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Perché i progressisti ce l’hanno con l’antitrust? Di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 18 gennaio 2022)

 

Jan. 18, 2022

Why Are Progressives Hating on Antitrust?

By Paul Krugman

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Inflation has become a big issue for the U.S. economy and, of course, a big political headache for the Biden administration. But while many people have been urging President Biden to “focus” on inflation, there have been many fewer suggestions about what he might actually do. (Wander around the White House muttering, “I’m focused, I’m focused”?) For the most part, controlling inflation is now a matter for monetary policy, and the main thing Biden can do is let the technocrats who control money do their job — which means not engaging in Trump-style haranguing of the Federal Reserve.

One thing the Biden administration has been doing, however, is trying to toughen up antitrust policy, arguing that highly concentrated ownership in many industries — largely a result of decades of lax regulation — is helping keep prices high and possibly contributing to recent inflation.

I’d describe this initiative as controversial, except that there’s hardly any controversy, at least in the media: Biden’s linkage of monopoly power to inflation is facing vehement, almost hysterical, criticism from all sides, including many progressive commentators. And I find that vehemence puzzling; I think it says more about the commentators than it does about the administration.

Let’s stipulate that monopolies aren’t the reason inflation shot up in 2021 — because there was already plenty of monopoly power in America back in 2020. True, profit margins, as measured by the share of profits in gross domestic product, have increased quite a lot recently:

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Profits have soared in the pandemic.Credit…FRED

Most of that rise, however, probably reflects big returns to companies, like shippers, that happen to own crucial assets at a time of supply-chain bottlenecks. It’s possible, as Senator Elizabeth Warren has suggested, that some companies are using general inflation as an excuse to jack up prices, abusing their monopoly power in ways that might have provoked a backlash in normal times; that’s certainly not a crazy argument, and making it doesn’t make Warren the second coming of Hugo Chavez. Still, such behavior can’t explain more than a small fraction of current inflation.

But as far as I can see, the Biden administration and its allies aren’t claiming otherwise. They’re simply emphasizing monopoly power because it’s one thing they might be able to do something about.

And where is the policy harm? On one side, toughening up antitrust enforcement in sectors like meatpacking is something the U.S. government should be doing in any case. On the other side, there’s no hint that the administration’s antimonopoly rhetoric will lead to irresponsible policies elsewhere.

As I said, all indications are that Biden and company will leave the Fed alone as it raises interest rates in an effort to cool demand. And I haven’t seen any important Democratic figure, inside or outside the administration, calling for Nixon-style price controls. The most interventionist policy that seems remotely possible would be something like John F. Kennedy’s jawboning of the steel industry after an obviously coordinated jump in steel prices — and it’s hard to imagine Biden sounding nearly as hard-line and critical of big business as Kennedy did in that speech, as you can see in the video below.

So why the barrage of criticism, not just from the right — which was to be expected — but from the center and even the center-left?

I don’t really know the answer, but I have a few suspicions.

Part of the problem, I think, is an obsession with intellectual purity. Some policy wonks outside the administration apparently expect the policy wonks inside the administration — many of them friends and former colleagues — to keep sounding exactly the way they did when they weren’t political appointees. But look, that’s not the way the world works. Political appointees are supposed to serve the politicians who appointed them. Dishonesty or gross misrepresentation of reality isn’t OK, but emphasizing the good things one’s employers are trying to do is OK — and part of the job.

Beyond that, it sure looks as if many people who consider themselves progressive are made deeply uncomfortable by anything that sounds populist — even when a bit of populist outrage is entirely justified by the facts. Imagine the reaction if Biden gave a speech sounding anything like Kennedy on the steel companies (again, video below). How many Democratic-leaning economists would have fainting spells?

So here’s my suggestion: Give Biden and his people a break on their antitrust crusade. It won’t do any harm. It won’t get in the way of the big stuff, which is mostly outside Biden’s control in any case. At worst, administration officials will be using inflation as an excuse to do things they should be doing in any case. And they might even have a marginal impact on inflation itself.

 

Perché i progressisti ce l’hanno con l’antitrust?

Di Paul Krugman

 

L’inflazione è diventata un grande tema per l’economia degli Stati Uniti e, ovviamente, un grande grattacapo politico per l’Amministrazione Biden. Ma mentre in molti stanno pressando il Presidente Biden a “concentrarsi” sull’inflazione, ci sono stati molti meno suggerimenti su cosa potrebbe effettivamente fare (passeggiare attorno alla Casa Bianca borbottando: “Sono concentrato, sono concentrato”?). Per la maggior parte, controllare l’inflazione è a questo punto materia di politica monetaria, e la cosa principale che Biden può fare è far fare il loro lavoro ai tecnocrati che controllano il denaro – il che significa non impegnarsi in filippiche sulla Federal Reserve stile Trump.

Una cosa che Biden sta facendo, tuttavia, è cercare di irrobustire la politica antitrust, sostenendo che la proprietà altamente concentrata su poche industrie – in gran parte il risultato di decenni di fiacca regolamentazione – sta contribuendo a tenere alti i prezzi e probabilmente ha contribuito alla inflazione recente.

Potrei dire che questa iniziativa è controversa, sennonché non c’è proprio alcuna controversia, almeno sui media: il collegamento denunciato da Biden dell’inflazione al potere di monopolio sta comportando critiche veementi, quasi isteriche, da tutti gli schieramenti, compresi molti commentatori progressisti. E io trovo tale veemenza sospetta; penso che ci dica di più sui commentatori che non sulla Amministrazione.

Diciamo chiaramente che i monopoli non sono la ragione per la quale l’inflazione ha fatto un balzo nel 2021 – nel passato 2020 c’era già, in America, molto potere di monopolio. È vero, i margini di profitto misurati come la quota dei profitti sul prodotto interno lordo, sono molto cresciuti recentemente:

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Durante la pandemia i profitti sono saliti. Fonte: FRED

La maggior parte di quella crescita, probabilmente, riflette grandi rendimenti di società, come le spedizioni navali, che si dà il caso possiedano beni fondamentali in un’epoca di strozzature nelle catene dell’offerta. È possibile, come ha suggerito la Senatrice Elizabeth Warren, che alcune società stiano utilizzando la generale inflazione come una scusa per aumentare i prezzi, abusando il loro potere di monopolio in modi che in tempi normali avrebbero provocato un contraccolpo; questo non è certamente un argomento pazzesco e avanzarlo non fa della Warren una reincarnazione di Hugo Chavez. Eppure, tale comportamento non può spiegare che una piccola frazione dell’inflazione attuale.

Ma per quanto posso vedere, la Amministrazione Biden ed i suoi alleati non stanno sostenendo altre cose. Stanno semplicemente mettendo enfasi sul potere di monopolio perché è una cosa che potrebbe essere nelle condizioni di interferire con tutto ciò.

E dov’è il danno politico? Da una parte, rafforzare l’applicazione dell’antitrust in settori come la lavorazione delle carni è qualcosa che il Governo statunitense dovrebbe star facendo in ogni caso. D’altra parte, non c’è alcun cenno che la retorica antimonopolistica della Amministrazione conduca a generalizzate politiche irresponsabili.

Ciò detto, ci sono tutte le indicazioni che Biden e soci lasceranno la Fed da sola se essa alza i tassi di interesse in uno sforzo di raffreddare la domanda. E non ho visto alcun importante personaggio democratico, dentro o fuori la Amministrazione, pronunciarsi per controlli dei prezzi del genere di quelli di Nixon. La politica più interventista che sembra remotamente possibile sarebbe qualcosa di simile alle pressioni di John F. Kennedy sull’industria dell’acciaio a seguito di un balzo nei prezzi dell’acciaio che era evidentemente coordinato – ed è difficile immaginare che Biden possa apparire neanche lontanamente radicale e critico verso la grande impresa come fece Kennedy in quel discorso, come potete vedere nel video allegato [1].

Perché dunque lo sbarramento di critiche, non solo dalla destra – dove si poteva aspettarselo – ma dal centro ed anche dal centro sinistra [2]?

Io davvero non conosco la risposta, ma ho un po’ di sospetti.

In parte, penso, il problema derivi da una ossessione per la purezza intellettuale. Alcuni esperti di politica esterni alla Amministrazione in apparenza si aspettano che gli esperti di politica all’interno della Amministrazione – molti dei quali amici e passati colleghi – continuino ad esprimersi esattamente nel modo in cui facevano quando non avevano nomine politiche. Sennonché, tenete conto che non è questo il modo in cui funziona il mondo. I nominati dalla politica si suppone che siano al servizio dei politici che li hanno nominati. La disonestà o la patente mistificazione della realtà non va bene, ma mettere in rilievo le cose buone che i propri datori di lavoro cercano di fare va bene – e fa parte del lavoro.

Oltre a ciò, di certo sembra che molte persone che si considerano progressiste non siano affatto a loro agio con tutto quello che sembra populista – anche quando un po’ di indignazione populistica è interamente giustificata dai fatti. Si immagini le reazioni se Biden avesse fatto un discorso del genere di quello di Kennedy sulle società dell’acciaio (di nuovo, il video sottostante). A quanti economisti di orientamento democratico sarebbe venuta una sincope?

Dunque ecco il mio suggerimento: Biden ed i suoi collaboratori stiano calmi sulla loro crociata sull’antitrust [3]. Essa non farà alcun danno. Essa non interferirà con le cose importanti, che in ogni caso sono per la maggior parte fuori del controllo di Biden. Nel peggiore dei casi, i dirigenti dell’Amministrazione staranno utilizzando l’inflazione per fare cose che avrebbero dovuto fare comunque. Ed esse potrebbero persino avere un effetto marginale sull’inflazione stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Il video allegato è il seguente, ed è relativo ad un discorso di Kennedy del 1962:

 

https://youtu.be/zWNhWANkq0Q

 

[2] Gli allegati nel testo inglese sono interessanti. Il primo, relativo al caso di personaggi ‘centristi’, connette con un articolo relativo a Larry Summers che ha definito le posizioni favorevoli ad una politica più severamente antimonopolistica una “negazionismo della scienza”. Il secondo, relativo a personaggi di ‘centrosinistra’, connette con una posizione su Twitter di Caterine Rampell, giornalista importante del Washington Post.

Dunque, Summers – dopo mesi di polemiche con lui sull’inflazione (non solo se sarebbe stata transitoria o no, ma se potesse essere imputata alle politiche di spesa pubblica sostenute da Biden) – viene ormai classificato come ‘centrista’.

In realtà, la ricostruzione di questa vicenda non sarebbe completa se non si facesse riferimento ad un ‘infortunio’ che in essa ha riguardato lo stesso Paul Krugman. L’economista che aveva sostenuto l’utilità di politiche di controllo dei prezzi era stata Isabella Weber, con un articolo sul giornale The Guardian qua recentemente tradotto (“Controlli strategici dei prezzi potrebbero aiutare a combattere l’inflazione?”).

In un brevissimo intervento Twitter Krugman aveva definito quelle proposte “davvero stupide”.  Il giorno successivo, Krugman aveva cancellato quel commento e si era scusato, ammettendo che toni del genere  non dovrebbero essere mai utilizzati nei confronti di posizioni espresse “in buonafede”. Nel frattempo, era accaduto che il suo primo commento avesse già provocato reazioni molto dure, in particolare dalla economista Stephanie Kelton – forse l’economista più nota del gruppo della cosiddetta Teoria Monetaria Moderna. La Kelton aveva espresso la sua posizione anche per conto di James K. Galbraith, noto economista che qua spesso viene tradotto, figlio di un grande economista degli anni ’30- ’50, quest’ultimo peraltro a suo tempo con una funzione di primo piano nelle politiche di controllo dei prezzi della amministrazione Roosevelt. Per inciso, James Galbraith nelle passate vicende della ‘nomination’ di un candidato democratico era stato – e si può supporre continui ad essere – un indiretto collaboratore di Bernie Sanders.

Noto peraltro che l’infortunio capitato a Krugman – che in effetti talora sembra un po’ impulsivo, anche se quando accade ha il vantaggio di riconoscerlo prontamente – segnala anche la sua sensibilità a mantenere un dialogo aperto e franco con la sinistra del Partito Democratico.

La nota che stiamo traducendo adesso, pare un tentativo di precisare in via definitiva la sua posizione in materia di antitrust, se non di controllo dei prezzi, distinguendosi con nettezza dai suoi detrattori. Quasi un ‘risarcimento’ per il primo commento non proprio felice, pur non rinunciando all’idea che essa non potrebbe avere effetti molto rilevanti sull’inflazione in corso.

Come si vede gli economisti dell’area progressista – come in fondo potevano essere ovviamente considerati nel recente passato sia Krugman, che Summers che Galbraith – hanno dinamiche vivaci, se non sono proprio in subbuglio.

[3] Interpreto “give a break” nel senso di ‘stare calmi” – e non nel senso di ‘dare una pausa, una tregua’ – perché altrimenti sarebbe in contraddizione con l’intero articolo.

 

 

 

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