Apr. 30, 2023
Jacke Sullivan is a very thoughtful leader and it’s probably the most carefully intellectually developed exposition of the administrations’s philosophy that we have had to date.
Certainly, he’s right that the world has changed. He’s right that China represents a new kind of challenge. He’s right to emphasize after what we’ve seen in Europe with oil, other things, the importance of resilience.
But I was disappointed that the speech did not emphasize the central importance of importing low-priced goods. That is a substantial part of what determines the living standards of Americans.
That is a substantial part of what determines the competitiveness of American producers. For example, we have 60,000 people working in the steel industry and 6 million people working in industries that use steel. When we raise the price of steel, we are hurting people.
I think that the administration is much too quick to move to industrial policy strategies on grounds of resilience. Let me give you two examples.
The Jones Act was the resilience policy of 1920s. It says: Let’s have all our shipping be on U.S carriers. That’s made the price of heating oil considerably higher in New England all year. It screwed up our help to Puerto Rico after hurricane b/ we didn’t have adequate capacity.
We had a major infant formula problem in this country that was related to “buy American” policies. That meant we couldn’t turn quickly to European supply chains.
Of course, we’re all for resilience. We’re all for strong US producers and strong U.S. businesses. But what I find missing in the approach is helping consumers, which after all is the middle class and is central to how people feel they’re doing.
Also missing is recognizing the importance of cooperation in producing a more prosperous global economy that works to our benefit and the United States maintaining its commitment to other countries, which we have not done in the trade area for quite some time.
I think in their extreme preoccupation w/ manufacturing, their failure to consider consumers and reluctance to embrace cooperation in favor of more aggressive economic nationalism. I don’t think they’re quite in the place that will ultimately serve the long run interests of USA.
Osservazioni di Larry Summers sul discorso di Jack Sullivan (da Twitter, 30 aprile 2023) [1]
Jack Sullivan è un leader riflessivo e la sua è probabilmente l’esposizione sviluppata intellettualmente nel modo più scrupoloso della filosofia della Amministrazione che abbiamo avuto sino a questo momento.
Certamente, ha ragione nel dire che i mondo è cambiato. Ha ragione a dire che la Cina rappresenta una sfida di tipo nuovo. Ha ragione a enfatizzare, dopo quello che abbiamo visto in Europa col petrolio e con altre cose, l’importanza della resilienza.
Ma io sono rimasto deluso che il discorso non abbia messo in evidenza a sufficienza l’importanza delle importazioni di prodotti a basso prezzo. Quella è una parte sostanziale che determina i livelli di vita degli americani.
Quella è anche una parte sostanziale di ciò che determina la competitività dei produttori americani. Ad esempio abbiamo 60 mila persone che lavorano nell’industria dell’acciaio e 6 milioni di persone che lavorano in industrie che utilizzano l’acciaio. Quando alziamo il prezzo dell’acciaio, danneggiamo persone.
Io penso che l’Amministrazione sia troppo precipitosa nel muoversi verso strategie di politica industriale basate sulla resilienza. Consentitemi di fare due esempi.
La Legge Jones fu la politica della resilienza degli anni ’20 [2]. Essa stabilisce: facciamo in modo che tutte le nostre spedizioni avvengano su trasporti statunitensi. Ciò ha reso il prezzo dell’olio combustibile considerevolmente più elevato nel New England per tutto l’anno. Ha mandato in rovina il nostro aiuto a Puerto Rico dopo l’uragano perché non avevamo adeguata capacità.
In questo paese abbiamo avuto un importante problema col latte in polvere per i bambini che era derivante dalle politiche del “comprare americano”. Ciò ha comportato che non abbiamo potuto spostarci rapidamente verso le catene dell’offerta europee.
Ovviamente, siamo tutti per la resilienza. Siamo tutti a favore di forti produttori statunitensi e di forti imprese statunitensi. Ma quello che trovo si smarrisca in quell’approccio è l’aiuto ai consumatori, che dopo tutto sono la classe media e sono fondamentali nel modo in cui la gente percepisce quello che sta facendo.
Si smarrisce anche il riconoscimento dell’importanza nella cooperazione nel produrre un’economia globale più prospera che lavori a nostro beneficio e che gli Stati Uniti mantengano il loro impegno verso gli altri paesi, cosa che da un po’ di tempo non abbiamo fatto nell’area del commercio.
Io penso che la loro incapacità nel considerare i consumatori e la riluttanza ad abbracciare la cooperazione a favore di un nazionalismo economico più aggressivo, [risieda] nella loro preoccupazione estrema sul settore manifatturiero. Ma in quel modo non penso che si siano collocati in una posizione che in ultima analisi sarà al servizio degli interessi a lungo termine degli Stati Uniti.
[1] Traduzione insolita, perché essendo tratta da un intervento di Summers su Twitter, c’è il problema del ferreo requisito di brevità che quella piattaforma prescrive (requisito che viene normalmente ‘aggirato’ con una sequenza di singole frasi separate, che ovviamente impediscono un ragionamento più organico). Ma mi è sembrato un intervento significativo. Come si sa, Summers è stato protagonista negli ultimi due anni di una forte polemica sul tema della cause dell’inflazione statunitense. Al di là di un giudizio su quelle posizioni, questo breve intervento mostra una crepa abbastanza rilevante, anche se probabilmente minoritaria, nel mondo degli intellettuali americani di ‘estrazione’ democratica. Un altro intervento che, pur apprezzando alcune novità nel discorso di Sullivan, alla fine conferma alcuni dubbi sostanziali, è quello qua tradotto di Dani Rodrik: “Una nuova narrazione da parte di Washington sull’economia globale (da Project Syndicate, 5 maggio 2023)”. Ma l’aspetto più sostanziale dei giudizi di Summers riguarda un aspetto che egli, come al solito, individua con molta nettezza: quanto costerebbe agli Stati Uniti una politica di mero isolamento e protezionismo?
[2] Il Jones Act o Merchant Marine Act del 1920 è una legge del 1920 che richiede che le navi impegnate nel commercio costiero negli Stati Uniti siano costruite negli Stati Uniti, battano bandiera americana, siano di proprietà di un americano e abbiano equipaggio americano. Questa legge è ancora in vigore nonostante la creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio , in deroga, in quanto approvata prima della creazione dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio , con l’obiettivo di garantire riserve in termini di trasporto marittimo in caso di un conflitto militare. Questa legge viene regolarmente criticata in quanto particolarmente protezionistica e che aumenterebbe i costi del trasporto marittimo all’interno degli Stati Uniti, interessando territori particolari come Porto Rico , compresi nel perimetro della legge. Il senatore John McCain ha ripetutamente proposto di eliminare o modificare questa legge. Wikipedia
By mm
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