MADISON, WISCONSIN – Chinese President Xi Jinping recently sought to assure a bipartisan delegation of US senators that China and the United States could still avoid a military confrontation despite the rising tensions between them. “The Thucydides Trap,” he said, “is not inevitable.”
The term “Thucydides Trap,” a reference to the ancient Greek historian’s account of the Peloponnesian War, was coined by political scientist Graham Allison to describe the seemingly unavoidable conflict that arises when an emerging power such as China challenges an established hegemon like the United States.
Allison argued that China will eventually overtake the US as the world’s largest economy, a notion bolstered by Chinese government economists who predict that the country’s GDP will be twice as large as America’s by 2030 and three times as large by 2049. Such forecasts have fueled strategic anxiety among many US politicians and scholars wary of China’s growing economic clout and geopolitical aspirations.
Allison’s thesis seems to have found a receptive audience within Chinese leadership circles. In fact, the Chinese economy’s explosive growth – GDP has skyrocketed from 7% that of the US in 1990 to 76% in 2021 – has evidently convinced policymakers in China and the US that the Thucydides Trap is indeed inevitable.
But, to borrow again from ancient Greece, these predictions fail to account for China’s Achilles’ heel: its bleak demographic outlook. An aging population can hinder production, reduce consumption, stifle innovation, undermine public morale, and erode economic vitality. In the 2007 edition of my book Big Country with an Empty Nest, I likened China’s demographic trajectory to a sprinter – quick but lacking stamina. By contrast, both the US and India are marathoners poised to dominate the twenty-first century.
Japan, which I likened to a middle-distance runner, provides a cautionary tale. With a rapidly growing workforce and a young population, Japan’s GDP soared from 8% of America’s in 1960 to 73% by 1995. In 1994, however, its prime-age labor force (15-59) began to decline, and it has since trailed the US by every demographic measure. Japan’s economic growth rate has been lower than America’s since 1992, and its GDP has fallen to a mere 16% that of the US in 2023.
Italy’s experience underscores the danger of ignoring demographic shifts. The country’s prime working-age labor force has been shrinking since 1993, and its population is significantly older than that of the US. Consequently, its GDP has dropped from 20% of America’s in 1992 to 8% this year.
China’s population aged more rapidly than previously predicted, and its fertility rate (births per woman) has been lower than that of the US since 1991 and below those of Japan and Italy since 2021. China’s prime-age labor force began to shrink in 2012, signaling the end of its three-decade run of double-digit GDP growth.
In the decade since then, the gap between the Chinese and US economies continued to narrow, partly owing to China’s massive housing bubble. But by 2031-35, China will lag behind the US in every demographic metric, and its GDP growth rate will likely fall below America’s. Chinese GDP has fallen from 76% of America’s in 2021 to 66% in 2023. While this decline is likely the result of short-term fluctuations, it could foreshadow a widening economic divide between a rapidly aging China and a largely middle-aged US.
America’s demographic advantages have played a crucial role in maintaining its global dominance. Its post-World War II baby boom, for example, exceeded Europe’s. Moreover, the US experienced a second baby boom from the late 1970s to the mid-2000s, as its fertility rate increased from 1.74 in 1976 to 2.1 in 1990 and remaining stable until 2007.
Over the same period, the European Union’s fertility rate fell from 2.06 to 1.52. By 2008, the median age in the EU was four years higher than in the US. Moreover, while the EU’s prime-age labor force began to decline in 2008, America’s workforce is expected to remain steady until 2048. Unsurprisingly, EU GDP, which was 1.1 times that of the US in 2008, has fallen to 68% of the US level in 2023.
But the US has its own reasons for concern. America’s fertility rate fell from 2.12 in 2007 to 1.67 in 2022 and is expected to decline further as more women delay marriage and childbirth and as male labor-force participation declines.
Moreover, the US often struggles to address demographic challenges effectively. Despite spending more on health care than any other country, it has the shortest life expectancy in the developed world. Alarmingly, one in 25 American five-year-olds today will die before their 40th birthday, with drug overdoses and gun violence among the leading causes. These demographic shifts could lead to an economic slowdown, undermine political cohesion, and even endanger American democracy.
Both China and the US have entered a period of economic and political turmoil characterized by strategic anxiety and heightened risk of miscalculation. Both also seem to downplay the severity of their respective demographic crises. Left unaddressed, China’s demographic trap could precipitate a civilizational collapse.
Meanwhile, the US could find its global influence diminished. Whereas it once single-handedly shaped the international order, its ability to preserve global stability now hinges on the cooperation of its allies and engagement with China. Given the demographic challenges facing both countries, however, the anticipated Thucydidean clash of titans might ultimately resemble a schoolyard scuffle.
Il tallone di Achille demografico della Cina,
di Yi Fuxian [1]
MADISON, WISCONSIN – Il Presidente cinese Xi Jinping ha di recente cercato di rassicurare una delegazione bipartisan di senatori statunitensi che la Cina e gli Stati Uniti potrebbero ancora evitare uno scontro militare nonostante le crescenti tensioni tra di loro. “La Trappola di Tucidide”, egli ha detto, “non è inevitabile”.
Il termine “Trappola di Tucidide”, un riferimento al racconto della Guerra Peloponnesiaca dell’antico storico greco, venne coniato dal politologo Graham Allison per descrivere il conflitto apparentemente inevitabile che si sviluppa quando un potere emergente come la Cina sfida una egemonia affermata come quella degli Stati Uniti.
Allison sosteneva che alla fine la Cina avrebbe superato gli Stati Uniti come la più grande economia mondiale, un concetto che ha incoraggiato gli economisti del Governo cinese che prevedono che il PIL del paese entro il 2030 sarà il doppio di quello dell’America, ed entro il 2049 il triplo. Tali previsioni hanno alimentato l’ansietà politica tra molti politici e studiosi statunitensi, che diffidano della crescita economica della Cina e delle sue aspirazioni geopolitiche.
La tesi di Allison sembra aver trovato un pubblico disponibile nei circoli della leadership cinese. Di fatto, la crescita esplosiva dell’economia cinese – il PIL è salito alle stelle dal 7% di quello statunitense nel 1990 al 76% nel 2021 – ha evidentemente convinto le autorità politiche cinesi e statunitensi che la trappola di Tucidide è in effetti inevitabile.
Ma, sempre per ispirarsi all’antica Grecia, queste previsioni non mettono nel conto il tallone di Achille della Cina: le sue deboli prospettive demografiche. Una popolazione che invecchia può ostacolare la produzione, ridurre i consumi, soffocare l’innovazione , indebolire il morale collettivo ed erodere la vitalità economica. Nell’edizione del 2007 del mio libro “Grande paese con culle vuote”, io paragonavo la traiettoria demografica cinese a quella di un velocista – rapida ma mancante di resistenza. All’opposto, sia gli Stati Uniti che l’India sono maratoneti destinati a dominare il ventunesimo secolo.
Il Giappone, che paragonavo ad un corridore sulle medie distanze, fornisce un racconto istruttivo. Con un forza lavoro in rapida crescita ed una popolazione giovane, il PIL del Giappone si impennò dall’8% dell’America nel 1960 al 73% nel 1995. Tuttavia, nel 1994 la sua forza lavoro nella principale età lavorativa (15-59 anni) cominciò a declinare, e da allora si è trascinato dietro gli Stati Uniti secondo ogni misura demografica. Dal 1992 il tasso di crescita economica è stato più basso dell’America, e il suo PIL è caduto ad un mero 16% di quello degli Stati Uniti nel 2023.
L’esperienza dell’Italia mette in evidenza il pericolo di ignorare gli spostamenti demografici. La forza lavoro del paese nelle principale età lavorativa si venne riducendo a partire dal 1993, e la sua popolazione è significativamente più anziana di quella degli Stati Uniti. Di conseguenza, il suo PIL è calato dal 20% di quello dell’America nel 1992 all’8% di quest’anno.
La popolazione della Cina è invecchiata più rapidamente di quanto previsto in precedenza, e il suo tasso di fertilità (nascite per ogni donna) è stato più basso di quello degli Stati Uniti a partire dal 1991 e inferiore a quello del Giappone e dell’Italia a partire dal 2021 [2]. La forza lavoro nella principale età lavorativa della Cina ha cominciato a ridursi nel 2012, segnalando la fine della corsa durata tre decenni nella crescita a doppia cifra del PIL.
Nel decennio a partire da allora, il divario tra le economie cinese e statunitense ha continuato a restringersi, in parte a seguito della massiccia bolla immobiliare della Cina. Ma entro il 2031-2035, la Cina resterà indietro agli Stati Uniti sotto ogni misurazione demografica, e probabilmente il suo tasso di crescita del PIL cadrà sotto quello dell’America. Il PIL cinese è calato dal 76% di quello dell’America nel 2021 al 66% nel 2023. Mentre questo declino è probabile sia i risultato di fluttuazioni a breve termine, esso potrebbe far presagire un più ampio divario economico tra una Cina in rapido invecchiamento e gli Stati Uniti in buona parte collocati nella mezza età.
I vantaggi demografici dell’America hanno giocato un ruolo cruciale nel mantenimento del suo dominio globale. La loro espansione della natalità dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, ha superato quella dell’Europa. Inoltre, gli Stati Uniti hanno conosciuto un secondo baby boom dalla fine degli anni ‘970 alla metà degli anni 2000, mentre il loro tasso di fertilità cresceva da 1,74 del 1976 a 2,1 del 1990, rimanendo stabile sino al 2007. [3]
Nello stesso periodo, il tasso di fertilità dell’Unione Europea calava da 2,06 a 1,52. Col 2008, l’età mediana nell’UE era di quattro anni più elevata che negli Stati Uniti. Inoltre, mentre la forza lavoro nella prima età lavorativa ha cominciato a calare nel 2008, quella dell’America ci si aspetta che resti stabile sino al 2048. Non soprendentemente, il PIL dell’UE che era 1,1 volte quello degli Stati Uniti nel 2008, è caduto al 68% del livello statunitense nel 2023.
Ma gli Stati Uniti hanno le loro ragioni per preoccuparsi. Il tasso di fertilità dell’America è caduto da 2,12 nel 2007 a 1,67 nel 2022 e ci si aspetta che cali ulteriormente, dato che le donne ritardano i matrimoni e i parti e la partecipazione maschile alla forza lavoro si riduce.
Inoltre, spesso gli Stati Uniti hanno difficoltà ad affrontare con efficacia le sfide demografiche. Nonostante una spesa maggiore sulla assistenza sanitaria di ogni altro paese, essi hanno l’aspettativa di vita più breve nel mondo sviluppato. In modo allarmante, oggi un americano su 25 di cinque anni è destinato a morire prima del suo quarantesimo compleanno, per le overdosi di farmaci e violenza armate tra le cause principali. Questi spostamenti demografici potrebbero portare ad un rallentamento economico, minare la coesione sociale e persino mettere in pericolo la democrazia americana.
Sia la Cina che gli Stati Uniti sono entrati in un periodo di disordine economico e politico caratterizzato da ansietà strategica e da un elevato rischio di calcoli sbagliati. Sembrano entrambi sottovalutare la gravità delle loro rispettive crisi demografiche. Non affrontata, la trappola demografica della Cina potrebbe precipitare in un collasso di civiltà.
Nel frattempo, gli Stati Uniti potrebbero scoprire che la loro influenza globale è in diminuzione. Mentre un tempo essi conformavano da soli l’ordine internazionale, oggi la loro capacità di preservare la stabilità globale dipende dalla cooperazione con i loro alleati e dal coinvolgimento con la Cina. Considerate le sfide demografiche che fronteggiano entrambi i paesi, tuttavia, lo scontro tra titani previsto da Tucidide potrebbe alla fine risolversi in una zuffa da cortile.
[1] Xi Fuxian è uno scienziato sino-americano, professore di ostetricia e ginecologia all’Università di di Madison – Wisconsin. È l’autore del libro Grande paese e culle vuote, del 2013.
[2] Questa è la tabella relativa al confronto tra Italia, Giappone e Cina fornita dalla connessione nel testo inglese:
Come si vede, in realtà ancora nel 2017 la Cina aveva il suo picco in un ventennio (1,8 figli per donna) ed il crollo – sino a 1,2 figli nel 2023 – è avvenuto negli ultimi 6 anni. Il che, mi pare, solleva molte domande: come mai una politica di restrizione della natalità – che dovrebbe essere in vigore da molti anni – ha prodotto un risultato così clamoroso solo di recente (nel periodo dal 1995 al 2017 la natalità era in lenta ma costante crescita)? E come mai l’inversione della tendenza è stata così rapida?
Dovremo cercare altrove qualche risposta.
[3] I numeri si riferiscono al numero di figli per donna.
By mm
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