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Democratici, è tempo di darsi una mossa, di Paul Krugman (New York Times, 4 novembre 2021)

 

Nov. 4, 2021

Democrats, It’s Time to Get Moving

By Paul Krugman

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Democrats are engaging in a lot of soul-searching after Tuesday’s elections. Much of that soul-searching involves trying to find a better way to respond to the critical race theory attack; that attack was clearly effective even though it’s a dog whistle wrapped in a scam (public schools are not, in fact, teaching C.R.T.). However, I have nothing interesting to say about how to deal with it.

Where Democrats have a clear path forward is on the closely related issues of Covid-19 and the economy. What’s crucial is that Democrats not take the election setbacks as an indication that they’ve overreached — that President Biden should back down on vaccine mandates, that their economic agenda is too left-wing. What the public perceives isn’t a party doing too much, but a party doing too little, and Biden and his allies need to end that sense of drift.

.There’s no evidence of a significant voter backlash against Biden’s social spending proposals. True, most people have no idea what these proposals are — all they’ve heard are top-line numbers, with even those often reported without context ($1.75 trillion would be only 0.6 percent of gross domestic product over the next decade). Beyond that, however, issue polling suggests that the main components of the proposed spending range from fairly popular to extremely popular.

And for what it’s worth, if Democrats pass something along the lines we’ve been hearing, Republicans will have a hard time responding with an Obamacare-style fear campaign. They will, of course, try; but what in Build Back Better can be construed as death panels?

The problem, however, is that Congress still hasn’t passed anything. Politics junkies may be following the twists and turns of negotiations between progressives, who have given up a huge amount of ground, and pro-corporate Democrats, mainly Joe Manchin and Kyrsten Sinema. But all the broader public knows is that no bill has been approved; the impression most people have is that Democrats aren’t getting anything done.

And this sense of drift comes when people are feeling bad about the economy: Consumer sentiment has plunged since the spring.

Why are consumers unhappy? Jobs are readily available; workers are quitting at record rates, which means they’re confident about finding new employment. But people are upset about rising prices and, to some extent, supply-chain issues — although fears of empty store shelves appear to have been exaggerated.

It also doesn’t help that the economy hit something of an air pocket in the third quarter. Real G.D.P. and total employment continued to grow, but not at the high rates many had expected.

So what can the Biden administration and its allies do to improve public perceptions of the economy?

Much of what’s distressing the public is beyond U.S. policymakers’ control, even though voters tend to blame whoever is in the White House. Gasoline prices, for example, have risen because of developments on world markets, not anything happening here. The same goes for food prices. And supply-chain problems, mainly reflecting a scramble to buy durable goods at a time when people are afraid to consume in-person services, are hitting many countries.

America’s third-quarter economic slowdown, however, wasn’t matched abroad. For example, over the same period euro area economies grew at an annual rate of almost 9 percent.

There’s no mystery about why we had a slowdown here that wasn’t equaled in Europe. It was all about the Delta wave, which was much worse on this side of the Atlantic. That wave is now receding. As it does, early indications, including claims for unemployment benefits and surveys of purchasing managers, suggest that a renewed economic surge is already underway. And as consumers start to feel safer, they may also shift demand away from stuff to services, which would ease some of the supply-chain pressures.

So the way forward for Democrats seems fairly obvious.

First, pass something. It doesn’t have to be perfect; in particular, given incredibly low borrowing costs, it doesn’t matter whether the proposed sources of revenue will fully pay for the new spending. What’s crucial for the politics right now is that something significant gets passed and that Biden then goes out and sells it.

Second, control Covid. The evidence is now overwhelming that vaccine mandates work and that threats of mass resignations if workers are required to get shots are mostly empty. When confronted with the prospect of actually losing a job, a great majority of workers comply.

On Thursday the Biden administration announced that Jan. 4 would be the deadline on two major vaccination mandates — for health care workers and for employees of companies with payrolls exceeding 100. It should stick to this plan and ignore the screams of protest.

Will Democrats be able to turn their fortunes around if they push forward on their agenda and hang tough on vaccines? I don’t know. But they’ll certainly fail if they respond to Tuesday’s setbacks by curling up into a defensive ball.

 

Democratici, è tempo di darsi una mossa,

di Paul Krugman

 

Dopo le elezioni di martedì i democratici sono impegnati in un grande esame di coscienza. Buona parte di quell’esame di coscienza riguarda il cercar di trovare un modo migliore per rispondere all’attacco sulla ‘Teoria Critica della Razza’ [1]; quell’attacco è stato chiaramente efficace anche se  non è altro che un ammiccamento[2] confezionato con un imbroglio (le scuole pubbliche, di fatto, non insegnano la Teoria Critica della Razza). Tuttavia, io non ho niente da dire su come misurarsi con tutto questo.

Dove i democratici hanno un evidente spazio per progredire è sui temi strettamente connessi del Covid-19 e dell’economia. Quello che è cruciale è che i democratici non considerino le battute d’arresto elettorali come l’indicazione di essersi spinti troppo avanti – ovvero che il Presidente Biden dovrebbe fare marcia indietro sugli obblighi vaccinali e che il loro programma economico sarebbe troppo spostato a sinistra. Quello che l’opinione pubblica percepisce non è un partito che sta facendo troppo, ma un partito che sta facendo troppo poco, e Biden con i suoi alleati hanno bisogno di interrompere quella sensazione di deriva.

Non c’è alcuna prova di un significativo contraccolpo elettorale contro le proposte di spesa sociale di Biden. È vero, la maggioranza delle persone non ha alcuna idea di cosa siano quelle proposte – tutto quello che ha sentito dire sono i dati delle prime righe, e anche quelli spesso riportati senza contesto (1.750 miliardi di dollari sarebbero soltanto lo 0,6 per cento del prodotto nazionale lordo nel prossimo decennio). Oltre a ciò, tuttavia, i sondaggi indicano che le principali componenti della spesa proposta sono da abbastanza popolari a estremamente popolari.

E per quello che può valere, se i democratici approvano qualcosa lungo le linee che stiamo ascoltando, i repubblicani saranno in difficoltà a rispondere con una campagna allarmistica come quella che usarono contro la riforma sanitaria di Obama. Ci proveranno, naturalmente; ma cosa del programma del Ricostruire meglio potrebbe giustificare le ‘giurie della morte’? [3]

Il problema, tuttavia, è che il Congresso non ha ancora approvato niente. Gli intossicati di politica possono seguire le giravolte e le svolte dei negoziati tra i progressisti, che hanno rinunciato ad un gran quantità di posizioni, e i democratici che sono a favore delle grandi imprese, principalmente Joe Manchin e Kyrsten Sinema. Ma tutta l’opinione pubblica più vasta sa che non è stata approvata alcuna proposta di legge; l’impressione che la maggioranza delle persone ha è che i democratici non stiano concludendo niente.

E questa sensazione di deriva interviene nel momento in cui la gente ha cattivi presentimenti sull’economia: a partire dalla primavera l’ottimismo dei consumatori è crollato.

Perché i consumatori sono scontenti? I posti di lavoro sono facilmente a disposizione; i lavoratori danno le dimissioni a tassi da record, il che significa che sono fiduciosi di trovare occupazioni nuove. Ma le persone sono turbate dai prezzi che aumentano e, in qualche misura, dai problemi delle catene dell’offerta – sebbene le paure degli scaffali vuoti nei negozi sembrano essere state esagerate.

Non aiuta nemmeno che l’economia abbia raggiunto nel terzo trimestre una specie di vuoto d’aria. Il PIL reale e l’occupazione totale hanno continuato a crescere, ma non ai tassi elevati che molti si attendevano.

Dunque, cosa possono fare l’Amministrazione Biden e i suoi alleati per migliorare le percezioni che l’opinione pubblica ha dell’economia?

Molto di quello che sta disturbando l’opinione pubblica va oltre il controllo delle autorità statunitensi, anche se gli elettori tendono a dar la colpa a chiunque sia alla Casa Bianca. I prezzi della benzina, ad esempio, sono cresciuti a causa di sviluppi sui mercati globali, non tutto dipende da noi. Lo stesso vale per i prezzi degli alimenti. E i problemi delle catene dell’offerta, che riflettono principalmente un balzo nell’acquisto di beni durevoli nel momento in cui le persone hanno timore ad utilizzare di persona i servizi, stanno colpendo molti paesi.

Il rallentamento economico del terzo trimestre in America, tuttavia, non si accorda con quanto è avvenuto all’estero. Ad esempio, nello stesso periodo le economie dell’area euro sono cresciute ad un tasso annuale di quasi il 9 per cento.

La ragione per la quale abbiamo avuto un rallentamento che non c’è stato in Europa non è misteriosa. È dipeso tutto dall’ondata della variante Delta, che è stata molto peggiore su questa sponda dell’Atlantico. Quella ondata adesso sta ritirandosi. Nel momento in cui avviene, le prime indicazioni, comprese le istanze per i sussidi di disoccupazione e i sondaggi sugli acquisti degli impresari, indicano che una rinnovata impennata dell’economia è già in corso. E al momento in cui i consumatori cominciano a sentirsi più sicuri, essi possono anche spostare la domanda dagli oggetti ai servizi, il che faciliterebbe alcune pressioni sulle catene dell’offerta.

Dunque, la strada da percorrere per i democratici sembra abbastanza evidente.

Anzitutto, approvare qualcosa. Non deve essere per forza perfetto; in particolare, dati i costi incredibilmente bassi dell’indebitamento, non è importante se le proposte fonti di entrata non ripagheranno interamente le nuove spese. Quello che in questo momento è fondamentale per la politica  è che sia approvato qualcosa di significativo e che Biden poi esca a rivenderlo.

Al secondo posto, il controllo del Covid. Adesso ci sono prove schiaccianti che gli obblighi vaccinali funzionano e che le minacce di dimissioni di massa se i lavoratori soddisfano i requisiti di essere vaccinati sono per la maggior parte vuote. Quando è messa dinanzi alla prospettiva di perdere effettivamente il posto di lavoro, la grande maggioranza dei lavoratori aderisce.

Giovedì l’Amministrazione Biden ha annunciato che il 4 gennaio sarà la scadenza per due importanti vaccinazioni – per i lavoratori della sanità e per gli impiegati delle imprese con più di cento persone di personale. Essa dovrebbe tener fermi questi programmi e ignorare le urla di protesta. Saranno capaci i democratici di capovolgere le loro fortune e di spingere avanti il loro programma e di tener duro sui vaccini? Non lo so. Ma certamente falliranno se rispondono alle battute d’arresto elettorali di martedì  raggomitolandosi in un gioco difensivo.

 

 

 

 

 

[1] La Teoria Critica della razza è un corpo di studi legali e un movimento di attivisti e di studiosi dei diritti civili che cercano di esaminare le relazioni tra razza e legge negli Stati Uniti. Un cardine della Teoria Critica è l’idea che il razzismo e disparati risultati razzistici siano spesso la conseguenza di complesse, sottili dinamiche istituzionali, più ancora che espliciti e intenzionali pregiudizi di singoli. Nei suoi fondamenti teorici essa ragiona di come, nella storia statunitense, il razzismo possa essere stato incorporato in regole, comportamenti e leggi, sino a costituire una sorta di potente e non sempre visibile paradigma della vita nazionale. Quindi, culturalmente e politicamente, è un fenomeno radicale che si oppone a tutte le forme di razzismo. Il che comporta che spesso assume forme aggressive, come spesso accade nei movimenti americani di progresso che vanno all’attacco di culture e di assetti sociali granitici e complessi di segregazione e di ineguaglianza. Fatto sta che è diventato un fenomeno politico del tutto rilevante nella politica statunitense, al punto che il contrattacco reazionario per la messa al bando dell’insegnamento al pari di una disciplina nelle scuole di tale teoria critica– insegnamento che in realtà non avviene, se non, suppongo, nella forma della conoscenza di idee diffuse e fondate – sembra avere avuto effetti anche nelle recenti elezioni amministrative americane.

[2] “Dog whistle” è un fischietto per il richiamo dei cani. Il senso è intuibile, appunto un richiamo, una segnalazione artificiosa (che sfrutta gli ultrasuoni che solo gli animali riescono a percepire, o anche la ultra dabbenaggine di settori dell’opinione pubblica).

[3] Le “giurie della morte” furono un caposaldo dell’attacco dei repubblicani alla riforma sanitaria di Obama. In sostanza si cercava di alimentare paura per alcune previsioni della legge che tendevano a scoraggiare forme di accanimento terapeutico a carico dello Stato (in realtà, non ho capito se qualcosa del genere sia rimasto nel testo finale, ma non mi pare, dato che l’argomento è entrato in disuso). L’idea era che le sorti del malato senza speranze sarebbero state lasciate a commissioni (‘panels’) di medici e di burocrati; loro avrebbero deciso quando “staccare il filo alla nonna”, come diceva la propaganda del Tea Party in quegli anni. Il che ebbe, nei primi anni, una discreta efficacia.

 

 

 

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