Aug. 7, 2023
By Paul Krugman
Understanding climate denial used to seem easy: It was all about greed. Delve into the background of a researcher challenging the scientific consensus, a think tank trying to block climate action or a politician pronouncing climate change a hoax and you would almost always find major financial backing from the fossil fuel industry.
Those were simpler, more innocent times, and I miss them.
True, greed is still a major factor in anti-environmentalism. But climate denial has also become a front in the culture wars, with right-wingers rejecting the science in part because they dislike science in general and opposing action against emissions out of visceral opposition to anything liberals support.
And this cultural dimension of climate arguments has emerged at the worst possible moment — a moment when both the extreme danger from unchecked emissions and the path toward slashing those emissions are clearer than ever.
Some background: Scientists who began warning decades ago that the rising concentration of greenhouse gases in Earth’s atmosphere would have dangerous effects on the climate have been overwhelmingly vindicated.
Worldwide, July was the hottest month on record, with devastating heat waves in many parts of the globe. Extreme weather events are proliferating. Florida is essentially sitting in a hot bath, with ocean temperatures off some of its coast higher than body temperature.
At the same time, technological progress in renewable energy has made it possible to envisage major reductions in emissions at little or no cost in terms of economic growth and living standards.
Back in 2009, when Democrats tried but failed to take significant climate action, their policy proposals consisted mainly of sticks — limits on emissions in the form of permits that businesses could buy and sell. In 2022, when the Biden administration finally succeeded in passing a major climate bill, it consisted almost entirely of carrots — tax credits and subsidies for green energy. Yet thanks to the revolution in renewable technology, energy experts believe that this all-gain-no-pain approach will have major effects in reducing greenhouse gas emissions.
But not if Republicans can help it. The Heritage Foundation is spearheading an effort called Project 2025 that will probably define the agenda if a Republican wins the White House next year. As The Times reports, it calls for “dismantling almost every clean energy program in the federal government and boosting the production of fossil fuels.”
What’s behind this destructive effort? Well, Project 2025 appears to have been largely devised by the usual suspects — fossil-fueled think tanks like the Heartland Institute and the Competitive Enterprise Institute that have been crusading against climate science and climate action for many years.
But the political force of this drive, and the likelihood that there will be no significant dissent from within the G.O.P. if Republicans do take the White House, has a lot to do with the way science in general and climate science in particular have become a front in the culture war.
About attitudes toward science: As recently as the mid-2000s, Republicans and Democrats had similar levels of trust in the scientific community. Since then, however, Republican trust has plunged as Democratic trust has risen; there’s now a 30-point gap between the parties.
We saw the effect of this anti-science trend when Covid vaccines became available: Vaccination was free to the public, so there was no economic cost to individuals, yet getting vaccinated was widely perceived as something “experts” and liberal elites wanted you to do. As a result, Republicans disproportionately refused to get their shots and suffered substantially higher rates of excess deaths — deaths over and above those you would normally have expected — than Democrats.
Does anyone seriously doubt that similar attitudes are driving rank-and-file Republicans to oppose action on climate change? The other day my colleague David Brooks argued that many Republicans dispute the reality of climate change and push for fossil fuels as a way to “offend the elites.” He’s right. Look at the hysterical reaction to potential regulations on gas stoves, and while it’s clear that special interests were, um, fueling the fire, there was also a strong culture-war element: The elites want you to get an induction cooktop, but real men cook with gas.
The fact that the climate war is now part of the culture war worries me, a lot. Special interests can do a great deal of damage, but they can be bought off or counterbalanced with other special interests. Indeed, an important part of President Biden’s climate strategy is the idea that renewable energy investments, which have been soaring since his legislation passed, will give many businesses and communities a stake in continuing the green transition.
But such rational of self-interested considerations won’t do much to persuade people who believe that green energy is a conspiracy against the American way of life. So the culture war has become a major problem for climate action — a problem we really, really don’t need right now.
Adesso il clima è un tema da guerra ideologica,
di Paul Krugman
Comprendere il negazionismo sul clima un tempo sembrava facile: dipendeva tutto dagli interessi. Si scavava nel sottofondo di un ricercatore che sfida il consenso della scienza, di un gruppo di ricerca che cerca di bloccare l’iniziativa sul clima o di un politico che afferma che il cambiamento climatico è una bufala, e si scopriva quasi sempre un importante sostegno finanziario da parte dell’industria dei combustibili fossili.
Erano tempi più semplici e più innocenti, e mi mancano.
È vero, l’avidità è ancora un fattore importante dell’anti ambientalismo. Ma il negazionismo climatico è anche diventato un fronte delle guerre ideologiche, con la destra che rigetta la scienza in parte perché la scienza non gli piace in generale e si oppone alle iniziative contro le emissioni per una opposizione viscerale a tutto quello che sostengono i progressisti.
E questa dimensione ideologica degli argomenti sul clima è emersa nel peggior momento possibile – un momento nel quale sia l’estremo pericolo delle emissioni incontrollate che la strada per tagliare quelle emissioni sono più chiare che mai.
Un po’ di contesto: gli scienziati che decenni orsono cominciarono a mettere in guardia che la concentrazione crescente dei gas serra nell’atmosfera della Terra avrebbe avuto effetti pericolosi sul clima, hanno avuto una schiacciante conferma.
In tutto il mondo, luglio è stato i mese più caldo mai documentato, con ondate di caldo devastanti in molte parti del globo. Gli eventi climatici estremi si stanno moltiplicando. La Florida è sostanzialmente seduta in un bagno caldo, con le temperature dell’oceano fuori dalla sua costa più alte della temperatura corporea.
Nello stesso tempo, il progresso tecnologico nelle energie rinnovabili ha reso possibile concepire riduzioni importanti nelle emissioni con poco o nessun costo in termini di crescita economica e di livelli di vita.
Nel passato 2009, quando i democratici tentarono ma non riuscirono ad assumere un’iniziativa significativa sul clima, le loro proposte politiche consistevano principalmente in ‘bastoni’ – limiti sulle emissioni nella forma di permessi, che le imprese potevano acquistare o rivendere. Nel 2022, quando l’Amministrazione Biden ha avuto finalmente successo nel far approvare un importante proposta di legge sul clima, esse sono consistite quasi interamente di ‘carote’ – crediti di imposta e sussidi per le energie verdi. Tuttavia, grazie alla rivoluzione nella tecnologia delle rinnovabili, gli esperti energetici credono che questo approccio, tutto consistente in vantaggi senza alcuna privazione, avrà effetti importanti nella riduzione delle emissioni dei gas serra.
Ma non se i repubblicani con collaborano. La Fondazione Heritage si è messa alla testa di un Progetto 2025 che probabilmente stabilirà l’agenda se un repubblicano il prossimo anno conquista la Casa Bianca. Come resoconta il Times, esso si pronuncia per “lo smantellamento di quasi tutti i programmi di energia pulita nel Governo federale e il sostegno nella produzione di combustibili fossili”.
Cosa c’è dietro questo sforzo distruttivo? Ebbene, il Progetto 2025 sembra essere stato in gran parte concepito dai soliti noti – i gruppi di ricerca finanziati dai settori dei combustibili fossili come l’Heartland Institute ed il Competitive Enterprise Institute, che da molti anni stanno promuovendo una crociata contro la scienza del clima e l’iniziativa climatica.
Ma la forza politica di questa spinta, e la probabilità che non ci sarà nessun significativo dissenso dall’interno del Partito Repubblicano se i repubblicani conquistano la Casa Bianca, ha molto a che fare con il modo in cui la scienza in generale, e la scienza del clima in particolare, sono diventati un fronte nella guerra ideologica.
A proposito delle attitudini verso la scienza: non più tardi della metà degli anni 2000, repubblicani e democratici avevano livelli simili di fiducia nella comunità scientifica. Da allora, tuttavia, la fiducia repubblicana è crollata e quella democratica è cresciuta; adesso c’è un divario di 30 punti tra i due partiti.
Abbiamo visto l’effetto di questa tendenza anti scientifica quando divennero disponibili i vaccini per il Covid: la vaccinazione era gratuita per il pubblico, cosicché non c’era alcun costo economico per i singoli, tuttavia vaccinarsi era generalmente percepito come qualcosa che gli “esperti” e le elite progressiste volevano che si facesse. Come risultato, i repubblicani rifiutarono in modo sproporzionato di prendersi le loro iniezioni e soffrirono, rispetto ai democratici, tassi sostanzialmente più elevati di morti ‘in eccesso’ – ovvero dei decessi supplementari di quelli che normalmente ci si aspetta.
Qualcuno può seriamente dubitare che inclinazioni simili non stiano anche spingendo i comuni repubblicani ad opporsi all’iniziativa sul cambiamento climatico? L’altro giorno, il mio collega David Brooks sosteneva che molti repubblicani mettono in dubbio la realtà del cambiamento climatico e spingono per i combustibili fossili come un modo per “offendere le elite”. Ha ragione. Si osservi la reazione isterica ai possibili regolamenti sulle cucine a gas, e mentre è chiaro che interessi particolari stavano, diciamo così, soffiando sul fuoco, c’era anche un forte elemento di guerra ideologica: le elite vogliono che si passi ai fornelli a induzione, ma i veri uomini cucinano col gas.
Il fatto che la guerra sul clima sia adesso una parte della guerra ideologica, mi preoccupa molto. Gli interessi particolari possono fare un gran danno, ma essi possono essere compensati o controbilanciati da altri interessi particolari. In effetti, una parte importante della strategia sul clima del Presidente Biden è l’idea che gli investimenti nelle energie rinnovabili, che sono schizzati in alto del momento in cui è stata approvata la sua legge, daranno a molte imprese e comunità un interesse nel proseguire la transizione verde.
Ma tale logica di considerazioni di interesse personale non farà molto per persuadere che l’energia verde non sia una cospirazione contro il modo di vita americano. Dunque la guerra ideologica è diventata un aspetto importante dell’iniziativa sul clima – un problema di cui non abbiamo davvero proprio bisogno.
By mm
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