July 5, 2021
By Paul Krugman
Last Tuesday President Biden’s Council of Economic Advisers published a blog post warning everyone not to make too much of any one month’s employment report. It presumably released this in advance of Friday’s report to fend off possible accusations that it was just trying to make excuses for a weak number. As it happened, however, the report came in strong: The economy added an impressive 850,000 jobs.
The job gain was especially impressive given widespread claims that businesses couldn’t expand because generous unemployment benefits were discouraging workers from taking jobs. (Recent benefit cuts in many states came too late to have affected this report.) Well, somehow employers are managing to hire a lot of people anyway.
Oh, and so much for Donald Trump’s warnings that there would be a “Biden depression” if he weren’t re-elected.
That said, the council’s points were well taken. Covid-19 created huge dislocations in the economy, and as we recover from these dislocations economic data are unusually noisy — largely because the standard adjustments statisticians make to smooth out things like seasonal variation don’t work well in an economy still distorted by the pandemic.
At this point, however, we have enough data in hand to declare that the economy is booming. In fact, it’s booming so strongly that Republicans have pivoted from claiming (falsely) that we’re experiencing the worst job performance in decades to lauding the employment numbers and giving credit to … Trump’s 2017 tax cut.
Back to that in a minute. First, let’s try to put this boom in context, by noting that the economy is running hotter than it did during the “Morning in America” boom that gave Ronald Reagan a landslide victory in the 1984 presidential election.
We’ve gained three million jobs since Biden took office, or 600,000 jobs a month. This compares with gains of 340,000 a month in the year leading up to the 1984 election.
To be fair, Reagan-era job gains took place from a lower base, so it may be more appropriate to compare growth rates. But this still gives Biden the advantage: 5 percent at an annual rate, versus 4.4 percent in 1983-84. And the disparity grows if you compare jobs with the working-age population, which was growing around 1 percent a year in the 1980s but has stagnated in recent years.
So it’s a boom. What’s behind it?
The Republican determination to attribute everything good that happens to tax cuts is almost beyond parody. Some of us still remember how practically everyone in the G.O.P. predicted disaster after Bill Clinton raised taxes, then, when he presided over prosperity instead, declared that the boom of the late 1990s was a result of Reagan’s tax cuts in the early 1980s. Of course, they’re now insisting that good news in mid-2021 is somehow a vindication of stuff Trump did almost four years earlier.
The truth is that Reagan doesn’t even deserve much credit for the boom of 1983-84; most of the credit should go instead to the Federal Reserve, which slashed interest rates in 1982.
But how much credit should Biden get for job growth in 2021? Not all of it, certainly, but quite a lot.
The American Rescue Plan, which greatly increased the purchasing power of American consumers, has surely been an important driver of growth. Even more important, however, has been the rapid rise in vaccination rates, which has led to a plunge in the infection and death rates. Some of us predicted long ago that the U.S. would experience a rapid, “V-shaped” recovery once the pandemic subsided and the economy could reopen; well, the success of the vaccination drive has brought us to that moment.
And political leadership has had a lot to do with rapid vaccination. Yes, the vaccines themselves were developed before Biden took office, and the Trump administration had ordered millions of doses. But the Biden administration took much stronger steps than its predecessor had to coordinate vaccine distribution and get shots into arms.
More generally, anyone who doubts the importance of political leadership in progress against Covid-19 should look at the differences in vaccination rates across states, which have a stunning correlation with partisanship: States that voted for Biden have been much more successful than Trump states in getting their residents vaccinated.
So yes, we are having another morning in America, and Biden deserves more credit for his good morning than Reagan ever did for his.
Obviously things could still go wrong. Vaccination rates have slowed down, in part because of resistance in red states, and the large number of still-unvaccinated Americans makes a wave of new outbreaks possible. Also, while I’m in the camp that sees the current inflation as a transitory problem, we could be wrong.
Above all, short-run economic success is no guarantee of good long-term results. Many people have forgotten the widespread economic despair that prevailed just a few years after Reagan’s triumphalism.
But right now the economic news is good. And Joe Biden has every right to crow about it.
É giorno nell’America di Joe Biden,
di Paul Krugman
Martedì scorso il Comitato dei Consiglieri Economici del Presidente Biden ha pubblicato un post che metteva tutti in guardia dal dare troppa importanza a qualsiasi rapporto mensile sull’occupazione. Presumibilmente era stato pubblicato in anticipo sul rapporto di venerdì per evitare le possibili accuse di star avanzando scusanti per un dato scarso. Tuttavia, è successo che il rapporto aveva numeri forti: l’economia è aumentata di 850.000 posti di lavoro.
Il guadagno di posti di lavoro è stato particolarmente impressionante considerato l’argomento diffuso secondo il quale i generosi sussidi di disoccupazione stavano scoraggiando i lavoratori dall’accettare posti di lavoro (i recenti tagli dei sussidi in molti Stati sono arrivati troppo tardi per influenzare questo rapporto). Ebbene, in qualche modo i datori di lavoro stanno riuscendo comunque ad assumere molte persone.
Inoltre, tanto basta per gli ammonimenti di Trump secondo i quali ci sarebbe stata una “depressione Biden” se egli non fosse stato rieletto.
Ciò detto, gli argomenti del Comitato erano ben fondati. Il Covid-19 ha determinato ampi sconvolgimenti nell’economia, e quando ci si riprende da questi sconvolgimenti economici i dati sono in modo clamoroso inconsueti – in gran parte perché le correzioni ordinarie che gli statistici fanno per appianare cose come le variazioni stagionali non funzionano bene in un’economia ancora distorta dalla pandemia.
A questo punto, tuttavia, abbiamo dati sufficienti in mano per dichiarare che l’economia è in forte espansione. Di fatto, è in talmente forte espansione che i repubblicani sono passati dal sostenere (in modo falso) che stavamo sperimentando la peggiore prestazione in posti di lavoro da decenni a esaltare i dati sull’occupazione dandone merito a … i tagli delle tasse di Trump del 2017.
Ci tornerò tra un attimo. Anzitutto, consentitemi di cercare di collocare questa forte espansione in un contesto, osservando che l’economia sta correndo più velocemente di quanto accadde durante il boom del cosiddetto “E’ giorno in America” [1], che diede a Ronald Reagan una vittoria schiacciante nelle elezioni presidenziali del 1984.
Siamo aumentati di 3 milioni di posti di lavoro dal momento che Biden è entrato in carica, ovvero 600.000 posti di lavoro al mese. Questo a fronte di 340.000 posti di lavoro mensili guadagnati nell’anno che portò alle elezioni del 1984.
Ad esser giusti, i guadagni di posti di lavoro nell’epoca di Reagan ebbero luogo a partire da una base più bassa, cosicché può essere più appropriato confrontare i tassi di crescita. Ma questo ancora conferma il vantaggio di Biden: un tasso annuale del 5 per cento, contro il 4,4 per cento nel 1983-84. E la disparità aumenta se si confrontano i posti di lavoro con la popolazione nella principale età lavorativa [2], che stava crescendo di circa l’1 per cento all’anno negli anni ’80, mentre ha ristagnato negli anni recenti.
Dunque, si tratta di un boom. Cosa c’è dietro?
La determinazione repubblicana di attribuire tutto ciò di buono che accade ai tagli delle tasse va quasi oltre la caricatura. Alcuni di noi ricordano ancora come praticamente tutti nel Partito Repubblicano avevano previsto il disastro dopo che Bill Clinton alzò le tasse, poi invece, quando governò in un periodo di prosperità, dichiararono che il boom della fine degli anni ’90 era il risultato dei tagli alle tasse di Reagan dei primi anni ’80. Naturalmente, essi adesso stanno insistendo che le buone notizie nella metà del 2021 sono in qualche modo un risarcimento della roba che Trump fece quasi quattro anni prima.
La verità è che neanche Reagan merita un gran credito per il boom del 1983-84; gran parte del merito dovrebbe invece andare alla Federal Reserve che nel 1982 abbatté i tassi di interesse. Ma quanto merito dovrebbe ottenere Biden per la crescita dei posti di lavoro nel 2021? Non tutto il merito, certamente, ma un bel po’.
Il Piano Americano di Salvataggio, che ha grandemente aumentato il potere di acquisto dei consumatori americani, è stato sicuramente un importante fattore di crescita. Ancora più importante, tuttavia, è stata la rapida crescita nei tassi della vaccinazione, che ha portato ad un crollo del’infezione e dei tassi di mortalità. Alcuni di noi avevano previsto che gli Sati Uniti avrebbero avuto una rapida ripresa, a forma di “V”, una volta che la pandemia fosse calata e l’economia avesse potuto riaprire; ebbene, il successo della spinta alla vaccinazione ci ha portato a quel momento.
E la guida politica ha molto a che vedere con la rapida vaccinazione. È vero, gli stessi vaccini vennero sviluppati prima che Biden entrasse in carica, e l’Amministrazione Trump ne aveva ordinati milioni di dosi. Ma l’Amministrazione Biden ha fatto progressi molto più decisi di quella precedente nel coordinare la distribuzione dei vaccini e nel somministrarli.
Più in generale, chiunque dubiti dell’importanza della guida politica nel progresso contro il Covid-19 dovrebbe osservare le differenze nei tassi di vaccinazione tra gli Sati, che hanno una impressionante corrispondenza con gli orientamenti politici; gli Stati che hanno votato per Biden hanno avuto molto maggior successo degli Stati che hanno votato per Trump nel far vaccinare i loro residenti [3].
Dunque è proprio così, è di nuovo giorno in America e Biden merita un maggior merito per questa buona giornata di quanto ne meritò Reagan per la sua.
Ovviamente, le cose potrebbero ancora peggiorare. I tassi di vaccinazione sono rallentati, in parte per la resistenza negli Stati ad orientamento repubblicano, e l’ampio numero di americani ancora non vaccinati rende possibile un’ondata di nuove epidemie. Inoltre, per quanto io faccia parte dello schieramento che considera l’attuale inflazione come un problema transitorio, potremmo aver torto.
Soprattutto, il successo economico nel breve periodo non è una garanzia di buoni risultati nel lungo termine. In molti si sono dimenticati della angoscia economica diffusa che prevaleva appena pochi anni dopo il trionfalismo di Reagan.
Ma in questo momento e notizie economiche sono positive. E Biden ha tutte le ragioni per farsene motivo di vanto.
[1] “Morning in America” – “E’ giorno in America” – era il titolo di una trasmissione radiofonica di Reagan che ebbe grande fortuna in quel periodo, e probabilmente influì fortemente sul suo risultato elettorale nella rielezione a Presidente. Divenne poi una definizione per quel periodo economico, che in sostanza non dipese granché dalle iniziative del Presidente. Fondamentalmente andò ad esaurimento una politica di forte restrizione monetaria e della finanza pubblica, che era stata gestita in modi draconiani dal Presidente della Fed Paul Volcker per contrastare a forte inflazione degli anni precedenti. Dopo che tale politica aveva provocato tassi di disoccupazione a due cifre, l’inflazione si ridusse e comprensibilmente tornò il bel tempo nell’economia americana.
[2] Ovvero, in genere la popolazione tra i 24 ed i 64 anni di età.
[3] In una connessione con un articolo pubblicato il 25 giugno su “The Denver Post”, compare una interessante tabella che mostra questi diversi risultati. Andando verso l’alto si mostrano i tassi crescenti della vaccinazione (il più basso, attorno al 35%, quello del Mississippi; il più alto attorno all’80%, quello del Vermont, lo Stato di Sanders); andando da sinistra a destra gli Stati con risultati elettorali superiori per Biden (tra i più bassi, quelli del Wyoming, del Mississippi e dell’Ohio, tra i più alto quelli di New York e della California).
By mm
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