Saturday, December 4, 2021
Branko Milanovic
Until a friend asked me yesterday, I have not given much thought to the vaccine gap between rich and poor countries. My “line of business” is global inequality; so I am inured to the fact that the gap in per capita incomes between rich and poor countries is huge, that the gap in their CO2 emissions per capita is similarly large, and I was neither surprised not did I pay much attention to the vaccine gap.
But his question led me to think a bit more carefully. And here is a small “model” that I think explains that gap. I apologize if somebody has already produced something similar or better. If not, I think that this small model, which can be made much better by the introduction of real data, may usefully be the basis of a nice paper.
How does the model work? First, assume that only rich countries produce vaccines; poor countries can buy them or are given vaccines. We’ll assume that they are given. Then, suppose that all governments prefer to give vaccines to own citizens than to foreigners. This is, I think, obvious: citizens vote for the government and expect things from it, not foreigners. Third, introduce the externalities of the pandemic. The pandemic is not over until everybody is vaccinated and safe. (Yes, it could be over for the rich also if it remains endemic in some parts of the world, but given the level of infectiousness of covid, we can disregard this possibility.) So, let’s say that from each vaccine given to foreigners, rich country gets a small gain α: its own infections are reduced too if fewer people in poor countries get covid.
Now, after we have so nicely set up the assumptions, let rich country produce vaccines. At first the number of vaccines compared to total needs, that is, population in a rich country is small: you may have enough to vaccinate only 10% of the domestic population. At that point, domestic elements totally dominate. You give 100% of vaccines to the local population. This is our point A in the graph below. (The horizontal axis is the ratio between number of vaccines and domestic population; the vertical axis is the percentage of existing vaccines that the rich country will give to own citizens.) That situation will continue for a while: you will just provide vaccines to the domestic population.
But note that as we move toward 100% domestic coverage, the gain from additional domestic coverage may become less than α. Why? Because the number of domestic infections may be reduced more by helping to control the spread of the disease elsewhere than by having an additional domestic citizen vaccinated. This happens at point B, and after that point, the rich country becomes willing to give vaccines to the poor. It thus seems that eventually all rich countries will, after vaccinating (say) 80% of their populations, reach the point at which the flow of vaccines to the poor world will begin.
But is it true? We have not taken into account that the pandemic is not a one-shot (so to speak) event. There are new waves of the virus, and everyone requires additional booster shots. So even if at the end of the first wave, the rich country ended with almost 100% coverage of the domestic population and was thus willing to share vaccines with the poor world, the next wave will immediately push it back to the beginning, to our point A where it would have just enough for 10% of domestic population’s boosters. As the second wave progresses, the rich country will traverse exactly the same path as in the first wave, will again reach point B, might begin to share vaccines—only to be set back to the point A by the third wave.
Things get even worse afterwards. As we do not know how many waves there may be, it makes sense to build stocks of vaccines: it thus makes sense, as some rich countries have indeed done, to have 200% of vaccine/population ratio simply because one does not know how many waves (and booster shots) there may be. The conclusion is that incentives to share vaccines with poor countries are significantly diminished because the number of waves cannot be predicted. If we believe that we shall run through the entire Greek alphabet and more, then stockpiling vaccines is totally in the interest of the rich.
How can this be changed? There are, in my opinion, three possibilities. First, new waves might become more infectious. This, interestingly, will make α go up and rich counties more interested in sharing because they can be less isolated from the impact. Second, the world can be broken up into largely non-communicating regions. This in turn reduces the advantage to the rich country of controlling the outbreak in a poor country and makes the sharing of vaccines less likely. If, for example, a country becomes totally isolated, it has no incentive to give vaccines to anyone. Finally, and by far the best option, is to increase the production of vaccines in poor countries. This ramps up the overall capacity and does not lead to rich countries having to make the invidious choice between domestic and foreign populations. They can give everything they produce to the domestic only so long as poor countries can, and are allowed to, produce vaccines at home. To do that however requires giving up patent rights of vaccine-makers or compensating them (by the rich countries). It thus seems to me that unless we decentralize the production of vaccines, the gap will remain, and no amount of surplus in rich countries will lead them (rationally) to share vaccines with the poor.
Come condividere i vaccini tra ricchi e poveri,
di Branko Milanovic
Finché un amico non me l’ha chiesto ieri, non avevo pensato molto al divario delle vaccinazioni tra paesi ricchi e poveri. Il mio “settore di attività” è l’ineguaglianza globale; dunque sono abituato al fatto che il divario di reddito tra paesi ricchi e poveri è enorme, che il divario nelle loro emissioni di anidride carbonica è altrettanto grande, e non ero sorpreso né prestavo molta attenzione al divario nei vaccini.
Ma la sua domanda mi ha indotto a ragionarne un po’ più scrupolosamente. Ed ecco un piccolo “modello” che penso spieghi quel divario. Mi scuso se qualcuno ha già prodotto qualcosa di simile o di meglio. Altrimenti, penso che questo piccolo modello, che potrebbe essere fatto molto meglio con l’introduzione di dati reali, potrebbe utilmente costituire la base di un bel saggio.
Come funziona il modello? Anzitutto, si assume che i paesi ricchi producano i vaccini; i paesi poveri possono acquistarli oppure gli vengono donati. Assumeremo che essi siano donati. Poi, supponiamo che tutti i Governi preferiscano dare i vaccini ai loro cittadini piuttosto che agli stranieri. Penso che questo sia ovvio: i cittadini votano per i Governi e si aspettano cose da essi, gli stranieri no. In terzo luogo introduciamo le esternalità della pandemia. La pandemia non è passata finché tutti non sono vaccinati e sicuri (è vero, potrebbe essere passata per i ricchi anche se resta endemica in alcune parti del mondo, ma dato il livello di infettività del Covid possiamo trascurare questa possibilità). Dunque, diciamo che per ciascun vaccino donato agli stranieri, un paese ricco ottiene un piccolo vantaggio α: anche le sue infezioni si riducono se meno persone nei paesi poveri contraggono il Covid.
Ora, dopo che abbiamo così garbatamente stabilito gli assunti, facciamo produrre al paese ricco il vaccino. All’inizio il numero dei vaccini confrontato con i bisogni totali – ovvero, con la popolazione di un paese ricco – è piccolo: si può averne abbastanza per vaccinare soltanto il 10 della popolazione nazionale. A quel punto, gli elementi nazionali dominano totalmente. Si dà il 100% dei vaccini alla popolazione nazionale. Nel grafico sotto, questo è il nostro punto A (l’asse orizzontale è il rapporto tra il numero dei vaccini e la popolazione nazionale; l’asse verticale è la percentuale dei vaccini esistenti che il paese ricco darà ai propri cittadini). Quella situazione continuerà per un po’: si forniranno i vaccini soltanto alla popolazione nazionale.
Ma si noti che mentre ci muoviamo verso il 100% della copertura nazionale, il vantaggio della copertura aggiuntiva nazionale può divenire inferiore ad α. Perché? Perché il numero delle infezioni all’interno di un paese può essere ridotto maggiormente aiutando a controllare la diffusione della malattia dappertutto che non avendo un cittadino interno aggiuntivo vaccinato. Questo accade al punto B, e dopo quel punto il paese ricco diventa disponibile a dare i vaccini ai poveri. Sembra quindi che alla fine tutti i paesi ricchi, dopo aver vaccinato (diciamo) l’80% della loro popolazione, raggiungeranno il punto in cui comincerà il flusso dei vaccini verso il mondo povero.
Ma è proprio così? Noi non abbiamo messo nel conto che la pandemia non è, per dir così, un evento ‘una tantum’. Ci sono nuove ondate del virus e ognuna richiede iniezioni di richiamo aggiuntive. Dunque, persino alla fine della prima ondata, quando il paese ricco avesse quasi terminato la copertura del 100% della popolazione nazionale e fosse disponibile a condividere i vaccini con il mondo povero, la successiva ondata lo riporterà immediatamente all’inizio, al nostro punto A, dove esso ne avrebbe abbastanza soltanto per i richiami della popolazione nazionale. Quando la seconda ondata progredisce, il paese ricco attraverserà esattamente lo stesso percorso della prima ondata, raggiungerà nuovamente il punto B – soltanto per essere ricollocato al punto A dalla terza ondata.
Andando avanti, le cose diventano persino peggiori. Dato che non sappiamo quante ondate ci possono essere, ha senso costruire riserve di vaccini: ha quindi senso, come alcuni paesi ricchi in effetti hanno fatto, avere un rapporto vaccini/popolazione del 200% soltanto perché non si conoscono quante ondate (e iniezioni di richiamo) ci possono essere. La conclusione è che gli incentivi a condividere i vaccini con i paesi poveri diminuiscono perché il numero delle ondate non può essere previsto. Se crediamo che ci toccherà scorrere tutto l’intero alfabeto greco e oltre, allora immagazzinare i vaccini è totalmente nell’interesse dei ricchi.
Come tutto questo può essere cambiato? Ci sono, a mio avviso, tre possibilità. La prima, le nuove ondate possono diventare più infettive. Questo, in modo interessante, farà salire α e renderà i paesi ricchi più interessati alla condivisione perché possono essere meno isolati dall’impatto. La seconda, il mondo può rompersi in regioni ampiamente non comunicanti. Questo a sua volta riduce il vantaggio per i paesi ricchi a controllare l’epidemia in un paese povero e rende la condivisione dei vaccini meno probabile. Se, ad esempio, un paese diventa completamente isolato, non ha alcun incentivo a dare i vaccini a nessuno. Infine, e di gran lunga l’opzione migliore, è quella di accrescere la produzione dei vaccini nei paesi poveri. Questo aumenterebbe la capacità complessiva e non porterebbe i paesi ricchi a dover fare la scelta odiosa tra le popolazioni interne e quelle straniere. Essi possono dare tutto quello che producono all’interno soltanto a condizione he i paesi poveri possano, e venga lor concesso, produrre i vaccini in casa. Fare ciò, tuttavia, richiede concedere i diritti di brevetto dei produttori dei vaccini o compensarli (da parte dei paesi ricchi). Mi sembra quindi che se non decentralizziamo la produzione di vaccini, il divario rimarrà, e nessuna quantità di surplus nei paesi ricchi li porterà (razionalmente) a condividere i vaccini con i poveri.
By mm
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