Jan. 26, 2023
By Paul Krugman
Rural resentment has become a central fact of American politics — in particular, a pillar of support for the rise of right-wing extremism. As the Republican Party has moved ever further into MAGAland, it has lost votes among educated suburban voters; but this has been offset by a drastic rightward shift in rural areas, which in some places has gone so far that the Democrats who remain face intimidation and are afraid to reveal their party affiliation.
But is this shift permanent? Can anything be done to assuage rural rage?
The answer will depend on two things: whether it’s possible to improve rural lives and restore rural communities, and whether the voters in these communities will give politicians credit for any improvements that do take place.
This week my colleague Thomas B. Edsall surveyed research on the rural Republican shift. I was struck by his summary of work by Katherine J. Cramer, who attributes rural resentment to perceptions that rural areas are ignored by policymakers, don’t get their fair share of resources and are disrespected by “city folks.”
As it happens, all three perceptions are largely wrong. I’m sure that my saying this will generate a tidal wave of hate mail, and lecturing rural Americans about policy reality isn’t going to move their votes. Nonetheless, it’s important to get our facts straight.
The truth is that ever since the New Deal rural America has received special treatment from policymakers. It’s not just farm subsidies, which ballooned under Donald Trump to the point where they accounted for around 40 percent of total farm income. Rural America also benefits from special programs that support housing, utilities and business in general.
In terms of resources, major federal programs disproportionately benefit rural areas, in part because such areas have a disproportionate number of seniors receiving Social Security and Medicare. But even means-tested programs — programs that Republicans often disparage as “welfare” — tilt rural. Notably, at this point rural Americans are more likely than urban Americans to be on Medicaid and receive food stamps.
And because rural America is poorer than urban America, it pays much less per person in federal taxes, so in practice major metropolitan areas hugely subsidize the countryside. These subsidies don’t just support incomes, they support economies: Government and the so-called health care and social assistance sector each employ more people in rural America than agriculture, and what do you think pays for those jobs?
What about rural perceptions of being disrespected? Well, many people have negative views about people with different lifestyles; that’s human nature. There is, however, an unwritten rule in American politics that it’s OK for politicians to seek rural votes by insulting big cities and their residents, but it would be unforgivable for urban politicians to return the favor. “I have to go to New York City soon,” tweeted J.D. Vance during his senatorial campaign. “I have heard it’s disgusting and violent there.” Can you imagine, say, Chuck Schumer saying something similar about rural Ohio, even as a joke?
So the ostensible justifications for rural resentment don’t withstand scrutiny — but that doesn’t mean things are fine. A changing economy has increasingly favored metropolitan areas with large college-educated work forces over small towns. The rural working-age population has been declining, leaving seniors behind. Rural men in their prime working years are much more likely than their metropolitan counterparts to not be working. Rural woes are real.
Ironically, however, the policy agenda of the party most rural voters support would make things even worse, slashing the safety-net programs these voters depend on. And Democrats shouldn’t be afraid to point this out.
But can they also have a positive agenda for rural renewal? As The Washington Post’s Greg Sargent recently pointed out, the infrastructure spending bills enacted under President Biden, while primarily intended to address climate change, will also create large numbers of blue-collar jobs in rural areas and small cities. They are, in practice, a form of the “place-based industrial policy” some economists have urged to fight America’s growing geographic disparities.
Will they work? The economic forces that have been hollowing out rural America are deep and not easily countered. But it’s certainly worth trying.
But even if these policies improve rural fortunes, will Democrats get any credit? It’s easy to be cynical. Sarah Huckabee Sanders, the new governor of Arkansas, has pledged to get the “bureaucratic tyrants” of Washington “out of your wallets”; in 2019 the federal government spent almost twice as much in Arkansas as it collected in taxes, de facto providing the average Arkansas resident with $5,500 in aid. So even if Democratic policies greatly improve rural lives, will rural voters notice?
Still, anything that helps reverse rural America’s decline would be a good thing in itself. And maybe, just maybe, reducing the heartland’s economic desperation will also help reverse its political radicalization.
Si può fare qualcosa per rasserenare la rabbia degli agricoltori?
Di Paul Krugman
Lo scontento degli agricoltori è diventato un aspetto centrale della politica americana – in particolare, un pilastro del sostegno alla ascesa dell’estremismo di destra. Quando il Partito Repubblicano si è spostato sempre di più nel territorio del MAGA [1], ha perso voti tra gli elettori istruiti delle periferie; ma ciò è stato bilanciato da un drastico spostamento a destra nelle aree rurali, che in qualche luogo è andato così avanti che i democratici residui sono sottoposti a intimidazioni ed hanno paura a rivelare la loro appartenenza al partito.
Ma questo spostamento è permanente? Si può fare qualcosa per attenuare la rabbia degli agricoltori?
La risposta dipenderà da due fattori: se sarà possibile migliorare le vite degli agricoltori e ripristinare le comunità rurali, e se gli elettori in queste comunità daranno credito ai politici per i miglioramenti che avranno luogo.
Questa settimana il mio collega Thomas B. Edsall ha fatto un sondaggio sulla ricerca dello spostamento verso i repubblicani degli agricoltori. Sono rimasto impressionato dalla sua sintesi del lavoro di Katherine J. Cramer, che attribuisce il rancore degli agricoltori alle sensazioni secondo le quali le aree rurali sarebbero ignorate dalle autorità, non riceverebbero la loro giusta quota di risorse e sarebbero trattate senza rispetto dalla “gente di città”.
Si dà il caso che tutte e tre le sensazioni siano largamente infondate. Sono sicuro che il mio giudizio provocherà un maremoto di mail basate sull’odio e di lezioncine secondo le quali gli agricoltori americani non sono destinati a spostare i loro voti. Cionondimeno, è importante conoscere direttamente i fatti.
La verità è che sempre, a partire dal New Deal, l’America rurale ha ricevuto un trattamento speciale dalla autorità. Non si tratta soltanto dei sussidi agricoli, che si sono ingigantiti sotto Donald Trump sino al punto di costituire circa il 40 per cento del reddito agricolo totale. L’America rurale beneficia anche di particolari programmi che sostengono le abitazioni, le utenze e in generale le imprese.
In termini di risorse, i principali programmi federali vanno a vantaggio in modo sproporzionato delle aree rurali, in parte perché quelle aree hanno un numero sproporzionato di anziani che ricevono la Previdenza Sociale e Medicare. Ma persino i programmi che dipendono dal reddito – programmi che spesso i repubblicani denigrano come ‘assistenziali’ – pendono a favore della agricoltura. In particolare, a questo punto è più probabile che gli americani rurali usufruiscano di Medicaid e ricevano aiuti alimentari degli americani urbani.
E poiché l’America rurale è più povera dell’America urbana, paga di meno per persona in tasse federali, cosicché in pratica le principali aree metropolitane sussidiano grandemente le campagne. Questi sussidi non sono soltanto sostegni ai redditi, sono sostegni alle economie: il Governo e il cosiddetto settore dell’assistenza sanitaria e dell’assistenza sociale occupano ciascuno più persone che l’agricoltura nell’America rurale, e chi pensate che paghi per quei posti di lavoro?
Cosa dire delle sensazioni secondo le quali agli agricoltori si mancherebbe di rispetto? Ebbene, molte persone hanno opinioni negative sulle persone con differenti stili di vita; quello è nella natura umana. Esiste, tuttavia, una regola non scritta nella politica americana secondo la quale è corretto che i politici cerchino voti rurali insultando le grandi città ed i loro residenti, ma è imperdonabile che i politici cittadini contraccambino il favore. “Presto dovrò andare a New York City”, scrisse su Twitter J. D. Vance durante la sua campagna per il Senato. “Ho sentito dire che è disgustosa e violenta”. Potete immaginare, ad esempio, che Chuck Schumer [2] dica qualcosa del genere sull’Ohio rurale, persino per scherzo?
Dunque le giustificazioni che si offrono per il rancore rurale non reggono ad un attento esame – il che non significa che le cose vadano bene. Una economia in cambiamento ha sempre più favorito le aree metropolitane con ampie forze di lavoro di istruzione universitaria, a danno delle piccole città. La popolazione rurale in età lavorativa è venuta calando, lasciando indietro i più anziani. Gli agricoltori maschi nella loro prima età lavorativa è molto più probabile che non siano al lavoro rispetto ai loro omologhi metropolitani. I guai rurali sono reali.
Paradossalmente, tuttavia, l’agenda politica del partito che la maggior parte degli elettori rurali sostengono renderebbe le cose persino peggiori, tagliando i programmi della sicurezza sociale dai quali quegli elettori dipendono. E i democratici non dovrebbero aver timore a metterlo in evidenza.
Ma possono loro avere anche un’agenda positiva per il rinnovamento rurale? Come ha messo in evidenza recentemente Greg Sargent del Washington Post, le proposte di legge sulle infrastrutture approvate con il Presidente Joe Biden, se sono principalmente indirizzate ad affrontare il cambiamento climatico, creeranno anche un largo numero di posti di lavoro manifatturieri nelle aree rurali e nelle piccole città. Esse sono, in pratica, un aspetto della “politica industriale basata sulle localizzazioni” che alcuni economisti hanno spinto per combattere le crescenti disparità geografiche dell’America.
Funzioneranno? I fattori economici che sono venuti svuotando l’America rurale sono profondi e non facilmente contrastabili. Ma certamente vale la pena di provare.
Ma persino se queste politiche migliorassero le fortune degli agricoltori, i democratici otterrebbero qualche credito? È facile essere pessimisti. Sarah Huckabee Sanders, la nuova Governatrice dell’Arkansas, si è impegnata a tenere i “despoti burocratici” di Washington “fuori dai vostri portafogli”; nel 2019 il Governo federale ha speso in Arkansas quasi il doppio di quello che ha raccolto in tasse, di fatto fornendo al residente medio in Arkansas 5.500 dollari di aiuti. Dunque, anche se le politiche dei democratici migliorano di molto le vite degli agricoltori, gli elettori rurali lo noteranno?
Eppure, ogni cosa che aiuta a invertire il declino dell’America rurale sarebbe di per sé una cosa positiva. E forse, solo forse, riducendo la disperazione economica dell’area centrale del paese contribuirebbe anche a invertire la sua radicalizzazione politica.
[1] Ovvero è diventato sempre più filo trumpiano, dato che il MAGA (acronimo di “Facciamo l’America più Grande”) è lo slogan distintivo dell’ex Presidente.
[2] E’ il leader della maggioranza democratica al Senato degli Stati Uniti.
By mm
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