April 12, 2022
By Paul Krugman
The inflation report for March came in hot, as expected: Consumer prices are up 8.5 percent over the past year. But more than two years into the pandemic, we’re still living on Covid time, where things can change very fast — so fast that official data, even about the recent past, can give a misleading picture of what’s happening now.
In this case, the Consumer Price Index — which roughly speaking measures average prices over the month — probably missed a downward turn that began in late March and is accelerating as you read this. Inflation will probably fall significantly over the next few months.
But don’t get too excited. The better numbers we’re about to see won’t mean that the inflation problem is over.
Why expect inflation to come down? Surging gasoline prices accounted for half of March’s price rise, but it now appears that the world oil market overshot in response to Russia’s invasion of Ukraine. A lot of Russian oil is probably still reaching world markets, and President Biden’s million-barrel-a-day release from the Strategic Petroleum Reserve makes up for much of the shortfall. As of this morning, crude oil prices were barely above their pre-Ukraine level, and the wholesale price of gasoline was down about 60 cents a gallon from its peak last month.
Beyond that, there are growing indications that the bullwhip is about to flick back.
What? The bullwhip effect is a familiar issue for products that are at the end of long supply chains: Changes at the consumer end can lead to greatly exaggerated changes farther up the chain. Suppose, to take a non-random example, that a shift to working from home — then, coronavirus panic — leads to increased purchases of supermarket toilet paper (which is a somewhat different product from the stuff used in offices). Consumers, seeing a shortage, rush to stock up; supermarkets, trying to meet the demand, overorder; distributors who supply the supermarkets overorder even more; and suddenly there are no rolls to be had.
I presume, by the way, that the term “bullwhip effect” comes from the fact that when Indiana Jones swings his arm, the tip of his whip moves much faster than his wrist.
Bullwhip effects probably played a significant role in the bottlenecks that have bedeviled the economy since we emerged from the pandemic recession. Consumers, unable or unwilling to consume face-to-face services, bought lots of manufactured goods instead — and in some cases, overbought out of fear that goods wouldn’t be available. Wholesalers and shippers, in turn, rushed to buy to be able to meet consumer demand; and suddenly, there weren’t enough shipping containers or port capacity, sending costs soaring.
But now there is growing buzz to the effect that the bullwhip is cracking back. The C.E.O. of FreightWaves, a company that specializes in supply-chain analysis, recently published an article titled “Will the bullwhip do the Fed’s job on inflation?” (Actually no, but I’ll get there.) He pointed out that retailers appear to have overbought and are sitting on unusually large inventory. Car lots are filling up; demand for trucking is falling quickly. International shipping rates seem to be coming down:
Shipping sinking.Credit…Drewry
Supply-chain issues, in other words, may well be about to fade away, producing a glut of trucking and perhaps shipping capacity. And this will remove one reason for high inflation.
OK, there are some other immediate factors pushing in the opposite direction. In particular, the cost of new apartment rentals has soared, a fact not yet fully reflected in official measures of shelter inflation, which still largely reflect leases signed many months ago. Still, it’s likely that over the next few months inflation will come down significantly.
But as I said, don’t get too excited. The U.S. economy still looks overheated. Rising wages are a good thing, but right now they’re rising at an unsustainable pace:
Wages rising too fast.Credit…Federal Reserve of Atlanta
This excess wage growth probably won’t recede until the demand for workers falls back into line with the available supply, which probably — I hate to say this — means that we need to see unemployment tick up at least a bit.
The good news is that there’s still no sign that expectations of high inflation are getting entrenched the way they were in, say, 1980. Consumers expect high inflation in the near future, but medium-term expectations haven’t moved much, suggesting that people expect inflation to come down a lot:
Inflation, not entrenched.Credit…Federal Reserve Bank of New York
Anyway, if you think today’s report showed inflation spiraling out of control, you’re wrong. In fact, we’re probably about to get some misleadingly good news on that front.
L’inflazione è prossima ad un calo – ma non entusiasmatevi troppo,
di Paul Krugman
Il rapporto sull’inflazione, come ci si aspettava, era surriscaldato: nell’anno passato i prezzi al consumo sono saliti dell’8,5 per cento. Ma da più di due anni nella pandemia, stiamo ancora vivendo in tempo di Covid, quando le cose possono cambiare molto rapidamente – così rapidamente che i dati ufficiali, persino quelli relativi al passato prossimo, possono fornire une lettura fuorviante di quello che sta accadendo adesso.
In questo caso, all’Indice dei Prezzi al Consumo – che parlando in modo approssimativo misura i prezzi medi nel corso del mese – probabilmente sfugge una svolta verso il basso che è cominciata nell’ultima parte di marzo e in questo momento sta accelerando. Nei prossimi mesi, probabilmente l‘inflazione calerà in modo significativo.
Ma non eccitatevi troppo. I dati migliori che vedremo tra un po’ non comporteranno che il problema dell’inflazione sia superato.
Perché aspettarci che l’inflazione si riduca? L’impennata dei prezzi della benzina ha pesato per la metà dell’aumento dei prezzi di marzo, ma adesso sembra che il mercato mondiale del petrolio, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, sia passato oltre. È probabile che una grande quantità di petrolio russo stia ancora raggiungendo i mercati mondiali, e il rilascio deciso da Biden di un milione di barili al giorno dalla Riserva Strategica di Petrolio ha compensato buona parte dell’ammanco. Questa mattina, i prezzi del petrolio greggio erano appena sopra il loro livello di prima dell’Ucraina, e il prezzo complessivo della benzina era sceso di 60 centesimi al gallone rispetto al picco del mese scorso.
Oltre a ciò, ci sono indicazioni crescenti che il ‘colpo di frusta’ sia vicino ad un rimbalzo.
Che cosa? L’effetto del colpo di frusta è un tema familiare per i prodotti che sono alla fine di una lunga catena dell’offerta: i cambiamenti sul versante del consumatore possono comportare che cambiamenti grandemente esagerati crescano ulteriormente nella catena. Supponiamo, per prendere un esempio non casuale, che uno spostamento verso il lavoro da casa – a seguito del panico per il coronavirus – porti ad acquisti accresciuti di carta igienica (che è un prodotto per alcuni versi diverso dalla roba che si utilizza negli uffici). I consumatori, constatando una scarsità, si precipitano ad aumentare le riserve; i supermercati, cercando di far fronte alla domanda, fanno ordinazioni in eccesso; i distributori che riforniscono i supermercati ne fanno ancora di più in eccesso; e d’un tratto non ci sono più rotoli in circolazione.
Suppongo, per inciso, che il termine “effetto da colpo di frusta” venga dal fatto che quando Indiana Jones agita il suo strumento, l’estremità della sua frusta si muova assai più velocemente del suo polso.
Gli effetti da colpo di frusta hanno probabilmente giocato un ruolo significativo nelle strozzature che hanno assillato l’economia dal momento in cui siamo usciti dalla recessione pandemica. I consumatori, impossibilitati o indisponibili a fruire direttamente dei servizi, hanno acquistato al loro posto grandi quantità di beni manifatturieri – e in alcuni casi, ne hanno acquistato in eccesso per il timore che i prodotti diventassero indisponibili. I commercianti all’ingrosso e gli spedizionieri, a loro volta, si sono precipitati a comprare per essere nelle condizioni di far fronte alla domanda, e d’un tratto non ci sono stati sufficienti container per le navi o potenzialità portuali, spedendo i costi alle stelle.
Ma adesso c’è un gran parlare sul fatto che il colpo di frusta stia facendo l’effetto opposto. L’amministratore delegato di FreightWaves, una società specializzata nell’analisi delle catene dell’offerta, ha di recente pubblicato un articolo dal titolo “Il colpo di frusta farà il lavoro della Fed sull’inflazione?” (in realtà, io non lo credo, ma ci arrivo subito). Egli ha messo in evidenza che i dettaglianti sembrano aver fatto acquisti in eccesso e adesso si siano seduti di fronte a giacenze inconsuetamente grandi. Siamo pieni di grandi quantità di automobili; la domanda per i mezzi di trasporto sta scendendo rapidamente. I tassi delle spedizioni internazionali sembra stiano scendendo:
Le spedizioni affondano. Fonte: Drewry
In altre parole, i problemi delle catene dell’offerta potrebbero essere ben vicini a scemare, producendo un eccesso di mezzi di trasporto e forse di capacità nelle spedizioni. E questo rimuoverebbe una delle ragioni dell’inflazione.
È vero, ci sono alcuni altri fattori che spingono nella direzione opposta. In particolare, il costo degli affitti di nuovi appartamenti è salito in alto, un fatto non pienamente riconosciuto nelle statistiche ufficiali dell’inflazione abitativa, che riflettono ancora in buona misura gli affitti concordati molti mesi fa. Eppure, è probabile che nel corso di pochi mesi l’inflazione scenderà in modo significativo.
Ma, come ho detto, non è il caso di eccitarsi. L’economia statunitense appare ancora surriscaldata. I salari in crescita sono una cosa positiva, ma adesso stanno crescendo ad un ritmo insostenibile:
I salari stanno crescendo troppo rapidamente. Fonte: Federal Reserve di Atlanta [1]
Questa crescita salariale eccessiva probabilmente non recederà finché la domanda di lavoratori non ricadrà entro la linea della offerta disponibile, il che probabilmente significa – detesto dirlo – che abbiamo bisogno che la disoccupazione cresca almeno di un po’.
Le buone notizie sono che non c’è ancora alcun segno che le aspettative di alta inflazione stiano mettendo radice nel modo in cui lo fecero, ad esempio, nel 1980. I consumatori si aspettano un’inflazione elevata nel prossimo futuro, ma le aspettative nel medio termine non si sono spostate granché, indicando che le persone si aspettano che l’inflazione scenda di molto:
Una inflazione non radicata. Fonte: Banca della Federal Reserve di New York [2]
In ogni modo, se pensate che il rapporto odierno abbia mostrato una inflazione che si impenna fuori controllo, state sbagliando. Di fatto, su quel fronte siamo probabilmente vicini a ricevere buone notize un po’ ingannevoli.
[1] La tabella mostra la crescita dei salari mediani orari, nel loro spostamento medio trimestrale.
[2] La linea celeste indica le aspettative sul tasso di inflazione entro il prossimo anno, quella rossa le aspettative entro il prossimo triennio.
By mm
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