April 14, 2022
By Paul Krugman
I recently wrote about how international trade has made some Western nations — Germany in particular — unwilling to confront autocracy. Germany hasn’t just been weak-kneed in its response to Vladimir Putin; it and other European nations have stood by and even continued to provide economic aid to Hungary while Viktor Orban dismantles democracy.
In response, I received mail from Europeans to the effect that American democracy is also under threat and that some of our right-wing politicians are every bit as bad as Orban. Agreed! But that wasn’t the point of my argument. And while I’m quite willing to believe, for example, that Ron DeSantis would be Florida’s Orban if he could, state governors don’t have as much repressive power as rulers of sovereign nations.
Still, the comparison of European and U.S. ethnonationalists raises some interesting questions. In particular, as the G.O.P. has become a full-on antidemocratic party, why has it also remained the party of plutocrats and the enemy of any policy that might help its many working-class supporters?
To understand the puzzle, consider the policy positions of Marine Le Pen, who has a serious chance of becoming France’s next president. Her party, National Rally — previously called the National Front — is often described as right-wing. And on social issues it is; in particular, the party is largely defined by its hostility to immigrants and the alleged threat they pose to France’s national identity. On economic policy, however, Le Pen is if anything to the left of President Emmanuel Macron.
Now, it’s important to understand the context. France provides social benefits on a scale beyond the wildest dreams of U.S. progressives: universal health care, huge family benefits and more. Macron isn’t challenging the fundamentals of that system. He is, however, trying to trim some benefits, notably by raising the retirement age. Le Pen, by contrast, actually wants to reduce the retirement age for some workers.
I am not making a case for Le Pen. If she wins, the consequences for France, Europe and the world will be terrifying. But there is some genuine populism — advocacy of policies that might actually help workers — in her platform.
Compare that with the positions taken by prominent U.S. Republicans. I can’t tell you what the official Republican economic program is, because the party doesn’t have one — in fact, it has made a point of not saying what it will do if it regains power.
We do, however, know what the party did when it was last in power: It gave huge tax cuts to the wealthy, while almost succeeding in repealing the Affordable Care Act, which would have caused tens of millions of Americans to lose health insurance. There’s no reason to believe it won’t once again pursue anti-worker, pro-plutocrat policies if it regains control.
At the state level, the debacle in Kansas has apparently done nothing to shake Republicans’ faith in the magical power of tax cuts for the affluent. Mississippi — America’s poorest state, with the lowest life expectancy and facing a collapse of its rural hospitals — is slashing income taxes.
And recently Senator Rick Scott of Florida, who heads the Republican senatorial campaign, released a “Rescue America” plan that called for tax increases on the half of Americans whose incomes are low enough that they don’t pay income taxes (even though they pay payroll taxes, sales taxes and so on). He also warned, falsely, that Social Security and Medicare are headed for bankruptcy, without offering any suggestions about how to preserve them.
Senior Republicans have said that they don’t support Scott’s agenda, but haven’t explained what their actual agenda is — and have left Scott in his key campaign position, suggesting that his views have wide support within the party.
So everything suggests that the Republican Party is as pro-wealthy, anti-worker as ever. Unlike right-wing European parties, it hasn’t made any gestures toward actual populism. Why?
The answer, presumably, is that the G.O.P. caters to plutocrats, even as it attacks “elites,” because it thinks it can. After all, being nice to plutocrats and crony capitalists can yield tangible rewards, not just in the form of campaign contributions but also in the form of personal enrichment.
And the Republican Party doesn’t believe that it will pay any price for pursuing these rewards. It believes that its supporters will focus on denunciations of critical race theory and buy into conspiracy theories — almost half of Republicans agree that top Democrats are involved in child sex-trafficking — while not even being aware of what the party is doing for the very rich. After The Times revealed Jared Kushner’s highly questionable $2 billion deal with the Saudis, Fox News simply ignored the report, while harping endlessly on Hunter Biden.
I wish I could say with any confidence that this cynicism will backfire. But I can’t. In particular, Democrats who want to campaign on bread-and-butter issues are assuming that voters will understand who’s actually buttering their bread. And that doesn’t look at all like a safe assumption.
Il Partito Repubblicano è ancora il partito dei plutocrati,
di Paul Krugman
Di recente ho scritto su come il commercio internazionale ha reso alcune nazioni occidentali – in particolare le Germania – indisponibile a combattere l’autocrazia. La Germania non è solo stata imbelle nella sua risposta a Vladimir Putin; essa ed altre nazioni europee sono persino rimaste ferme ed hanno persino continuato a fornire aiuti economici all’Ungheria mentre Viktor Orban smantellava la democrazia.
Ho ricevuto in risposta mail da europei secondo le quali anche la democrazia americana è sotto quella minaccia e alcuni dei nostri politici di destra sono anche un po’ peggiori di Orban. Siamo d’accordo! Ma quello non era il senso del mio argomento. E mentre sono abbastanza disponibile a credere, ad esempio, che Ron DeSantis sarebbe l’Orban della Florida se potesse, i Governatori degli Stati non hanno così tanto potere repressivo come i governanti delle nazioni sovrane.
Eppure, il confronto tra gli europei e gli etnonazionalisti statunitensi solleva alcune questioni interessanti. In particolare, mentre il Partito Repubblicano è diventato un partito apertamente antidemocratico, perché è anche rimasto il partito dei plutocrati e il nemico di ogni politica che potrebbe essere utile per i suoi tanti sostenitori della classe lavoratrice?
Per comprendere il mistero, si consideri le posizioni politiche di Marine Le Pen, che ha una seria possibilità di diventare la prossima Presidente francese. Il suo partito, il Raduno Nazionale – prima chiamato Fronte Nazionale – è spesso descritto come di destra. E sui temi sociali lo è; il particolare il partito si caratterizza in gran parte per la sua ostilità agli emigranti e alla pretesa minaccia che rappresenterebbero per l’identità nazionale della Francia. Sulla politica economica, tuttavia, Le Pen è semmai alla sinistra di Emmanuel Macron.
Ora, è importante comprendere il contesto.
La Francia fornisce sussidi sociali in una dimensione che va oltre i sogni più pazzeschi dei progressisti statunitensi: assistenza sanitaria universalistica, vasti sussidi alle famiglie e altro. Macron non sta mettendo in causa gli aspetti fondamentali di quel sistema. Tuttavia, sta cercando di tagliare alcuni sussidi, in particolare elevando l’età di accesso alla pensione. Le Pen, all’opposto, di fatto vuole ridurre l’età di pensionamento per alcuni lavoratori.
Non sto avanzando argomenti a favore di Le Pen. Se lei vince, le conseguenze per la Francia, l’Europa e il mondo saranno terrificanti. Ma nella sua piattaforma c’è del populismo genuino – il sostegno a politiche che potrebbero effettivamente aiutare i lavoratori.
Si confrontino con le posizioni assunte da eminenti repubblicani statunitensi. Non posso dire quale sia il programma economico ufficiale repubblicano, perché il partito non ne ha nessuno – in sostanza, esso s’è fatto una ragione nel non dire quello che farà se riconquista il potere.
Tuttavia, sappiamo per davvero cosa il partito ha fatto quando è stato l’ultima volta al potere: ha concesso ampi sgravi fiscali ai ricchi, mentre ha avuto quasi un successo nell’abrogare la Legge sula Assistenza Sostenibile, che avrebbe provocato la perdita della assicurazione sanitaria per milioni di americani. Non c’è ragione di credere che non perseguirebbe ancora una volta, se riconquistasse il potere, politiche contro i lavoratori e a favore dei plutocrati.
Al livello degli Stati, la debacle nel Kansas in apparenza non ha fatto niente per smuovere la fiducia dei repubblicani nel potere magico degli sgravi fiscali per i più benestanti. Il Mississippi – lo Stato più povero dell’America, con l’aspettative di vita più bassa e a fronte di un collasso nei suoi ospedali rurali – sta tagliando le tasse sui redditi.
E di recente il Senatore Rick Scott della Florida, che è alla testa della campagna senatoriale repubblicana, ha rilasciato un programma di “Salvataggio dell’America” che si pronuncia per aumenti delle tasse sulla metà degli americani i cui redditi sono talmente bassi da non pagare le tasse sul reddito (anche se pagano le tasse sugli stipendi, le tasse sui prodotti e così via). Ha anche messo in guardia, senza alcun fondamento, che la Previdenza Sociale e Medicare sono avviati alla bancarotta, senza avanzare alcun suggerimento su come salvaguardarli.
Repubblicani alti in grado hanno detto di non sostenere il programma di Scott, ma non hanno spiegato in cosa effettivamente quel programma consista – ed hanno lasciato Scott nella sua collocazione alla guida della campagna elettorale, mostrando che i suoi punti di vista hanno un ampio sostegno all’interno del partito.
Dunque tutto suggerisce che il Partito Repubblicano, come sempre sia a favore dei ricchi e contro i lavoratori. Diversamente dai partiti della destra europea, esso non si atteggia per niente verso un effettivo populismo. Perché?
Presumibilmente, la risposta è che il Partito Repubblicano attinge ai plutocrati, anche quando attacca le “elite”, perché pensa di poterlo fare. Dopo tutto, essere gentili verso i plutocrati e le clientele capitalistiche genera vantaggi tangibili, non solo nella forma di contributi alle campagne elettorali ma anche nella forma dell’arricchimento personale.
E il Partito Repubblicano non crede che pagherà alcun prezzo nel perseguire questi vantaggi. Crede che i suoi sostenitori si concentreranno sulle denunce della ‘teoria critica della razza’ e prenderà per buone le teorie complottistiche – quasi le metà dei repubblicani sono convinti che i democratici più eminenti siano coinvolti in traffici sessuali pedofili – mentre resterà persino inconsapevole di quello che il partito sta facendo per i ricchissimi. Dopo che il Times ha rivelato l’accordo altamente discutibile di 2 miliardi di dollari di Jered Kushner [1] con i sauditi, Fox News ha semplicemente ignorato quel rapporto, mentre insiste in continuazione sulla faccenda di Hunter Biden [2].
Vorrei poter dire con qualche fiducia che questo cinismo provocherà un contraccolpo. Ma non posso. In particolare, i democratici che vogliono fare una campagna elettorale sui temi del ‘pane quotidiano’ [3] stanno scommettendo che gli elettori effettivamente capiranno chi fornirà loro il pane quotidiano. E questa non sembra affatto una scommessa sicura.
[1] Il genero di Donald Trump.
[2] Il figlio di Joe Biden, da tempo oggetto di una campagna scandalistica per attività affaristiche in Ucraina.
[3] Ovvero, il “bread-and-butter issues” è la politica delle quotidiane cose concrete, opposta alla politica delle teorie cospirative, oppure dei richiami razzistici ed anti immigranti che nascondono grandi favori ai ricchi. Per la politica delle cose concrete, gli americani aggiungono al pane anche il burro, ma da noi si capirebbe meno, perché il burro, e “l’imburrare il pane” forse ci rammenta soprattutto il colesterolo.
By mm
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