Sept. 23, 2021
By Paul Krugman
Everyone who paid attention during the Obama years knew that Republicans would also try to undermine Democratic presidencies. Some of the G.O.P.’s actions — notably, the efforts of governors like Ron DeSantis and Greg Abbott to prevent an effective response to a deadly pandemic — have shocked even the cynics. Still, a Republican attempt to make President Biden fail, no matter how much it hurt the rest of the country, was predictable.
More surprising, at least to me, has been the self-destructive behavior of Democratic centrists — a term I prefer to “moderates,” because it’s hard to see what’s moderate about demanding that Biden abandon highly popular policies like taxing corporations and reducing drug prices. At this point it seems all too possible that a handful of recalcitrant Democrats will blow up the whole Biden agenda — and yes, it’s the centrists who are throwing a tantrum, while the party’s progressives are acting like adults.
So what’s motivating the sabotage squad? Part of the answer, I’d argue, is that they have internalized decades of right-wing economic propaganda, that their gut reaction to any proposal to improve Americans’ lives is that it must be unworkable and unaffordable.
Of course, this isn’t the whole story. We certainly shouldn’t underrate the influence of money: Both wealthy donors and Big Pharma have been nakedly throwing their weight around. Nor should we discount the importance of simple innumeracy: $3.5 trillion sounds like a lot of money, and you shouldn’t assume politicians understand (or think constituents understand) that this is proposed spending over the course of a decade, not a single year. It would amount to little more than 1 percent of gross domestic product over that period and would still leave overall government spending far below its level in other wealthy democracies. It also ignores the fact that the true cost, after net savings and new revenue, would be much less than $3.5 trillion.
And some politicians seem to suffer from the misguided notion that only spending on “hard” infrastructure, like roads and bridges, counts as investing in the nation’s future. That is, they haven’t caught up with the growing body of evidence for high economic returns to spending on people — especially spending that lifts children out of poverty.
Still, I often find myself surprised to hear politicians and pundits who don’t consider themselves part of movement conservatism peddling economic narratives that are nothing more than right-wing propaganda but have been repeated so many times that many people who should know better accept them as established fact.
I frequently hear, for example, that runaway spending and budget deficits caused the stagflation of the 1970s. In reality, federal debt shrank as a share of G.D.P. over the course of that decade (only to soar under President Ronald Reagan). To the extent that we understand ’70s stagflation, it seems to have been caused by a combination of oil shocks and feckless monetary policy. Big government had nothing to do with it.
I also sometimes hear even centrists giving Reagan’s tax cuts credit for turning the U.S. economy around. The truth is that most Americans did worse in the decades after the Reagan tax cuts than in the corresponding previous period; the post-Reagan boom, such as it was, was limited to a small number of wealthy people.
Finally, it’s amazing how many people believe that European economies with high social spending are severely damaged by reduced incentives to work. It’s true that during the 1980s and 1990s much of the Continent seemed to suffer from “Eurosclerosis” — persistent high unemployment, even during periods of economic expansion. But that was a long time ago. These days generous welfare states often have better labor market performance than the United States.
Take the example of Denmark, which Fox Business at one point compared to Venezuela. Indeed, if there were any truth to right-wing dogma, Denmark should be an economic hellhole. It has vastly higher social spending than we do; two-thirds of its workers are union members, and those unions are so powerful that they forced McDonald’s to pay its workers $22 an hour.
But the reality is that working-age Danes are more likely than their American counterparts to have jobs. It’s true that real G.D.P. per capita is slightly lower in Denmark, but that’s mainly because Denmark, unlike the U.S., isn’t a no-vacation nation; the Danes actually do take some time off from work.
The point is that as far as I can tell, those troublesome Democratic centrists are blinded by an economic narrative that was deliberately created to block progress and justify vast inequality. So they imagine that the Biden agenda — which is a fairly modest effort to address our nation’s very real problems — is somehow irresponsible and a threat to the nation’s future.
I would urge them to reconsider their premises. Biden’s proposed spending isn’t irresponsible and wouldn’t hurt growth. On the contrary, it would be deeply irresponsible not to invest in people as well as concrete, and if you look at the evidence, rather than repeating right-wing dogma, you realize that Biden’s agenda is actually pro-growth.
I centristi sono sotto il dominio della propaganda della destra?
Di Paul Krugman
Chiunque avesse prestato attenzione all’epoca di Obama sapeva che i repubblicani avrebbero provato anche a scalzare le presidenze democratiche. Alcune iniziative del Partito Repubblicano – in particolare, gli sforzi di Governatori come Ron DeSantis e Greg Abbott di impedire una risposta efficace ad una pandemia letale – hanno sbigottito anche i cinici. Eppure, un tentativo repubblicano di far fallire il Presidente Biden, a prescindere dal danno che farebbe al resto del paese, era prevedibile.
Più sorprendente, almeno per me, è stata la condotta autodistruttiva dei centristi democratici – una termine che preferisco a “moderati”, perché è difficile vedere cosa ci sia di moderato nel chiedere che Biden abbandoni politiche altamente popolari come tassare le società e ridurre i prezzi dei farmaci. A questo punto sembra anche troppo probabile che una manciata di democratici recalcitranti farà saltare l’intera agenda di Biden – e sì, sono i centristi che fanno i capricci, mentre i progressisti del partito si stanno comportando come persone adulte.
Dunque, cosa sta motivando la squadra di sabotatori? Direi che in parte la risposta è che costoro hanno fatto propria decenni di propaganda economica della destra, al punto che la loro reazione istintiva ad ogni proposta che migliora la vita degli americani è che essa deve essere impraticabile e insostenibile.
Naturalmente, non si tratta solo di questo. Certamente non dovremmo sottovalutare l’influenza del denaro: sia i donatori ricchi che la grandi imprese farmaceutiche stanno scopertamente facendo il possibile per intimidire. Neanche si dovrebbe sottovalutare l’importanza della semplice inettitudine a fare i conti: 3.500 miliardi di dollari sembrano una grande quantità di soldi, e non si può dare per scontato che i politici capiscano (o pensino che il loro elettorato capisca) che quella è la spesa proposta nel corso di un decennio, non di un singolo anno. Nel corso di quel periodo, essa corrisponderebbe a poco più dell’1 per cento del prodotto interno lordo e lascerebbe ancora la spesa pubblica complessiva al di sotto nel suo livello in altre democrazie avanzate. Non si considera neanche il fatto che il costo effettivo, dopo i risparmi netti e le nuove entrate, sarebbe molto inferiore ai 3.500 miliardi.
E alcuni politici sembrano in sofferenza per l’idea fuorviante che solo la spesa sulla infrastrutture “materiali”, come strade e ponti, valga come investimento sul futuro della nazione. Ovvero, non hanno ancora fatto propria la quantità crescente di prove relative agli alti rendimenti economici della spesa sulle persone – particolarmente della spesa che porterebbe i bambini fuori dalla povertà.
Eppure, spesso mi trovo ad essere sorpreso nell’ascoltare politici e commentatori, che non si considerano parte del movimento conservatore, che mettono in circolazione racconti economici che non sono niente altro che propaganda delle destre, ma che sono stati ripetuti così tante volte che molta gente che dovrebbe saperne di più li accetta come un fatto indiscutibile.
Ad esempio, sento frequentemente dire che la spesa fuori controllo e i deficit di bilancio provocarono la stagflazione negli anni ’70. In realtà, il debito federale come quota del PIL si ridusse nel corso di quel decennio (per risalire soltanto sotto il Presidente Ronald Reagan). Nella misura in cui abbiamo compreso la stagflazione degli anni ’70, essa sembra sia stata provocata da una combinazione di shock petroliferi e di politica monetaria inetta. Il ‘grande Governo’ non c’ebbe niente a che fare.
Sento talvolta persino i centristi dare anche merito ai tagli delle tasse di Reagan per aver trasformato l’economia statunitense. La verità è che la maggioranza degli americani finì con lo star peggio nei decenni successivi ai tagli delle tasse di Reagan rispetto ai corrispondenti periodi precedenti; l’espansione dopo Reagan, per quello che fu, fu limitata ad un piccolo numero di persone ricche.
Infine, è sorprendente come molte persone credano che le economie europee con una elevata spesa sociale siano gravemente danneggiate dai ridotti incentivi a lavorare. È vero che durante gli anni ’80 e ’90 una buona parte di quel continente sembrava soffrire di “eurosclerosi” – persistente alta disoccupazione, persino durante i periodi di espansione economica. Ma questo accadeva allora. Di questi tempi gli stati assistenziali generosi hanno spesso prestazioni sul mercato del lavoro migliori degli Stati Uniti.
Si prenda l’esempio della Danimarca, che a un certo punto Fox Business arrivò a paragonare al Venezuela. In effetti, se ci fosse qualcosa di vero nel dogma della destra, la Danimarca dovrebbe essere un inferno economico. Ha una spesa sociale assai più alta di quella che abbiamo noi; due terzi dei suoi lavoratori sono sindacalizzati, e quei sindacati sono così potenti che hanno costretto McDonald a pagare i suoi lavoratori 22 dollari all’ora.
Ma la realtà è che i danesi in età lavorativa è più probabile che abbiano posti di lavoro dei loro omologhi americani. È vero che il PIL reale procapite è leggermente più basso in Danimarca, ma questo principalmente dipende dal fatto che la Danimarca, diversamente dagli Stati Uniti, non è una nazione senza vacanze; i danesi effettivamente si prendono un po’ di tempo fuori dal lavoro.
Il punto è che, per quanto posso comprendere, quei centristi democratici cacadubbi sono accecati da una narrazione economica che è stata deliberatamente creata per bloccare il progresso e giustificare grandi ineguaglianze. Dunque si immaginano che il programma di Biden – che è un sforzo abbastanza modesto per affrontare i problemi molto reali della nostra nazione – sia in qualche modo irresponsabile e una minaccia al futuro della nazione.
Li spingerei a riconsiderare le loro premesse. La spesa proposta da Biden non è irresponsabile e non danneggerebbe la crescita. Al contrario, sarebbe profondamente irresponsabile non investire sulle persone altrettanto che sul cemento, e se si guarda ai fatti, anziché ripetere i luoghi comuni della destra, si capisce che l’agenda di Biden è per davvero a favore della crescita.
By mm
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