Jan. 25, 2022
By Paul Krugman
President Biden had what I’d call a human moment yesterday. After a Fox News correspondent shouted out a question about whether inflation would be a political liability, Biden could be heard muttering: “No, it’s a great asset. More inflation. What a stupid son of a bitch.” Seriously, can you blame him?
But why is inflation proving to be so much of a political liability? The idea that Americans are down on the economy because price increases have outstripped wage growth has hardened into conventional wisdom. And there’s obviously something to that. But the political reaction is disproportionate to the actual decline in real wages, and I’d argue that journalists are missing a large part of the story if they fail to realize that.
Let’s talk about the long view of wages and prices.
Here’s the annual rate of change in real wages — the rate of wage increase minus the rate of inflation — for blue-collar workers since the late 1970s:
Real wages over the long run.Credit…FRED
Obviously there was a huge decline following the 1979 oil shock. Perhaps less familiar is the fact that real wages fell for much of the Reagan era. In particular, in October 1984 — on the eve of the presidential election — real wages were 1.4 percent lower than they were a year earlier. In October 1988, they were down 0.6 percent. Yet, Republicans won both elections by large margins by running on the economy.
What about our current situation? The most commonly used wage numbers have been screwy during the pandemic, because of compositional effects. For example, average wages shot up in 2020, not because workers were getting big raises, but because low-wage workers were laid off in disproportionate numbers. So we need to look at estimates that are supposed to correct for these compositional effects, like the Atlanta Fed’s wage tracker:
Wages are spiking.Credit…Federal Reserve Bank of Atlanta
This tracker shows a sharp acceleration in wages; so does the official Employment Cost Index, although this index hasn’t yet been updated to reflect the past few months.
Still, there’s no question that inflation has outstripped wages over the past year. On the other hand, inflation was low in 2020, measured both by the Consumer Price Index and by the Fed’s preferred measure, the personal consumption expenditure deflator:
Unfortunately, so are prices.Credit…FRED
So real wages rose last year. On a two-year basis, they’re probably down, but not by a lot. At the same time, we’ve had stellar job growth — and as I said, the combination of modestly declining real wages with a strong job market has actually been a winner for past presidents.
This time, however, consumer sentiment is extremely negative — almost as negative as it was in the late 1970s, when real wages were really plunging and unemployment was rapidly rising:
Consumers say it’s awful.Credit…FRED
What’s going on? Surely it’s the power of narrative. As many of us have noted, Americans are very down on the national economy, but relatively upbeat about their own personal financial situation:
But only for other people.Credit…Langer Research Associates
That is, their personal experience is pretty good but they’ve heard that things are terrible for other people.
A lot of this is partisanship. Democrats and Republicans used to have similar assessments of the economy, whoever was president. Now Republicans assess the economy as worse than it was in June 1980, when inflation was 14 percent and real wages were falling 6 percent a year.
Some of it also has to involve the way the media cover the economy. I know journalists hate hearing this, but if the way we report on events doesn’t affect public perceptions, what is the point of what we’re doing? And somehow Biden’s inflation, not Biden’s jobs boom, has come to dominate news coverage.
I’m not arguing that inflation isn’t a problem, nor am I doing a Phil Gramm and calling America a “nation of whiners.” I am saying that the remarkably negative public reaction to what by historical standards would at worst be considered mixed news is an important story in itself and deserves both some coverage and, perhaps, self-reflection on the part of those reporting on the subject.
L’inflazione e il potere della narrazione,
di Paul Krugman
Ieri il Presidente Biden ha avuto quello che chiamerei una momento di umanità. Dopo che il corrispondente di Fox News aveva gridato una domanda se l’inflazione sarebbe stata un’inconveniente in termini politici, si è potuto sentire Biden borbottare: “No, è un gran vantaggio. Più inflazione. Che stupido figlio di puttana”. Sul serio, si può biasimarlo?
Ma perché l’inflazione si dimostra essere in tal misura un inconveniente politico? L’idea che gli americani siano nelle basse in economia perché i prezzi salgono, nel senso comune, ha distaccato la crescita dei salari che si è rafforzata. E ovviamente c’è una ragione in questo. Ma la reazione politica è sproporzionata rispetto all’effettivo declino dei salari reali, e direi che i giornalisti si stanno perdendo una grande parte del racconto se non riescono a capirlo.
Parliamo dunque del lungo periodo dei salari e dei prezzi.
Ecco il tasso annuale di variazione dei salari reali – il tasso di crescita salariale meno il tasso di inflazione – per i lavoratori della produzione dalla fine degli anni ’70:
I salari reali nel lungo periodo. Fonte: FRED
Ovviamente ci fu un enorme declino a seguito dello shock del petrolio del 1979. Forse è meno noto il fatto che i salari reali scesero per buona parte dell’epoca reaganiana. In particolare, nell’ottobre del 1984 – al momento della elezione presidenziale – i salari reali erano dell’1,4 per cento più bassi di quello che erano l’anno precedente. Nell’ottobre del 1988, erano scesi dello 0,6 per cento. Tuttavia, i repubblicani vinsero entrambe le elezioni con ampio margine con l’argomento dell’economia.
Che dire della situazione attuale? I dati più comunemente usati sui salari durante la pandemia sono stati anormali, a causa degli effetti composizionali. Ad esempio, le medie salariali si sono impennate nel 2020 non perché i lavoratori abbiano ottenuto grandi aumenti, ma perché i lavoratori con bassi salari erano stati licenziati in un numero sproprorzionato [1]. Dobbiamo dunque osservare le stime che si suppone siano corrette per questi effetti composizionali, come quella del ‘tracciatore’ salariale della Fed di Atlanta:
I salari sono al culmine. Fonte: Fed di Atlanta
Questo tracciatore mostra una brusca accelerazione dei salari; lo stesso dicasi dell’Indice del Costo dell’Occupazione, sebbene quest’ultimo non sia ancora stato corretto per riflettere i mesi passati.
Eppure, non c’è dubbio che l’inflazione nell’anno passato abbia distaccato i salari. D’altra parte, l’inflazione era bassa nel 2020, come misurata sia dall’Indice dei Prezzi al Consumo che dalla stima preferita dala Fed, il deflatore delle spese personali di consumo:
Sfortunatamente, anche i prezzi. Fonte: FRED
Dunque, i salari reali l’anno passato sono cresciuti. Su una base biennale essi sono probabilmente scesi, ma non di molto. Nello stesso tempo, abbiamo avuto una crescita stellare dei posti di lavoro – e, come ho detto, la combinazione di un modesto declino dei salari reali e di un forte mercato del lavoro in effetti era stata una carta vincente per i Presidenti del passato.
Questa volta, tuttavia, l’umore dei consumatori è estremamente negativo – quasi altrettanto negativo di come era stato negli ultimi anni ’70, quando i salari reali stavano davvero crollando e la disoccupazione era in rapida crescita:
Secondo i consumatori il quadro è terribile. Fonte: FRED
Cosa sta succedendo? Certamente è il potere della narrazione. Come molti di noi hanno notato, gli americani sono molto pessimisti sull’economia nazionale, ma relativamente positivi sulla loro personale situazione finanziaria:
… ma solo per gli altri. Fonte: Langer Research Associates [2]
In altri termini, la loro esperienza personale è abbastanza buona, ma hanno sentito dire che le cose sono terribili per gli altri.
In gran parte è spirito di parte. I democratici e i repubblicani di solito avevano giudizi simili sull’economia, chiunque fosse Presidente. Adesso i repubblicani stimano l‘economia peggiore di come era nel giugno del 1980, quando l’inflazione era al 14 per cento e i salari reali stavano calando del 6 per cento all’anno.
In parte ciò deve riguardare il modo in cui i media informano sull’economia. Conosco giornalisti che odiano sentirne parlare, ma se il modo in cui raccontiamo gli eventi non influenza le percezioni pubbliche, qual è lo scopo di quello che stiamo facendo? E in qualche modo l’inflazione di Biden, non il boom di posti di lavoro di Biden, ha finito col dominare nei resoconti giornalistici.
Non sto sostenendo che l’inflazione non sia un problema, né mi sto comportando come Phil Gramm [3] e chiamando l’America una “nazione di piagnoni”. Sto dicendo che una reazione dell’opinione pubblica considerevolmente negativa a quella che secondo gli standard storici sarebbe nel peggiore dei casi stata considerata una notizia ‘ a metà strada’, è di per sé una storia importante e merita sia una qualche informazione che, forse, una auto riflessione da parte di coloro che forniscono i resoconti su quel tema.
[1] Ovvero, i lavoratori licenziati del settore dei servizi, in buona parte chiusi per i lockdown dovuti al Covid-19.
[2] La tabella è in effetti interessante soprattutto nell’ultimo segmento, quello successivo alla rilevazione del 16 gennaio 2022. Come si vede, la variazione sulle tre domande poste è la seguente: in netto calo gli ottimisti alla domanda (in blu) sull’economia nazionale, altrettanto in calo gli ottimisti alla domanda sul cambiamento climatico (linea gialla), invece resta elevato l’ottimismo sulle condizioni finanziarie personali (linea rossa).
[3] Un politico ed economista americano, membro della Camera dei Rappresentanti ed eletto nel Texas. Agli inizi della sua carriera politica era un democratico ma in seguito passò al Partito Repubblicano e come repubblicano venne nuovamente eletto alla Camera.
By mm
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