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Il potere plutocratico e i suoi pericoli, di Paul Krugman (New York Times, 17 aprile 2023)

 

April 17, 2023

Plutocratic Power and Its Perils

By Paul Krugman

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The rich are different from you and me: They have immensely more power. But when they try to exercise that power they can trap themselves — supporting politicians who will, if they can, create a society the rich themselves wouldn’t want to live in.

This, I’d argue, is the common theme running through four major stories that have been playing out over the past few months. They are: the relationship between Justice Clarence Thomas and the billionaire Harlan Crow; the rise and seeming decline of Ron DeSantis’s presidential campaign; the trials (literally) of Fox News; and the Muskopalypse at Twitter.

First, some notes on the role of vast wealth in a democracy.

People on the right often insist that expressing any concern about highly concentrated wealth is “un-American.” The truth, however, is that worrying about the dangers great wealth poses for democracy is very much part of the American tradition. And our nation basically invented progressive taxation, which was traditionally seen not just as a source of revenue but also as a way to limit excessive wealth.

In fact, if you read what prominent figures said during the Progressive Era, many expressed views that would be hysterically denounced as class warfare today. Theodore Roosevelt warned against “a small class of enormously wealthy and economically powerful men, whose chief object is to hold and increase their power.” Woodrow Wilson declared, “If there are men in this country big enough to own the government of the United States, they are going to own it.”

How does great wealth translate into great power? Campaign finance is dominated by a tiny number of extremely rich donors. But there are several other channels of influence.

Until recently I would have said that outright corruption — direct purchase of favors from policymakers — was rare. ProPublica’s revelation that Justice Thomas enjoyed many lavish, undisclosed vacations at Crow’s expense suggests that I may have been insufficiently cynical.

Beyond that, there’s the revolving door: Former politicians and officials who supported the interests of the wealthy find comfortable sinecures at billionaire-supported lobbying firms, think tanks and media organizations. These organizations also help shape what military analysts call the “information space,” defining public discourse in ways that favor the interests of the superrich.

Despite all that, however, there’s only so much you can achieve in America, imperfect and gerrymandered as our democracy may be, unless you can win over large numbers of voters who don’t support a pro-billionaire economic agenda.

It’s a simplification, but I think fundamentally true, to say that the U.S. right has won many elections, despite an inherently unpopular economic agenda, by appealing to intolerance — racism, homophobia and these days anti-“wokeness.” Yet there’s a risk in that strategy: Plutocrats who imagine that the forces of intolerance are working for them can wake up and discover that it’s the other way around.

Which brings us to the other stories I mentioned.

For a while DeSantis seemed to be surging in the race for the 2024 Republican presidential nomination. Much of his apparent rise reflected support from big G.O.P. donors, who saw him as a saner alternative to Donald Trump — someone who would serve their financial interests while attracting working-class support with his social conservatism and willingness to play footsie with conspiracy theories.

But some of those donors are now bailing, because it looks increasingly as if DeSantis’s intolerance and conspiracy theorizing weren’t a political show — they’re who he really is. And the big money was looking for a charlatan, not a genuine fanatic.

Among the forces pushing a DeSantis candidacy has been Rupert Murdoch’s Fox News. Fox was essentially founded to carry out the right-wing strategy of pushing plutocratic policy while winning over working-class whites with intolerance and conspiracy theories. But emails and texts uncovered by the defamation suit by Dominion Voting Systems show that Fox has become a prisoner of the audience it created. It found itself endorsing claims about a stolen election, even though its own people knew they were false, because it feared losing market share among viewers who wanted to believe the Big Lie.

And does anyone doubt that if the Republican primary goes the way it seems to be heading, Fox will soon be back in Trump’s corner?

Rupert Murdoch’s organization, then, has effectively been taken hostage by the very forces he helped conjure up.

But Elon Musk’s story is, if anything, even sadder. As Kara Swisher recently noted for Time magazine, he’s become “the world’s richest online troll.” The crazy he helped foment hasn’t taken over his organization — it has taken over his mind.

I still believe that the concentration of wealth at the top is undermining democracy. But it isn’t a simple story of plutocratic rule. It is, instead, a story in which the attempts of the superrich to get what they want have unleashed forces that may destroy America as we know it. And it’s terrifying.

 

Il potere plutocratico e i suoi pericoli,

di Paul Krugman

 

I ricchi sono diversi da voi e me, hanno un potere immensamente maggiore. Ma quando provano a esercitare quel potere possono anch’essi finire in una trappola – sostenendo politici che, se possono, creeranno una società nella quale i ricchi stessi non vorrebbero vivere.

Questo, direi, è il tema comune che si snoda attraverso quattro storie che sono andate in scena nel corso degli ultimi mesi. Esse sono: la relazione tra il Giudice Clarence Thomas e il miliardario Harlan Crow; l’ascesa e l’apparente declino della campagna elettorale presidenziale di Ron DeSantis; i problemi (letteralmente, i processi) di Fox News e l’Apocalisse di Musk a Twitter [1].

Anzitutto, alcune note sul ruolo delle grandi ricchezze in una democrazia.

A destra le persone spesso insistono che esprimere qualche preoccupazione sulla alta concentrazione della ricchezza sia “non-americano”. La verità tuttavia, è che preoccuparsi sui pericoli costituiti dalla grande ricchezza è davvero buona parte della tradizione americana. Fu fondamentalmente la nostra nazione che inventò la tassazione progressiva, che tradizionalmente era considerata non solo come una fonte di entrate, ma anche come un modo per limitare la ricchezza eccessiva.

Di fatto, se leggete quello che dicevano eminenti personaggi durante l’Epoca Progressista, molti esprimevano punti di vista che oggi sarebbero denunciati come ‘guerra di classe’. Theodore Roosevelt metteva in guardia contro “una piccola classe di uomini enormemente ricchi ed economicamente potenti, il cui obbiettivo principale è mantenere e accrescere il loro potere”. Woodrow Wilson dichiarava “se ci sono uomini in questo paese ricchi abbastanza da possedere il governo degli Stati Uniti, cercheranno di farlo”.

In che modo la grande ricchezza si traduce in grande potere?

Il finanziamento delle campagne elettorali è dominato da un gruppo minuscolo di donatori estremamente ricchi. Ma esistono vari altri canali di influenza.

Sino al periodo recente, avrei detto che l’aperta corruzione – l’acquisto diretto di favori dagli uomini politici – era un fenomeno raro. La Rivelazione di ProPublica secondo la quale il Giudice Thomas godeva di molte sontuose, segrete vacanze a spese di Crow indicano che forse ero insufficientemente pessimista.

Oltre a ciò, c’è la questione delle ‘porte girevoli’: passati uomini politici e dirigenti che sostenevano gli interessi dei ricchi trovano confortevoli sinecure presso le società lobbistiche sostenute da miliardari, presso gruppi di ricerca e agenzie dei media. Queste organizzazioni contribuiscono anche a dar forma a quello che gli analisti militari definiscono lo “spazio informativo”, caratterizzando il dibattito pubblico in modi che favoriscono gli interessi dei super ricchi.

Nonostante tutto ciò, tuttavia, non c’è molto che si possa realizzare in America, per quanto imperfetta e truffaldina possa essere la nostra democrazia, a meno che non si sappia convincere un gran numero di elettori che non sostengono programmi economici favorevoli ai miliardari.

È una semplificazione, ma penso che sia fondamentalmente vero dire che la destra statunitense ha vinto molte elezioni, nonostante un programma economico intrinsecamente non popolare, appellandosi all’intolleranza – al razzismo, all’omofobia e di questi tempi alle posizioni contro il cosiddetto “radicalismo di sinistra”. Tuttavia, in questa strategia c’è un rischio: i plutocrati che si immaginano che i fattori dell’intolleranza stiano lavorando a loro favore possono risvegliarsi e scoprire che le cose funzionano all’incontrario.

Il che ci porta alle altre storie che ho rammentato.

Per un certo periodo è sembrato che DeSantis stesse rafforzandosi nella corsa per la candidatura presidenziale repubblicana del 2024. Molta della sua apparente crescita rifletteva il sostegno dei grandi donatori del Partito Repubblicano, che lo vedevano come un alternativa più assennata rispetto a Donald Trump – qualcuno che avrebbe servito i loro interessi finanziari attirando il sostegno della classe lavoratrice con il suo conservatorismo sociale e la sua disponibilità a fare ammiccamenti [2] alle teorie cospirative.

Ma alcuni di questi donatori adesso stanno tagliando la corda, perché sembra sempre di più che l’intolleranza di DeSantis e le teorie cospirative non fossero una sceneggiata politica – fossero quello che egli è realmente. E i grandi capitali erano alla ricerca di una ciarlatano, non di un fanatico autentico.

Tra le forze che spingevano per la candidatura di DeSantis c’è stata Fox News di  Robert Murdoch. Fox venne essenzialmente fondata per mettere in pratica la strategia della destra di favorire una politica plutocratica e al tempo stesso convincere con l’intolleranza e le teorie cospirative i bianchi della classe lavoratrice. Ma le mail e gli scritti scoperti dalla causa per diffamazione da parte di Dominion Voting Systems [3] mostrano che Fox è diventata prigioniera dello stesso pubblico che aveva creato. Essa si è trovata ad appoggiare le pretese sulle elezioni rubate, anche se i suoi stessi dirigenti sapevano che erano false, perché temeva di perdere quote di mercato tra gli spettatori che volevano credere alla Grande Bugia.

C’è qualcuno che dubita che se le primarie repubblicane andranno nel modo in cui sembrano indirizzate, Fox non tornerà presto dalla parte di Trump?

L’organizzazione di Robert Murdoch, dunque, è stata in effetti presa in ostaggio proprio dalle forze che aveva contribuito a evocare.

Ma la storia di Elon Musk è, se possibile, persino più triste.

Come di recente ha notato Kara Swisher sulla rivista Time, egli è diventato “il troll online [4] più ricco del mondo”. I pazzi che egli ha contribuito a fomentare non hanno preso il controllo della sua organizzazione – si sono installati nella sua stessa mente.

Io credo ancora che la concentrazione di ricchezza al vertice stia minando la democrazia. Ma non è soltanto una storia di dominio plutocratico. È piuttosto una storia nella quale i tentativi dei super ricchi di ottenere quell che vogliono hanno sguinzagliato forze che possono distruggere l’America per come la conosciamo. Ed è raccapricciante.

 

 

 

 

 

 

[1] “Trials” può significare sia ‘problemi, guai’ che ‘processi’. Quanto a “Muskopalypse” deve essere una invenzione recente di autore ignoto – forse lo stesso Krugman in questo articolo. Mi pare sia un accostamento tra “Musk” e “apocalypse”, sia pure con l’inversione di una sillaba.

[2] “Play footsie” significherebbe precisamente “fare il piedino”.

[3] Dominion Voting Systems Corporation è una società che produce e vende hardware e software per il voto elettronico, incluse macchine per il voto e tabulatori, in Canada e negli Stati Uniti. Le sedi dell’azienda sono a Toronto, Ontario, dove è stata fondata, e Denver, Colorado. Wikipedia (inglese).

Trump e i suoi collaboratori (ad esempio, Giuliani), nonché Fox News, durante e dopo il voto del 2020 attaccarono violentemente la società, sostenendo che le sue macchine per il voto elettronico erano ‘truccate’ per spostare su Biden una parte dei voti repubblicani. Nel marzo del 2021 la società ha fatto causa a Fox News Network, chiedendo un risarcimento di 1 miliardo e 600 milioni di dollari per le affermazioni false (che, a quel punto, erano smentite anche da dichiarazioni che privatamente facevano esponenti della agenzia della destra). Di recente, il caso si è concluso con una pesante ammenda di quasi un miliardo a Fox News.

[4] Nel gergo di Internet, un troll è un utente di una comunità virtuale, solitamente anonimo, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema.

 

 

 

 

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