May 27, 2021
By Paul Krugman
You’re driving to an appointment, but you’re running late, and you’re stuck at a red light. Being a law-abiding citizen, you won’t run the light, but you floor the gas pedal the second it changes.
And for a sickening instant — maybe because the pavement is a bit wet — your tires spin uselessly before they gain traction and your car lurches forward.
You say that this has never happened to you? Yeah, right. Anyway, wheelspin is a common phenomenon, and usually harmless. A few minutes after your awkward jack rabbit start you’re driving normally, having mostly forgotten the whole incident.
Which brings me to the current state of the U.S. economy. The business news these days is full of anxiety. Raw material prices are soaring! Businesses can’t find workers! It’s the 1970s all over again!
Chill out, everyone. Mostly we’re just experiencing the economic equivalent of a moment of wheelspin.
OK, there are some real issues involving current events that need discussing — and some of the continuing discussions, shockingly, involve serious debates among serious people. How much are closed schools and lack of child care keeping mothers out of the paid labor force? Are enhanced unemployment benefits making workers reluctant to take low-paying jobs?
And there are genuine questions about where we’ll be next year. Might the economy start to overheat, forcing the Fed to tap on the brakes to head off longer-term inflation? I don’t think that’s the most likely outcome, but it’s certainly a possibility.
Most of the scare headlines right now, however, reflect what you’d expect to see in an economy that’s trying to go from 0 to 60 in seconds flat.
At the beginning of this year, the United States was still very much in the depths of the pandemic. Daily deaths were higher than ever, with Covid-19 taking more than 3,500 lives in the country every day. Parts of the economy that depend on close physical contact were largely frozen: According to the restaurant booking service OpenTable.com, there were about 60 percent fewer seated diners than there had been during the comparable period prepandemic.
Then came an extraordinarily successful vaccination campaign. Deaths have plunged more than 85 percent and are still dropping. As fear recedes, the economy is surging, in what may end up being the fastest recovery ever. For example, restaurant bookings are already almost back to normal.
Why would anyone imagine us able to achieve that kind of sudden acceleration without leaving a few skid marks, and maybe even burning some rubber?
So yes, sawmill operators, who expected a longer slump, got caught short, leading to sky-high lumber prices. Rental car companies, which sold off a large part of their fleets last year, are now scrambling to buy vehicles again, helping to send used-car prices soaring. And so on.
What about those reports of labor shortages? Some of this is what always happens after a period of high unemployment: Businesses grow accustomed to having job applicants lined up at their doors, and get cranky when the buyers’ market ends. Small businesses surveyed in early 2015 reported a severe shortage of qualified workers; strange to say, the employment boom that began in 2010 still had another five years to run.
It is, let’s say, hard to shed tears over employers complaining about potential hires who ask, “How much do you pay?”
Still, there is some real evidence, like the number of job openings, that employers are having trouble hiring workers fast enough to meet soaring demand. And issues like child care are probably playing a role. There may also be a certain amount of “you can take this job and shove it” — some workers, especially those already close to retirement, may just not want to go back to the unpleasant, poorly paid work they had before.
Mainly, however, we’re just seeing the problems you’d expect when the economy tries to roar ahead from a standing start, which means that we’re calling on suppliers to ramp up production incredibly fast and expecting employers to quickly attract a large number of new workers. These problems are real, but they’ll mostly resolve themselves in a few months.
So what do these probably temporary problems say about the longer term, and in particular about President Biden’s economic plans? That’s easy: nothing. Politicians gonna politician, and Biden’s opponents are seizing on every negative bit of news as proof that his entire agenda is doomed. But none of it should be taken seriously.
Yes, labor supply issues may have held back April’s job growth, although more recent data suggest a possible rebound. April inflation surprised on the upside, largely because of used car prices. None of this tells you anything at all about how much we should worry about overheating, let alone how much more we should be spending on infrastructure and family support (answer: a lot) or how we should pay for these initiatives (answer: tax corporations and the rich).
So as I said, chill out. There is some bad news out there, but most of it is a temporary byproduct of extraordinary good news: The virus is losing, and the economy is winning.
L’economia sta facendo girare le sue ruote ed è sul punto di decollare,
di Paul Krugman
Andate in macchina ad un appuntamento ma siete in ritardo, bloccati ad un semaforo rosso. Essendo cittadini rispettosi delle regole, non passerete il semaforo, ma premerete il pedale dell’acceleratore appena il semaforo cambia.
E per uno schifoso istante – forse perché l’asfalto è un po’ bagno – le vostre gomme girano a vuoto prima di prendere spinta e prima che la vostra macchina faccia un balzo in avanti.
Dite che non vi è mai successo? Suvvia! In ogni caso, le ruote che slittano sono un fenomeno comune, e di solito innocuo. Pochi minuti dopo la vostra goffa partenza a razzo guidate normalmente, essendovi in genere dimenticati del tutto dell’incidente.
Il che mi conduce all’attuale situazione dell’economia statunitense. I notiziari economici di questi giorni sono pieni di ansietà. I prezzi delle materie prime salgono alle stelle! Le imprese non riescono a trovare lavoratori! Siamo tornati agli anni ’70!
Che si diano tutti una calmata. Stiamo in gran parte facendo esperienza dell’equivalente economico delle ruote che slittano.
È vero, ci sono alcuni aspetti a proposito degli eventi attuali che meritano di essere discussi – ed alcuni dibattiti in corso, in modo impressionante, riguardano discussioni serie tra persone serie. Quanto le scuole chiuse e la mancanza di asili nido tengono le madri fuori dalla forza lavoro retribuita? I prorogati sussidi di disoccupazione stanno rendendo i lavoratori riluttanti ad accettare posti di lavoro con bassi compensi?
E ci sono domande fondate su dove ci troveremo il prossimo anno. L’economia potrebbe surriscaldarsi costringendo la Fed a tirare i freni per dirottare una inflazione di durata più lunga? Io non credo che questo sarà il risultato più probabile, ma è certamente una possibilità.
La maggior parte dei titoli terribili di questo momento, tuttavia, riflettono quello che vi aspettereste di vedere in un’economia che i pochi secondi cerca di passare da 0 a 60 chilometri all’ora.
Agli inizi di quest’anno, gli Stati Uniti erano ancora in gran parte nel pieno della pandemia. Le morti quotidiane erano più elevate che mai, con il Covid-19 che faceva più di 3.500 vittime al giorno nel paese. Parti dell’economia che comportano ravvicinati contatti fisici erano in gran parte congelate: secondo l’agenzia di prenotazioni dei ristoranti OpenTable.com, c’erano circa il 60 per cento di trattorie con posti a sedere in meno di quelle che c’erano state durante il paragonabile periodo precedente alla pandemia.
Poi è arrivato lo straordinario successo della campagna di vaccinazione. Le morti sono crollate di più dell’85 per cento e stanno ancora calando. Nel mentre la paura scompare, l’economia sta crescendo, con quella che potrebbe alla fine rivelarsi la ripresa più veloce di sempre. Ad esempio, le prenotazioni ai ristoranti sono già quasi tornate alla normalità.
Perché mai immaginare che siamo capaci di realizzare una improvvisa accelerazione di quel genere senza lasciare pochi segni di sbandamento, e magari senza nemmeno bruciare un po’ di gomme?
Così è vero, i gestori delle segherie, che aspettavano una recessione più lunga, sono stati colti alla sprovvista, con i prezzi del legname che sono saliti alle stelle. Le società che affittano automobili, che avevano liquidato l’anno passato una ampia parte delle loro flotte, ora stanno scattando a ricomprare i veicoli, contribuendo a spedire in alto i prezzi delle auto usate. E così via.
Che dire dei rapporti sulla penuria di forza lavoro? In parte, questo è quanto succede sempre dopo un periodo di alta disoccupazione: le imprese si abituano ad avere aspiranti ai posti di lavoro che fanno le fila ai loro cancelli, e diventano di cattivo umore quando il mercato degli acquirenti si interrompe. Le piccole imprese che rispondevano ai sondaggi agli inizi del 2015 denunciavano una grave mancanza di lavoratori qualificati: strano a dirsi, il boom dell’occupazione che cominciò nel 2010 ebbe ancora cinque anni per andare avanti.
Fatemelo dire, è difficile commuoversi per i datori di lavoro che si lamentano perché i lavoratori assumibili chiedono “Quanto pagate?”
Eppure, c’è qualche prova effettiva, come il numero dei posti di lavoro disponibili, che i datori di lavoro stanno avendo difficoltà ad assumere lavoratori abbastanza rapidamente da soddisfare la domanda che cresce. E questioni come gli asili nido probabilmente stanno giocando un ruolo. Ci può essere anche una certa quantità di casi del tipo “prendi questo lavoro e ficcatelo in quel posto!” [1] – alcuni lavoratori, specialmente quelli che sono già vicini al pensionamento, che non intendono tornare al lavoro faticoso, miseramente pagato, che avevano in precedenza.
Principalmente, tuttavia, stiamo solo assistendo ai problemi che ci si aspetterebbe quando un’economia cerca di tornare a correre da una partenza da ferma, il che comporta che stiamo chiedendo ai fornitori di elevare la produzione in modo incredibilmente veloce e ci stiamo aspettando che i datori di lavoro attraggano rapidamente un largo numero di nuovi lavoratori. Sono problemi reali, ma per la maggior parte si risolveranno da soli in pochi mesi.
Dunque, cosa dicono questi problemi probabilmente temporanei sul più lungo termine, e il particolare sui programmi economici del Presidente Biden? La risposta è facile: non ci dicono niente. I politici fanno politica, e gli avversari di Biden stanno sfruttando ogni briciola negativa di notizia come prova che il suo intero programma è spacciato. Ma niente di questo dovrebbe essere preso sul serio.
È vero, i temi dell’offerta di lavoro possono aver contenuto la crescita dei posti di lavoro di aprile, sebbene dati più recenti suggeriscano un possibile recupero. L’inflazione ad aprile ha sorpreso per la sua crescita, in gran parte a causa dei prezzi delle auto usate. Tutto questo non ci dice niente su quanto dovremmo preoccuparci per un surriscaldamento dell’economia, per non dire di quanto dovremmo spendere sulle infrastrutture e sul sostegno sulle famiglie (la risposta è: molto) o su come dovremmo finanziare queste iniziative (la risposta è: tassando le grandi società e i ricchi).
Come ho detto, occorre star calmi. Ci sono alcune cattive notizie in circolazione, ma la maggior parte di esse sono un effetto collaterale di notizie straordinariamente buone: il virus sta perdendo, e l’economia sta vincendo.
[1] Sono le parole di una canzone del 1977 scritta da David Allan Coe e resa popolare da Johnny Paycheck, che parlava di un lavoratore che si rivolgeva infuriato al datore di lavoro, per un vita di duro lavoro senza alcuna gratificazione.
By mm
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