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La strana morte dell’America conservatrice, di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 1 ottobre 2021)

 

Oct 1, 2021

The Strange Death of Conservative America

BRADFORD DELONG

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BERKELEY – If you are concerned about the well-being of the United States and interested in what the country could do to help itself, stop what you are doing and read historian Geoffrey Kabaservice’s superb 2012 book, Rule and Ruin: The Downfall of Moderation and the Destruction of the Republican Party, from Eisenhower to the Tea Party. To understand why, allow me a brief historical interlude.

Until roughly the start of the seventeenth century, people generally had to look back in time to find evidence of human greatness. Humanity had reached its peak in long lost golden ages of demigods, great thinkers, and massive construction projects. When people did look to the future for promise of a better world, it was a religious vision they conjured – a city of God, not of man. When they looked to their own society, they saw that it was mostly the same as in the past, with Henry VIII and his retinue holding court in much the same fashion as Agamemnon, or Tiberius Caesar, or Arthur.

But then, around 1600, people in Western Europe noticed that history was moving largely in one particular direction, owing to the expansion of humankind’s technological capabilities. In response to seventeenth-century Europeans’ new doctrine of progress, conservative forces have represented one widely subscribed view of how societies should respond to the political implications of technological and social change. In doing so, they have generally gathered themselves into four different kinds of political parties.

The first comprises reactionaries: those who simply want to stand “athwart history, yelling ‘STOP,’” as William F. Buckley, Jr. famously put it. Reactionaries consider themselves to be at war with a dystopian “armed doctrine” with which compromise is neither possible nor desirable. In the fight against this foe, no alliance should be rejected, even if it is with factions that would otherwise be judged evil or contemptible.

The second kind of party favors “Whig measures and Tory men.” These conservatives can see that technological and social change might be turned to human advantage, provided that the changes are guided by leaders with a keen appreciation of the value of our historical patrimony and of the dangers of destroying existing institutions before building new ones. As Tancredi explains to his uncle, the Prince of Salina, in Giuseppe Tomasi di Lampedusa’s The Leopard, “If we want things to stay the same, things will have to change.”

The third type of conservative party is found primarily (but not exclusively) in America. It emerges as an adaptation to a society that sees itself as overwhelmingly new and liberal. It is not a party of tradition and inherited status, but rather of wealth and business. In its ranks are conservatives who want to remove government-imposed hurdles to technological innovation, entrepreneurship, and enterprise. Confident that the free market holds the key to generating wealth and prosperity, they breathlessly tout the merits of surfing its waves of Schumpeterian creative destruction.

Lastly, there is the home of the fearful and the grifters who exploit them. This constituency includes all those who believe it is they who will be creatively destroyed by the processes of historical change. They feel (or are led to believe) that they are beset on all sides by internal and external enemies who are more powerful than they are and eager to “replace” or “cancel” them.

What I have learned from Harvard University political scientists Steven Levitsky and Daniel Ziblatt’s 2018 bestseller, How Democracies Die, is that democratic countries can be governed well only if their conservative parties fall into the second or third of the four categories above. When conservatives coalesce around reaction or fear, democratic institutions come under threat.

Levitsky and Ziblatt offer many examples to demonstrate this, but let me add one more. A little over a century ago, Great Britain experienced an astonishingly rapid decline from its position as the world’s political and economic hyper-power. This process was accelerated significantly by the transformation of its Tory Party into a party combining types one and four. This was the party of Mafeking Night (Boer War) celebrations and armed resistance to Irish constitutional reform. In the 1910-14 period, George Dangerfield later recalled, the world witnessed the “strange death of liberal England.”

That brings us back to Kabaservice’s book, which tells the story of how the US Republican Party put itself on an analogous course. When I look out at the current political scene, I see very few elements of categories two and three in the Republican Party. And any that are left are fast disappearing.

Republican politicians today are desperate to pick up the mantle of Donald Trump, undoubtedly one of the worst presidents in American history. Obviously, this dangerous and embarrassing trend needs to be reversed as rapidly and as completely as possible. But I, for one, am at a loss to see how that might be done.

 

La strana morte dell’America conservatrice,

di J. Bradford DeLong

 

BERKELEY – Se siete preoccupati sulla salute degli Stati Uniti e interessati a quello che il paese potrebbe fare per aiutarsi, smettete di fare quello che state facendo e leggete il superbo libro del 2012 dello storico Geoffrey Kabaservice, Governo e rovina: il tracollo della moderazione e la distruzione del Partito Repubblicano, da Eisenhower al Tea party. Per capire la ragione, consentitemi un breve intermezzo storico.

Fino grosso modo agli inizi del diciassettesimo secolo, in generale le persone dovevano guardarsi indietro per trovare prove della grandezza umana. L’umanità aveva raggiunto la sua vetta negli anni aurei da tempo perduti dei semidei, dei grandi pensatori e dei progetti di costruzioni imponenti. Quando le persone guardavano al futuro come una promessa di un mondo migliore, ciò evocava una visione religiosa – una città di Dio, non dell’uomo. Quando osservavano le loro stesse società, vedevano che per la maggior parte esse erano le stesse del passato, con Enrico VIII e il suo seguito che stavano a corte in gran parte nello stesso modo di Agamennone, o di Tiberio e Cesare, o di Artù.

Ma poi, attorno al 1600, le persone nell’Europa occidentale si accorsero che la storia si stava spostando fondamentalmente in una particolare direzione, a seguito della espansione delle capacità tecnologiche dell’umanità. In risposta alla nuova dottrina del progresso degli europei del diciassettesimo secolo, le forze conservatrici hanno fatto proprio un punto di vista ampiamente condiviso su come le società dovrebbero rispondere alle implicazioni politiche del cambiamento tecnologico e sociale. Nel farlo, esse si sono generalmente riunite in quattro differenti generi di partiti politici.

Il primo comprende i reazionari: coloro che semplicemente vogliono “mettersi di traverso alla storia, gridando ‘BASTA’”, come William F. Buckley jr. si espresse notoriamente. I reazionari si considerano in guerra con una distopica “dottrina armata” con la quale il compromesso non è né possibile né desiderabile. Nella lotta contro questo nemico non dovrebbe essere esclusa alcuna alleanza, persino quella con gruppi che altrimenti sarebbero giudicati malvagi o spregevoli.

Il secondo genere di partito è a favore di “misure liberali e uomini conservatori”. Questi conservatori possono constatare che il cambiamento tecnologico e sociale può risolversi in una vantaggio per gli uomini, purché i cambiamenti siano guidati da dirigenti capaci di un apprezzamento appassionato del valore del nostro patrimonio storico e dei pericoli del distruggere le istituzioni esistenti prima di averne costruito di nuove. Come Tancredi spiega a suo zio, il Principe di Salina, ne Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che le cose restino le stesse, le cose dovranno cambiare”.

Il terzo genere di partito conservatore si è dato principalmente (ma non esclusivamente) in America. Esso emerge come un adattamento ad una società che esso stesso considera in modo irrimediabile nuova e liberale. Non è una partito della tradizione e delle condizioni sociali ereditate, ma piuttosto della ricchezza e degli affari. Nelle sue fila ci sono conservatori che vogliono rimuovere gli ostacoli imposti dal Governo alle innovazioni tecnologiche, allo spirito imprenditoriale ed all’impresa. Fiduciosi che il libero mercato mantenga le chiavi del generare ricchezza e prosperità, essi promuovono con grande eccitazione i vantaggi del cavalcare le onde della distruzione creativa schumpeteriana.

Infine, c’è la casa degli impauriti e degli imbroglioni che li sfruttano. Questa base include tutti coloro che credono di essere coloro che saranno creativamente distrutti dai processi del mutamento storico. Essi sentono (o sono indotti a credere) di essere assaliti da tutti i lati da nemici interni ed esterni, che sono più potenti di loro stessi e desiderosi di “rimpiazzarli” o di “cancellarli”.

Quello che ho appreso dail libro di grande successo dei politologi dell’Università di Harvard Steven Levitsky e Daniel Ziblatt Come muoiono le democrazie, è che i paesi democratici possono essere ben governati soltanto se i loro partiti conservatori ricadono nella seconda o nella terza di quelle quattro categorie. Quando i conservatori si saldano attorno alla reazione o alla paura, le istituzioni democratiche finiscono con l’essere minacciate.

Levitsky e Ziblatt offrono molti esempi per dimostrarlo, ma consentitemi di aggiungerne uno. Poco più di un secolo fa, la Gran Bretagna conobbe uno sbalorditivo declino dalla sua posizione di super potenza politica ed economica del mondo. Questo processo venne accelerato in modo significativo dalla trasformazione del suo partito conservatore in un partito che combinava i caratteri del primo e del quarto genere. Era questo il partito delle celebrazioni della Notte di Mafeking (guerra boera) [1] e della resistenza armata alla riforma costituzionale irlandese. Nel periodo tra il 1910 e il 1914, ricordò successivamente George Dangerfield [2], il mondo assistette alla “strana morte dell’Inghilterra liberale”.

Questo ci riporta al libro di Kabaservice, che racconta la storia di come il Partito Repubblicano statunitense si è indirizzato in modo analogo. Quando osservo l’attuale scenario politico, nel Partito Repubblicano vedo pochissimi elementi delle categorie seconda e terza. E quelli che sono rimasti stanno scomparendo rapidamente.

Al giorno d’oggi i politici repubblicani sono disperati nel raccogliere il testimone di Donald Trump, senza alcun dubbio uno dei peggiori Presidenti della storia americana. Ovviamente, questa pericolosa e imbarazzante tendenza deve essere invertita nel modo più rapido e completo possibile. Ma io, per quanto mi riguarda, faccio fatica a vedere come possa essere possibile.

 

 

 

 

 

[1] L’assedio di Mafeking fu un evento bellico che ebbe luogo tra il 1899 e il 1900, nell’ambito della seconda guerra boera. Mafeking (oggi Mafikeng, parte di Mmabatho, in Sudafrica) all’epoca era una cittadina di coloni inglesi nel remoto confine nord orientale fra la Colonia del Capo e la repubblica boera del Transvaal, nodo ferroviario e capoluogo amministrativo. Fu messa sotto assedio dai Boeri il 13 ottobre 1899, il giorno dopo lo scoppio della seconda guerra boera. L’assedio durò sette mesi (per l’esattezza 217 giorni), fino alla liberazione da parte delle forze inglesi, avvenuta il 17 maggio 1900.

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[2] George Dangerfield è stato un giornalista e storico inglese, redattore letterario di Vanity Fair dal 1933 al 1935. È principalmente noto per il suo libro The Strange Death of Liberal England, uno studio del rapido declino del Partito Liberale nel Regno Unito negli anni dal 1910 al 1914. Wikipedia

 

 

 

 

 

 

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