Sept. 20, 2021
By Paul Krugman
So Senator Joe Manchin of West Virginia will be responsible for putting together the Democratic climate plan. This is both understandable and terrifying. It’s understandable because Democrats need the vote of every one of their senators, which means doing whatever it takes to get skeptics on board. It’s terrifying because Manchin might end up gutting key proposals from President Biden, especially those aimed at drastically reducing the burning of fossil fuels.
The best-case scenario is that Manchin will intervene in ways that help coal miners and highlight his independence without doing too much damage to Biden’s objectives. The worst-case scenario is that he will cripple the climate initiative and effectively doom the planet — because the president’s climate push is almost certainly our last chance to avoid disaster.
I have no idea which way Manchin will go. Nor do I have any good sense of how much he is being influenced by lobbyists and his personal financial interests, as opposed to a desire to do the right thing.
What I do know, and you should, too, is that if Manchin torpedoes Biden — and the planet — on climate policy, it won’t be because he’s serving the interests of his constituents. Coal mining has a proud history in West Virginia. Among other things, the coal miners’ union played a crucial role in the history of labor organizing, which in turn helped create the relatively equal society I grew up in. But coal is West Virginia’s past, not its present, and definitely not its future.
It’s actually startling how small a role coal plays in modern West Virginia’s economy. Before the pandemic, the coal mining industry employed only around 13,000 workers, less than 2 percent of the state’s work force. Even attempts to make the number look bigger by counting jobs indirectly supported by coal suggest a state that has overwhelmingly moved on from mining.
So what does the state do for a living? These days West Virginia’s biggest industry is health care, which employs more than 100,000 people (and offers many middle-class jobs). More on that in a minute.
When and why did West Virginia stop being a coal state? Contrary to right-wing legend and fossil-fuel propaganda, coal’s decline isn’t a recent phenomenon driven by burdensome environmental regulations. On the contrary, the collapse of coal mainly happened during the Reagan years: West Virginia coal employment was more than 60,000 jobs in the early 1980s but fell by more than half by 1989. Much of the decline was caused by automation; even more jobs were lost after 1990 as coal companies turned to labor-saving (and environment-destroying) techniques such as mountaintop removal.
As a report from the West Virginia Center on Budget and Policy put it: “If ever there was a war on coal, or more specifically on coal miners, it took place in the 1980s. And the miners lost.”
It’s true that West Virginia, and Appalachia in general, still thinks of itself as coal country. And that’s OK, up to a point. Regions have every right to honor their history. But politicians should serve their constituents’ real interests, not condescend to them by peddling impossible visions of restoring past glories.
So what would politicians who really wanted to help West Virginians support?
First and foremost, they would support a stronger social safety net. Federally subsidized health care is particularly important in West Virginia, where Medicare beneficiaries are a quarter of the population, compared with only 18 percent of the nation as a whole; the state also experienced a very rapid decline in the number of uninsured after the implementation of the Affordable Care Act.
Federal support for health doesn’t just make it possible for West Virginians to get the care they need; it’s also a major source of jobs. As I mentioned earlier, health care is now the state’s biggest employer, dwarfing what’s left of the coal mining industry. And much of this health care is paid for by federal programs.
Oh, and extending the universal child tax credit — without the work requirement Manchin has been demanding — is especially crucial in a state where jobs are scarce and child poverty is high.
Now, it’s understandable that West Virginians would like to see an economic revival based on more than federal aid. And I’m all in favor of attempting to revive lagging regions through “place-based policies.” But whatever form such policies might take — and experience shows that they’re very hard to implement — one thing is for sure: They won’t involve bringing back coal.
So what will Joe Manchin do? It would be a terrible thing if he were to sabotage Biden’s climate agenda for the sake of narrow regional interests. But while Manchin might do terrible things, it won’t be on his region’s behalf, since at this point anti-environmentalism isn’t even in Appalachia’s interest.
Coal mining is a cultural tradition, and it’s a part of Appalachia’s history. But if Joe Manchin wants to actually serve the people of West Virginia, as opposed to pandering to their nostalgia, he’ll support Biden’s progressive agenda — including his climate agenda.
Caro Joe Manchin: il carbone non è il futuro del tuo Stato,
di Paul Krugman
Dunque il Senatore della Virginia Occidentale Joe Manchin [1] sarà responsabile della composizione del programma sul clima dei democratici. Questo è allo stesso tempo comprensibile e spaventoso. É comprensibile perché i democratici hanno bisogno di tutti i voti dei loro senatori, il che comporta fare di tutto per includere gli scettici. È spaventoso perché Manchin potrebbe finire per abbattere proposte fondamentali del Presidente Biden, particolarmente quelle rivolte ad una drastica riduzione del consumo di combustibili fossili.
Lo scenario migliore è che Manchin prenderà posizione in modo da aiutare i minatori di carbone ed evidenziare la sua indipendenza senza fare troppo danno agli obbiettivi di Biden. Lo scenario peggiore è che egli paralizzerà l’iniziativa sul clima e di fatto condannerà il pianeta – giacché l’offensiva del Presidente sul clima è quasi certamente la nostra ultima possibilità di evitare un disastro.
Non ho idea di dove andrà Manchin. Non ho neppure alcuna percezione positiva su quanto egli stia subendo l’influenza dei lobbisti e dei suoi personali interessi finanziari, anziché desiderare di fare la cosa giusta.
Quello che so, e che dovreste sapere anche voi, è che se Manchin silurerà Biden – e il pianeta – sulla politica climatica, non dipenderà dal fatto che sta facendo una cosa utile per la sua base elettorale. L’estrazione del carbone ha una storia gloriosa nelle Virginia Occidentale. Tra le altre cose, il sindacato dei minatori del carbone ha giocato un ruolo cruciale nella storia della organizzazione del lavoro, il che a sua volta ha contribuito a creare la società relativamente equa nella quale sono cresciuto. Ma il carbone è il passato della Virginia Occidentale, non il suo presente, e certamente non il suo futuro.
È effettivamente impressionante quanto sia piccolo il ruolo che il carbone gioca nella moderna economia della Virginia Occidentale. Prima della pandemia, il settore dell’estrazione del carbone occupava soltanto circa 13.000 lavoratori, meno del 2 per cento della forza lavoro dello Stato. Anche i tentativi di far apparire il dato superiore mettendo in conto i posti di lavoro indirettamente sorretti dal carbone, indicano uno Stato che si è quasi per intero allontanato dall’attività mineraria.
Dunque, cosa fa lo Stato per vivere? Di questi tempi il settore più grande della Virginia Occidentale è l’assistenza sanitaria, che occupa più di 100.000 persone (e offre molti posti di lavoro da classe media). Su ciò torno tra un attimo.
Quando e perché la Virginia Occidentale smise di essere uno Stato del carbone? Contrariamente alla leggenda della destra ed alla propaganda dell’industria dei combustibili fossili, il declino del carbone non è un fenomeno recente provocato da regolamenti ambientali onerosi. Al contrario, il collasso del carbone avvenne principalmente durante gli anni di Reagan: l’occupazione nel settore del carbone della Virginia Occidentale era di più di 60.000 posti di lavoro nei primi anni ’80 ma era crollata di più della metà col 1989. Gran parte del declino venne provocato dal’automazione; persino maggiori posti di lavoro vennero persi dopo il 1990 quando le società del carbone si spostarono su tecniche di risparmio del lavoro (e di distruzione dell’ambiente) come la rimozione della cima delle montagne.
Come si esprimeva un rapporto a cura del Centro sul Bilancio e sulla Politica della Virginia Occidentale: “Se ci fu mai una guerra sul carbone, o più specificamente una guerra sui minatori del carbone, essa avvenne negli anni ’80. E i minatori la persero.”
É vero che la Virginia Occidentale, e in generale gli Appalachi, pensano a se stessi come il paese del carbone. E questo, sino a un certo punto, è comprensibile. Le regioni hanno tutto il diritto di onorare la loro storia. Ma i politici dovrebbero essere al servizio degli interessi reali delle loro basi elettorali, non trattarle con sufficienza mettendo in circolazione visioni impossibili di restauro di glorie passate.
Cosa dovrebbero dunque fare i politici che vogliono contribuire a sostenere i virginiani occidentali?
Prima di tutto e più di ogni altra cosa dovrebbero sostenere una rete più forte di sicurezza sociale. L’assistenza sanitaria con i sussidi federali è particolarmente importante nella Virginia Occidentale, dove i beneficiari di Medicare sono un quarto della popolazione, a confronto con il solo 18 per cento della nazione nel suo complesso; lo Stato ha anche conosciuto un declino molto rapido nel numero dei non assicurati dopo la messa in atto della riforma sanitaria.
Il sostegno federale sulla sanità non solo rende possibile per i virginiani di ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno; è anche una fonte importante di posti di lavoro. Come ho ricordato sopra, l’assistenza sanitaria è oggi il più grande datore di lavoro dello Stato, che sovrasta ciò che è rimasto del’industria della estrazione del carbone. E buona parte di questa assistenza sanitaria è pagata dai programmi federali.
Inoltre, una estensione del credito di imposta per i figli – senza il requisito del lavoro che Manchin sta richiedendo [2] – è particolarmente cruciale in uno Stato dove i posti di lavoro sono scarsi e la povertà infantile è elevata.
Ora è comprensibile che ai virginiani occidentali piacerebbe vedere una riscossa economica basata su altro che non il solo aiuto federale. E io sono del tutto favorevole al tentativo di far tornare in auge le regioni che sono rimaste indietro attraverso “politiche fondate su radici locali”. Ma qualsiasi forma possano assumere tali politiche – e l’esperienza dimostra che esse sono molto difficili da realizzare – una cosa è certa: esse non riguarderanno un ritorno al carbone.
Dunque, cosa farà Joe Manchin? Sarebbe terribile se egli intendesse sabotare l’agenda di Biden sul clima per ragioni di ristretti interessi regionali. Ma mentre Manchin potrebbe fare cose terribili, non le potrebbe fare per conto della sua regione, dato che a questo punto l’anti ambientalismo non è neppure nell’interesse degli Appalachi.
L’estrazione del carbone è una tradizione culturale, ed è una parte della storia degli Appalachi. Ma se Joe Manchin vuole effettivamente essere utile alla gente della Virginia Occidentale, anziché assecondare le loro nostalgie, dovrà sostenere il programma progressista di Biden – compresa la sua agenda sul clima.
[1] Joseph “Joe” Manchin III (Farmington, 24 agosto 1947) è un politico statunitense, attuale senatore per lo stato della Virginia Occidentale e in precedenza governatore dello stesso stato dal 2005 al 2011. Secondo di cinque figli, Manchin nacque nella Virginia Occidentale da padre italoamericano (il nonno Joe era originario di San Giovanni in Fiore in provincia di Cosenza; il cognome originale era Mancina, ma è stato americanizzato) e madre cecoslovacca. La sua famiglia era attiva in ambito politico con il Partito Democratico e sia suo padre che suo nonno avevano ricoperto la carica di sindaco del loro paese.
[2] In generale, il collegamento dei sussidi con il requisito di lavorare è una posizione dei repubblicani americani, che Manchin – probabilmente un democratico “moderato” – pare condivida.
By mm
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