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Tecno chiacchiere, ‘derp’ libertariani e Bitcoin, di Paul Krugman (New York Times, 20 maggio 2021)

 

May 20, 2021

Technobabble, Libertarian Derp and Bitcoin

By Paul Krugman

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A number of readers have asked me to weigh in on Bitcoin and other cryptocurrencies, whose fluctuations have dominated a lot of market news. Would I please comment on what it’s all about, and what’s going on?

Well, I can tell you what it’s about. What’s going on is harder to explain.

The story so far: Bitcoin, the first and biggest cryptocurrency, was introduced in 2009. It uses an encryption key, similar to those used in hard-to-break codes — hence the “crypto” — to establish chains of ownership in tokens that entitle their current holders to … well, ownership of those tokens. And nowadays we use Bitcoin to buy houses and cars, pay our bills, make business investments, and more.

Oh, wait. We don’t do any of those things. Twelve years on, cryptocurrencies play almost no role in normal economic activity. Almost the only time we hear about them being used as a means of payment — as opposed to speculative trading — is in association with illegal activity, like money laundering or the Bitcoin ransom Colonial Pipeline paid to hackers who shut it down.

Twelve years is an eon in information technology time. Venmo, which I can use to share restaurant bills, buy fresh fruit at sidewalk kiosks, and much more, was also introduced in 2009. Apple unveiled its first-generation iPad in 2010. Zoom came into use in 2012. By the time a technology gets as old as cryptocurrency, we expect it either to have become part of the fabric of everyday life or to have been given up as a nonstarter.

If normal, law-abiding people don’t use cryptocurrency, it’s not for lack of effort on the part of crypto boosters. Many highly paid person-hours have been spent trying to find the killer app, the thing that will finally get the masses using Bitcoin, Ethereum or some other brand daily.

But I’ve been in numerous meetings with enthusiasts for cryptocurrency and/or blockchain, the concept that underlies it. In such meetings I and others always ask, as politely as we can: “What problem does this technology solve? What does it do that other, much cheaper and easier-to-use technologies can’t do just as well or better?” I still haven’t heard a clear answer.

Yet investors continue to pay huge sums for digital tokens. The values of major cryptocurrencies fluctuate wildly — Bitcoin fell 30 percent Wednesday morning, then made up most of the losses that afternoon. Their collective value has, however, at times exceeded $2 trillion, more than half the value of all the intellectual property owned by U.S. business.

Why are people willing to pay large sums for assets that don’t seem to do anything? The answer, obviously, is that the prices of these assets keep going up, so that early investors made a lot of money, and their success keeps drawing in new investors.

This may sound to you like a speculative bubble, or maybe a Ponzi scheme — and speculative bubbles are, in effect, natural Ponzi schemes. But could a Ponzi scheme really go on for this long? Actually, yes: Bernie Madoff ran his scam for almost two decades, and might have gone even longer if the financial crisis hadn’t intervened.

Now, a long-running Ponzi scheme requires a narrative — and the narrative is where crypto really excels.

First, crypto boosters are very good at technobabble — using arcane terminology to convince themselves and others that they’re offering a revolutionary new technology, even though blockchain is actually pretty elderly by infotech standards and has yet to find any compelling uses.

Second, there’s a strong element of libertarian derp — assertions that fiat currencies, government-issued money without any tangible backing, will collapse any day now. True, Britain, whose currency was still standing last time I looked, went off the gold standard 90 years ago. But who’s counting?

Given all this, are cryptocurrencies headed for a crash sometime soon? Not necessarily. One fact that gives even crypto skeptics like me pause is the durability of gold as a highly valued asset. Gold, after all, suffers from pretty much the same problems as Bitcoin. People may think of it as money, but it lacks any attributes of a useful currency: You can’t actually use it to make transactions — try buying a new car with gold ingots — and its purchasing power has been extremely unstable.

So when John Maynard Keynes called the gold standard a “barbarous relic” way back in 1924, he wasn’t wrong. But the metal’s mystique, and its valuation, live on. It’s conceivable that one or two cryptocurrencies will somehow achieve similar longevity.

Or maybe not. For one thing, governments are well aware that cryptocurrencies are being used by bad actors, and may well crack down in a way they never did on gold trading. Also, the proliferation of cryptocurrencies may prevent any one of them from achieving the semi-sacred status gold holds in some people’s minds.

The good news is that none of this matters very much. Because Bitcoin and its relatives haven’t managed to achieve any meaningful economic role, what happens to their value is basically irrelevant to those of us not playing the crypto game.

 

Tecno chiacchiere, ‘derp’ [1] libertariani e Bitcoin,

di Paul Krugman

 

Un certo numero di lettori mi hanno chiesto di intervenire sul Bitcoin e sulle altre cripto valute, le cui fluttuazioni hanno dominato su buona parte delle notizie sui mercati. Potrei cortesemente spiegare cosa riguardano e cosa accadrà?

Ebbene, posso raccontare cosa riguardano. Cosa accadrà è più difficile da spiegare.

La storia sino a questo punto: il Bitcoin è la prima e la più importante criptovaluta, venne introdotta nel 2009. Esso utilizza una chiave di criptazione, simile a quelle utilizzate nei codici difficili da decifrare – da ciò il termine “cripto” – per stabilire catene di proprietari dei simboli che danno diritto a chi li possiede effettivamente … ebbene, di essere proprietari di quei simboli. E al giorno d’oggi noi usiamo i Bitcoin per comprare case ed automobili, per pagare i nostri conti, per fare gli investimenti delle imprese, ed altro ancora.

Ma, un momento. In realtà noi non facciamo niente di tutto quello. Dopo dodici anni, le criptovalute non hanno quasi nessun ruolo nella normale attività economica. Praticamente l’unica volta nella quale sentiamo dire che esse vengono usati come mezzi di pagamento –  che è tutt’altro da una attività commerciale speculativa – è in associazione con pratiche illegali, come il riciclaggio di denaro o il riscatto pagato da Colonial Pipeline [2] ai pirati informatici che ne avevano interrotte le attività.

Dodici anni sono un secolo per i  tempi delle tecnologie dell’informazione. Venmo, che posso utilizzare per pagare i conti al ristorante, per comprare frutta fresca ai chioschi sui marciapiedi e altro ancora, venne introdotta nel 2009. Apple inaugurò il suo iPad di prima generazione nel 2010. Zoom cominciò ad essere usato nel 2010. Nel tempo nel quale una tecnologia diventa vecchia come le criptovalute, noi ci aspettiamo o che sia diventata parte della vita quotidiana oppure che sia stata messa da parte come qualcosa che non ha decollato.

Se le persone normali, rispettose della legge non utilizzano le criptovalute, non è per mancanza di sforzi da parte dei loro sostenitori. Molte ore a persona altamente pagate sono state spese per cercar di trovare la applicazione risolutiva, la cosa che alla fine avrebbe convinto le masse ad utilizzare quotidianamente il Bitcoin, Ethereum [3] o qualche altra marca.

Eppure io ho partecipato a numerosi incontri con gli appassionati di criptovalute e/o di blockchain [4] , la tecnologia che li sorregge. In tali incontri io ed altri spesso chiediamo, il più educatamente possibile: “Quale problema risolve questa tecnologia? Cosa fa che altre tecnologie molto più convenienti e facili da usare non possano fare altrettanto o meglio?” Non ho mai avuto una risposta chiara.

Tuttavia, gli investitori continuano a spendere grandi somme nei simboli digitali. I valori delle criptovalute importanti fluttuano enormemente . il Bitcoin è caduto del 30 per cento mercoledì mattina, per poi recuperare la maggior parte delle perdite nel pomeriggio. Il loro valore collettivo, tuttavia, ha ecceduto a più riprese i 2 mila miliardi di dollari, più della metà del valore di tutta la proprietà intellettuale posseduta dagli Stati Uniti.

Perché le persone sono disponibili a pagare grandi somme per proprietà che sembrano non realizzare niente? Ovviamente, la risposta è che questi asset continuano a crescere, in modo tale che i primi investitori hanno fatto un sacco di soldi e il loro successo continua ad attrarre nuovi investitori.

Questa potrebbe sembrare come una bolla speculativa, o forse come un schema Ponzi [5] e le bolle speculative, in effetti, sono schemi Ponzi naturali. Ma potrebbe davvero uno schema Ponzi durare così a lungo? In effetti, sì: Bernie Madoff gestì il suo imbroglio per almeno due decenni, e potrebbe essere andato persino più avanti se non fosse intervenuta la crisi finanziaria.

Ora, uno schema Ponzi di lunga durata richiede una capacità di narrazione – e la narrazione è dove le criptovalute effettivamente eccellono.

Anzitutto, i sostenitori delle cripto sono molto bravi nelle chiacchiere tecnologiche – utilizzando una terminologia arcana per convincere se stessi e gli altri  che stanno offrendo una tecnologia rivoluzionaria, anche se il blockchain è in realtà piuttosto vecchiotto per gli standard della tecnologia informatica e deve ancora trovare un qualche utilizzo persuasivo.

In secondo luogo c’è un forte elemento di ottusità libertariana [6] – i giudizi secondo i quali le monete a corso forzoso, il denaro emesso dai Governi senza alcuna tangibile copertura, prima o poi collasseranno. È vero, l’Inghilterra, la cui valuta era ancora in piedi l’ultima volta che l’ho osservata, uscì dal gold standard 90 anni fa. Ma chi li conta?

Considerato tutto questo, le criptovalute sono destinate in relativamente breve tempo ad un crollo? Non necessariamente. Un fatto che fa riflettere persino gli scettici delle criptovalute come me è la durata dell’oro come asset altamente apprezzato. L’oro, dopo tutto, soffre di buona parte degli stessi problemi del Bitcoin. Le persone lo considerano come il denaro, ma esso manca di qualsiasi attributo di una valuta utile: in realtà non potete usarlo per fare transazioni – provate ad acquistare una macchina nuova con lingotti d’oro – e il suo potere di acquisto è stato estremamente instabile.

Dunque, quando John Maynard Keynes definì nel 1924 il gold standard come un “relitto barbarico”, non aveva torto. La mistica del metallo, e la sua valutazione sopravvivono. Non è inconcepibile che una o due criptovalute realizzino in qualche modo una simile longevità.

O forse no. Da una parte, i Governi sono ben consapevoli che esse vengono utilizzate da cattivi soggetti, e potrebbero facilmente dare un giro di vite come non fecero mai sul commercio aureo. Inoltre, la proliferazione delle criptovalute potrebbe impedire che una di esse ottenga lo status semi sacrale che l’oro mantiene nella testa di qualcuno.

La buona notizia è che niente di questo ha particolare importanza. Poiché il Bitcoin e i suoi simili non sono riusciti ad ottenere alcun ruolo economico significativo, cosa accade al loro valore è fondamentalmente irrilevante per tutti coloro tra noi che non partecipano al gioco delle cripto.

 

 

 

 

 

 

[1]“Derp” è uno dei curiosi personaggi dei fumetti di South Park, che fece la sua comparsa con una immagine nella quale si batteva un martello in testa, quasi ad ammettere una condizione di confusione mentale. Il termine è diventato sinonimo di tante cose, ad esempio si dice “derp” per rispondere ad una affermazione sciocca o ovvia. Il sostantivo corrispondente potrebbe essere “ottusità”.

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[2] La Colonial Pipeline è uno dei più grandi e importanti oleodotti degli Stati Uniti. Joseph Blount, CEO della società,  ha confermato di recente al Wall Street Journal di avere autorizzato il pagamento di un riscatto di 4,4 milioni di dollari (circa 3,6 milioni di euro) per permettere la ripresa delle attività dell’oleodotto, bloccate a causa dell’attacco informatico compiuto il 7 maggio. L’attacco era stato compiuto con un “ransomware”, cioè un software malevolo installato dagli hacker che blocca alcuni dati, che possono essere sbloccati solo con il pagamento di un riscatto (in inglese ransom).

[3] Altra piattaforma utilizzata come criptovaluta.

[4] “La Blockchain è una sottofamiglia di tecnologie, o un insieme di tecnologie, in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete”. Ovvero, direi, qualcosa che rimane inaccessibile a chi è estraneo alle singole transazioni ed è al tempo stesso attivabile, ovvero mette in contatto, tutti coloro che sono interessati a realizzare transazioni. Qualcosa che ha il dono della ubiquità ma connette esclusivamente i singoli tra di loro.

[5] Lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa. La tecnica prende il nome da Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti che divenne famigerato per avere applicato una simile truffa su larga scala nei confronti della comunità di immigrati prima e poi in tutta la nazione. Ponzi non fu il primo a usare questa tecnica, ma ebbe tanto successo da legarvi il suo nome. Con la sua truffa coinvolse infatti 40 000 persone e, partendo dalla modica cifra di due dollari, arrivò a raccoglierne oltre 15 milioni. Lo schema di Ponzi si è sviluppato nel tempo in varianti più complesse, pur mantenendo la stessa base teorica e continuando a sfruttare l’avidità delle persone. Lo schema di Ponzi è tornato alla ribalta internazionale il 12 dicembre 2008, a causa dell’arresto di Bernard Madoff, ex presidente del NASDAQ e uomo molto famoso nell’ambiente di Wall Street. L’accusa nei sui confronti è di aver creato una truffa compresa tra i 50 e i 65 miliardi di dollari (una delle maggiori della storia degli Stati Uniti) proprio sul modello dello schema di Ponzi, attirando nella sua rete molti fra i maggiori istituti finanziari mondiali. Il 12 marzo 2009 Bernard Madoff si dichiarò colpevole di tutti gli undici capi d’accusa a lui ascritti e fu condannato a 150 anni di carcere (Wikipedia).

Ed ecco il nostro connazionale, in una quasi sorridente fotografia carceraria:

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[6] Per il termine “libertariano” si può leggere la estrema sintesi della vita e del pensiero di Ayn Rand, considerata la capostipite di tale ideologia, che si trova nelle note sulla traduzione. Essa spiega anche perché il termine “libertariano” è praticamente intraducibile con espressioni apparentemente contigue – ad esempio: radicale, o liberista – che in realtà alludono a ben altro nel pensiero politico europeo, pur presentando occasionali somiglianze. Neanche mi pare si possa immaginare che si tratti di una ideologia organica, cresciuta nel tempo con una sua struttura di approfondimenti, di ricerca e di organizzazione interna, al pari di altre ideologie del secolo passato. Forse è più giusto concepire il fenomeno del “libertarianismo” come tipicamente americano; una sorta di attrazione che agisce in modo ‘carsico’ sul conservatorismo americano, in certi momenti storici collegando le politiche presenti ad una sensibilità antica e per qualche aspetto fondativa di una parte del pensiero politico di quel paese. L’idea di una “economia forte per una completa assenza di regole”, è il caposaldo di questa mitologia libertariana fuori del tempo. Di fatto, nel periodo recente quella attrazione è tornata a risultare evidente in movimenti come il Tea Party e in una componente oggi certamente maggioritaria del Partito Repubblicano.

 

 

 

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