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A che serve la guerra? Di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 1 marzo 2022)

 

March 1, 2022

War, What Is It Good For?

By Paul Krugman

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The Ukrainian miracle may not last. Vladimir Putin’s attempt to win a quick victory on the cheap, seizing major cities with relatively light forces, has faced major resistance, but the tanks and big guns are moving up. And despite the incredible heroism of Ukraine’s people, it’s still more likely than not that the Russian flag will eventually be planted amid the rubble of Kyiv and Kharkiv.

But even if that happens, the Russian Federation will be left weaker and poorer than it was before the invasion. Conquest doesn’t pay.

Why not? If you go back in history, there are plenty of examples of powers that enriched themselves through military prowess. The Romans surely profited from the conquest of the Hellenistic world, as did Spain from the conquest of the Aztecs and the Incas.

But the modern world is different — where by “modern,” I mean at least the past century and a half.

The British author Norman Angell published his famous tract “The Great Illusion” in 1909, arguing that war had become obsolete. His book was widely misinterpreted as saying that war could no longer happen, a proposition proved horribly wrong over the next two generations. What Angell actually said was that even the victors in war could no longer derive any profit from their success.

And he was surely right about that. We’re all thankful that the Allies prevailed in World War II, but Britain emerged as a diminished power, suffering through years of austerity as it struggled to overcome a shortage of foreign exchange. Even the United States had a harder postwar adjustment than many realize, experiencing a bout of price increases that for a time pushed inflation above 20 percent.

And conversely, even utter defeat didn’t prevent Germany and Japan from eventually achieving unprecedented prosperity.

Why and when did conquest become unprofitable? Angell argued that everything changed with the rise of a “vital interdependence” among nations, “cutting athwart international frontiers,” which he suggested was “largely the work of the past forty years” — beginning around 1870. That seems like a fair guess: 1870 was roughly when railroads, steamships and telegraphs made possible the creation of what some economists call the first global economy:

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Steamships made war obsolete.Credit…Our World In Data

In such a global economy, it’s hard to conquer another country without cutting that country — and yourself — off from the international division of labor, not to mention the international financial system, at great cost. We can see that dynamic happening to Russia as we speak.

Angell also emphasized the limits to confiscation in a modern economy: You can’t just seize industrial assets the way preindustrial conquerors could seize land, because arbitrary confiscation destroys the incentives and sense of security an advanced society needs to stay productive. Again, history vindicated his analysis. For a while, Nazi Germany occupied nations with a combined prewar gross domestic product roughly twice its own — but despite ruthless exploitation, the occupied territories seem to have paid for only about 30 percent of the German war effort, in part because many of the economies Germany tried to exploit collapsed under the burden.

An aside: Isn’t it extraordinary and horrible to find ourselves in a situation where Hitler’s economic failures tell us useful things about future prospects? But that’s where we are. Thanks, Putin.

I’d add two more factors that explain why conquest is futile.

The first is that modern war uses an incredible amount of resources. Pre-modern armies used limited amounts of ammunition and could, to some extent, live off the land. As late as 1864, Union General William Tecumseh Sherman could cut loose from his supply lines and march across Georgia carrying only 20 days’ worth of rations. But modern armies require huge amounts of ammunition, replacement parts and, above all, fuel for their vehicles. Indeed, the latest assessment from Britain’s Ministry of Defense says that the Russian advance on Kyiv has temporarily stalled “probably as a result of continuing logistical difficulties.” What this means for would-be conquerors is that conquest, even if successful, is extremely expensive, making it even less likely that it can ever pay.

Second, we now live in a world of passionate nationalism. Ancient and medieval peasants probably didn’t care who was exploiting them; modern workers do. Putin’s attempt to seize Ukraine appears to be predicated not just on his belief that there is no such thing as a Ukrainian nation, but also on the assumption that the Ukrainians themselves can be persuaded to consider themselves Russians. That seems very unlikely to happen, so even if Kyiv and other major cities fall, Russia will find itself spending years trying to hold down a hostile population.

So conquest is a losing proposition. This has been true for at least a century and a half; it has been obvious to anyone willing to look at the facts for more than a century. Unfortunately, there are still madmen and fanatics who refuse to believe this — and some of them control nations and armies.

 

A che serve la guerra?

Di Paul Krugman

 

Il miracolo ucraino potrebbe non durare. Il tentativo di Vladimir Putin di ottenere una vittoria rapida a buon mercato, impadronendosi delle città importanti con forze relativamente leggere, si è trovato di fronte ad una resistenza importante, ma i carri armati e l’artiglieria pesante procedono. E nonostante l’eroismo incredibile del popolo ucraino, tuttavia è più probabile che alla fine la bandiera russa verrà piantata sulle macerie di Kiev e di Kahrkiv.

Ma anche se accadrà, la Federazione Russa rimarrà più debole e più povera di quello che era prima dell’invasione. La conquista non paga.

Perché no? Se si va indietro nella storia, ci sono un mucchio di esempi di potenze che si sono arricchite con il valore militare. Di sicuro, i Romani trassero vantaggio dalla conquista del mondo ellenistico, come fece la Spagna con la conquista degli Aztechi e degli Incas.

Ma il mondo moderno – dove per “moderno” intendo almeno l’ultimo secolo e mezzo – è diverso.

Nel 1909, l’autore inglese Norman Angell pubblicò il suo famoso pamphlet “La Grande Illusione”, sostenendo che la guerra era diventata obsoleta. Il suo libro venne generalmente mal interpretato quasi dicesse che non ci sarebbero state più guerre, un’idea che nelle due successive generazioni si dimostrò terribilmente sbagliata. Quello che Angell disse effettivamente fu che neppure i vincitori di una guerra avrebbero più tratto alcun profitto dal loro successo.

E su quello aveva sicuramente ragione. Noi tutti siamo  grati che gli Alleati abbiano prevalso nella Seconda Guerra Mondiale, ma l’Inghilterra ne uscì come un potenza ridotta, patendo anni di austerità nel mentre combatteva per superare una scarsità di valuta estera. Persino gli Stati Uniti ebbero un riequilibrio postbellico più difficile di quanto molti comprendano, conoscendo un periodo di aumento dei prezzi che per un po’ spinse l’inflazione sopra il 20 per cento.

E di converso, persino la completa sconfitta non impedì alla Germania ed al Giappone alla fine di realizzare una prosperità senza precedenti.

Perché e da quando le conquiste divennero infruttuose? Angell sosteneva che tutto cambiò con la crescita di una “interdipendenza vitale” tra le nazioni, “tagliando trasversalmente le frontiere internazionali”, il che suggeriva fosse “in gran parte stato preparato dai precedenti quaranta anni” – a partire da circa il 1870. Questa sembra una congettura probabile: il 1870 fu grosso modo quando le ferrovie, le navi a vapore e il telegrafo resero possibile ciò che alcuni economisti definiscono la prima economia globale:

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Le navi a vapore resero la guerra obsoleta. Fonte: Our world in data. [1]

In una tale economia globale è difficile conquistare un altro paese senza tagliare con grandi costi quel paese – e gli stessi vincitori – dalla divisione internazionale del lavoro, per non dire dal sistema finanziario internazionale. Mentre stiamo parlando, possiamo osservare quella dinamica in atto nella Russia.

Angell enfatizzava anche i limiti della confisca in una economia moderna: semplicemente non si può impadronirsi degli asset industriali nei modi in cui i conquistatori potevano impadronirsi di territori, giacché la confisca arbitraria distrugge gli incentivi ed il senso di sicurezza di cui una nazione avanzata ha bisogno per restare produttiva. Anche in questo caso, la storia ha confermato la sua analisi. Per un certo periodo, la Germania nazista occupò nazioni con un prodotto interno lordo che complessivamente era circa il doppio del suo – ma nonostante uno sfruttamento spietato, i territori occupati sembra che abbiano ripagato solo il 30 per cento dello sforzo di guerra tedesco, in parte perché le economie che la Germania cercò di sfruttare collassarono sotto il peso.

Un inciso: non è straordinario e terribile ritrovarci in una situazione nella quale i fallimenti economici di Hitler ci dicono cose utili sulle nostre prospettive future? Grazie, Putin.

Aggiungerei due altri fattori che spiegano perché le conquiste siano effimere.

Il primo è che le guerre moderne impiegano una quantità incredibile di risorse. Gli eserciti premoderni usavano quantità limitate di munizioni e, in qualche misura, potevano vivere sulle spalle dei territori. Non più tardi del 1864, il Generale dell’Unione William Tecumseh Sherman poteva essere indipendente dalle sue linee di rifornimento e marciare attraverso la Georgia trasportando razioni del valore di soli 20 giorni. Ma gli eserciti moderni richiedono grandi quantità di munizioni, di componenti di ricambio e, soprattutto, di carburante per i loro veicoli. Infatti, l’ultima dichiarazione del Ministro della Difesa inglese afferma che l’avanzata russa su Kiev si è interrotta “probabilmente in conseguenza di persistenti difficoltà logistiche”. Ciò che questo comporta per gli aspiranti conquistatori è che la conquista, persino se di successo, è estremamente costosa, rendendo ancor meno probabile che possano mai ripagarla.

Il secondo è che oggi viviamo in un mondo di ardenti nazionalismi. I contadini antichi e del medioevo probabilmente non si curavano di chi li stava sfruttando; diversamente dai lavoratori moderni. Il tentativo di Putin di impadronirsi dell’Ucraina  sembra basarsi non solo sul suo convincimento che non esista qualcosa come la nazione ucraina, ma anche sull’assunto che gli stessi ucraini possano essere persuasi a considerarsi russi. Sembra molto improbabile che ciò accada, dunque anche se Kiev ed altre importanti città cadranno, la Russia si ritroverà a spendere anni nel tentativo di sottomettere una popolazione ostile.

Dunque le conquiste sono un concetto perdente. Questo è stato vero per almeno un secolo e mezzo; è stato evidente a chiunque fosse disponibile a guardare ai fatti da più di un secolo. Sfortunatamente, ci sono ancora pazzi e fanatici che rifiutano di crederci – e alcuni di loro controllano nazioni ed eserciti.

 

 

 

 

 

[1] La tabella mostra il valore dei beni esportati, dal 1827 al 2014.

 

 

 

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