April 6, 2021
Paul Krugman
Today’s column is about Republican attempts to discredit President Biden’s American Jobs Plan by insisting that it really isn’t an infrastructure plan. As I explain in the column, they’re wrong on substantive grounds: Investing in the future should include a lot of things that don’t match a narrow definition of infrastructure.
But I also believe that they’re messing up the politics. If they really wanted to sabotage Biden’s plans, or at least make him pay a political price for moving forward, they should be offering a halfway plausible alternative — a real if grossly inadequate infrastructure plan of their own. Whining that nothing besides roads and bridges qualifies — not even rail, or water, or the electrical grid, or broadband — just highlights their own unwillingness to be serious.
Better yet, they could have passed a minimalist, steel-and-concrete-only bill while their own guy was in the White House. If they had, he might still be there, and in any case they might have pre-empted the expansive initiative currently on the table.
So why didn’t they? Why did “It’s infrastructure week!” become a running gag line?
Part of the answer was the sheer incompetence of the Trump administration, in which almost nobody had any idea how to do policy substance (as we saw, tragically, in the administration’s Covid-19 response.) Beyond that, however, the modern G.O.P. is allergic to any proposal to spend taxpayer money to advance the public good.
Way back in November 2016 I looked at the sketch of an infrastructure proposal offered by the Trump team and was struck by their almost pathological unwillingness to just do the obvious thing and, you know, build infrastructure. Instead they suggested a complicated scheme that would offer huge tax credits to private investors who would then be rewarded with user fees: build a highway, mainly with taxpayer dollars, then collect all the tolls for yourself.
As I noted at the time, this scheme wouldn’t work at all for infrastructure spending that can’t be monetized, like repairing levees or cleaning up hazardous waste. And even where it might have been possible to collect user fees, the scheme would offer huge potential for abuse and cronyism (although that might have been a selling point to those proposing it).
It’s not surprising, then, that infrastructure never happened. But why the Rube Goldberg nature of the proposal, such as it was? Why not just build infrastructure?
The answer, I think, comes down to a blend of ideology and cynical politics.
Today’s G.O.P. is the party Ronald Reagan built, a party that always sees government as the problem, not the solution; people who’ve spent decades steeped in that mind-set just can’t wrap their minds around the idea of using government spending, not tax cuts, to solve a problem. For a time, people in Trump’s inner circle, like Steve Bannon, seemed ready to break out of this box. But they couldn’t free their minds — and even if they could have, people like Mitch McConnell would have stood in their way.
For smart Republicans — McConnell may be a destructive force, but he’s no dummy — believe that there are political spillovers when government acts effectively. Once voters see the government do something well, they worry, the public will be more inclined to have it do other things they don’t want it to do, like reducing poverty and curbing the accumulation of wealth at the top. To be fair, the Biden team has the same belief: it wants to use the popularity of its pandemic response to advance a broad center-left agenda.
Still, the odds are that Republican obstruction will end up empowering the very things the G.O.P. wants to avoid, just as it did on stimulus. Republicans might have been able to hold Biden down to half a loaf. Instead, by insisting that he could only have crumbs, they may have given him the whole thing.
Perchè la “settimana delle infrastrutture” divenne una barzelletta?
Di Paul Krugman
L’articolo di oggi è sui tentativi repubblicani di screditare il Piano Americano dei Posti di Lavoro del Presidente Biden dicendo di continuo che in realtà non è un piano per le infrastrutture. Come spiego nell’articolo, sbagliano in termini di sostanza: investire nel futuro dovrebbe includere una gran quantità di cose che non corrispondono ad una definizione stretta di infrastrutture.
Ma credo anche che stiano sbagliando sul lato della politica. Se volessero realmente sabotare i programmi di Biden, dovrebbero offrire una alternativa plausibile a metà strada – un loro vero piano delle infrastrutture pur se del tutto inadeguato. Lamentarsi che niente lo qualifica come tale se non le strade e i ponti – neppure le ferrovie, o l’acqua, o la rete elettrica o la banda larga – mette solo in evidenza la loro indisponibilità ad essere seri.
Meglio ancora, avrebbero dovuto approvare una proposta di legge minimalista, solo di acciaio e cemento, mentre il loro uomo era alla Casa Bianca. Se l’avessero fatto, egli potrebbe ancora essere là, e in ogni caso potevano aver prevenuto l’iniziativa espansiva che adesso è sul tavolo.
Perché dunque non l’hanno fatto? Perché lo slogan “E’ la settimana delle infrastrutture!” era diventata un barzelletta in bocca di tutti?
In parte la risposta è consistita nella mera incompetenza della Amministrazione Trump, nella quale quasi nessun aveva un’idea di come fare politica nella pratica (come tragicamente abbiamo visto nella risposta della Amministrazione al Covid-19). Oltre a ciò tuttavia, il Partito Repubblicano odierno è allergico ad ogni proposta di spendere soldi dei contribuenti per promuovere il bene pubblico.
Nel lontano novembre del 2016 io osservai [1] lo schizzo di una proposta di infrastrutture proposta dalla squadra di Trump e venni colpito dalla loro quasi patologica indisponibilità a fare la cosa normale, ovvero a costruire infrastrutture. Suggerivano invece un complicato schema che avrebbe offerto enormi crediti di imposta agli investitori privati che sarebbero in seguito stati premiati con i pedaggi degli utenti: costruire autostrade con i dollari dei contribuenti e poi raccogliere per proprio conto i pedaggi.
Come osservai allora, quello schema non avrebbe funzionato affatto per la spesa in infrastrutture che non può essere monetizzata, come riparare gli argini o smaltire i rifiuti pericolosi. E persino laddove poteva essere possibile raccogliere i pedaggi degli utenti, lo schema avrebbe offerto un grande potenziale agli abusi e al clientelismo (per quanto questo poteva essere un punto di forza per coloro che lo proponevano).
Non è sorprendente, allora, che le infrastrutture non si materializzarono mai. Ma perché quel carattere da Rube Goldberg [2] della proposta, quale essa si presentava? Perché non costruire semplicemente infrastrutture?
Io penso che la risposta in fin dei conti consista in una mescolanza di ideologia e di politica cinica.
Il Partito Repubblicano odierno è quello che costruì Ronald Reagan, un partito che considera sempre il governo come il problema, non come la soluzione; persone che hanno passato decenni impregnati in una mentalità secondo la quale non si può abituarsi all’idea di usare la spesa pubblica, anziché gli sgravi fiscali, per risolvere un problema. Per un certo periodo, persone della cerchia più ristretta di Trump, come Steve Bannon, sembravano pronte a uscire da questo recinto – ma anche se avessero potuto, persone come Mitch McConnell si sarebbero messe di traverso.
Il punto è che i repubblicani intelligenti – McConnell può essere un fattore distruttivo, ma non è uno scemo – credono che quando il Governo agisce con efficacia ci siano ripercussioni politiche. Si preoccupano che una volta che gli elettori si accorgono che il Governo fa qualcosa di buono, l’opinione pubblica diverrà più incline a fare altre cose che essi non vogliono fare, come ridurre la povertà e mettere un freno alla accumulazione delle ricchezze al vertice. Ad essere onesti, la squadra di Biden ha lo stesso convincimento: vuole usare la popolarità della sua risposta alla pandemia per promuovere un programma generale di centro sinistra.
Eppure, è probabile che l’ostruzionismo dei repubblicani finirà col rafforzare proprie le cose che il Partito Repubblicano vuole evitare, precisamente come è accaduto per lo stimolo. I repubblicani potevano essere nelle condizioni di accontentare Biden con mezza pagnotta. Invece, insistendo nel concedergli solo briciole, potrebbero avergli dato la pagnotta intera.
[1] Si riferisce all’articolo “Di certo non costruirà” del 21 novembre 2016, qua tradotto.
[2] Reuben Garret Lucius Goldberg, meglio conosciuto col diminutivo Rube, è stato un fumettista statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la satira nel 1948. I suoi fumetti erano famosi per stranissimi congegni meccanici complicati, che servivano a fare cose semplicissime. Un esempio:
By mm
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