mila miliardi di yuan di stimolo nel 2008-10 piuttosto che lasciare che i governi locali si indebitassero con le banche per finanziare gli investimenti in infrastrutture attraverso i veicoli di finanziamento dei governi locali. Così facendo avrebbe evitato la vulnerabilità creata dai debiti dei governi locali e dalle attività del settore bancario ‘ombra’, e avrebbe anche dato al mercato obbligazionario cinese una opportunità ideale per svilupparsi. Nel 2021, il Governo può aver bisogno di emettere più obbligazioni di quanto programmato, e la Banca del Popolo della Cina può aver bisogno di abbassare il tasso di interesse per facilitarlo – se necessario, arrivando sino a mettere in atto una variante della ‘facilitazione quantitativa’.

Non è necessario dire che la politica macroeconomica da sola non sarà sufficiente. Le autorità dovrebbero mettere in atto molte più riforme strutturali in modo che tutti i soggetti economici, particolarmente i governi locali, abbiano i giusti incentivi per rispondere attivamente e ragionevolmente alle misure di stimolo. Ma per consolidare il suo slancio nella crescita post pandemica nel 2021, la Cina non dovrebbe aver fretta di uscire da una politica della finanza pubblica e monetaria espansiva.

 

 

 

 

 

[1] Yu Yongdong ha lavorato dal 2004 al 2006 nel Comitato per la Politica Monetaria della Banca del Popolo della Cina. È inoltre stato Presidente della Società per l’economia globale della Cina e direttore dell’Istituti di economia e di politica mondiale presso l’Accademia cinese di Scienze Sociali.

[2] Gli “effetti della base” sono gli effetti della ‘base di partenza’ nei riferimenti statistici, che in presenza di una pandemia possono riguardare un periodo temporale con risultati insolitamente bassi e dunque produrre effetti statistici anormali.

[3] “Leverage” significa letteralmente “leva finanziaria”, ma forse più comprensibilmente ‘rapporto di indebitamento’. Ovvero il rapporto dei soldi che si investono derivanti da nuovo debito rispetto a quelli che derivano da capitali propri o da titoli propri.

 

 

 

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