Nov. 19, 2021
By Paul Krugman
Early this year some prominent economists warned that President Biden’s American Rescue Plan — the bill that sent out those $1,400 checks — might be inflationary. People like Larry Summers, who was Barack Obama’s top economist, and Olivier Blanchard, a former chief economist of the International Monetary Fund, aren’t unthinking deficit hawks. On the contrary, before Covid hit, Summers advocated sustained deficit spending to fight economic weakness, and Blanchard was an important critic of fiscal austerity in the aftermath of the 2008 financial crisis.
But Summers, Blanchard and others argued that the rescue plan, which would amount to around 8 percent of gross domestic product, was too big, that it would cause overall demand to grow much faster than supply and hence cause prices to soar. And sure enough, inflation has hit its highest level since 1990. It’s understandable that Team Inflation wants to take a victory lap.
When you look beyond the headline number, however, you see a story quite different from what Summers, Blanchard et al. were predicting. And given the actual inflation story, calls for the Federal Reserve to raise interest rates to cool off the economy look premature at best.
First, overall demand hasn’t actually grown all that fast. Real final domestic demand (“final” means excluding changes in inventories) is 3.8 percent higher than it was two years ago, in an economy whose capacity normally expands about 2 percent a year:
Not that much of a demand surge.Credit…FRED
It’s true that the Great Resignation — the unwillingness of many Americans idled by Covid-19 to return to the labor force — means that labor markets seem very tight, with high quit rates and rising wages, even though G.D.P. is still below its prepandemic trend. So supply is lower than most economists (including Team Inflation) expected, and the economy may indeed be overheated.
But everything we thought we knew from the past said that while overheating the economy does lead to higher inflation, the effect is modest, at least in the short run. As the jargon puts it, the slope of the Phillips curve is small. And those rising wages aren’t the main driver of inflation; if they were, average wages wouldn’t be lagging consumer prices.
So what is going on? The Bank for International Settlements — a Switzerland-based institution that is sort of the banker to the world’s bankers and has a formidable research team — argues that it’s largely about the bottlenecks, the now-famous supply-chain snarls that have ships steaming back and forth in front of Los Angeles and factories shut down for lack of chips.
What’s causing these bottlenecks? Overall demand still isn’t that high, but demand has been skewed: In the pandemic era, people have been consuming fewer services but buying a lot of durable goods — home appliances, exercise equipment, etc.:
Give me stuff, lots of stuff.Credit…FRED
This surge in demand for durable goods has overstressed the ports, trucking and warehouses that deliver durables to consumers, leading to rapidly rising prices for stuff whose prices normally fall over time as technology advances:
Stuff gets expensive.Credit…FRED
In other words, it seems to be the pandemic skew in demand, not excessive spending across the board, that’s driving current inflation.
Once you realize this, it has major implications both for our understanding of the recent past and for future policy.
First, because inflation reflects the huge surge in demand for durable goods, not the much slower growth in overall demand, a smaller Biden spending plan wouldn’t have made much difference. Even if demand had been a point or two lower, the rush to buy stuff as opposed to services would still have overwhelmed our logistical capacity.
Second, because inflation reflects bottlenecks rather than a general problem of too much money chasing too few goods, it should come down as the economy adjusts. Inflation hasn’t been as transitory as we hoped, but there is growing evidence that supply chains are getting unkinked, which should eventually provide some consumer relief.
Finally, even if inflation stays elevated for a while, do we really want to slow the whole economy because bottlenecks are causing some prices to rise? One way to describe the argument of inflation hawks is that they’re saying that we should eliminate hundreds of thousands, maybe millions of jobs because the docks at the Port of Los Angeles are congested. Does that make sense?
Now, matters would be quite different if we saw signs of a 1970s-type wage-price spiral. But so far we don’t. And for the time being, at least, policymakers should have the courage to ride this inflation out.
Andando oltre i titoli di giornale sull’inflazione,
di Paul Krugman
Agli inizi di quest’anno alcuni eminenti economisti misero in guardia che il Programma Americano di Salvataggio del Presidente Biden – la proposta di legge che ha messo in circolazione gli assegni da 1.400 dollari – poteva avere effetti inflazionistici. Persone come Larry Summers, che fu il principale economista di Barck Obama, ed Olivier Blanchard, un passato capo economista del Fondo Monetario Internazionale, non sono sconsiderati falchi del deficit. Al contrario, prima che arrivasse il Covid, Summers difendeva una sostenuta spesa in deficit per combattere la debolezza dell’economia, e Blanchard fu un importante critico dell’austerità nella finanza pubblica al’indomani della crisi finanziaria del 2008.
Ma Summers, Blanchard ed altri sostenevano che il programma di salvataggio, che avrebbe corrisposto a circa l’8 per cento del prodotto interno lordo, era troppo grande, che avrebbe provocato una crescita della domanda complessiva molto più veloce dell’offerta e quindi un’impennata sui prezzi. E non c’è dubbio che l’inflazione abbia raggiunto il suo livello più alto dal 1990. È comprensibile che coloro che si sono schierati per la tesi dell’inflazione vogliano aggiudicarsi un giro vittorioso.
Tuttavia, quando si oltre ai dati dei titoli di giornale, si osserva una storia abbastanza diversa da quella che Summers, Blanchard ed altri avevano previsto. E dato l’andamento effettivo dell’inflazione, le richieste che la Federal Reserve alzi i tassi di interesse per raffreddare l’economia appaiono nel migliore dei casi premature.
Prima di tutto, la domanda complessiva non è effettivamente cresciuta così velocemente. La domanda interna reale finale (“finale” significa esclusi i ricambi delle giacenze) è il 3,8 per cento più alta di due anni fa, in un’economia che normalmente si espande di circa il 2 per cento all’anno:
Una crescita della domanda non così grande. Fonte:FRED
È vero che la Grande Dismissione – l’indisponibilità di molti americani resi inattivi dal Covid-19 a tornare nella forza lavoro – comporta che i mercati del lavoro appaiono molto ristretti [1], con alti tassi di abbandono dei posti di lavoro precedenti e salari crescenti, anche se il PIL è ancora al di sotto delle sue tendenze prepandemiche. Dunque l’offerta è più bassa di quella che molti economisti (compresi coloro che sostengono il pericolo di inflazione) si aspettavano, e in effetti l’economia può surriscaldarsi.
Ma tutto quello che pensavamo di sapere dal passato ci diceva che mentre un surriscaldamento dell’economia effettivamente porta ad una inflazione più alta, l‘effetto, almeno nel breve periodo, è modesto. Come si esprime il gergo economico, l’inclinazione della curva di Phillips è piccola [2]. E quei salari in crescita non sono il fattore principale dell’inflazione; se lo fossero i salari medi non resterebbero indietro rispetto ai prezzi al consumo.
Dunque, cosa sta succedendo? La Banca Internazionale dei Regolamenti – una istituzione che ha sede in Svizzera che è una specie di banchiere dei banchieri del mondo e che possiede una formidabile squadra di ricercatori – sostiene che dipende in gran parte dalle strozzature, i grovigli oggi diventati famosi che stanno spedendo avanti e indietro le navi di fronte a Los Angeles e hanno chiuso le fbbrche per mancanza di semiconduttori.
Cosa sta provocando queste strozzature? La domanda complessiva non è così elevata, ma la domanda è stata stravolta: nel periodo della pandemia, le persone sono venute consumando meno servizi ma acquistando una grande quantità di beni durevoli – elettrodomestici, attrezzature per palestre, e così via:
Datemi oggetti, una gran quantità di oggetti. Fonte: FRED
L’impennata della domanda di oggetti durevoli ha intasato i porti, il trasporto merci e i magazzini che consegnano i beni durevoli ai consumatori, portando ad una rapida crescita dei prezzi di oggetti i cui prezzi normalmente diminuiscono mentre progredisce la tecnologia:
[3]
Le cose diventano costose. Fonte: FRED
In altre parole, sembra che lo stravolgimento pandemico nella domanda, non una spesa eccessiva in generale, stia spingendo l’inflazione attuale.
Una volta che si comprende questo, esso ha importanti implicazioni sia per il passato recente che per la politica futura.
Anzitutto, poiché l’inflazione riflette la grande crescita della domanda per beni durevoli, non la molta più lenta crescita della domanda complessiva, un programma di spesa di Biden non avrebbe fatto grande differenza. Persino se la domanda fosse stata un punto o due più bassa, il precipitarsi a comprare oggetti anziché servizi avrebbe ancora sopraffatto le nostre capacità logistiche.
In secondo luogo, poiché l’inflazione riflette le strozzature piuttosto che un problema generale d troppi soldi che inseguono troppo pochi beni, essa dovrebbe scendere come l’economia si corregge. L’inflazione non è stata transitoria come speravamo, ma ci sono prove crescenti che le catene dell’offerta si vengano rilassando, il che alla fine dovrebbe fornire un qualche sollievo ai consumatori.
Infine, se anche l’inflazione restasse per un po’ elevata, davvero vogliamo rallentare l’intera economia perché le strozzature stanno spingendo alcuni prezzi a crescere? Si potrebbe descrivere la tesi dei falchi dell’inflazione come se stessero dicendo che dovremmo eliminare centinaia di migliaia, forse milioni di posti di lavoro perché le banchine del porto di Los Angeles sono congestionate. È una cosa che ha senso?
Ora, le cose sarebbero abbastanza diverse se vedessimo segni di una spirale salari prezzi del tipo degli anni ’70. Ma sinora non la vediamo. E, almeno per il momento, le autorità dovrebbero avere il coraggio di affrontare questa inflazione.
[1] Per “mercato del lavoro ristretto” si intende una condizione nella quale si è prossimi alla piena occupazione ed è necessaria maggiore produzione per soddisfare una domanda in continua crescita. Tuttavia il lavoro aggiuntivo non può facilmente essere assunto quando il serbatoio dei lavoratori disponibili è piccolo. Quando le imprese vorrebbero occupare più lavoratori ma non ne è disponibile una offerta adeguata, la curva della domanda aggregata di lavoro si sposta e, in ultima analisi, l’eccesso di domanda fa crescere regolarmente i salari dei lavoratori esistenti, in quanto questi detengono maggior potere contrattuale.
[2] Per il significato della Curva di Phillips, vedi le Note sulla Traduzione. In breve, quella teoria indica una forte correlazione tra inflazione e disoccupazione: quando la prima è più elevata, la seconda è modesta, e viceversa.
[3] La tabella – che è forse l’unica effettivamente nuova, dato che le altre erano presenti in post precedenti di Krugman – mostra gli andamenti diversi delle spese personali di consumo negli ultimi anni per i servizi e per i beni durevoli: i primi erano in notevole crescita dal 2016, mentre i secondo erano in un calo quasi speculare. Ma questi consumi personali sono adesso valutati sulla base del “deflatore implicito del prezzo” che è “la misura del livello dei prezzi di tutti i nuovi beni finali e servizi prodotti internamente in un anno”. Questo, se capisco, conferma il concetto espresso secondo il quale il prezzo dei beni durevoli diminuisce col tempo per effetto degli sviluppi della tecnologia. Ma, con l’uscita dal momento peggiore della pandemia e l’inizio della ripresa, le strozzature sul lato dell’offerta hanno prodotto il fenomeno inverso, di una impennata dei prezzi dei beni durevoli.
By mm
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