July 4, 2022
By Paul Krugman
We’re having a heat wave, a tropical heat wave. Also a temperate heat wave and an Arctic heat wave, with temperatures reaching the high 80s in northern Norway. The megadrought in the Western United States has reduced Lake Mead to a small fraction of its former size, and it now threatens to become a “dead pool” that can no longer supply water to major cities. Climate change is already doing immense damage, and it’s probably only a matter of time before we experience huge catastrophes that take thousands of lives.
And the Republican majority on the Supreme Court just voted to limit the Biden administration’s ability to do anything about it.
It says something about the state of U.S. politics that a number of environmental experts I follow were actually relieved by the ruling, which was less sweeping than they feared and still left the administration with some possible paths for climate action. I guess, given where we are, objectively bad decisions must be graded on a curve.
And for what it’s worth, I have a suspicion that at least some of the Republican justices understood the enormity of what they were doing and tried to do as little as possible while maintaining their party fealty.
For party fealty is, of course, what this is all about. Anyone who believes that the recent series of blockbuster court rulings reflects any consistent legal theory is being willfully naïve: Clearly, the way this court interprets the law is almost entirely determined by what serves Republican interests. If states want to ban abortion, well, that’s their prerogative. If New York has a law restricting the concealed carrying of firearms, well, that’s unconstitutional.
And partisanship is the central problem of climate policy. Yes, Joe Manchin stands in the way of advancing the Biden climate agenda. But if there were even a handful of Republican senators willing to support climate action, Manchin wouldn’t matter, and neither would the Supreme Court: Simple legislation could establish regulations limiting greenhouse gas emissions and provide subsidies and maybe even impose taxes to encourage the transition to a green economy. So ultimately our paralysis in the face of what looks more and more like a looming apocalypse comes down to the G.O.P.’s adamant opposition to any kind of action.
The question is, how did letting the planet burn become a key G.O.P. tenet?
It wasn’t always thus. The Environmental Protection Agency, whose scope for action the court just moved to limit, was created by none other than Richard Nixon. As late as 2008, John McCain, the Republican nominee for president, ran on a promise to impose a cap-and-trade system to limit greenhouse gas emissions.
Republican positioning on the environment is also completely unlike that of mainstream conservative parties in other Western nations. One study — from a few years back, but I don’t think the fundamentals have changed — found that most conservative parties do support climate action and that the Republican Party “is an anomaly in denying anthropogenic climate change.” And yes, the G.O.P. is still into climate denial; it may sometimes admit that climate change is real while insisting that nothing can be done about it, but it reverts to denial every time there’s a cold snap.
So what explains the Republican climate difference? One natural answer is “follow the money”: In the 2020 election cycle the oil and gas industry gave 84 percent of its political contributions to Republicans; for coal mining, the number was 96 percent.
But I suspect that money is only part of the story; in fact, to some extent the causation may run the other way, with the fossil fuel sector backing Republicans because they’re anti-environment rather than the other way around.
My skepticism about a simple follow-the-money story comes from a couple of observations. One is that Republicans have staked out anti-science positions on other issues, like Covid vaccination, where the monetary considerations are far less obvious: As far as I know, the coronavirus isn’t a major source of campaign contributions.
Also, while the Republican position on climate is an outlier compared with “normal” conservative parties, it’s actually typical for right-wing populist parties. (Side note: I hate the use of the word “populist” here, because Republicans have shown no inclination toward policies that would actually help workers. But I guess we’re stuck with it.)
In other words, the politics of climate policy look a lot like the politics of authoritarian government and minority rights: The Republican Party looks more like Hungary’s Fidesz or Poland’s Law and Justice than like the center-right parties other countries call conservative.
Why, exactly, are authoritarian right-wing parties anti-environment? That’s a discussion for another day. What’s important right now is that the United States is the only major nation in which an authoritarian right-wing party — which lost the popular vote in seven of the past eight presidential elections yet controls the Supreme Court — has the ability to block actions that might prevent climate catastrophe.
Un altro passo verso l’apocalisse climatica,
di Paul Krugman
Stiamo avendo un’ondata di caldo, un’ondata di caldo tropicale. In aggiunta, un’ondata di caldo nelle zone temperate e un’andata di caldo nell’Artico, con temperature che raggiungono la punta di circa 27 gradi nella Norvegia settentrionale. La grande siccità negli Stati Uniti occidentali ha ridotto il Lago Mead ad una piccola frazione della sua dimensione originaria, ed esso adesso minaccia di diventare una “riserva letale” [1] che non potrà più fornire acqua ad importanti città. Il cambiamento climatico sta già facendo un danno immenso, ed è probabilmente soltanto una questione di tempo prima che si abbiano enormi catastrofi che si prendono migliaia di vite umane.
E la maggioranza repubblicana alla Corte Suprema ha appena votato per limitare la possibilità che l’Amministrazione Biden possa farci alcunché.
Dice qualcosa della condizione della politica statunitense il fatto che che un certo numero di esperti di temi ambientali che io seguo siano stati in effetti rincuorati dalla decisione, che è stata meno indiscriminata di quanto temevano e lascia ancora alla Amministrazione alcuni spazi possibili per una iniziativa sul clima. Suppongo, dato il punto in cui siamo, che decisioni obbiettivamente pessime debbano essere valutate come su una curva.
E per quello che vale, ho il sospetto che almeno alcuni giudici repubblicani abbiano compreso l’enormità di quello che stavano facendo ed abbiano cercato di fare il meno possibile, pur nell’ambito di una fedeltà al loro partito.
Perché, ovviamente, la fedeltà al partito è quello di cui si tratta. Chiunque creda che la serie recente di decisioni sensazionali della Corte rifletta una qualsiasi coerente teoria legale è volutamente ingenuo: chiaramente, il modo in cui questa Corte interpreta la legge è quasi interamente al servizio degli interessi repubblicani. Se gli Stati vogliono mettere al bando l’aborto, ebbene, una loro prerogativa. Se New York ha una legge che restringe la possibilità di portarsi dietro in modo nascosto armi da fuoco, ebbene, ciò è anticostituzionale.
E la faziosità è il problema centrale della politica climatica. È vero, Joe Manchin [2] ostacola ogni progresso dell’agenda sul clima di Biden. Ma se ci fosse anche soltanto una manciata di senatori repubblicani disponibili a sostenere l’iniziativa sul clima, Manchin non conterebbe, e neanche la Corte Suprema: la legislazione semplicemente potrebbe stabilire regole che limitano le emissioni d gas serra, forniscono sussidi e forse persino impongono tasse per incoraggiare la transizione ad un’economia verde. Dunque, in ultima analisi, la nostra paralisi di fronte a quella che sembra sempre di più un’apocalisse incombente deriva dalla irremovibile opposizione del Partito Repubblicano ad ogni tipo di iniziativa.
La domanda è, come è stato possibile che bruciare il pianeta diventasse una dottrina fondamentale del Partito Repubblicano?
Non è sempre stato così. L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, il cui raggio d’azione la Corte ha appena deciso di limitare, venne creata precisamente da Richard Nixon. Sulla fine del 2008, John McCain, il candidato repubblicano alla Presidenza, era in lizza con la promessa di imporre un sistema del tipo ‘cap-and-trade’ [3] per limitare le emissioni di gas serra.
Le posizioni dei repubblicani sull’ambiente sono anche completamente diverse dai principali partiti conservatori delle altre nazioni occidentali. Uno studio – di pochi anni orsono, ma non penso che le cose fondamentali siano cambiate – ha scoperto che la maggioranza dei partiti conservatori sostengono l’iniziativa sul clima e che il Partito Repubblicano “è una anomalia nel negare l’origine umana del cambiamento climatico”. E, in effetti, il Partito Repubblicano è ancora negazionista sul clima; talvolta può ammettere che il cambiamento climatico sia reale pur ribadendo che su di esso non si può far niente, ma torna al negazionismo ogni volta che arriva un colpo di freddo.
Dunque, cosa spiega la diversità repubblicana sul clima? Una risposta naturale è “seguire il denaro”: nella serie di elezioni del 2020 l’industria del petrolio e del gas ha concesso l’84 per cento dei propri contributi politici ai repubblicani; quella della estrazione del carbone, il 96 per cento.
Ma io sospetto che il denaro sia solo una parte della storia; di fatto, in qualche misura, il rapporto di causa può girare nell’altro modo, con il settore dei combustibili fossili che sostiene i repubblicani perché sono anti ambientalisti, piuttosto che nel senso opposto.
Il mio scetticismo su una narrazione che spiega tutto con i soldi deriva da un paio di osservazioni. Una è che i repubblicani hanno rivendicato posizioni antiscientifiche su altri temi, come la vaccinazione contro il Covid, dove le considerazioni monetarie sono assai meno evidenti: per quanto ne so, il coronavirus non è una fonte importante di contributi elettorali.
Inoltre, mentre la posizione repubblicana sul clima è una eccezione tra i “normali” partiti conservatori, in effetti essa è tipica per i partiti della destra populista (un inciso: io detesto in questo caso l’utilizzo del termine “populista”, giacché i repubblicani non hanno mostrato alcuna inclinazione verso politiche che effettivamente aiuterebbero i lavoratori. Ma suppongo che ormai dovremo accettarla).
In altre parole, la politica degli interventi sul clima assomiglia molto alla politica dei Governi autoritari e a quella sui diritti delle minoranze; il Partito Repubblicano assomiglia di più all’ungherese Fidesz o al polacco Legge e Giustizia, che non ai partiti di centro destra che in altri paesi si chiamano conservatori.
Perché mai sono autoritari i partiti della destra anti ambientale? Questo è un tema che riservo ad un altro intervento. In questo momento, quello che conta è che gli Stati Uniti sono l’unica nazione importante nella quale un partito della destra autoritaria – che ha perso al voto popolare in sette delle otto passate elezioni [4] presidenziali e tuttavia controlla la Corte Suprema – ha la possibilità di bloccare iniziative che potrebbero impedire la catastrofe climatica.
[1] I significati possibili di “dead pool” sono vari: si va da “piscina morta” al più astratto “previsione di morte”, ad altri ancora.
[2] Come è noto, Manchin è un Senatore democratico che ha contribuito ad affondare decisivi provvedimenti di spesa pubblica e sociale proposti da Biden, inclusi interventi sulla limitazione dei combustibili fossili.
[3] Letteralmente, del “mettere un limite e consentire gli scambi” in materia di inquinamento ambientale – ovvero mettere un limite all’inquinamento (“cap”) e premiare chi sta sotto quel limite, anche permettendogli di ‘vendere’ (“trade”) il proprio comportamento virtuoso a coloro restano provvisoriamente sopra i limiti, che dunque pagano obbligatoriamente un prezzo. L’acquisto di ‘punti’ dai più virtuosi – che detengono quei ‘punti’ per effetto delle loro tecnologie – essendo un modo provvisorio per i meno virtuosi per restare nella legalità.
[4] Ovvero, che ha avuto meno voti assoluti da parte degli elettori. Come è noto, il sistema elettorale presidenziale americano riserva la elezione del Presidente ad un organismo di ‘grandi elettori’, che vengono scelti con le elezioni dirette. Ma tali elezioni dirette vengono sostanzialmente alterate da criteri di rappresentanza che favoriscono gli Stati rurali più piccoli a svantaggio degli Stati più grandi e con forti concentrazioni metropolitane. Il che normalmente va a vantaggio dei repubblicani.
By mm
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