March 3, 2022
By Paul Krugman
I’ve been on a few trips recently and took the opportunity to do a bit of naked-eye economic assessment. As I’m sure many people can confirm, planes are flying full, while shops and restaurants are jammed. It definitely looks like a booming economy out there.
That’s also what the numbers say. In his State of the Union address, President Biden — while acknowledging that inflation has eroded wage gains — pointed to the 6.5 million jobs added last year, “more jobs created in one year than ever before in the history of America.” This claim was entirely correct.
Yet the public doesn’t believe it. According to a new survey by Navigator Research, only 19 percent of Americans believe that the U.S. economy is experiencing more job growth than usual, while 35 percent say that it is experiencing more job losses than usual.
You might be tempted to say that ordinary Americans don’t pay attention to official statistics, that what matters is their lived experience. But what people are actually experiencing in their daily lives is a very strong job market. For example, according to the latest survey from the Conference Board, 53.8 percent of consumers said that jobs were “plentiful,” a near-record, while only 11.8 percent said that jobs were hard to get. And anyone who walks around U.S. cities can see the proliferation of help-wanted signs.
The survey results on the job market are, as I see it, the final nail in the coffin of attempts to deny that there’s something very peculiar going on with how Americans perceive the economy, that there’s a huge disconnect between economic reality, which is mixed — inflation is a big concern, but job growth has been terrific — and public perceptions, which are weirdly dismal.
It’s not just the dissonance between what people say about their own employment prospects and what they say about job creation. The same dissonance is clear, albeit in a more muted form, when we contrast what people say about their personal finances and what they say about the state of the economy.
According to the long-running Michigan Surveys of Consumers, a plurality of Americans say that their personal financial situation is better than it was a year ago. This is consistent with estimates suggesting that despite inflation most people saw rising real income in 2021. You can quibble with the estimates, but it’s clear that no major group is substantially worse off. And it’s worth remembering, for historical context, that blue-collar real wages declined steadily for most of the Reagan era, which didn’t stop voters from seeing that era as one of economic triumph thanks to strong job growth.
Yet if you ask people “How’s the economy doing?” as opposed to “How are you doing?” you get a very different answer: Economic sentiment has plunged.
You could argue that people hate inflation even when their incomes are keeping up, because it conveys a sense that things are out of control. And there’s surely something to that, although consumer sentiment is even worse than you’d expect given recent inflation.
But here’s another peculiar result from surveys: Long-run inflation expectations have stayed remarkably stable, suggesting that people don’t see things as being out of control. And again, inflation aversion can’t explain why people say that we’re losing jobs amid a huge employment boom.
So there’s something odd happening here, even if what it is ain’t exactly clear.
My experience is that many people in the news media go ballistic when you talk about the disconnect between economic perceptions and actual performance, either because they imagine that it shows contempt for ordinary Americans or because they take it as an assertion that they aren’t doing their jobs. In fact, I’m not at all sure what explains that disconnect. But it takes extraordinary intellectual contortions to deny that the disconnect exists.
And look, there’s plenty of evidence that public perceptions of society can diverge from reality. Even the Michigan Surveys have noted that economic perceptions are now hugely affected by partisanship. This is true for both parties, although the effect is stronger for Republicans, who feel worse about the economy than they did in June 1980, when unemployment was above 7 percent and inflation was 14 percent.
Or consider the case of crime. Crime rates have ticked up in the past few years, but this follows an epic decline between the early 1990s and the mid-2010s. Yet during the era of plunging crime, voters consistently told pollsters that crime was increasing.
So what voters believe does not always reflect reality. When Biden administration officials argue that they’ve done a better job on the economy than they get credit for, they have truth on their side.
And while I do not come here to bash the news media, I do feel that we’re missing a big part of the story if we take negative public views of the economy at face value without pointing out that they’re at odds not just with official statistics but also with self-reported experience. And we should try to understand where that disconnect is coming from.
Il molto peculiare avvilimento dell’America per l’economia,
di Paul Krugman
Ho fatto alcuni viaggi di recente ed ho avuto l’occasione di farmi alcune impressioni ad occhio nudo sull’economia. Come sono certo in molti possono confermare, gli aerei sono pieni di gente, e i negozi ed i ristoranti sono affollati. In giro, sembra ci sia proprio una economia in piena espansione.
Ciò è anche quello che dicono i dati. Nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione, il Presidente Biden – mentre ha riconosciuto che l’inflazione ha eroso i salari reali – ha messo in evidenza che i posti di lavoro l’anno passato sono aumentati di 6,5 milioni, “sono stati creati in un anno più posti di lavoro che mai nella storia americana”. Questo argomento era del tutto corretto.
Tuttavia l’opinione pubblica non ci crede. Secondo un nuovo sondaggio di Navigator Research, soltanto il 19 per cento degli americani crede che siamo di fronte ad una crescita di posti di lavoro superiore al normale, mentre il 35 per cento dice che siamo di fronte a perdite di posti di lavoro superiori al normale.
Si sarebbe tentati di concludere che gli americani comuni non prestino attenzione alle statistiche ufficiali e che quello che conti per loro è l’esperienza vissuta. Ma quello che le persone stanno effettivamente sperimentando nelle loro vite quotidiane è un mercato del lavoro molto forte. A esempio, secondo l’ultimo sondaggio a cura di Conference Board, il 53,8 per cento dei consumatori ritiene che i posti di lavoro siano “abbondanti”, mentre soltanto l’11,8 per cento ritiene che siano difficili da trovare. E chiunque cammini per le città statunitensi può constatare la proliferazione di cartelli di ricerca di personale.
I risultati del sondaggio sui posti di lavoro, per come li intendo, sono l’ultimo chiodo sulla bara dei tentativi di negare che ci sia qualcosa di molto peculiare nel modo in cui gli americani percepiscono l’economia, ovvero che ci sia un’ampia disconnessione tra la realtà economica – che è mista, dato che l’inflazione è una grande preoccupazione ma la crescita dei posti di lavoro è stata impressionante – e le percezioni pubbliche, che sono singolarmente tetre.
Non si tratta solo della dissonanza tra quello che la gente dice sulle proprie prospettive di occupazione e quello che dice sulla creazione di posti di lavoro. La stessa dissonanza è evidente, seppure in forme diverse, quando confrontiamo quello che la gente dice sulle proprie finanze personali e lo stato dell’economia.
Secondo i Sondaggi dei Consumatori dell’Università del Michigan, che interessano un lungo periodo, una pluralità di americani dice che la propria condizione finanziaria personale è migliore di quello che era un anno fa. Questo è coerente con le stime che indicano che, nonostante l’inflazione, la maggioranza delle persone ha visto un aumento del reddito reale nel 2021. Si può aver da ridire sulle stime, ma è evidente che nessun gruppo sociale sta sostanzialmente peggio. Ed è il caso di ricordare, per un confronto storico, che i salari reali dei lavoratori manifatturieri calarono regolarmente per la maggior parte dell’epoca di Reagan, il che non impedì agli elettori di considerare quell’epoca come uno dei trionfi economici, grazie alla forte crescita dei posti di lavoro.
Tuttavia se si chiede alle persone, anziché “Come ve la state passando?”, “Come sta andando l’economia?”, si ottengono risposte diversissime: le sensazioni sull’economia sono crollate.
Si potrebbe sostenere che le persone odiano l’inflazione anche quando i loro redditi salgono, giacché essa convoglia una sensazione che le cose siano fuori controllo. E in ciò c’è sicuramente qualcosa di vero, anche se la percezione dei consumatori è persino peggiore di quello che ci si aspetterebbe data l’inflazione recente.
Ma c’è un altro risultato peculiare dal sondaggio: le aspettative di inflazione nel lungo termine sono rimaste considerevolmente stabili, indicando che le persone non giudicano che le cose siano fuori controllo. Per di più, l’avversione all’inflazione non può spiegare perché le persone dicono che stiamo perdendo posti di lavoro nel mezzo di una grande espansione di posti di lavoro.
Dunque sta accadendo qualcosa di strano, anche se di cosa si tratti non è del tutto chiaro.
La mia esperienza è che molte persone escono dai gangheri quando si parla della disconnessione tra le percezioni sull’economia e le loro effettive condizioni, sia perché si immaginano che ciò manifesti un disprezzo per gli americani comuni, sia perché perché lo considerano un giudizio secondo il quale essi non starebbero assolvendo ai loro compiti. Il effetti, io non sono del tutto certo di cosa spieghi quella disconnessione. Ma occorrono straordinarie contorsioni intellettuali per negare che la disconnessione esista.
Si consideri inoltre che ci sono una gran quantità di prove secondo le quali le percezioni pubbliche della società possono divergere dalla realtà. Anche i Sondaggi Michigan hanno osservato che le percezioni economiche sono adesso enormemente influenzate dallo spirito di parte. Questo è vero per entrambi i partiti, sebbene gli effetti siano più forti per i repubblicani, che percepiscono in modo peggiore l’economia di quanto facevano nel giugno del 1980, quando la disoccupazione era sopra il 7 per cento e l’inflazione era al 14 per cento.
Oppure, si consideri il tema della criminalità. I tassi di criminalità sono un po’ cresciuti nei due anni passati, ma questo è avvenuto dopo un clamoroso declino tra gli inizi degli anni ’90 e la metà del primo decennio del 2000. Tuttavia, durante l’epoca del crollo della criminalità, gli elettori continuavano a dire ai sondaggisti che il crimine stava crescendo.
Dunque, quello che credono gli elettori non riflette sempre la realtà. Quando i dirigenti della Amministrazione Biden sostengono di aver fatto una lavoro sull’economia migliore di quanto venga loro riconosciuto, i fatti sono dalla loro parte.
E se non intendo i questo caso prendermela con i media dell’informazione, sento davvero che stiamo perdendo una gran parte del racconto se prendiamo per buoni i punti di vista negativi dell’opinione pubblica sull’economia senza mettere in evidenza che sono all’opposto non solo delle statistiche ufficiali ma anche delle nostre esperienze personali. E dovremmo cercare di comprendere da dove proviene questa disconnessione.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"