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Perchè nel nostro mondo comandano oligarchi petulanti? Di Paul Krugman (New York Times, 19 dicembre 2022)

 

Dec. 19, 2022

Why Petulant Oligarchs Rule Our World

By Paul Krugman

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Some years ago — I think it was 2015 — I got a quick lesson in how easy it is to become a horrible person. I was a featured speaker at a conference in São Paulo, Brazil, and my arrival flight was badly delayed. The organizers, worried that I would miss my slot thanks to the city’s notorious traffic, arranged to have me met at the airport and flown directly to the hotel’s roof by helicopter.

Then, when the conference was over, there was a car waiting to take me back to the airport. And just for a minute I found myself thinking, “What? I have to take a car?”

By the way, in real life I mostly get around on the subway.

Anyway, the lesson I took from my moment of pettiness was that privilege corrupts, that it very easily breeds a sense of entitlement. And surely, to paraphrase Lord Acton, enormous privilege corrupts enormously, in part because the very privileged are normally surrounded by people who would never dare tell them that they’re behaving badly.

That’s why I’m not shocked by the spectacle of Elon Musk’s reputational self-immolation. Fascinated, yes; who isn’t? But when an immensely rich man, accustomed not just to getting whatever he wants but also to being a much-admired icon, finds himself not just losing his aura but becoming a subject of widespread ridicule, of course he lashes out erratically, and in so doing makes his problems even worse.

The more interesting question is why we’re now ruled by such people. For we’re clearly living in the age of the petulant oligarch.

As The Times’s Kevin Roose recently pointed out, Musk still has many admirers in the technology world. They see him not as a whiny brat but as someone who understands how the world should be run — an ideology the writer John Ganz calls bossism, a belief that the big people shouldn’t have to answer to, or even face criticism from, the little people. And adherents of that ideology clearly have a lot of power, even if that power doesn’t yet extend to protecting the likes of Musk from getting booed in public.

But how is this possible?

It’s not really a surprise that technological progress and rising gross domestic product haven’t created a happy, equitable society; downbeat visions of the future have been staples of both serious analysis and popular culture for as long as I can remember. But both social critics like John Kenneth Galbraith and speculative writers like William Gibson generally imagined corporatist dystopias that suppressed individuality — not societies dominated by thin-skinned egomaniac plutocrats acting out their insecurities in public view.

So what happened?

Part of the answer, surely, is the sheer scale of wealth concentration at the top. Even before the Twitter fiasco, many people were comparing Elon Musk to Howard Hughes in his declining years. But Hughes’s wealth, even measured in today’s dollars, was trivial compared with Musk’s, even after the recent plunge in Tesla stock. More generally, the best available estimates say that the top 0.00001 percent’s share of total wealth today is almost 10 times what it was four decades ago. And the immense wealth of the modern super-elite has surely brought a lot of power, including the power to act childishly.

Beyond that, many of the superrich, who as a class used to be mostly secretive, have become celebrities instead. The archetype of the innovator who gets rich while changing the world isn’t new; it goes back at least as far as Thomas Edison. But the big fortunes made in information technology turned this narrative into a full-blown cult, with wannabe or seem-to-be Steve Jobs types everywhere you look.

Indeed, the cult of the genius entrepreneur has played a large role in the rolling debacle that is crypto. Sam Bankman-Fried of FTX wasn’t selling a real product nor, as far as anyone can tell, are those of his former competitors who haven’t yet gone bankrupt: After all this time, nobody has come up with significant real-world uses for cryptocurrency other than money-laundering. What Bankman-Fried was selling, instead, was an image, that of the mussy-haired, scruffily dressed visionary who grasps the future in a way normies can’t.

Elon Musk isn’t in quite the same category. His companies produce cars that actually drive and rockets that actually fly. But the sales and especially the market value of his companies surely depend at least in part on the strength of his personal brand, which he can’t seem to help himself from trashing ever more with each passing day.

In the end, Musk and Bankman-Fried may end up doing a public service, by tarnishing the legend of the genius entrepreneur, which has done a great deal of harm. For now, however, Musk’s Twitter antics are degrading what had become a useful resource, a place some of us went for information from people who actually knew what they were talking about. And a happy ending to this story seems increasingly unlikely.

Oh, and if this column gets me banned from Twitter — or if the site simply dies from mistreatment — you can follow some of what I’m thinking, along with the thoughts of a growing number of Twitter refugees, at Mastodon.

 

Perché nel nostro mondo comandano oligarchi petulanti?

Di Paul Krugman

 

Alcuni anni fa – penso fosse il 2015 – io ebbi una lezione rapida su quanto sia facile diventare una persona orribile. Ero programmato a parlare in una conferenza a São Paulo, in Brasile, e l’arrivo del mio volo era gravemente in ritardo. Gli organizzatori, preoccupati che perdessi il mio orientamento per il famigerato traffico della città, si erano risolti ad incontrarmi all’aeroporto ed a portarmi in volo direttamente sul tetto dell’hotel con un elicottero.

Poi, quando la conferenza fosse terminata, ci sarebbe stata una macchina in attesa di riportarmi all’aeroporto. E solo per un istante mi ritrovai a pensare: “Cosa? Devo prendere una macchina?”

Per inciso, nella maggior parte dei casi io vado in giro con la metropolitana.

In ogni caso, la lezione che appresi dal mio momento di meschinità, fu che il privilegio corrompe, che molto facilmente produce la sensazione che tutto sia dovuto. E di sicuro, per parafrasare Lord Acton [1], il privilegio enorme corrompe enormemente, in parte perché coloro che sono davvero privilegiati sono normalmente circondati da persone che non oserebbero mai dir loro che si stanno comportando male.

Quella è la ragione per la quale non sono sorpreso dallo spettacolo dell’auto immolazione della reputazione di Elon Musk. Affascinato lo sono; chi non lo è? Ma quando un uomo immensamente ricco, abituato non solo ad avere tutto ciò che vuole ma anche ad essere un’icona molto ammirata,  si ritrova non solo a perdere la sua aura ma a divenire oggetto di un generalizzato ridicolo, ovviamente scatta in modo imprevedibile, e così facendo rende i suoi problemi ancora peggiori.

La domanda più interessante è perché oggi siamo governati da persone del genere. Perché noi stiamo chiaramente vivendo nell’epoca degli oligarchi petulanti.

Come Kevin Roose di The Times ha recentemente messo in evidenza, Musk ha ancora molti ammiratori nel mondo della tecnologia. Essi lo considerano non come un piagnucoloso ragazzino viziato ma come uno che capisce come il mondo dovrebbe essere governato – una ideologia che lo scrittore John Ganz definisce ‘bossismo’, il convincimento che gli individui importanti non dovrebbero dover rispondere, o addirittura fronteggiare critiche, dalla piccola gente. E gli aderenti a tale ideologia, chiaramente, hanno molto potere, anche se quel potere non arriva ancora sino a proteggere gli individui come Musk dall’essere spernacchiati in pubblico.

Ma come è possibile questo?

Di fatto non è una sorpresa che il progresso tecnologico e un prodotto interno lordo in crescita non abbiano creato una società felice ed equa; visioni cupe del futuro sono state alla base sia di analisi serie che della cultura popolare da quando posso ricordare. Ma sia i critici sociali come John Kenneth Galbraith [2] che gli scrittori fantastici come William Gibson [3] in generale si immaginavano distopie corporativistiche che sopprimevano l’individualità – non società dominate da permalosi plutocrati egomaniaci che recitano in pubblico le loro insicurezze.

Dunque, cosa è accaduto?

In parte la risposta sta di sicuro nella pura e semplice dimensione della concentrazione della ricchezza al vertice. Anche prima del fiasco di Twitter, erano in molti a paragonare Elon Musk allo Howard Hughes [4]  dei suoi anni di declino. Ma la ricchezza di Hughes, anche calcolata in dollari odierni, era triviale al confronto con quella di Musk, anche dopo il recente crollo delle azioni di Tesla. Più in generale, le migliori stime disponibili dicono che la quota della ricchezza totale dello 0,00001 per cento dei più ricchi è quasi dieci volte quella che era quarant’anni fa. E l’immensa ricchezza della super elite moderna ha di sicuro comportato una gran quantità di potere, incluso il potere di comportarsi come fanciulli.

Oltre a ciò, molti dei super ricchi, che come classe erano abituati ad essere per lo più riservati, sono invece diventati celebrità. L’archetipo dell’innovatore che diventa ricco e al tempo stesso cambia il mondo non è nuovo; esso risale almeno a Thomas Edison. Ma le grandi fortune fatte nella tecnologia dell’informazione hanno trasformato questa narrazione in un culto conclamato, con aspiranti o presunti personaggi alla Steve Jobs che spuntano dappertutto.

In effetti, il culto dell’imprenditore geniale ha giocato una grande ruolo nella debacle rimbombante che sono le criptovalute. Sam Bankman-Fried della FTX [5] non vendeva un reale prodotto né, per quanto si può dire, lo facevano i suoi passati competitori che non sono ancora giunti alla bancarotta: dopo tutto questo tempo, a nessuno sono venuti in mente altri utilizzi nel mondo reale delle criptovalute che non siano il riciclaggio di denaro sporco. Quello che Bankman-Fried, piuttosto, vendeva era una immagine, quella del  capellone scompigliato, dello sciattamente vestito visionario che capisce il futuro in un modo inafferrabile per le persone normali.

Elon Musk non è esattamente la stessa categoria. Le sue società producono macchine che effettivamente funzionano e missili che effettivamente vanno in volo. Ma le vendite e particolarmente il valore di mercato delle sue società sicuramente dipendono almeno in parte dalla forza del suo marchio personale, che egli non può evitare di fare sempre di più a pezzi ogni giorno che passa.

In conclusione, Musk e Bankman-Fried possono finir col fare un servizio pubblico, appannando la leggenda dell’imprenditore geniale, che ha fatto ua gran quantità di danni. Per adesso, tuttavia, le buffonate su Twitter di Musk stano degradando quella che era diventata una risorsa utile, un luogo nel quale alcuni di noi accedevano per informarsi da persone che effettivamente sapevano di cosa stavano parlando [6]. E sembra sempre più improbabile un finale felice di questa storia.

Infine,  se con questo articolo sarò messo al bando da Twitter – o se il sito semplicemente morirà per gli abusi – voi potete seguire un po’ di quello che sto pensando, assieme ai pensieri d un numero crescente di rifugiati da Twitter, su Mastodon [7].

 

 

 

 

 

 

[1] Sir John Emerich Edward Dalberg-Acton comunemente conosciuto come Lord Acton (Napoli10 gennaio 1834 – Tegernsee19 giugno 1902) è stato uno storico e politico britannico. Fu insignito del Knight Commander of the Royal Victorian Order. Prestigioso esponente del cattolicesimo liberale, ebbe un importante ruolo nel dibattito ottocentesco sul rapporto tra Chiesa cattolica e liberalismo. Wikipedia.

[2] John Kenneth Galbraith (Iona Station15 ottobre 1908 – Boston29 aprile 2006) è stato un economistafunzionario e diplomatico canadese naturalizzato statunitense. È stato fra i più celebri e influenti economisti del suo tempo, nonché critico della teoria capitalista tradizionale. Wikipedia.

Tra l’altro, padre di James Kenneth Galbraith, un economsta che spesso traduciamo su FataTurchina.

[3] William Ford Gibson (Conway17 marzo 1948) è uno scrittore e autore di fantascienza statunitense naturalizzato canadese, considerato l’esponente di spicco del filone cyberpunk. Wikipedia.

[4] Howard Robard Hughes Jr. è stato un aviatore, regista e produttore cinematografico statunitense. Ideò, progettò e costruì l’aeroplano Hughes H-4 Hercules, comunemente noto come Spruce goose. noltre fu un grande uomo d’affari, investitore e filantropo, diventando uno degli uomini più influenti a livello finanziario nel mondo. Più tardi nella sua vita diventò sempre più eccentrico, probabilmente per colpa di un disturbo ossessivo-compulsivo, di un dolore cronico in seguito a un incidente quasi fatale in aereo e di una sordità sempre più accentuata. Wikipedia

[5] Bankman-Fried era il passato amministratore delegato della società FTX, e attualmente sta affrontando seri guai legali per il suo fallimento.

FTX è stata una azienda per lo scambio di criptovalute, costituita ad Antigua e Barbuda e con sede alle Bahamas. È stata fondata nel 2019 e a febbraio 2022 contava oltre un milione di utenti. FTX gestiva anche FTX.US, un Exchange separato disponibile per i residenti negli Stati Uniti. Nel novembre 2022, un articolo di CoinDesk affermava che la società collegata ad Alameda Research deteneva una parte significativa delle sue attività in FTT, nativo di FTX. A seguito di questa rivelazione, l’Amministratore Delegato della società rivale Binance, Changpeng Zhao, ha annunciato che Binance avrebbe venduto le sue partecipazioni in FTT. Seguì un successivo crollo del prezzo di FTT e un rapido crollo di FTX. In seguito ad una conseguente crisi di liquidità di FTX, Binance ha accettato una lettera di intenti per acquisire l’azienda ma il giorno successivo ha ritirato la proposta. FTX ha presentato istanza di protezione dal fallimento secondo il Capitolo 11 l’11 novembre 2022. Sam Bankman-Fried si è dimesso e l’incarico di A.D. è stato affidato a John J. Ray III. Wikipedia.

[6] Si consideri che in effetti la gran parte degli economisti americani di valore scrive e lavora con Twitter, che è sinora una fonte importante per conoscere le loro opinioni ed anche per essere inviati ai lavori d un gran quantità dei loro referenti.

[7] Che è il nome del nuovo sito sul quale Krugman ha annunciato di ritirarsi, per il momento, per dir così, tenendo in piede su due staffe, in attesa degli eventi ulteriori.

 

 

 

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