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Chi dovrebbe coordinare la ricostruzione dell’Ucraina? Di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 11 ottobre 2022)

 

Oct 11, 2022

Who Should Coordinate Ukrainian Reconstruction?

BARRY EICHENGREEN

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GENEVA – Right-minded governments are providing Ukraine with military hardware and financial infusions, albeit some more generously than others, to enable the Ukrainians to fight back against Russian aggression. At the same time, efforts are underway to estimate the costs of postwar rebuilding and plan for allocating reconstruction aid.

The more entities are involved the better. Reconstructing Ukraine’s economy will cost hundreds of billions of dollars. This effort cannot be financed by a single or even a small handful of sources. National and subnational governments will provide bilateral aid. Multilateral and regional development banks will underwrite projects. NGOs will mobilize donations. Expats will supply remittances. Corporations will provide foreign direct investment.

Importantly, their efforts should be coordinated. Otherwise, Ukraine will have railroads rebuilt to match Western European gauges but no suitable rolling stock. It will have school buildings but no textbooks or laptop computers, as donors scramble to take credit for visible reconstruction projects.

Some organization must act as the “brains,” or coordinating entity, for the reconstruction effort. It is tempting to say that this should be the Ukrainian government. No one knows Ukraine’s reconstruction needs better than Ukrainians themselves. Reconstruction will go more smoothly if Ukraine takes ownership of the process.

But the reality is that donors will donate only if they can monitor and exercise reasonable control over their funds. Worries about corruption and Ukrainian oligarchs may have diminished because of the Zelensky government’s effective wartime response, but they haven’t gone away.

Moreover, the coordination problem is significantly more complicated than it was under the Marshall Plan, when the United States was the sole donor and could wait until three years after World War II to create the Economic Cooperation Administration, which was tasked with administering aid to Europe. With the “New Cold War” having turned hot, Ukraine’s needs are immediate. Inevitably, scores of donors will be involved.

Who, then, should be the coordinating entity, if not Ukraine? One possibility is the European Commission. Accession to the European Union is the economic endgame for Ukraine. Putting the Commission in charge would ensure that Ukraine’s hard and soft infrastructure conforms to EU standards. The Commission already administers the Recovery Plan for Europe, under which funds are provided to help finance EU member states’ green and digital transitions. Governments present comprehensive spending plans, which then are vetted and approved by the Commission before funds are disbursed.

This is a logical model for Ukrainian reconstruction. Not surprisingly, the Commission has already volunteered its services.

But the US, Canada, Japan, and other non-European donors would not be happy with this arrangement. They would be unwilling to pour their funds into a pot controlled by a body not accountable to them. Yet having donors go their own separate ways runs the risk of reconstruction gaps and duplication.

Another candidate for the role is the OECD, which has reviewed Ukraine’s public investment arrangements, public administration management, and regional development programs, among other policies. But the OECD’s strength is in policy analysis, not executing projects. It is more a talking shop than it is an implementation engine.

Still another possibility is the Bretton Woods institutions, which have been involved in post-conflict reconstruction efforts over the years. The International Monetary Fund would provide immediate budgetary support and coordinate debt restructuring. The World Bank would allocate funds for reconstruction projects.

But the Bank is an immensely large and complex bureaucracy that is simply too slowly moving to do the job. With projects in hundreds of places worldwide, it must keep many balls in the air. And it is far away, in Washington, DC.

The German Marshall Fund, in its wisdom, has recommended appointing an American of “global stature” as reconstruction czar. But that individual would be a czar without an army. And why an American, one may ask, when the majority of reconstruction funds will come from elsewhere?

This leaves the European Bank for Reconstruction and Development. The EBRD was established in 1991 to construct market economies and promote democracy in Eastern Europe and the former Soviet Union. Economic reconstruction is central to its mandate. It is focused on the region. It had more than 100 staff working in Ukraine before the war. The US, Canada, and Japan are among its shareholders.

While the EBRD has made the right noises, it has not yet organized the kind of high-profile initiatives one would expect of the lead entity on Ukrainian reconstruction. Its president and staff need to get off the dime.

A final argument for the EBRD is that China joined it as a shareholder in 2016. Tension between China and the West continues to intensify. And China has been reluctant to break with Moscow over Ukraine. Creating a vehicle through which China can contribute to Ukrainian reconstruction would facilitate cooperation with the West. This, if nothing else, could be a silver lining of the Ukrainian conflict.

 

Chi dovrebbe coordinare la ricostruzione dell’Ucraina?

Di Barry Eichengreen

 

GINEVRA – Governi di buona volontà stanno fornendo all’Ucraina le attrezzature militari e gli apporti finanziari, per quanto alcuni più generosamente di altri, per consentire agli ucraini di reagire all’invasione russa. Nello stesso tempo, sono in corso sforzi per stimare i costi della ricostruzione postbellica e pianificare l’aiuto nella suddivisione della ricostruzione.

Più organismi saranno coinvolti, meglio sarà. Ricostruire l’economia dell’Ucraina costerà centinaia di miliardi di dollari. Questo sforzo non può essere finanziato da una sola fonte e nemmeno da una piccola manciata di fonti. I Governi nazionali e subnazionali forniranno gli aiuti bilaterali. Le banche di sviluppo multilaterali e regionali daranno copertura ai progetti. Le associazioni non governative mobiliteranno le donazioni. Gli espatriati forniranno le rimesse. Le società offriranno investimenti diretti stranieri.

In modo decisivo, i loro sforzi dovrebbero essere coordinati. Altrimenti, l’Ucraina avrà ferrovie ricostruite per essere omogenea agli scartamenti dell’Europa occidentale, ma non disporrà di materiale rotabile. Avrà edifici scolastici ma nessun libro di testo o computer portatili, mentre i donatori sgomiteranno per prendersi il merito dei progetti di ricostruzione visibili.

Qualche organismo deve agire come il “cervello”, o l’organismo di coordinamento, nello sforzo di ricostruzione. Si sarebbe tentati di dire che questa dovrebbe essere il Governo ucraino. Nessuno conosce i bisogni della ricostruzione dell’Ucraina meglio degli stessi ucraini. La ricostruzione procederà più fluidamente se l’Ucraina assume la responsabilità del processo.

Ma la verità è che i donatori doneranno solo se potranno monitorare ed esercitare un ragionevole controllo sui loro finanziamenti. Le preoccupazioni sulla corruzione e sugli oligarchi ucraini possono essersi ridotte a causa della efficace risposta del Governo Zelensky durante la guerra, ma non sono scomparse.

Inoltre, il problema del coordinamento è significativamente più complicato di quello che fu col Piano Marshall. Quando gli Stati Uniti erano il donatore unico e poterono aspettare sino a tre anni dopo la Seconda Guerra Mondiale per creare l’Amministrazione della Cooperazione Economica, che ebbe il compito di amministrare l’aiuto all’Europa. Con la “nuova guerra fredda” che è diventata calda, i bisogni dell’Ucraina sono immediati. Saranno inevitabilmente coinvolti un sacco di donatori.

Dunque, quale dovrebbe essere l’organismo di coordinamento, se non l’Ucraina? Una possibilità è la Commissione Europea. L’accesso all’Unione Europea è l’esito economico per l’Ucraina. Incaricare la Commissione garantirebbe all’Ucraina infrastrutture materiali e tecnologiche conformi agli standard europei. La Commissione già amministra il Piano per la Ripresa per l’Europa, con il quale sono forniti i finanziamenti per aiutare a finanziare le transizioni verde e digitale degli Stati membri dell’UE. I Governi presentano piani di spesa organici, che poi sono valutati ed approvati dalla Commissione prima che siano erogati i finanziamenti.

Questo sarebbe un modello logico per la ricostruzione ucraina. Non sorprendentemente, la Commissione ha già offerto volontariamente i propri servizi.

Ma gli Stati Uniti, il Canada ed il Giappone non sarebbero contenti di questa soluzione. Essi potrebbero essere indisponibili a riversare i loro finanziamenti in un contenitore controllato da un organismo che non risponde a loro. Tuttavia, avere i donatori che vanno ciascuno per suo conto farebbe correre il rischio di divari e di duplicazioni nella ricostruzione.

Un altro candidato per quella funzione sarebbe l’OCSE, che ha controllato, tra le altre politiche, le soluzioni degli investimenti pubblici dell’Ucraina, la gestione della pubblica amministrazione e i programmi dello sviluppo regionale. Ma la forza dell’OCSE è nella analisi delle politiche, non nella esecuzione dei progetti. Essa è più un forum di dibattiti che non un motore di realizzazioni.

Ancora un’altra possibilità sarebbero le istituzioni di Bretton Woods, che nel corso degli anni sono state coinvolte negli sforzi di ricostruzione dopo i conflitti. Il Fondo Monetario Internazionale fornirebbe un sostegno di bilancio immediato e coordinerebbe la ristrutturazione del debito. La Banca Mondiale potrebbe allocare i progetti della ricostruzione.

Ma la Banca è una burocrazia enormemente ampia e complessa che sarebbe semplicemente troppo lenta per fare il lavoro. Con progetti in centinaia di posti in tutto il mondo, essa dovrebbe contemporaneamente tenere molte palle in aria. Inoltre è assai lontana, a Washington, DC.

Il Fondo Marshall Tedesco [1], nella sua saggezza, ha raccomandato di nominare un americano “di statura globale” come massimo dirigente della ricostruzione. Ma un individuo del genere sarebbe uno zar senza un esercito. E perché un americano, ci si potrebbe chiedere, quando la maggioranza dei fondi per la ricostruzione verranno da altrove?

Resterebbe la soluzione della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) [2]. La EBRD venne fondata nel 1991 per costruire economie di mercato e promuovere la democrazia nell’Europa Orientale e nella passata Unione Sovietica. La ricostruzione economica è centrale nelle sue funzioni. Essa è concentrata nella regione. Prima della guerra ha avuto più di cento gruppi di lavoro in funzione in Ucraina. Gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone sono tra i suoi azionisti.

Mentre la EBRD ha lanciato i segnali giusti, essa non ha ancora organizzato il genere di iniziative di alto profilo che ci si aspetterebbe dall’organismo guida della ricostruzione in Ucraina. Il suo Presidente e il suo staff hanno bisogno di darsi una smossa.

Un argomento finale per la EBRD è che la Cina ha aderito ad essa nel 2016 come azionista. Le tensioni tra la Cina e l’Occidente continuano ad intensificarsi. E la Cina è stata riluttante a rompere con Mosca sull’Ucraina. Creare un veicolo attraverso i quale la Cina possa contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina faciliterebbe la cooperazione con l’Occidente. Questo, se non altro, sarebbe un risvolto positivo del conflitto ucraino.

 

 

 

 

 

[1] È un organismo di ricerca con sede a Washington. Di fatto, è un think tank apartitico statunitense volto a promuovere la cooperazione e la comprensione tra l’America del Nord e l’Europa. Fondato nel 1972 attraverso una donazione da parte del governo della Germania Ovest in occasione del 25º anniversario del Piano Marshall, il GMF contribuisce alla ricerca e all’analisi sulle problematiche transatlantiche e globali, convoca leader politici ed economici in conferenze internazionali, fornisce opportunità di scambio per i leader emergenti americani ed europei.

Di recente, il Governo tedesco ha chiesto ad esso una ricerca per avanzare proposte di soluzione sul tema del coordinamento della ricostruzione in Ucraina.

[2] La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS o, nell’acronimo inglese, EBRD) è un organismo finanziario internazionale che opera nei paesi dell’Europa centrale ed orientale e dell’Asia centrale e che viene, generalmente, ricompreso tra le banche multilaterali di sviluppo regionale, categoria nella quale, oltre alla Banca asiatica di sviluppo, alla Banca Interamericana di Sviluppo ed alla Banca africana di sviluppo, sono annoverate anche la Banca europea degli investimenti e la stessa Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (nota anche come Banca Mondiale). La BERS è stata costituita il 15 gennaio 1990 a Parigi.

 

 

 

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