Jan. 6, 2022
By Paul Krugman
For the U.S. economy, 2021 was both the best of times and the worst of times — well, maybe not that bad, but still.
The good news: Unemployment plunged thanks to rapid growth and job creation, falling as fast as it did during the “morning in America” recovery of the early 1980s.
The bad news: Inflation hit its highest level in decades. So economists who warned early last year about inflation were right, while those of us who downplayed the risk or predicted only a brief interlude of rising prices were wrong.
There are, however, two questions about the mix of good and bad news that people should be asking, but for the most part, at least as far as I can tell, aren’t. Could we have had substantially lower inflation without a much worse job picture? And, if not, would accepting a slower employment recovery in return for less inflation have been a good idea? I’m a definite no on the first question, and a probable although not completely certain no on the second.
If I’m right on both counts, however, a surprising conclusion follows: Economic policy in 2021 was actually pretty good. In fact, given the dislocations associated with a continuing pandemic, we ran what was in effect a Goldilocks economy, one that was neither too cold nor too hot.
I can already hear the screaming, but bear with me for a bit.
Let’s start with what should be an unobjectionable point: The Covid-era recovery has been very unbalanced. Fear of infection has limited demand for in-person services like restaurant meals, and people have compensated by buying physical goods like cars and household appliances. Real purchases of consumer durables are still running more than 20 percent above the prepandemic level, while purchases of services have only recently returned to their level of two years ago.
And supply chains have had a hard time keeping up with surging goods purchases.
Econ 101 tells us what should happen in the face of skewed demand and constrained supply: The prices of the things people are scrambling to buy should rise relative to the prices of things people are still shunning. Sure enough, the ratio of the price index for durable goods to that for services has risen substantially, reversing its normal technology-driven downward trend.
This relative inflation in the prices of goods as compared with services was unavoidable if we didn’t want to experience crippling shortages — which we did, in fact, avoid: some consumer items have been hard to get, but predictions of a holiday-season “shipageddon” didn’t come true.
But we could have had lower overall inflation if we had squeezed service prices — say, by slashing aid to families or raising interest rates, and thereby restraining private spending — instead of doing what we did, which was to make the whole adjustment via higher goods prices. Would that have been a better path?
Well, I don’t see any way we could have squeezed service prices without also squeezing service-sector employment. That is, unless policymakers have access to some magic wand I haven’t heard about, we could have kept 2021 inflation down only at the cost of a substantially slower jobs recovery.
And that would have been a bad thing. High unemployment isn’t just harmful when it’s happening; it also has destructive long-term effects, because the evidence says that young people starting their work lives amid economic weakness suffer persistent damage to their earnings.
So holding back the recovery would have been a serious mistake if — and it’s a big if — the inflation spike of 2021 doesn’t turn into a wage-price spiral, and we can eventually get inflation back down without having to go through a serious recession. Not to put too fine a point on it, it would have been a tragedy if hundreds of thousands of currently employed Americans had been denied jobs merely in order to reduce congestion at the Ports of Los Angeles and Long Beach.
So can we unwind inflation fairly gracefully? The Fed thinks we can. So do most independent forecasters. So do I, although of course we could all be wrong.
And for those following the financial news, no, indications from the just-released Fed minutes that officials are concerned about inflation and expect to raise interest rates this year aren’t an admission that they were wrong to keep rates low last year. When I’m merging with highway traffic, I keep my foot on the gas pedal while accelerating then let up once I’ve reached cruising speed. What do you do?
As I suggested earlier, I expect many people to be very upset at any suggestion that economic policymakers have done a pretty good job lately. Before you start ranting about inflation, however, ask yourself what you would have done differently and whether your alternative policies would have been consistent with the very good news we’ve had on jobs.
I’m not saying that we should ignore inflation. The Fed is right to be considering interest rate hikes now that the economy appears to be getting close to capacity. But accepting inflation for a while was probably the right call.
L’argomento economico per Riccioli d’Oro,
di Paul Krugman
Per l’economia degli Stati Uniti, il 2021 è stato il migliore e il peggiore dei periodi – ebbene, forse non così negativo, ma pur sempre brutto.
L’aspetto positivo: la disoccupazione è crollata grazie ad una rapida crescita ed alla creazione di posti di lavoro, diminuendo altrettanto rapidamente di quanto fece durante la ripresa che venne chiamata “E’ giorno in America”, nei primi anni ’80.
L’aspetto negativo: l’inflazione ha toccato il suo livello più alto da decenni. Dunque, gli economisti che agli inizi dell’anno passato mettevano in guardia sull’inflazione avevano ragione, mentre quelli tra noi che sottovalutavano il rischio o prevedevano solo un breve interludio, avevano torto.
Ci sono, tuttavia, due domande sulla combinazione di notizie positive e negative che le persone dovrebbero porsi, ma che per la maggior pare, da quello che vedo, non si pongono. Potevamo aver avuto una inflazione sostanzialmente più bassa senza un quadro molto peggiore nei posti di lavoro? E se non fosse stato possibile, accettare una ripresa più bassa nell’occupazione in cambio di una minore inflazione, sarebbe stata una buona idea? Alla prima domanda rispondo con un no senza incertezze, e con un no probabile, seppure non completamente certo, alla seconda.
Se ho ragione sotto ambedue gli aspetti, tuttavia, ne consegue una conclusione sorprendente: la politica economica nel 2021 è stata effettivamente abbastanza positiva. Di fatto, considerati gli scompigli derivanti da una prolungata pandemia, abbiamo gestito quella che in effetti è stata una economia da Riccioli d’Oro, una cosa che non era né troppo fredda né troppo calda [1].
Già sento le urla, ma pazientate assieme a me per un attimo.
Cominciamo da quello che dovrebbe essere un aspetto indiscutibile: la ripresa nel periodo del Covid è stata molto squilibrata. La paura dell’infezione ha limitato la domanda per i servizi in persona come i pranzi nei ristoranti, e le persone hanno compensato acquistando beni materiali come le macchine e gli elettrodomestici. Gli acquisti reali di beni durevoli stanno ancora correndo più del 20 per cento sopra il livello prepandemico, mentre le spese nei servizi sono solo di recente tornate ai loro livelli di due anni orsono.
E le catene dell’offerta hanno avuto difficoltà a reggere il passo con gli acquisti in crescita dei prodotti.
Un normale testo di economia ci dice che questo dovrebbe accadere di fronte ad una domanda distorta e ad un’offerta limitata: i prezzi dei prodotti che le persone stanno precipitandosi a comprare dovrebbero crescere in rapporto ai prezzi delle cose che le persone stanno ancora scansando. Di fatto, il rapporto dell’indice dei prezzi dei beni durevoli è cresciuto sostanzialmente rispetto a quello dei servizi, rovesciando la sua normale tendenza al ribasso provocata dalla tecnologia.
L’inflazione relativa nei prezzi dei beni al confronto con i servizi era inevitabile se non volevamo fare l’esperienza di rovinose scarsità – il che, di fatto, l’abbiamo evitato: alcuni articoli di consumo sono stati difficili da ottenere, ma le previsioni di una “Apocalisse delle spedizioni” [2] non si sono avverate.
Ma avremmo potuto avere un’inflazione complessiva più bassa se avessimo dato una stretta ai prezzi dei servizi – ad esempio, tagliando gli aiuti alle famiglie o alzando i tassi di interesse, e di conseguenza riducendo la spesa privata – piuttosto che fare quello che abbiamo fatto, che è consistito nel realizzare l’intera correzione attraverso prezzi più alti nei beni. Sarebbe stata una strada migliore?
Ebbene, io non vedo altro modo nel quale avremmo potuto dare una stretta ai prezzi nei servizi senza dare anche una stretta all’occupazione nel settore dei servizi. Ovvero, a meno che le autorità non abbiano a disposizione una qualche bacchetta magica della quale non sono informato, noi avremmo potuto tenere bassa l’inflazione nel 2021 solo al prezzo di una ripresa nei posti di lavoro sostanzialmente più lenta.
E quella sarebbe stata una soluzione pessima. L’elevata disoccupazione non è dannosa soltanto nel momento in cui avviene; ha anche effetti distruttivi a lungo termine, perché l’esperienza dice che i i giovani che cominciano la loro attività lavorativa nel mezzo di una debolezza economica soffrono un danno persistente nei loro guadagni.
Dunque, trattenere la ripresa sarebbe stato un grave errore se – ed è un grande “se” [3] – il picco di inflazione del 2021 non si fosse trasformato in una spirale salari-prezzi, e alla fine potevamo avere un abbassamento dell’inflazione senza dover passare da una grave recessione. Per dirla più esplicitamente, sarebbe stata una tragedia se a centinaia di migliaia di americani attualmente al lavoro fossero stati negati i posti di lavoro soltanto allo scopo di ridurre la congestione nei porti di Los Angeles e di Long Beach.
Possiamo dunque far trascorrere l’inflazione in modo abbastanza benigno? La Fed pensa che si possa. Lo stesso fanno molti analisti indipendenti. E lo stesso lo penso io, sebbene tutti potremmo ovviamente aver torto.
E per coloro che seguono le notizie finanziarie, nessuna indicazione dagli appena pubblicati “verbali della Fed” [4] secondo le quali i dirigenti sono preoccupati per l’inflazione e si aspettano quest’anno di elevare i tassi di interesse equivale ad una ammissione di avere sbagliata a tener bassi i tassi di interesse l’anno passato. Quando mi immetto nel traffico autostradale, io tengo il piede sull’acceleratore mentre acquisto velocità e poi lo ritiro una volta che ho raggiunto una velocità di crociera. Non fate lo stesso anche voi?
Come ho suggerito prima, mi aspetto che molte persone siano scombussolate dinanzi a qualsiasi allusione all’idea che le autorità economiche abbiano fatto recentemente un lavoro abbastanza positivo. Tuttavia, prima che cominciate a strepitare sull’inflazione, chiedetevi cosa avreste dovuto fare di diverso e se le vostre politiche alternative sarebbero state coerenti con le ottime notizie che abbiamo avuto sui posti di lavoro.
Non sto dicendo che avremmo dovuto ignorare l’inflazione. La Fed fa bene a considerare il rialzo dei tassi di interesse adesso che l’economia sembra stia avvicinandosi alla sua capacità produttiva. Ma accettare per un po’ l’inflazione è stata probabilmente la decisione giusta.
[1] Quando Riccioli d’Oro (“Goldilocks”), nella favola dei “Tre orsetti”, entrata nella casa degli orsi, prova tre tazze di fiocchi d’avena, scopre di non gradire né la tazza troppo fredda né quella troppo calda, ma solo quella con la temperatura giusta (in realtà, questa è una versione della favola; in altre la fanciulla si limita a rifiutare tutto che difetta per eccesso di caldo o di freddo, di comodità o di scomodità etc.).
È in tal modo, comunque, che nacque il “principio di Riccioli d’Oro, che è entrato un po’ fantasiosamente nel linguaggio (anglosassone) di molte scienze: psicologia, astrologia, medicina, statistica ed anche economia. In quest’ultimo caso, esso sostiene una economia con una crescita moderata e una bassa inflazione, tale da permettere una politica monetaria favorevole ai mercati.
[2] Mi pare che il senso del neologismo sia questo: non si sono avverate le previsioni di un ‘Armageddon delle spedizioni navali’, che in effetti si stanno lentamente normalizzando.
[3] Ovvero, Krugman ammette, mi pare, che la scelta era effettivamente difficile. Il sostanza, la Fed avrebbe deciso di considerare prevalente la possibilità di una inflazione ‘non definitiva’ o transitoria, e dunque avrebbe optato per cogliere l’occasione di sopportare un po’ di inflazione, senza provocare una immediata recessione.
[4] Da non molto tempo la Fed ha assunto l’iniziativa di pubblicare i verbali delle discussioni all’interno del suo Comitato dei Governatori, che è l’organismo che prende le decisioni sulla politica monetaria. Non credo che la pubblicazione avvenga precisamente all’indomani, ma avviene comunque abbastanza tempestivamente. Gli ultimi “minutes” che si trovano nella ricerca, sono relativi alla riunione del Comitato del 14-15 dicembre scorso.
By mm
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