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La trasformazione ostacolata della Cina, di Andrew Sheng e Xiao Geng (da Project Syndicate, 30 giugno 2023)

 

Jun 30, 2023

China’s Stunted Transformation

ANDREW SHENG and XIAO GENG

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HONG KONG – China’s growth model is undergoing fundamental change. After decades of relying primarily on external demand to drive growth, the government has embraced a “dual circulation” model, driven by both internal and external demand. The goal is to make China’s economy more resilient and less vulnerable to external shocks, but the structural transformation has run up against major roadblocks.

When Deng Xiaoping launched his “reform and opening up” in 1978, China pursued a development strategy modeled after successful East Asian economies like Japan and South Korea: welcome foreign direct investment, expand cross-border trade linkages, leverage low labor costs to bolster the manufacturing sector, and take advantage of external demand to drive growth. Over the last four decades, FDI flows – about two-thirds of which came through Hong Kong – enabled China to transform Guangdong and other coastal provinces into global supply-chain hubs.

As industrialization progressed, incomes and wealth increased, and Chinese workers became consumers of both goods and services. As a result, the foreign-trade-to-GDP ratio declined, from a peak of 67% in 2006 to around 35% today, though China still relies on the jobs provided by its export industries.

As China built up its manufacturing sector, it also invested heavily in expanding its construction and financial industries, thereby laying the foundations for a dynamic real-estate market. Over the last decade, the nominal average annual growth rate of the construction sector and the financial and real-estate industries reached 13%, 14.8%, and 10.5%, respectively.

In 2021, China’s construction sector contributed 13.8% to China’s GDP, with the real-estate industry’s value-added reaching 6.8% of GDP, though it fell to 6.1% in 2022. Today, real-estate assets account for about 70% of household wealth, with important implications for consumption. Moreover, real-estate loans account for 27% of total bank credit, meaning a thriving real-estate market is also critical to financial stability.

The real-estate market’s rapid growth was driven partly by a financing innovation that originated in Hong Kong. Rather than completing projects, and then recouping their investment, residential housing developers began selling units before completion. This enabled them to use down-payments from home-buyers – in addition to the funds released by lending institutions as construction progressed (construction drawdowns) – to finance projects. From 2015 to 2022, the share of down payments and mortgages in total developer funding increased from 62.4% to 80.4%.

But this approach carried risks. By striking deals before construction was completed, developers and home-buyers left themselves exposed to interest-rate increases and slowdowns in price growth.

Developers who had borrowed heavily using US dollar bonds were particularly vulnerable – a reality that became painfully clear when surging inflation in the United States compelled the Federal Reserve to begin aggressively raising interest rates. Last year brought a series of defaults by major real-estate developers, which forced local governments to intervene to protect the rights of the affected home-buyers.

The real-estate sector’s travails have generated considerable fiscal challenges. In 2021, direct real-estate taxes accounted for 16.9% of national tax revenue, and 24% of local-government tax revenue. But falling real-estate prices have squeezed those revenues. In 2022, income from state-owned land sales decreased by 23.2%, causing China’s national budget revenue to fall by 20.6%. Declining revenue is also undermining local governments’ ability to support growth, such as by financing urban investment platforms.

The deterioration of US-China relations, and the disruptions caused by the COVID-19 pandemic, have further impeded China’s structural transformation. In fact, the economy’s internal and external circulation have both slowed significantly, damaging the balance sheets of households, enterprises, and all levels of government.

Both imports and exports fell last month, by 4.5% and 7.5%, respectively. Within China, jobs are not being created fast enough to absorb the supply of new graduates: as of last month, some six million young people (aged 16-24) – 20.8% – were unemployed. Housing and stock prices remain under pressure.

But there is reason to hope that China will bounce back from its current struggles. US Secretary of State Antony Blinken’s recent visit to China may augur stabilization of the US-China relationship – or, at least, a respite from further deterioration.

In any case, China’s government is committed to stimulating employment, stabilizing the housing sector, managing financial risks, supporting technological innovation, and encouraging green and inclusive growth. The market seems to be anticipating a comprehensive and forceful stimulus package that supports these objectives.

The rest of the world has an obvious stake in the outcome. China’s success in managing the challenges ahead could be the difference between a global recovery and a global recession.

 

La trasformazione ostacolata della Cina,

di Andrew Sheng e Xiao Geng

 

HONG KONG – Il modello di sviluppo della Cina è sottoposto ad un fondamentale cambiamento. Dopo decennio di primario affidamento alla domanda esterna per guidare la crescita, il Governo ha abbracciato un modello di “circolazione duale”, guidato sia dalla domanda interna che estera. L’obbiettivo è rendere l’economia cinese più resiliente e meno vulnerabile agli shock esterni, ma la trasformazione strutturale si è imbattuta in importanti ostacoli.

Quando Deng Xiaoping lanciò la sua “riforma ed apertura” nel 1978, la Cina perseguiva una strategia di sviluppo modellata sulle economie di successo come il Giappone e la Corea del Sud: accogliere investimenti diretti stranieri, espandere i collegamenti commerciali oltre confine, far leva su bassi costi del lavoro per sostenere il settore manifatturiero e trarre vantaggio dalla domanda esterna per guidare la crescita. Negli ultimi quattro decenni, i flussi degli investimenti diretti stranieri – circa due terzi dei quali provenivano da Hong Kong – hanno permesso di trasformare Guangdong ed altre province della costa in centri globali delle catene dell’offerta.

Mentre progrediva l’industrializzazione, i redditi e la ricchezza aumentavano e i lavoratori cinesi diventavano consumatori sia di beni che di servizi. Come risultato, il rapporto tra commercio con l’estero e PIL è calato, da un picco del 67% nel 2006 a circa il 35% di oggi, sebbene la Cina si basi tuttora sui posti di lavoro forniti dalle sue industrie esportatrici.

Mentre la Cina costruiva il suo settore manifatturiero, investiva pesantemente anche nella espansione delle sue industrie delle costruzioni e finanziarie, ponendo di conseguenza le fondamenta per un mercato immobiliare dinamico. Nel corso dell’ultimo decennio, il tasso annuale medio nominale della crescita nei settori delle costruzioni, finanziario e immobiliare ha raggiunto, rispettivamente, il 13%, il 14,8% ed il 10,5%.

Nel 2021, il settore delle costruzioni ha contribuito per il 13,8% al PIL cinese, con il valore aggiunto del settore immobiliare che ha raggiunto il 6,8% del PIL, sebbene nel 2022 sia calato al 6,1%. Oggi, le proprietà immobiliari realizzano circa il 70% della ricchezza delle famiglie, con implicazioni importanti per i consumi. Inoltre, i mutui immobiliari realizzano il 27% dei crediti totali delle banche, il che comporta che un florido mercato immobiliare è anche fondamentale per la stabilità finanziaria.

La rapida crescita del settore immobiliare è stata in parte guidata da una finanza innovativa che ha avuto origine ad Hong Kong. Anziché completare i progetti e in seguito recuperare i loro investimenti, i costruttori delle abitazioni residenziali cominciano a vendere unità prima del completamento. Questo ha consentito loro di utilizzare gli anticipi degli acquirenti degli alloggi – in aggiunta ai finanziamenti rilasciati dagli istituti creditizi come stati di avanzamento (prelievi dalla attività di costruzione) – per finanziare i progetti. Dal 2015 al 2022, la quota degli anticipi e dei mutui sui finanziamenti totali delle imprese costruttrici è aumentata dal 62,4% all’80,4%.

Ma questo approccio ha comportato dei rischi. Concludendo accordi prima che le costruzioni siano completate, i costruttori e gli acquirenti delle abitazioni sono rimasti essi stessi esposti agli aumenti del tasso di interesse ed ai rallentamenti nella crescita dei prezzi.

I costruttori che si erano indebitati pesantemente utilizzando dollari statunitensi sono diventati particolarmente vulnerabili – una realtà che è divenuta dolorosamente chiara quando l’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti ha costretto la Federal Reserve a cominciare ad elevare aggressivamente i tassi di interesse. L’anno passato ha portato una serie di fallimenti di importanti costruttori immobiliari, che hanno costretto i governi locali a intervenire per proteggere i diritti degli acquirenti degli alloggi coinvolti.

I guai del settore immobiliare hanno generato considerevoli sfide per la finanza pubblica. Nel 2021, la tassazione immobiliare diretta totalizzava il 16,9% delle entrate fiscali nazionali, e il 24% delle entrate fiscali dei governi locali.  Nel 2022, il reddito dalle vendite d terreni di proprietà statale è calato del 23,2%, provocando una caduta delle entrate nel bilancio nazionale del 20,6%. Il calo delle entrate sta anche mettendo in difficoltà la capacità dei governi locali di sostenere la crescita, ad esempio finanziando piattaforme di investimento urbane.

Il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, e le interruzioni provocate dalla pandemia del Covid.19, hanno ulteriormente ostacolato la trasformazione strutturale della Cina. Di fatto, la circolazione sia nell’economia interna che estera è rallentata significativamente, danneggiando gli equilibri patrimoniali delle famiglie, delle imprese e di tutti i livelli del governo.

Lo scorso mese sono calate sia le importazioni che le esportazioni, del 4,5% e del 7,5% rispettivamente. All’interno della Cina, i posti di lavoro non vengono creati abbastanza velocemente per assorbire l’offerta dei nuovi laureati: lo scorso mese, qualcosa come sei milioni di giovani (dai 16 ai 24 anni) – il 20,8% – erano disoccupati. I valori delle abitazioni e dei titoli azionari restano sotto pressione.

Ma c’è una ragione per sperare che la Cina si riprenda dalle sue attuali difficoltà. La recente visita del Segretario di Stato Antony Blinken in Cina fa presagire una stabilizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cina – o, almeno, una tregua di un ulteriore deterioramento.

In ogni caso, il Governo della Cina è impegnato a stimolare l’occupazione, la stabilizzazione del settore abitativo, la gestione dei rischi finanziari, il sostegno dell’innovazione tecnologica e l’incoraggiamento di una crescita ambientalistica ed inclusiva. Il mercato sembra stare anticipando un organico ed energico pacchetto di stimolazione a sostegno di questi obbiettivi.

Il resto del mondo ha un evidente interesse su risultati. Il successo della Cina nel gestire le sfide future potrebe fare la differenza tra una ripresa globale ed una recessione globale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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