Altri Economisti » Project Syndicate » Selezione del Mese

Le grandi società statunitensi sono sopra la legge? Di Joseph E. Stiglitz e Geoffrey Heal (da Project Syndicate, 12 luglio 2021)

 

Jul 12, 2021

Are US Corporations Above the Law?

JOSEPH E. STIGLITZGEOFFREY HEAL

zz 378   zzz 232

 

 

 

 

 

 

NEW YORK – Adam Smith, the founder of modern economics, argued that the pursuit of private interests – profits – will invariably promote the common good. That may be true in some situations, but obviously not always. Just as banks’ pursuit of profit led to the 2008 financial crisis, it was Purdue and other pharmaceutical companies’ greed that produced the opioid crisis, and Texaco’s support of the Franco regime that helped the fascists triumph in the Spanish Civil War.

This litany of perfidy could easily be extended. But among the worst abuses committed by greedy corporations today is childhood slavery. Chocolate lovers around the world may not know it, but some of their guilty pleasures may have been produced by child slaves.

Nestlé, Cargill, and other food companies facing such allegations have avoided answering for them in open court. Because they or their subsidiaries are headquartered in the United States, they have been able to argue that they are not accountable for misdeeds committed in faraway Africa. They do this knowing full well that there is no effective legal system in the countries where children are being exploited.

Moreover, even if a legal judgment was to come down against these companies abroad, they would pay little. They would simply move their operations elsewhere, and it would be hard, if not impossible, for a small, poor country to enforce any judgment rendered.

These issues were all in play in a case before the US Supreme Court this year. In Nestle USA, Inc. v. John Doe I, et al./Cargill, Inc. v. John Doe I, et al., the court ruled against six Malians who were seeking compensation from Nestlé and Cargill for their suffering as former child slaves. Rather than ruling on the merits of the case, the court issued an 8-1 decision on the narrower legal question of whether an American firm can be held accountable for injuries done to others abroad. The US Alien Tort Statute, the court held, cannot be applied “extraterritorially,” because that would amount to an extension of US law beyond US boundaries.

Of course, the US operates extraterritorially all the time, such as when it punishes foreign companies for violating its sanctions against Iran. The difference in this case was that it was American companies (or those working on their behalf) who were being called to account. By ruling in their favor, the court avoided the question of how companies engaged in unlawful behavior abroad ever could be held accountable. In what court would they be tried if not a US one?

In the absence of any accountability, US corporations have little incentive to change their behavior abroad. If they can get our favorite chocolates onto store shelves at a lower price by using suppliers who exploit child labor, those without moral compunctions – a category that evidently includes these companies – will adhere strictly to the logic of market competition and do so.

So, who will protect the children? At stake in this case was one of America’s core values: human rights. It is clearly in America’s interests to show the rest of the world that its companies abide by its values, especially at a time when police brutality against African-Americans is in the international media spotlight.

Together with Oxfam, we submitted an amicus brief to the Supreme Court arguing that it is in America’s economic interest to hold US firms accountable for wrongful conduct wherever it is committed. We believe that corporate social responsibility pays off in the long run – for consumers and companies alike – in countries that insist on it.

After all, countries and companies with good reputations can attract more capital and better workers than less ethical competitors can, and their products will appeal to an increasingly conscientious generation of consumers. Younger workers are especially sensitive to what their employers do and stand for. That is why many companies have taken a stand against voter-suppression laws and embraced targets to reduce greenhouse-gas emissions.

But far too many companies are still driven by short-term profits. While lawyers for Nestlé and Cargill were working diligently to spare them from accountability, both companies issued boilerplate statements condemning child slavery. But if that is where they stand, why didn’t they want to lay out their case in court? Surely, their well-paid lawyers would be more than a match for the Malians’ representatives. If the companies lost, it wouldn’t be because they lacked adequate counsel.

How can we ensure that companies don’t do abroad what they would never attempt to do at home? Globalization has forced this question onto the agenda as Western companies have expanded their reliance on poor countries with very limited legal frameworks. Extraterritoriality is not the issue. What matters most is that we end the race to the bottom. The US should be assuring the world that it and its companies stand for decency, without any double standards.

In the meantime, Cargill, Nestlé, and other companies that have allegedly been culpable in human-rights and environmental abuses abroad must be tried in the court of public opinion. Their untiring effort to evade accountability for their actions speaks volumes.

 

Le grandi società statunitensi sono sopra la legge?

Di Joseph E. Stiglitz e Geoffrey Heal

 

NEW YORK – Adam Smith, il fondatore dell’economia moderna, sosteneva che il perseguimento degli interessi privati – i profitti – promuoverà inevitabilmente il bene comune. Ciò può essere vero in alcune situazioni, ma ovviamente non sempre. Proprio come il perseguimento dei profitti da parte delle banche portò alla crisi finanziaria del 2008, è stata l’avidità di Perdue e di altre società farmaceutiche che ha prodotto la crisi degli oppioidi, e il sostegno della Texaco al regime di Franco che contribuì al trionfo dei fascisti nella Guerra Civile Spagnola.

La serie di perfidie potrebbe facilmente essere estesa. Ma tra i peggiori abusi commessi da società avide ai giorni nostri c’è la schiavitù dell’infanzia. Gli amanti della cioccolata in tutto il mondo possono non saperlo, ma alcune dei loro colpevoli piaceri possono essere stati prodotte da schavi bambini.

La Nestlé, Cargill ed altre imprese alimentari che sono oggetto di tali accuse hanno evitato di rispondere per esse in tribunale. Poiché esse o le loro sussidiarie hanno i quartieri generali negli Sati Uniti, hanno potuto sostenere che non erano responsabili per misfatti commessi nella lontana Africa. Lo hanno fatto ben sapendo che non c’è nessun efficace sistema legale nei paesi nei quali vengono sfruttati i bambini.

Peraltro, persino se un giudizio legale dovesse intervenire su queste società all’estero, esse non pagherebbero granché. Semplicemente, sposterebbero le lor operazioni altrove, e sarebbe difficile, se non impossibile, per un paese piccolo e povero far rispettare ogni sentenza pronunciata.

Questi temi erano tutti in gioco in un caso dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti di quest’anno. Nei casi della Nestlè USA Inc. contro John Doe ed altri e Cargill Inc. contro John Doe ed altri, la Corte ha sentenziato a sfavore di sei cittadini maliani che stavano cercando un indennizzo da parte della Nestlè e di Cargill per le loro sofferenze del passato come bambini schiavi. Anziché emettere un giudizio sul merito del caso, la Corte ha espresso una decisione, 8 giudici contro 1, sulla più ristretta questione legale se una impresa americana possa essere ritenuta responsabile per danni provocati a terzi all’estero. La Corte ha ritenuto che la Legge contro gi Illeciti Commessi all’Estero non possa essere applicata “extraterritorialmente”, perché questa sarebbe una estensione della legge statunitense oltre i confini americani.

Naturalmente, gli Stati Uniti operano extraterritorialmente in continuazione, come quando puniscono imprese straniere per aver violato le loro sanzioni contro l’Iran. La differenza in questo caso era che coloro che erano chiamate in causa erano società americane (o quelli che lavoravano per loro conto). Giudicando a loro favore, la Corte ha evitato la domanda di come le società impegnate in una condotta illegale all’estero potranno mai essere ritenute responsabili. In quale Tribunale possono essere portate in giudizio se non in un Tribunale statunitense?

In assenza di ogni responsabilità le società statunitensi hanno poca ragione per modificare la loro condotta all’estero. Se possono avere le loro cioccolate favorite negli scaffali dei negozi ad un prezzo minore utilizzando fornitori che sfruttano il lavoro infantile, coloro che sono privi di scrupoli morali – una categoria che evidentemente comprende queste società – aderiranno strettamente alla logica della competizione sul mercato, e così faranno.

Dunque, chi proteggerà i bambini? In questo caso in gioco c’era uno dei valori centrali dell’America: i diritti umani. È chiaramente negli interessi dell’America mostrare al resto del mondo che le sue società si attengono ai suoi valori, particolarmente in un’epoca nella quale la brutalità poliziesca contro gli afroamericani è sotto i riflettori dei media internazionali.

Assieme ad Oxfam [1], noi abbiamo sottomesso una memoria legale alla Corte Suprema, sostenendo che è nell’interesse economico dell’America ritenere le imprese statunitensi responsabili per condotte illecite dovunque vengano commesse. Noi riteniamo che, nei paesi che la esigono, la responsabilità sociale delle società nel lungo periodo sia a vantaggio dei consumatori come delle società.

Dopo tutto, i paesi e le società con buone reputazioni possono attirare più capitali e lavoratori migliori di quello che possono fare competitori meno coscienti, e i loro prodotti attrarranno una generazione sempre più consapevole di consumatori. I lavoratori più giovani  sono particolarmente sensibili a quello che fanno e che sostengono i loro datori di lavoro. Quella è la ragione per la quale molte società hanno presso una posizione contro le leggi di limitazione del diritto di voto ed hanno sposato gli obbiettivi per ridurre le emissioni dei gas serra.

Ma anche troppe società sono ancora guidate dai profitti a breve termine. Mentre i legali della Nestlé e di Cargill stavano lavorando diligentemente per esimersi dalle responsabilità, entrambe le società pubblicavano prese di posizione rituali di condanna della schiavitù minorile. Ma se sono a favore di questo, perché non hanno voluto presentare il loro caso in tribunale? Certamente, i loro ben pagati avvocati sarebbero stati più che all’altezza dei rappresentanti dei cittadini del Mali. Se le società avessero perso, non sarebbe dipeso dalla mancanza di adeguata consulenza.

Come possiamo impedire che le società non facciano all’estero quello che non cercherebbero mai di fare in patria? La globalizzazione ha spinto questa domanda nell’agenda dal momento in cui le società occidentali hanno ampliato il loro affidamento sui paesi poveri con giurisdizioni molto limitate. Il tema non è l’extraterritorialità. Quello che è più importante è che noi si possa porre termine ad una gara al ribasso. Gli Stati Uniti dovrebbero assicurare il mondo che essi e le loro società si battono per la dignità, senza alcun doppio registro.

Nello stesso tempo, Cargill, Nestlé e le altre società che sono state presumibilmente colpevoli di violazioni dei siritti umani e ambientali all’estero, devono esser giudicate nel tribunale della opinione pubblica. I loro incessanti sforzi per esimersi dalla responsabilità per le loro azioni la dicono lunga.

 

 

 

 

 

 

[1] Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief, il nome esteso in inglese) è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Ne fanno parte 18 organizzazioni di paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 nazioni per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia. Wikipedia.

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"