Nov. 30, 2021
By Paul Krugman
This morning Eurostat, the European statistical agency, announced its “flash” estimate of November inflation for the euro area. It came in well above expectations — a 4.9 percent rise in prices over the past year. Still, this was lower than U.S. inflation: In October our consumer prices were up 6.2 percent over the year. And technical differences appear to downplay the U.S.-Europe difference. If we use a European-style index to calculate U.S. inflation over the past year, it was 7.3 percent.
Now, one-year inflation is a problematic measure right now, because many prices were temporarily depressed by the pandemic. Many commentators like to focus on price rises over two years to avoid this problem. When you do, however, the difference between the United States and Europe remains striking:
We’re No. 1!Credit…FRED
Does lower (although still high) inflation in Europe tell us something about inflation here? A number of commentators have argued that the difference shows that deficit spending, which has been bigger in the United States, is a major cause of inflation. For example, Jason Furman, the former head of President Barack Obama’s National Economic Council, has put the Europe-U.S. differential at the core of his argument that the American Rescue Plan bears a lot of responsibility for current inflation:
Does Europe show that stimulus did it?Credit…Twitter
He could be right. But I’ve been arguing that the case for deficit-driven inflation is weaker than it might first appear — that the details of the U.S. story don’t fit the narrative. What about the details of the argument based on trans-Atlantic inflation differences?
Well, I see two and a half problems with emphasizing Europe’s relatively low inflation. The half problem is that the story may change: The data released this morning offer at least a hint that Europe’s inflation is starting to catch up with America’s.
A bigger problem is that the trans-Atlantic difference in fiscal policy isn’t as large as many people assert. You don’t want to simply compare budget deficits; the United States came into the pandemic with much larger deficits than Europe, and what should matter is the change in the deficit — or more specifically the change in the “structural” deficit, that is, adjusted to correct for economic factors not related to policy. And there the difference between America and the euro area is a lot less striking — around six points of stimulus versus four:
Stimulus everywhere.Credit…International Monetary Fund
Another problem is the issue I emphasized in yesterday’s column: Fiscal policy is by no means the only difference between the United States and Europe. Another key difference is that European employment policy appears to have been much more successful than ours at keeping workers connected to the job market. There is no European equivalent of the U.S. Great Resignation: Workers there have more or less fully returned to the labor force, even as many Americans stay on the sidelines:
America isn’t working; Europe is.Credit…FRED
As a result, Europe is suffering less from labor shortages, and hence from bottlenecks that drive up inflation, than we are.
Maybe the most important point, however, is that the question of what caused current inflation isn’t actually the question we want answered. What we want to know instead is what happens next, and even more important what we should do next. The fiscal expansion of early 2021 is receding in the rearview mirror. Will inflation also recede? Or do the Federal Reserve and the European Central Bank need to raise interest rates to cool off the economies they oversee?
I don’t think the answer to either of those questions is clear yet, especially with the Omicron variant of the coronavirus adding a new layer of uncertainty. As I write this, the price of oil is down about 20 percent from its level earlier this month; how will people feel about inflation if gasoline prices fall, say, 40 cents a gallon?
Still, I applaud the effort to use U.S.-Europe differences as a tool for understanding where we are and where we’re going.
Sul divario di inflazione sulle due sponde dell’Atlantico,
di Paul Krugman
Questa mattina Eurostat, l’agenzia statistica europea, ha annunciato la sua stima “istantanea” dell’inflazione di novembre per l’area euro. Essa è stata ben sopra le aspettative – una crescita del 4,9 per cento dei prezzi nel corso dell’anno passato. Eppure, il dato è stato più basso dell’inflazione statunitense: in ottobre i nostri prezzi al consumo erano saliti del 6,2 per cento su base annuale. E alcune differenze tecniche sembrano comportare una sottovalutazione della differenza tra Stati Uniti ed Europa. Se usassimo il metodo europeo di calcolo dell’indice statunitense di inflazione, essa risulterebbe al 7,3 per cento.
Ora, in questo momento l’inflazione annuale è una misurazione problematica, perché molti prezzi erano temporaneamente depressi dalla pandemia. Molti commentatori preferiscono concentrarsi sulla crescita dei prezzi in due anni, per evitare questo problema. Quando lo si fa, tuttavia, la differenza tra Stati Uniti ed Europa resta impressionante:
Siamo al primo posto. Fonte: FRED
Ci dice qualcosa l’inflazione più bassa (sebbene ancora elevata) in Europa rispetto all’inflazione da noi? Un certo numero di commentatori ha sostenuto che a differenza mostra che la spesa in deficit, che è stata più grande negli Stati Uniti, è una causa importante di inflazione. Ad esempio, Jason Furman, in passato alla testa del Comitato dei Consiglieri Economici del Presidente Barack Obama, ha collocato il differenziale tra Europa e Stati Uniti al centro della sua tesi secondo la quale il Programma Americano di Salvataggio ha molta responsabilità nell’inflazione attuale:
L’Europa dimostra che è stato provocato dallo stimolo? Fonte: Twitter
Potrebbe aver ragione. Sennonché io sono venuto sostenendo che l’argomento dell’inflazione guidata dal deficit è più debole di quanto potrebbe a prima vista apparire – che i dettagli della spiegazione per gli Stati Uniti non corrispondono a quella tesi. Cosa si può dire dei dettagli di quella tesi basati sulle differenze dell’inflazione transatlantica?
Ebbene, io vedo due problemi e mezzo nell’enfatizzare l’inflazione europea relativamente bassa. Il mezzo problema è che la storia può cambiare: i dati pubblicani questa mattina mostrano che l’inflazione dell’Europa sta cominciando a raggiungere quella americana.
Un aspetto più importante è che la differenza transatlantica è meno grande di quello che molti sostengono. Non si dovrebbero semplicemente confrontare i deficit di bilancio; gli Stati Uniti sono entrati nella pandemia con deficit molto più ampi di quelli dell’Europa, e quello che conta è il mutamento del deficit – o più precisamente il mutamento nel deficit “strutturale”, ovvero corretto dai fattori economici non dipendenti dalla politica. E in quel caso la differenza tra l’America e l’area euro è molto meno impressionante – circa sei punti di stimolo contro quattro:
Stimoli dappertutto. Fonte: Fondo Monetario Internazionale
Un altro problema è il tema su cui ho insistito nell’articolo di ieri: la politica della finanza pubblica non è in alcun modo l’unica differenza tra gli Stati Uniti e l’Europa. Un’altra differenza fondamentale è che la politica europea dell’occupazione sembra aver avuto molto più successo della nostra nel mantenere i lavoratori collegati col mercato del lavoro. Non c’è un equivalente europeo alla Grande Dismissione degli Stati Uniti: i lavoratori sono più o meno tornati tra le forze di lavoro, mentre molti americani restano in attesa:
L’America non torna al lavoro; l’Europa sì. Fonte: FRED
Di conseguenza, l’Europa sta soffrendo meno di scarsità di lavoro, e quindi delle strozzature che spingono in alto l’inflazione, rispetto a noi.
Forse l’aspetto più importante, tuttavia, è che la domanda su ciò che ha comportato l’attuale inflazione non è quella alla quale dovremmo rispondere. Quello che vogliamo sapere è piuttosto cosa accadrà dopo, e più importante ancora cosa dovremmo fare dopo. L’espansione della spesa pubblica degli inizi del 2021 sta come scomparendo nello specchietto retrovisore. Si ridurrà anche l’inflazione? Oppure la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea devono alzare i tassi di interesse per raffreddare le economie sotto la loro vigilanza?
Io non credo che la risposta a entrambe le domande sia ancora chiara. Particolarmente con la variante Omicron del coronavirus che sta aggiungendo un nuovo strato di incertezza.
Mentre scrivo, il prezzo del petrolio è sceso di circa il 20 per cento rispetto al suo livello agli inizi di questo mese; cosa penserà la gente dell’inflazione se i prezzi della benzina cadono, diciamo, di 40 centesimi al gallone?
Eppure, io applaudo allo sforzo di utilizzare le differenze tra Stati Uniti ed Europa come uno strumento per comprendere dove stiamo andando noi e loro.
[1] Gli indici ‘armonizzati’ dei prezzi al consumo per tutti i prodotti nel biennio, in rosso quelli europei e in blu quelli statunitensi. Si definisce “armonizzato” perché tutti i paesi dell’Unione Europea seguono la stessa metodologia, così come, ovviamente, tutti gli Stati americani.
[2] Il tema della Grande Dismissione (o del Grande Abbandono, o della Grande Dimissione …) è stato di recente oggetto di molti interventi, soprattutto di Krugman. La tabella mostra i tassi di attività per le persone tra i 15 ed i 64 anni (ovvero, nella principale età lavorativa) in Europa (linea blu) e negli Stati Uniti (linea rossa).
By mm
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