June 27, 2022
By Paul Krugman
Many political analysts have spent years warning that the G.O.P. was becoming an extremist, anti-democratic party.
Long before Republicans nominated Donald Trump for president, let alone before Trump refused to acknowledge electoral defeat, the congressional scholars Thomas Mann and Norman Ornstein declared that the party had become “an insurgent outlier” that rejected “facts, evidence and science” and didn’t accept the legitimacy of political opposition.
In 2019 an international survey of experts rated parties around the world on their commitment to basic democratic principles and minority rights. The G.O.P., it turns out, looks nothing like center-right parties in other Western countries. What it resembles, instead, are authoritarian parties like Hungary’s Fidesz or Turkey’s A.K.P.
Such analyses have frequently been dismissed as over the top and alarmist. Even now, with Republicans expressing open admiration for Viktor Orban’s one-party rule, I encounter people insisting that the G.O.P. isn’t comparable to Fidesz. (Why not? Republicans have been gerrymandering state legislatures to lock in control, no matter how badly they lose the popular vote, which is right out of Orban’s playbook.) Yet as Edward Luce of The Financial Times recently pointed out, “at every juncture over last 20 years the America ‘alarmists’ have been right.”
And over the past few days we’ve received even more reminders of just how extreme Republicans have become. The Jan. 6 hearings have been establishing, in damning detail, that the attack on the Capitol was part of a broader scheme to overturn the election, directed from the top. A Republican-stuffed Supreme Court has been handing down nakedly partisan rulings on abortion and gun control. And there may be more shocks to come; keep your eyes on what the court is likely to do to the government’s ability to protect the environment.
The question that has been bothering me — aside from the question of whether American democracy will survive — is why. Where is this extremism coming from?
Comparisons with the rise of fascism in Europe between the wars are inevitable but not all that helpful. For one thing, bad as he was, Trump wasn’t another Hitler or even another Mussolini. True, Republicans like Marco Rubio routinely call Democrats — who are basically standard social democrats — Marxists, and it’s tempting to match their hyperbole. The reality, however, is bad enough to not need exaggeration.
And there’s another problem with comparisons to the rise of fascism. Right-wing extremism in interwar Europe arose from the rubble of national catastrophes: defeat in World War I (or, in the case of Italy, Pyrrhic victory that felt like defeat), hyperinflation, depression.
Nothing like that has happened here. Yes, we had a severe financial crisis in 2008, followed by a sluggish recovery. Yes, we’ve been seeing regional economic divergence, with some ugly consequences — unemployment, social decline, even suicides and addiction — in the regions left behind. But America went through much worse in the past without seeing one of its major parties turn its back on democracy.
Also, the Republican turn toward extremism began during the 1990s. Many people, I believe, have forgotten the political craziness of the Clinton years — the witch hunts and wild conspiracy theories (Hillary Clinton murdered Vince Foster!), the attempts to blackmail Bill Clinton into policy concessions by shutting down the government and more. And all of this was happening during what were widely regarded as good years, with most Americans believing that the country was on the right track.
It’s a puzzle. I’ve been spending a lot of time lately looking for historical precursors — cases in which right-wing extremism rose even in the face of peace and prosperity. And I think I’ve found one: the rise of the Ku Klux Klan in the 1920s.
It’s important to realize that while this organization took the name of the post-Civil War group, it was actually a new movement — a white nationalist movement, to be sure, but far more widely accepted and less of a pure terrorist organization. And it reached the height of its power — it effectively controlled several states — amid peace and an economic boom.
What was this new K.K.K. about? I’ve been reading con il voto del Coingresso Linda Gordon’s “The Second Coming of the K.K.K.: The Ku Klux Klan of the 1920s and the American Political Tradition,” which portrays a “politics of resentment” driven by the backlash of white, rural and small-town Americans against a changing nation. The K.K.K. hated immigrants and “urban elites”; it was characterized by “suspicion of science” and “a larger anti-intellectualism.” Sound familiar?
OK, the modern G.O.P. isn’t as bad as the second K.K.K. But Republican extremism clearly draws much of its energy from the same sources.
And because G.O.P. extremism is fed by resentment against the very things that, as I see it, truly make America great — our diversity, our tolerance for difference — it cannot be appeased or compromised with. It can only be defeated.
Perché i repubblicani sono diventati così estremisti?
Di Paul Krugman
Molti analisti politici hanno passato anni a mettere in guardia che il Partito Repubblicano stava diventando una formazione estremista ed antidemocratica.
Molto tempo prima che i repubblicani candidassero Donald Trump alla Presidenza, per non dire prima che Trump rifiutasse di riconoscere la sconfitta elettorale, gli studiosi del Congresso Thomas Mann e Norman Ornstein dichiararono che il partito era diventato una “anomalia ribelle” che respingeva “fatti, prove e scienza” e non accettava la legittimità degli avversari politici.
Nel 2019 un sondaggio internazionale di esperti ha classificato partiti di tutto il mondo sul loro impegno verso i fondamentali diritti democratici ed i diritti delle minoranze. Si scopre, che il Partito Repubblicano non assomiglia per niente ai partiti di centro destra degli altri paesi occidentali. Ciò a cui assomiglia, piuttosto, son i partiti autoritari come l‘ungherese Fidesz o il turco AKP.
Tali analisi sono state di solito liquidate come eccessive e allarmistiche. Persino adesso, con i repubblicani che esprimono ammirazione aperta per il Governo a partito unico di Viktor Orban, incontro persone che insistono che il Partito Repubblicano non è confrontabile a Fidesz (e perché no? I repubblicani stanno stabilendo legislazioni truffaldine al livello degli Stati per fissare il loro predominio, a prescindere da quanto perdano clamorosamente nel voto popolare, il che è addirittura estraneo alle strategie di Orban). Tuttavia, come ha recentemente notato Edward Luce del Financial Times, “nei venti anni passati, in ogni frangente gli ‘allarmisti’ d’America hanno avuto ragione”.
E nel corso dei mesi passati abbiamo ricevuto persino maggiori testimonianze di quanto siano diventati estremisti i repubblicani. Le audizioni sul 6 gennaio vengono chiarendo, con schiaccianti dettagli, che l’attacco al Campidoglio fece parte di un tentativo più generale, diretto dal vertice, di rovesciare le elezioni. Un Corte Suprema riempita di repubblicani si sta pronunciando in modo scopertamente fazioso sulle regole sull’aborto e sul controllo delle armi. E ci possono essere shock maggiori in arrivo; fate attenzione a quello che la Corte è probabile che faccia sulla capacità del Governo di proteggere l’ambiente.
La domanda che mi ha reso perplesso – a parte quella se sopravviverà la democrazia americana – è il perché. Da dove viene questo estremismo?
I paragoni con l’ascesa del fascismo in Europa tra le due guerre sono inevitabili, ma non così utili. Da una parte, per quanto sia stato nefasto, Trump non è stato un altro Hitler e neppure un altro Mussolini. È vero, i repubblicani come Marco Rubio chiamano marxisti i democratici – che sono fondamentalmente normali democratici di orientamento sociale – e si sarebbe tentati di mettersi allo stesso livello delle loro esagerazioni. Tuttavia, la realtà è sufficientemente negativa da non richiedere esagerazioni.
E c’è un altro problema nei paragoni con l’ascesa del fascismo. L’estremismo di destra nell’Europa tre le due guerre crebbe dalle macerie delle catastrofi nazionali: la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale (o, nel caso dell’Italia, una vittoria di Pirro che venne percepita come una sconfitta), l’iperinflazione, la depressione.
Qua non è avvenuto niente del genere. Sì, abbiamo avuto una grave crisi finanziaria nel 2008, seguita da un ripresa fiacca. Sì, abbiamo visto una divergenza economica tra le regioni, con alcune conseguenze sgradevoli – disoccupazione, declino sociale, persino suicidi e dipendenze – nelle regioni rimaste indietro. Ma nel passato l’America passò da situazioni molto peggiori senza che si vedesse uo dei suoi principali partiti voltare le spalle alla democrazia.
Inoltre, la svolta repubblicana verso l’estremismo cominciò durante gli anni ’90. Credo che in molti abbiano dimenticato la follia politica degli anni di Clinton – le cacce alle streghe e le feroci teorie cospirative (Hillary Clinton che aveva assassinato Vince Foster! [1]), i tentativi di ricattare Bill Clinton a fare concessioni sul governo con il blocco delle funzioni pubbliche [2] e altro ancora. E tutto questo avveniva nel corso di quelli che erano generalmente considerati anni positivi, con la maggioranza degli americani che credevano che il paese avesse imboccato un indirizzo positivo.
È un mistero. Recentemente, vengo spendendo molto tempo nell’osservare i precedenti storici – casi nei quali l’estremismo di destra è cresciuto persino a fronte della pace e della prosperità. E penso di averne trovato uno: l’ascesa del Ku Klux Klan negli anni ’20.
È importante comprendere che mentre questa organizzazione prese il nome da un gruppo successivo alla Guerra Civile, essa fu effettivamente un nuovo movimento – certamente un movimento nazionalista bianco, ma assai più generalmente accettato e qualcosa di meno di una effettiva organizzazione terroristica. Ed essa raggiunse la vetta della sua potenza – controllò effettivamente vari Stati – in un periodo di pace e di forte espansione economica.
Cosa riguardò questo ‘nuovo’ KKK [3]? Sto leggendo il libro di Linda Gordon “La seconda comparsa del KKK: il Ku Klux Klan degli anni ’20 e la tradizione politica americana”, che descrive una “politica del rancore” guidata dal contraccolpo di una America bianca, rurale e di piccole città contro una nazione in cambiamento. Il KKK odiava gli immigrati e le “elite urbane”; era caratterizzato da “diffidenza verso la scienza” e da un “più ampio anti intellettualismo”. Vi suona familiare?
È vero, il Partito Repubblicano contemporaneo non è altrettanto negativo del secondo KKK. Ma l’estremismo repubblicano trae chiaramente molta della sua energia dalle stesse fonti.
E poiché l’estremismo repubblicano è alimentato dal rancore proprio verso le cose che, nel mio giudizio, effettivamente rendono grande l’America – la nostra diversità, la nostra tolleranza per le differenze – esso non può essere ammansito e con esso non si può andare a compromessi. Può solo essere sconfitto.
[1] Il riferimento è ad un suicidio di un legale che aveva lavorato in una società con Hillary Clinton – appunto, Vince Foster. La Clinton venne accusata di una corresponsabilità in quella morte, senza alcun argomento, ma con discreto accanimento.
[2] Il blocco delle funzioni governative era conseguenza di un ostruzionismo – per la prima volta sperimentato all’epoca di Clinton – che in pratica bloccava ogni finanziamento alle funzioni pubbliche, a seguito di un rinvio illimitato della approvazione dei nuovi tetti del deficit pubblico. Questa approvazione ‘finale’ del debito pubblico annuale, è un istituto assai barocco della legislazione americana, secondo il quale nel corso dell’anno si possono decidere con il voto del Congresso vari aumenti della spesa, ma essi poi debbono essere convalidati da un voto finale, che in prima istanza deve avere il consenso di una maggioranza qualificata. Il ‘collo di bottiglia’ può essere superato in seconda istanza, ma nel frattempo si rischia un blocco generale delle funzioni di governo.
[3] “Nuovo” perché effettivamente il KKK ebbe una prima fase – grosso modo dal 1865 al 1874 – nel quale era un confraternita di militari degli eserciti sudisti, degli Stati Confederati d’America, ed un’altra fase – dal 1915 al 1944 – nella quale ebbe i caratteri che sono stati considerati tipici del razzismo e del nazionalismo bianco, oltre che una considerevole estensione. È a quella secondo fase alla quale Krugman si riferisce. Il movimento successivamente si frantumò in una miriade di episodi e di organizzazioni locali tra loro scollegate, che continuano spesso ad utilizzare il nome di Ku Klux Klan.
By mm
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